22 dicembre 2008

Gli anni ruggenti di Luigi Zampa

Le vicende giudiziarie di questi giorni (la tangentopoli rossa nel comune di Napoli, a Pescara, in Abruzzo, a Firenze ..), la lettura degli editoriali dove giornalisti di fama si interrogano se siamo di fronte ad una nuova tangentopoli, mi han fatto venir voglia di guardarmi questo vecchio film in bianco e nero.
"Gli anni ruggenti", di Luigi Zampa, ispirato al libro "L'ispettore generale" di Nikolaj Gogol.

Siamo in una cittadina del sud, negli anni ruggenti del ventennio mussoliniano, quelli delle grandi opere, del grande consenso, della battaglia del grano e dell'autarchia. Dell'impero ricosquistato sui colli fatali con la guerra in Abissinia.

La quiete del paese è disturbata dalla notizia dell'arrivo di un gerarca da Roma per una indagine politico-amministrativa.

Il consiglio comunale va nel panico: il podestà (Gino Cervi), il segretario politico (Moschin), l'assessore con delega ai servizi funebri, il direttore dell'ospedale e il direttore scolastico.
Tutti hanno qualcosa da nascondere: piccole ruberie al comune, intrallazzi, finanziamenti per opere pubbliche finite in tasche private per finire con l'oro alla patria rimasto nascosto nelle casseforti.

La città per l'occasione viene ripulita: i muri riempiti delle frasi del duce, gli orinatoi spostati, i quartieri della povera gente sbarrati, affinchè la miseria e la puzza non arrivino al gerarca in visita la città.
E in effetti qualcuno da Roma è arrivato: un certo Omero Battifiori (Nino Manfredi), che dice di essere un assicuratore di polizze sulla vita. Assicuratore che inizia il suo giro di incontri: ormai tutti i consiglieri fingono di non sapere chi è veramente e assecondano le sue richieste.

Gli mostrano le grandi opere: le case coloniche per i contadini, con le "mucche da corsa" (spostate da una fattoria all'altra in gran furia per far numero); l'aeroporto dove possono atterrare solo gli aereoplanini di carta.
Le manifestazioni di piazza dove l'adesione avviene "spostaneamente" costringendo le persone a salire sui camion ...
La presenza del gerarca scatena le malelingue del paese: è un tutti contro tutti, dove emergono gli altarini dei potenti del paese, che vengono raccontati al presunto ispettore da Roma. Delazioni, storie di corna e intrallazzi.

Ma alla fine si scopre che il povero Omero Battifiori è effettivamente un assicuratore, venuto per stipulare polizze e non per indagare nelle magagne del paesotto pugliese.

Lo scopre lui stesso visitando le "grotte" del paese, quando la povera gentre che incontra gli chiede di intercedere per loro con il duce:"ma per chi mi hanno preso?"

Così, mestamente, mentre il povero assicuratore se ne va dal paese, col treno arriva il vero gerarca da Roma, che ha avvisato con telegramma del suo arrivo perchè "arrivare in incognito mi sembrava una mancanza di sfiducia".
Sul treno che lo riporta a casa, il povero assicuratore scambiato per un gerarca si ricrede sul regime: in tasca si ritrova una lettera che uno dei poveri cristi che abitano le grotte gli ha messo in tasca.
Una lettera al duce di un signore anziano di 56 anni, che ha perso il figlio in guerra. Che chiede al duce una finestra "perchè ora che sono rmiasto solo, non ho nemmeno una finestra dove affacciarmi".

Gli anni ruggenti è una critica del regime mussoliniano: capace solo di scalfire la superficie del costume degli italiani (tutti in divisa o quasi) e della classe politica.
Nemmeno il fascismo riuscì a far pulizia degli antichi vizi della politica italiana: come spiega anche il libro di Lodato e Scarpinato "Il ritorno del principe", la criminalità dei potenti ha radici lontane.
Siamo tutti figli del principe: chi oggi nsi meraviglia parlando di una nuova tangentopoli sbaglia.
E' sempre la stessa storia:
Lo scrittore spagnolo José Mallorqui si occupò di ladri e così li classificò: “Chi ruba poco e rischia poco, viene chiamato ladro. Chi ruba poco e rischia molto, viene chiamato bandito. Chi ruba molto e rischia poco, viene chiamato finanziere.”

Scrive Cerami, nella rubrica "Una parola" su l'Unità che "il politico che bara non è contemplato, forse perché riassume tutte le figure: è ladro, bandito e finanziere nello stesso tempo."



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