19 novembre 2006

Annozero a Palermo

Annozero a Palermo: meglio dentro che fuori.
Con l'indulto sono usciti migliaia di detenuti dalle carceri. Cosa hanno fatto? Lo ha mostrato il reportage su Palermo, coi disoccupati per strada costretti, per mancanza di alternative, a tornare a delinquere. Scippare, chiedere il pizzo, spacciare. In pratica, fare da manovalanza alla mafia.
Lo Stato non ha previsto per gli indultati un piano di reinserimento nel mondo del lavoro. O disoccupati o sfruttati in nero.

Ma d'altronde, un capomandamento della mafia non aveva forse detto “si può scippare anche senza sparare ...” come a dire che a Palermo siamo noi a fare da poliziotti di quartiere. I mafiosi.
A Palermo l'indulto ha scarcerato il 47% dei detenuti. 5 su 1100 sono poi rientrati in carcere.
Anche Cuffaro, in studio, ammetteva che, senza un piano di reintegro, vivere col solo sussidio di 500 euro,è impossibile.

Che messaggio ha dato agli italiani l'indulto? Rispondeva l'onorevole Claudio Fava.
L'aver incluso i reati di mafia non è stato un buon messaggio. Imputato non è l'indulto, ma il numero di precari. In Sicilia il 16% della popolazione è disoccupata, mentre ci sono troppi dirigenti della regione (2200).
Frutto, ribatteva Cuffaro, dell'unico governo del centrosinistra in regione. Noi abbiamo ereditato precari e dirigenti.
Fava ha citato il caso del dirigente Felice Costa che prende 537000 euro all'anno (resp. Agenzie acque e rifiuti). Nel governo di centrosinistra citato da Cuffaro (governatore Capodicasa) quel ruolo era svolto dall'ex generale Iucci, che non prendeva soldi.
Il rapporto tra dirigenti e siciliani è 1 su 6. Responsabile di questa situazione è la politica.

Reportage parte 2: le ex municipalizzate.
Le ex municipalizzate sono diventate Spa, e assumono chi vogliono. Come la moglie dell'assessore Campagna, assunta nella municipalizzata del Gas.
400 persone sono state assunte senza concorso: chi non è stato assunto si è rivolto al difensore civico. Il quale ha due figli nella ex municipalizzata Gesip.
Il braccio destro di Cuffaro (Antonino Pisano) è amministratore della Sispi (Palermo informatica).
Alla Sispi risultano assunti anche:
la figlia dell'assessore al bilancio Cintola
Il figlio di un deputato dei DS (ex CGIL). Quando la malapolitica è bipartisan ...
Il figlio del difensore civico di Palermo.
In Sicilia vige la politica dei clientelismi e dei nepotismi.
Ma anche queste persone devono poter lavorare” rispondeva a Nerazzini un dirigente della Sispi.
Mi chi è stato assunto aveva le qualifiche richieste: il figlio del difensore civico ribatteva “io ho lavorato all'estero” (intendeva in realtà a Roma e a Milano).

I dirigenti in Sicilia sono 2270 (in Emilia poco più di 200): qualcuno guadagna 1500 euro al giorno ed è uno “scandalo rispetto ai risultati ottenuti” ammetteva il parlamentare Cantalia. Che prende 8000 euro di indennità più altre spesi di segreteria, fino ad arrivare a 15000 euro al mese.

Anche il figlio di Francesco Cantafia è stato assunto in una ex municipalizzata.
L'assessore alla famiglia, Paolo Coliani, ha dato un incarico in fratello in regione.
La realtà è che le presidenze alle aziende private sono in realtà delle nomine poitiche:


Azienda dei rifiuti (AMI) è presieduta dal coordinatore di Forza Italia Enzo Galioto.
La società delle acque, al dottor La Menza, uomo di Forza Italia, che esercita la sua professione all'Ucciardone.
L'azienda del gas è in mano a Allegra (F.I.).
La Sispi a Pisano (UDC).
La Amat a Prodi (A.N.).

