06 settembre 2005

Nicola Calipari, ucciso dal fuoco amico

Che a difendere la memoria di un agente del Sismi sia un giornale di sinistra come l'Unità sembra quasi un ossimoro. Che poi a recensire questo libro sia, sempre su l'unità, l'ex presidente Francesco Cossiga, ha dell'incredibile.
Eppure è così: il libro uscito sabato assieme al giornale "Nicola Calipari, ucciso dal fuoco amico" è una delle poche voci che si sentono e che mantengono viva la memoria su quest'Uomo dello Stato. Affinchè si arrivi alla verità e sia fatta giustizia. Autori del libro sono Marco Vasile e un gruppo di giornalisti che hanno conosciuto Calipari e che, nel libro, si danno il nome collettivo di Marco Bozza.

Un capitolo è stato scritto con le testimonianze del gruppo di agenti della squadra di Nicola, i "calipariani". Queste persone ricostruiscono il clima nel quale si è svolta la trattativa e la liberazione.
In quei giorni a Baghdad la notizia più preoccupante riguardava il contingente americano. Pare avessero causato sette morti in quattro giorni, gente dela "grilletto facile". La parola d'ordine è: "occhio agli americani".

Gli agenti sgombrano il campo dalle dietrologie: "non vi fu un complotto, non vi fu un agguato preordinato. Ma non si tratto certo soltanto di un banale equivoco, di un incidente stradale. E gli agenti italiani ci dicono che il passaparola era di guardarsi dai posti i blocco americani".

Ma com'era Nicola, come persona?: "Ecco, il carisma, la capacità di attrarre a sè persone valide senza la paura di circondarsene, che spesso impoverisce e paralizza l'attività di molti dirigenti ossessionati dall'idea di essere messi in ombra da personalità più brillanti".

La squadra termina il personale ricordo di Nicola, col seguente proverbio "Non è il vento che fa muovere la barca, ma l'arte di disporre le vele". E il vento c'è la portato via mentre era intento a disporre le vele.

Dopo il capitolo della squadra, segue un articolo di Massimo Brutti "Vogliamo la verità" e, in appendice, i due dossier, quello italiano e quello americano.

Voglio riportare il finale dell'articolo di Cossiga, che trovate qui:
Ma il problema fondamentale è un altro. L'intervento politico - militare angloamericano in Iraq è purtroppo fallito, come dimostrano le continue stragi e la guerra civile etnico-religiosa in corso.E noi «italiani brava gente» che cosa ci stiamo a fare, armati per non combattere e quasi neanche per difenderci, anche dal «fuoco amico»?

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1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao, bel blog. Purtroppo, non ho fatto in tempo a comprare il libro in questione, dato che è andato letteralmente a ruba. Su l'Unità di domenica ho sentito qualcosa a proposito della ristampa, tu ne sai di più? vorrei davvero leggerlo....
Come ti spieghi realmente il successo di questa iniziativa? E' rinato in Italia il mito dell'eroe oppure il paese è stufo di segreti etc?
Trovo singolare che abbia fatto i complimenti Cossiga, dato che proprio lui di servizi segreti e simili dovrebbe parlare di più. Vedi il caso moro.
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Sonolaico