30 aprile 2007

Report: buone vacanze!

La puntata “Cattivi consiglieri” di Report (sui costi dei consigli di amministrazione delle aziende dello stato o a partecipazione statale) aveva, tra le altre cose, parlato anche di Sviluppo Italia.

Questa agenzia governativa dovrebbe occuparsi del mezzogiorno, attrarre gli investitori stranieri che vogliono investire al sud e favorire l'iter burocratico dei loro progetti. Sorta sulle ceneri della Cassa del Mezzogiorno nel 1999: in quella puntata di Report mi aveva colpito il fatto che nessuno, all'interno dell'azienda, volesse concedere un'intervista. Mi chiedevo come fosse possibile che un'agenzia governativa potesse permettersi questo atteggiamento. Chi è, la Spectre?

Ieri,
la puntata di Report partiva con la domanda di Giovanna Boursier “dove abbiamo sbagliato”? Perché i gentiluomini di S.I. hanno anche fatto causa a Report per 5 ml di euro (una buonuscita di un manager statale) per ... per cosa?
Non lo sappiamo: Sergio D'Antoni (al ministero dello Sviluppo Economico) rispondeva ridendo “voi non avete sbagliato nulla”.

Il nuovo A.D. (tale Domenico Arcuri) non rispondeva “non voglio entrare nel merito di decisione prese dal precedente CdA”. Perchè nel frattempo, dall'ottobre scorso, è anche cambiato il CDA.
Intanto voleva far riprendere da una sua troupe l'intervista della giornalista di Report?

Siamo in Italia: nessuno si assume colpe, ne responsabilità. Nemmeno, o forse proprio, se sei Amministratore Delegato. A pensare male si potrebbe pensare questo atteggiamento in modo minaccioso ...

Chi è S.I. lo ha spiegato l'inchiesta di Boursier, mostrando alcuni investimenti fatti al sud: come a Sciacca. Dove avrebbe dovuto sorgere lo “Sciacca golf Resort”, e l'investitore straniero si chiama Roccoforte Hotel. Un progetto da 130 ml di euro, dove lo stato avrebbe contribuito con 44,5 ml di euro e S.I. Con 7,5 ml di euro.
S.I. avrebbe dovuto risistemare la spiaggia dove avrebbero dovuto costruire i campi da golf: così sta scritto nel contratto del 2005. Ma così non è stato. A domanda sul perché, l'A.D. Rispondeva “non lo chiedete a me”, “non lo doveva fare Svil. Italia”.

E poi c'è la vicenda Sitas: azienda che avrebbe dovuto costruire le terme ad
Abano Sciacca (con mari tropicali e montagne con la neve). Progetto nato degli anni 70, sui terreni dell'attuale senatore UDC Calogero Mannino (allora esponente DC). Mannino è stato condannato per associazione mafiosa, tra l'altro.
La regione investì ad Abano 600 miliardi di lire che non sono finiti in “più lavoro per tutti”, come avevano promesse, ma semmai in più lavoro per la magistratura. Per gli hotel che non sono stato costruiti o per quelli costruiti ma che non funzionano.
Nel 2005 Sitas viene comprata da S.I., tramite Italia turismo, che dovrebbe costruire il villaggio.
Villaggio che non trova l'adesione degli abitanti, perché avrebbe sottratto loro le spiagge, che non sarebbero più state del demanio. Perché il villaggio, che sarebbe sorto lontano dal paese con i suoi negozi, non avrebbe portato alcun beneficio ai commercianti di Sciacca.

S.I. Inizia a comprare i terreni per il villaggio, senza caparra .. un po' strano.
Chi si oppone viene minacciato dagli intermediari, con telefonate come questa: “c'è gente che è disposta a tutto per questa cosa ... dove ci può essere la mafia alle spalle per i calcestruzzi, le costruzioni .. se dovesse scoprire che, facciamo un esempio, Mimmo Ruvolo dovesse bloccare tutto, passerei dei guai!”.
Mimmo Ruvolo, l'autore della telefonata, intermediario di S.I. È stato condannato a 5 anni.
Poi si scopre che i terreni acquistati da S.I. per conto di Roccoforte Hotel appartengono a Gianfranco Miccichè e alla moglie (Merra), ex vice ministro del governo Berlusconi, oggi presidente dell'assemblea regionale siciliana.

