28 aprile 2006

Il rispetto dei morti

Partiamo dall'attentato a Nassiriya per parlare del rispetto delle morti.
Se i soldati uccisi, e le loro famiglie, meritano la nostra solidarietà, mi chiedo perchè lo stesso non debba valere per tutte le morti.

I soldati erano in Iraq, per ristabilire la pace, ma in realtà a combattere una nuova forma di guerriglia, che colpisce a volto coperto e che si annida tra le pieghe di una società civile, quella iraqena, che si aspettava la democrazia dopo il terrore.
E invece si è trovata senza acqua, elettricità. Stretta nella morsa della guerriglia, dei terroristi, di al Qaeda ...
Ma Ciardelli, Lattanzio e de Trizio erano soldati.
Ricordiamoli e rispettiamoli, va bene: ma chiediamoci anche se abbiamo fatto tutto per proteggerli.
Gli abbiamo dato tutto l'equipaggiamento necessario? Li abbiamo messi in condizione di poter operare in condizioni di sicurezza?
Chiediamoci cosa fare adesso far cessare la guerra civile.
E parlare di ritito immediato non mi sembra una buona soluzione.

Ma andiamo avanti: quanti ci siamo indignati alla notizia, che sarà passata sottovoce, dell'ultima morte bianca?
Che reazione abbiamo avuto dopo aver appreso del numero dei morti sulle strade nell'ultimo ponte?
Indifferenza. Invece io chiedo il rispetto di tutti i morti.
Perchè chi cade da un'impalcatura senza protezione sta lavorando, non combattendo una guerra.
Chi guida su un'autostrada sta andando in vacanza. Non ad uno scontro a fuoco.
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