11 febbraio 2007

Omissis. A cura di Daniele Brolli

Omissis. Delitti, stragi, faccendieri e Servizi segreti. L'Italia degli intrighi in undici racconti.
11 racconti per 11 misteri o vicende oscure italiane. Dagli anni che vedevano la nascita della nostra repubblica, con la finta epurazione dei funzionari del governo fascista, fino ai giorni nostri, con lo scandalo doping e i segreti che circondano le comunità cinesi.
Perchè questo libro? Come spiega Daniele Brolli nell'introduzione, la parola “omissis” oggi indica quelle parole che nei rapporti vengono omesse, taciute, che è meglio non sapere. Per nascondere tutta o una parte della verità dei vari misteri della nostra storia: a queste storie avvolte nel mistero, piene di sospetti (depistaggi, servizi deviati, politici collusi con la mafia, neofascisti, loggie massoniche) si sono ispirati scrittori e autori noir, giornalisti, storici, poliziotti.

Piazza Fontana, Ustica, Strategia della tensione, Gladio, Loggia P2, Neofascismo, mafia, gli ambigui rapporti con Gheddafi ...
quanta parte della nostra storia è piena di bugie, di misteri che ci accompagnano da più di cinquant'anni di Prima e Seconda Repubblica. Tanto che non dovremmo più chiamarli misteri, ma segreti. La verità è lì, potremmo prenderla, guardarla, toccarla, leggerla, ma sopra c'è qualcosa, una menzogna, una deviazione, una bugia che ce la nasconde, la fa sparire, la rende segreta. (Da “Nuovi misteri d'Italia” di Carlo Lucarelli).
Sembra paradossale, ma allora, per raccontare questa verità possono servire, laddove le sentenze (per le stragi ad es.) e la storiografia ufficiale sono latitanti o incomplete, i racconti noir di questa raccolta.
Chi ha detto che la letteratura non può aiutare a scoprire la verità?
Verità che viene raccontata non attraverso i personaggi famosi, i grandi, ma tramite uomini comuni, testimoni spesso fortuiti di trame occulte, di misteri si cui è meglio tacere, vittime inconsapevoli di situazioni più grandi di loro.
Come avviene all'ispettore superiore Nicolosi Giuseppe, nel racconto di Maurizio Matrone “Io la conoscevo bene”.
Pino si imbatte in faldone nascosto dentro un armadio, che racconta una storia di tradimenti, passione, odio, amore. Che lo pone di fronte alle domande sul perchè del suo lavoro di poliziotto. E scoprire, amaramente, sia come uomo che come poliziotto, quanto, un certo scomodo passato, sia ancora impossibile da rivelare.
“Pino, durante la breve passeggiata, rifletteva che era diventato il testimone di una vicenda di uomini e donne che avevano vissuto la storia del nostro paese e quella della Polizia. Dall'Ovra, la polizia segreta fascista, ai arriva alla fine della guerra, ai Partigiani, alla Polizia 'inquinata dai comunisti', ai grandi processi, alla Repubblica, alla restaurazione, agli anni del terrorismo e delle stragi. E adesso? Di che cosa si occupava la Polizia? Di Tangentopoli? Di mafia? Di microcriminalità? Di ordine pubblico? Di Brigate Rosse? Di stranieri clandestini? Di islamici integralisti? Di guerra?
Che ideali si inseguivano nel 2002? Chi professava un pensiero? Aveva senso parlare di schieramenti? Pino avvertiva nell'aria un moralismo scambiato per etica, un ricorrere ovunque a manifestazioni corporative e tanta merda. Ma non voleva sentirsi separato da tutto e da tutti. ”

Chi ha detto che la letteratura non può aiutare a scoprire la verità?
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