22 settembre 2006

Annozero: Napoli e la camorra

Difficile fare una puntata su Napoli e riuscire a non imbattersi nei soliti luoghi comuni:
  • "Non tutti i napoletani sono camorristi"
  • "A Napoli c'è anche tanta brava gente"
  • "Manca l'intervento dello stato"
  • "A Napoli non si trova lavoro"
Forse qualcosa di vero nei clichè si trova, ma la trasmissione di ieri di Santoro ha fatto il punto su cosa rappresenta, per Napoli e per i napoletani, la camorra.
A partire dai numeri:
  • il 47% dei napoletani è stato vittima di reati di camorra
  • negli ultimi 10 anni ci sono stai 813 omicidi di camorra
  • la percentuale dei disoccupati è in Italia al 7%, a Napoli è al 17%
Pasolini paragonava Napoli a una tribù in estinzione: ma in realtà la tribù dei camorristi è in forte espansione. Forte dell'attrazione dei facili guadagni del mercato della droga, del fatto he molti giovani non sono più disposti a fare sacrifici per 1000 euro al mese (quando arrivano), dopo tutto quello che si vede in televisione.
Si dice che basterebbe dare un lavoro ai napoletani ... ma dopo che sai quanto puoi guadagnare con lo spaccio, dare un lavoro non basta.
A Napoli è facile entrare nella camorra: la separazione tra piccola delinquenza e camorra è labile. Ci vuole poco a passare da una parte all'altra. Ed è altrettanto facile crearsi un gruppo: lo chiamano "o 'sistema": una volta si diceva "la famiglia", oggi si chiama "o 'sistema", perchè è facile fare un sistema e mettersi in concorrenza con le grandi famiglie. E spararsi per le strade.

In studio le testimonianze di chi la camorra la vive o l'ha vissuta sulla propria pelle.
Come la moglie di Giuseppe Riccio, ucciso per difendere il padrone della pizzeria dove lavorava da un'aggressione.
Un eroe, anche se pizzaiolo, uno che non ha voluto farsi i fatti suoi, guardare dall'altra parte.
Ma non per la moglie:
"mio marito è morto .. vorrei dirgli che ha lasciato una moglie e un bambino ... ".

Perchè è facile dire che bisogna ribellarsi, ma quando ti trovi da solo contro un sistema omertoso, camorristico, è la tua pelle che rischi.
Un'altra testimonianza importante è stata quella di Silvana Fucito, vittima del racket, cui la camorra ha incendiato lo stabile dove viveva. Dopo di cui ha deciso di denunciare le persone che le chiedevano il pizzo: lei si è rivolta all'associazione di Tano Grasso.
Per il suo coraggio è stata inserita dal Times, assieme a Beppe Grillo, nei 37 europei dell'anno.
Diceva: "Napoli non si salva da sola. Ci servono i napoletani. Proprio perchè ci siamo fatti i fatti nostri, siamo in questa situazione. Dobbiamo stare assieme, riunirci in associazioni".

Ma la trasmissione ha mostrato anche le persone dall'altra parte della barricata: come Gianni, uscito con l'indulto dalla prigione, o come il fratello di Pippotto, accusato dell'omicidio di un edicolante il 4 settembre scorso.
Quello che mi colpito, dalle loro parole, è stata la "normalità" della delinquenza: per loro era naturale fare rapine per trovare i soldi per la famiglia. E' una scelta, quella della criminalità: nessuno ti obbliga, il lavoro, volendo, lo trovi. Magari in nero, magari emigrando. Ma chi cresce nei quartieri e vede il boss che passa con la moto, si abitua a "quella" normalità.

I servizi di Paolo Mondani, Roberta Zunini e Laura Mambelli, sulla vita nei quartieri, sulle mogli dei carcerati, sugli spacciatori a Scampia e sulle ditte di lavoro nero, erano realistici.
La realtà a Napoli è che la camorra, come la mafia in Sicilia, potrà essere sconfitta solo quando si sostituirà la sua sottocultura, che si fonda sul miraggio dei soldi, sulla paura, sull'omertà, con la cultura del rispetto delle regole, del lavoro onesto.
Certo lo Stato deve fare la sua parte, dando protezione, combattendo il lavoro nero e la criminalità. Ma la vera battaglia deve partire dal basso.
Technorati: , ,

1 commento:

Anonimo ha detto...

credo che questa città apra ogni giorno nuove ferite in persone come me, che vivono a napoli nella speranza che cambi qualcosa.
Credo che in ognuno di noi ci sia il desiderio di voler riprendere questa città, di non darla vinta alla camorra, di non lasciarla + nelle loro mani...ma da soli è difficile.
io ad esempio, sono una studentessa di 20 anni, e quando penso al mio futuro ,purtroppo ,non lo vedo in questa città, maturo giorno dopo giorno la convinzione di non voler mettere al mondo un figlio in questa città...
purtroppo è invivibile questa situazione e purtroppo in troppe persone c'è la quasi certezza che le cose non cambieranno mai..siamo stanchi di lottare di urlare e di credere....le persone che sperano in un futuro lo vedono lontano da qui...è questa la verità...
abbiamo bisogno di aiuti validi...di fatti, non di parole...si è parlato già tanto!