13 febbraio 2007

Vecchi spettri ...

15 arrestati accusati di aver organizzato «un'associazione terroristica costituitasi in banda armata», che sotto il nome di «Partito comunista politico- militare» (Pcpm) si richiama alla «seconda posizione», cosiddetta «movimentista», delle Brigate rosse.
15 presunti terroristi. "Dei 15 arrestati con l’accusa di terrorismo, ben 8 sono iscritti alla Cgil."

Subito sospesi, perchè non si tratta mica politici, per i quali vale sempre e comunque la garanzia di impunità e il giudizio di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio e, a volte, anche oltre.

I 15 arestati sono già colpevoli, certo. Tutti uniti ora contro il pericolo del terrorismo. Perchè, è vero, meglio agire adesso prima che ci scappi il morto. E ora via alle accuse politiche: «la sinistra a fare i conti con se stessa» chiede Forza Italia, come se qualcuno nei DS avesse chiesto lo stesso dopo la condanna (solo in primo grado) per mafia di Dell'Utri o la condanna per corruzione di Previti.

La sinistra dovrebbe fare i conti anche con gli avvisi di garanzia contro i politici indagati in Calabria per corruzione, associazione a delinquere ...

Bondi: «C’è una costola della sinistra che resta pervicacemente attaccata ai vecchi richiami della foresta rivoluzionaria» sottolinea, ricordando «l’intitolazione di un’aula» a Carlo Giuliani «ucciso mentre scagliava un estintore contro un carabiniere» e «le bombe-molotov portate a Montecitorio».

Perchè non parlare delle Molotov portate alla scuola Diaz (e fatte sparire) dalla polizia col beneplacito di qualche politico di AN presente in quei giorni a Genova?

Dove sono i garantisti? Quelli per cui uno è innocente fino al terzo grado di giudizio?
Strano paese questo: dove il terrorismo è usato come strumento di lotta politica. Dove un politico può parlare tranquillamente di secessione e di Parlamento del Nord, come se fosse una cosa normale.
Dove un ex manager calcistico accusato di aver creato un'associazione a delinquere appare tranquillamente in televisione a pontificare.
Dove un governo è appeso alle decisioni di un senatore a vita, condannato in via definitiva per mafia.

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