Iniziamo a farci un'idea più chiara: mafia, speculazione, sperpero di denaro pubblico e un atteggiamento omertoso quando si tratta di dare informazioni all'esterno (parliamo di un'agenzia pubblica), alla stampa.

I lavori a Sciacca sono bloccati, perché Roccoforte stava costruendo i campi da golf in riva la mare. Alla domanda “ma in Inghilterra lavorate così? Perché i controlli non sono stati fatti prima?”, l'assessore all'ambiente della regione Sicilia rispondeva candidamente “sì, capita, perché i lavori in Sicilia sono tanti e non possiamo metterli in coda per i controlli”.
Un assessorato con 379 dipendenti non riesce a fare i controlli .. così succede che l'investitore
straniero è bloccato, dopo che sono iniziati i lavori. E S.I. Anziché favorire lo sviluppo ha favorito le clientele. Gli amici degli amici.

Altro caso è quello della società Raphael S.r.l. a Palermo (ristrutturazione alberghi): qui S.I. È entrata in società con persone poco raccomandabili. Come i fratelli Hopps, uno dei quali pregiudicato per aver avuto una condanna per peculato. E con i fratelli Cuffaro, uno dei quali,
Totò, sotto processo per mafia.
Dario Cossutta (all'epoca A.D. Di S.I.) si difendeva così “non sapevo che fosse un pregiudicato. Non potevo controllare. Sicuramente avremmo dovuto fare più controlli”.

Oggi gli Hopps sono accusati di truffa ai danni dello stato.
Il conte Lucio Tasca, resp. di S.I. In Sicilia, cui la giornalista voleva fare delle domande spiegava il suo rifiuto al telefono “la sua trasmissione è cattivella ..”.
Quei birichini di Report!

Uscirà da Rafael Hotel S.I.? D'Antoni “sicuramente”. Arcuri (A.D. Attuale di S.I.) era meno sicuro.

Il parco tematico di Regalbuto
A Regalbuto doveva sorger e un parco di 600 ml di euro. Sponsor l'onorevole Vladimiro Crisafulli (gratis, dice lui); lo stato interveniva per 97 ml di euro.

L'investitore straniero, Atlantica Invest, svizzeri, qui non viene agevolato: come spiegava il portavoce, l'azienda ha dovuto fare tutta da sola per permessi, avvocati, stime ...
Possiamo fidarci di Atlantica Invest? La cosietà appartiene a Felix Andreas Oeri, un broker, finito più di una volta sotto inchiesta negli Stati Uniti. La filiale svizzera della sua società di brokeraggio finì al tappeto e chiusa nel 2001. Qualche mese prima dell’avvio di Regalbuto.

Infine il caso del signor Franco Metelli.
Ricevette un prestito d'onore da parte di Ribs, società poi rilevata da S.I.
Prima di concedere il finanziamento vollero le fatture quietanzate, cioè pagate. Il signor Metelli si indebitò con le banche, ma i soldi non arrivarono. Le banche pignorarono l'azienda (produzione di vino) e S.I. Volle diminuire i poteri di Metelli, volle dimettere il collegio sindacale ... Metelli ha fatto causa a S.I..
Anche qui le inutili rassicurazioni di D'Antoni “Metelli non corre più rischi come nell'amministrazione precedente”.

Prodi aveva dichiarato che entro il 31 marzo avrebbe preparato un piano di dismissione e riordino di S.I. Piano che non è ancora pronto. Le controllate dovevano essere 3 ma sono ancora 35.
In compenso i consiglieri sono diminuiti da 9 a 3, con un risparmio di 1,5 ml di euro al mese.

Staremo a vedere come procede la causa contro Report.

