05 febbraio 2008

Questo treno è in ritardo

Oggi non parliamo di alta politica: di intercettazioni, garantismo o giustizialismo.
Di etica morale dei nostri rappresentanti.
Non parliamo nemmeno delle elezioni imminenti, con il passo indietro sui decreti legge e sulle riforme: dal falso in bilancio, all'allungamento dei tempi di prescrizione per finire con la class action.

Parliamo di questioni che ci toccano più da vicino, almeno qui in Lombardia, locomotiva senza carbone di un paese in declino.

Primo tema: i traporti per i pendolari.
Mi potete dire quello che volete, ma i numeri parlano chiaro, almeno per quanto riguarda i ritardi quotidiani.
Ogni giorno ai cinque minuti di ritardo cronici (nonostante aver sciolto il nodo di Bovisa), si aggiunge un ulteriore ritardo da cinque a dieci minuti.
Significa dover uscir dopo la sera; essere costretti a prendere il treno prima; non esser in gradi di rispettare impegni a Milano. Alternative? La macchina.

Parliamo poi della legge di privatizzazione del servizio idrico, nei comuni lombardi.
Qui avviene a rovescio quello che la lega rivendica a livello nazionale:
i comuni rivendicano il diritto di poter scegliere con un referendum quello che il Pirellone ha deciso a livello centrale.
Dov'è il famoso federalismo locale?

L'acqua la consumiamo tutti i giorni: non è come la sanità, dove ti rendi conto del suo funzionamento solo quando e se ne hai bisogno. Sulla sanità lombarda
ci sono inchieste della magistratura.
Evidentemente nei palazzi che contano hanno altre priorità, diverse dalle esigenze dei trasporti.

C'è la questione Malpensa, che il nuovo governo dovrà affrontare.
Sembra di rivedere quanto avveniva nel 2005, con la difesa dell'italianità contro investitori esteri.
Ipocrita poi chi parla di difesa dei posti di lavoro, dopo aver smantellato Arese, dopo tutti i licenziamenti nelle ditte lombarde, con la delocalizzazione della produzione.

Il treno è in ritardo, abbiate pazienza. Aspettate
l'Expo 2015.

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