La sintesi di Fava sul reportage era che in Sicilia la spesa sanitaria è un business per un controllo politico del territorio.
Ci sono 1800 strutture convenzionate (qualche decina in Lombardia): sono uno spreco per la spesa sanitaria siciliana.
Ci sono 55 cliniche convenzionate: come quella di Aiello, portavoce di Provenzano, le cui prestazioni ernao pagate con un sovraprezzo di +2000%.
Fava ha parlato anche dell'incontro tra Cuffaro e Aiello del 2001: “parlavamo di tariffari” si è difeso il governatore. Aggiungendo che in Sicilia vige un sistema diverso da quello delle altre regione, per quanto riguarda le convenzioni.
E circa l'attività di Aiello, non ne sapevo nulla. Non era mio compito controllare. Con Aiello stavamo parlando della correzione dei tariffari per esami oncologici.

La serata si è scaldata, con un Cuffaro che cercava di sviare dalle risposte e un Santoro che lo incalzava. Alla provocazioni di Cuffaro circa la sua elezione ad europarlamentare, ha risposto
“non sono mai stato processato per mafia come lei”.
“Lei guadagna 80000 euro al mese ..”
“Vuole perdere un'altra causa? Sta dicendo un'altra puttanata ...”
“Io sto facendo aumentare l'auditel ... siamo qui per divertirci”.

In ogni caso, come andrà a finire il processo, Cuffaro ha ammesso di volersi dimettere in caso di condanna in primo grado.
“Anche se per favoreggiamento semplice?”
“Non mi sembra che questo sia un reato grave” [infatti verrà indultato].

Davigo e il punto sull'indulto
Che conclusione possiamo trarre sull'indulto? Davigo ha citato un episodio durante un incontro con magistrati californiani. Non credevano al fatto che in Italia ci fosse un perdono generalizzato per tutti.
E anche dell'insuccesso dei riti abbreviatori e dei patteggiamenti: perchè in Italia c'è la prescrizione che, assieme all'amnistia e all'indulto rendono conveniente allungare i tempi del processo e non dichiararsi colpevole.
Se il problema è la durata dei procedimenti dovremmo cercare di accorciarli. Se scoppiano le carceri è perchè le leggi producono troppi carcerati. Dovremmo modificare le leggi.
Castelli diceva, per appoggiare l'indulto, che in Italia abbiamo 12000 carcerati per reati su violazioni delle norme di immigrazione. Allora si deve abolire o rivedere la pena del reato.
Lo stesso vale per le leggi contro l'uso della droga.
Perchè, si chiedeva Davigo, approvare leggi che gonfiano le carceri, e poi approvare l'indulto?
I politici mediamente coprono i politici corrotti. I magistrati li arrestiamo. È una differenza sostanziale.

Il punto di Travaglio
Sartori ha parlato di autoindulto, scoprendo che 80 parlamentari erano coinvolti in procedimenti legati all'indulto.
Dovevano essere liberati in 12000, ora scopriamo che sono 35000. Ci lamentiamo che sono troppi.
Scopriamo che sono indultati Consorte, Gnutti, il mago Do Nascimiento, Previti e altri poveri cristi (Fazio, Cragnotti, Berlusconi ...).
Amato ha detto che “ha sofferto”. Come Mastella: ma quando cantava “O sole mio” a Napoli non sembrava soffrire.

Il 95 % degli italiani non lo voleva.
Lo hanno votato l'80% dei deputati.

Questo indica il grado di rappresentanza dei nostri parlamentari.
Dovevano essere esclusi i mafiosi: invece è uscito Gerlando Alberti Jr, in carcere per l'omicidio Campagna.
Anche Cuffaro, se condannato per favoreggiamento semplice verrà indultato.
Travaglio ha poi riassunto la vicenda Cuffaro, Guttadauro, Aiello, Aragona, Campanella raccontata già ne “La mafia è bianca”.
Cuffaro deve avere una scarsa capacità nello scegliere i collaboratori: problema di tutta l'UDC siciliana. Nei guari per mafia figurano gli onorevoli Mannino, Costa, Saverio Romano, Miceli, Borzachelli, Lo Giudice.
E non ha forse scritto Cossiga su Libero che l'UDC a Palermo deve portare in piazza la mafia, per dare una spallata a Prodi?
Come mai non è arrivata nessuna querela.

“Con questo editoriale non mangeremo il panettone a Natale” chiudeva Santoro.

La risposta di Cuffaro (che si è voluto mettere in testa una coppola come se sulla mafia si potesse scherzare) alla domanda su un problema morale nel suo partito è stata
“i miei collaboratori e i deputati sono in mezzo alla gente. Può capitare qualche incidente. Per chi sta in mezzo alla gente e cerca di capirne le esigenze. Io non mi sottraggo al rapporto con la gente. Ma da questo a penalizzare il partito ce ne vuole”.