Dopo Sviluppo Italia, Report ha parlato della storia di CIT (compagnia italiana turismo): anche questa agenzia statale, nata nel 1927, doveva occuparsi di turismo. In realtà è stata gestita nell'ottica di favorire le clientele (amici dei politici) ed è finita in passivo.
Tanto che oggi i biglietti per i viaggi del senato sono venduti dalla Carlson Vagon lit , francese. Nessuna difesa dell'italianità, in questo caso. Ma è una società, la Cit, che tutti i politici vogliono salvare.

Cit è stata privatizzata, in parte con un passaggio a Tanzi (Parmatour), il resto nel 1998, con la vendita a Gandolfi.
La classica vendita all'italiana (come per Telecom), dove chi compra non ha i capitali e si indebita con le banche.
Per rientrare nei debiti, Gandolfi cerca di investire strutture turistiche: come l'hotel nell'isola Saccasessola a Venezia (spesi 100 milioni); il villaggio a Scanzano Ionico (spesi 112 milioni, lo stato ne ha messi 30); la Cit doveva costruire anche a Pietralcina un albergo, da Padre Pio.
Tutti progetti falliti: la procura di Varese sta indagando per truffa ai danni dello stato e per dirottamento di fondi pubblici. Che fine hanno fatto i finanziamenti?

Cit fu quotata in borsa nel 2002. Attrae i finanziamenti dallo stato e dalle banche ma i debito non calano mai.

Nel 2003 cambia il presidente, che diventa Ubaldo Livolsi (fiduciario di Berlusconi), che cambia tutto il CdA: Giovanni Natali è amministratore delegato e nel consiglio entrano Tarak ben Ammar, ex cda Mediaset, Salvatore Sciascia, ex direttore dei servizi fiscali Mediaset finito in carcere per aver pagato tangenti alla Guardia di finanza nei controlli su Telepiù, Jean Robert Reznik direttore di Accor e Arcangelo Taddeo, pugliese, ex tecnico comunale.

Col nuovo corso si punta tutto sulle agenzie turistiche (anziché sui villaggi): fallisce Italia Tour (agenzia di viaggi Alitalia), usata come serbatoio da cui estrarre soldi.
Nel 2004 Consob impugna il bilancio di Cit, contestando una plusvalenza nella vendita di immobili da Cit alla società Progetto Italiano. Gli immobili valevano 60 milioni, a bilancio (firmato da Livolsi) sono stati messi a 90: la procura di Milano sta indagando per truffa al mercato a falso in bilancio.

Come spiegava poi Gabanelli, che cercava di fare chiarezza in questa questione poco chiara, le banche che esigevano dei crediti nei confronti di Cit (banca Intesa), volevano rientrare. Trasformano le linee di credito (non esigibile) in crediti garantiti, con le ipoteche sugli immobili.

Intesa concede un prestito di 56 milioni, per poi rientrare di 31 milioni subito. Le banche ci guadagnano due volte: mettendo le mani sugli immobili, controllando la Cit.

Come è finita? Nel 2005 Gandolfi va da Gianni Letta e chiede l'applicazione della legge “Marzano” per la Cit, ormai in perdita di 5 ml di euro al mese. Dopo che la Cit ha perso tutte le agenzie di viaggio.
La Cit viene commissariata nel 2006: Scajola nomina Ignazio Abrignani (ex del CDA di S.I.), il buco passa da 300 a 600 milioni di euro, le azioni vengono revocate.

L'ultimo A.D. Di Cit, A. T. ha fatto però in tempo, nell'ultimo periodo, a spendere soldi con la carta di credito aziendale, in gioielli, vestiti .. una Porsche. Sempre coi soldi di un'azienda in debito, ma che veniva comunque finanziata da Banca Intesa.
Strana vicenda: primo per l'atteggiamento di Gandolfi, remissivo (si assumeva tutte le colpe), quasi spaventato. Poi per l'atteggiamento delle banche. Le quali se verranno ritenute responsabili della Bancarotta di Cit, non potranno chiedere i crediti garantiti, come le ipoteche sugli immobili.

Forse qualcosa potremmo recuperare.

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