28 gennaio 2007

Il giorno dopo della memoria

Oggi è il giorno dopo “Il giorno della memoria”. Anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche, il 27 gennaio 1945.
Si è scelto proprio questo giorno per ricordare la Shoa: il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti (e dei loro alleati, tra cui il regime fascista); ma anche degli zingari, degli omosessuali e di tutte quelle categorie giudicate dal sistema “indegne di vivere”.

Il termine col quale le SS si riferivano agli ebrei era, infatti, “untermenschen”.
Ma oggi è il giorno dopo: passata la giornata della memoria possiamo dimenticarci di tutto. E mettere da parte la Shoa assieme a tutti gli altri genocidi che abbiamo deciso di dimenticare.


Quanti giorni della memoria dovremmo ricordare? Quello per gli Armeni, per i massacri di Stalin in Ucraina (Holodomor), in Cambogia, in Ruanda in Bosnia ... fino ai morti silenziosi del Darfur. Anche quelle persone che, abbiamo deciso, possono morire perché non degne di vivere.

Comodo il giorno della memoria: con una ricorrenza ci mettiamo a posto la coscienza e ci dimentichiamo le origini del genocidio.
Di come da secoli gli ebrei erano relegati in ghetti chiusi, che nella civile Europa la parola ebreo era sinonimo di usurai, avidi, infidi, nemici della fede ... perfino nella cattolicissima città di Roma, quando ancora c'era il papa re.
Cosa hanno fatto in fondo, i nazisti? Hanno solo messo in pratica, su scala industriale, quello che altri avevano predicato per secoli.
La Shoa è una macchia per tutti gli europei. Siamo complici anche noi. Ogni volta che assistiamo ad un genocidio e stiamo a guardare.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai ragione, c'è questo pericolo ma non credo che valga per tutti (la memoria un giorno all'anno). Certi discorsi vanno portati avanti con continuità, però le giornate istituzionali hanno la loro importanza per ridestare l'attenzione quando viene meno e perché noi uomini abbiamo bisogno di ricorrenze. Questo secondo me.
Riguardo all'altro punto: è lecito che noi europei ci sentiamo sempre e comunque direttamente responsabili degli orrori che avvengono nel mondo o non è forse una forma (magari benigna) del nostro sentimento di onnipotenza (un tempo concretizzato in imperialismo)?
Non è una domanda retorica, è proprio una domanda che mi pongo (e ti pongo) realmente perché non sono sicura di avere la risposta adatta...
Ciao,
Ilaria :-)

alduccio ha detto...

Quando esportiamo il male nel resto del mondo, dobbiamo sentirci responsabili.