La testimonianza di una vittima della mafia
In studio anche il nipote di Paolo Borsellino (un omonimo), ucciso dalla mafia quando questi era piccolo. La mafia ha ucciso poi anche suo zio. “Vedere Cuffaro che gioca alla mafia con la coppola, mi fa star male”.
Il giovane ha scritto una lettera al presidente:
“presidente lasci fare l'antimafia a chi può permetterselo. Non chi ha a suo carico processi per mafia”.

La cosa che mi ha fatto più arrabbiare è stato vedere sul sito di Cuffaro un messaggio di caccia ai diffamatori. Il sito riportava il monito che i soldi delle cause per diffamazione saranno devoluti ai familiari delle vittime della mafia. Un controsenso.

Santoro riportava una frase del Borsellino giudice “la magistratura fa accertamenti. Io non posso avere la certezza giuridica per dire quest'uomo è mafioso. Altri poteri politici potevano prendere le decisioni sul rapporto politica-mafia”.

Cuffaro esplode: lasci giudicare al milione di siciliani che mi han votato (che non sono giudici però ..). Il popolo è di gran lunga più responsabile di molti giudici.Il governatore ha tirato fuori un documento per cui la prefettura aveva revocato lo status di vittima della mafia al signor Benni.
“Di questi moralisti come lei, ce ne troppi in Sicilia”.
Il ragazzo spiegava che il processo contro l'assassinio dello zio era stato stralciato, per questo era decaduto il titolo di vittima della mafia.
Ma Cuffaro non ci sta “Il signor Benni guardi le carte processuali a casa sua. Abbiamo scoperto un'altra truffa di questa antimafia. La vera antimafia è la nostra che cerca di rilanciare lo sviluppo della Sicilia”.

Interveniva Fava, citando il pres. Della corte d'Appello di Palermo “il rapporto tra mafia e politica è irresolubile. Ci sono tavoli dove si siedono persone che definiscono la spesa pubblica, che spesso finisce nelle tasche della mafia”.

La reazione di Cuffaro? “scusate posso essere ripreso di fronte, di profilo vengo male ... ”.
Quando la mafia è un gioco.

In studio interveniva anche Pasquale Borsellino, che dopo l'uscita di Cuffaro sul fratello non riusciva a stare in silenzio “lei può dire quello che vuole. Voglio solo precisare che queste cose (la morte del padre e del fratello) ci hanno colpito. Mio padre è stato riconosciuto vittima della mafia. Lei per quanto riguarda mio fratello è stato allusivo. Non uccida ancora mio fratello”.

“Io ho solo citato un documento della prefettura ...”

A quel punto Fava ricordava come, per Peppino Impastato, la politica e la giustizia hanno aspettato 13 anni per mettere la parola mafia accanto al suo nome. Non possiamo aspettare i tempi della giustizia.Rivolto poi a Cuffaro “un tuo assessore aveva in macchina un latitante durante la sua campagna elettorale, rispondi di questo ....”.

Ma Cuffaro show preferiva negare non rispondere: per lui la mafia va sdrammatizzata. Non bisogna prenderla sul serio. E allora vai con la coppola storta ...
Grazie signor governatore: bel rispetto per tutti i morti civili, in divisa, con la tonaca ....
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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Qualunque commento sul comportamento di Cuffaro è superfluo;d'altro canto molti di quelli che hanno votato per lui continuano a difenderlo anche nel suo tentativo di fare lo showman, Berlusconi docet.Fava è apparso debole e snob, non civile, non competente, solo poco incisivo. In questi giorni è nata una nuova S.R.L regionale che dovrebbe occuparsi di produzione di audiovisivi e valersi dell'operato di professionisti del cinema prettamente siciliani; si chiama "Cine Sicilia" ma pare che nessuno ne sappia niente. Sul sito della Regione non ho trovato nulla, in sede alla Regione non ne sanno nulla. Tra qualche mese, ne sono sicura, avranno completato le assunzioni senza che quelli che stanno fuori dal loro giro, compresa me, abbiano avuto la possibilità di proporsi. A chi rivolgersi per far valere il proprio diritto??

alduccio ha detto...

Potrebbe essere quella che produrra la fiction/soap opera di Minoli?

Anonimo ha detto...

E' proprio quella! Ma è l'unica cosa che si sa!