04 febbraio 2009

Il silenzio è mafioso

Continua il pressing contro i blog (e l'informazione).
Scrive Punto Informatico "Blog, la burocrazia è in agguato?"
La maggioranza ha raggiunto un'intesa, ferve il dibattito sulle disposizioni contenute nel disegno di legge recante "Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche". Fra quanto previsto in materia di reati intercettabili e quanto previsto in materia di trasparenza, spicca l'articolo 15, mirato a regolamentare le procedure di rettifica delle informazioni ritenute non veritiere o lesive della reputazione dei soggetti coinvolti.

E a incastonare nella
legge sulla stampa dell'8 febbraio 1948 n.47 una disposizione che investe la rete: "Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".
Ovvero, blogger o editori di giornale, pari sono.
"In caso di mancata ottemperanza nel termine di 48 ore dalla richiesta - ricorda Scorza a Punto Informatico - si prevedono multe salate (15-25 milioni di vecchie lire) per i gestori del sito che, evidentemente, si vedrebbero costretti a chiudere, con buona pace della libertà di manifestazione del pensiero anche nello spazio telematico".
Rimane da capire le 48 ore da quando partono: dalla richiesta di rettifica del giudice (cha ha già stabilito l'errore o l'informazione lesiva della reputazione)?
Il professor Rodotà commentava così, la deriva che ci sta allontanando sempre più da Europa e resto del mondo:
''Nel momento in cui si parla di Obama come il presidente eletto da internet e si sottolinea l'importanza determinante che ha avuto il web per la sua campagna elettorale e per la creazione di una nuova rete di relazioni politiche e sociali in Italia non siamo capaci di andare oltre la vecchia logica della censura. E poi c'e' un lampante conflitto di interessi da parte del premier''.

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