23 marzo 2009

Report : modulazione di frequenze

Report ha ripercorso la storia del conflitto di interessi (televisivo) in Italia e di Europa 7. Dal far west televisivi degli anni 70, all'oscuramento dei pretori contro le reti locali di Berlusconi che, violando la legge (o approfittando di un suo spiraglio), trasmettevano a livello nazionale.
Al decreto d'urgenza di Craxi del 1984, (quello che Amato non ricordava): decreto che "in via transitoria" dava la possibilità di anno in anno a Fininvest di continuare a trasmettere.

Il pluralismo informativo sacrificato per fare un favore a Berlusconi: come con la Mammì, che portava i canali nazionali a 12 e spostava al 25% il limite massimo di canali per un singolo soggetto. Guarda caso il 25% di 12 sono le tre reti del biscione. E con il PCI che prendeva la Rete 3, tutto i partiti erano felici e contenti.

Poi venne la legge Maccanico del 1997, che proroga lo status quo, spostando lo spegnimento di Rete 4 (e le frequenze tolte) fino a quando ci sarebbe stato un congruo sviluppo del digitale e delle parabole.Congruo fino a quando?

La Maccanico prevedeva la creazione di un ente di garanzia per le comunicazioni, AGCOM, che avrebbe dovuto vigilare sui tetti pubblicitari (sforati dal biscione nel 1997, 98, 99).
Interessante vedere le dichiarazioni di ieri dei politici della prima repubblica (Veltroni, Amato, Mammì e il suo scopone).Le reazioni di Confalonieri di fronte alla domande di Iovine: certe persone sono abituate troppo bene. "questo è un falso .. a me piace la dialettica ma .. finiamola qui ...". Ma alla fine, l'iroso Confalonieri se ne uscito con "queste dovrebbero essere le vere interviste, altro che l'altra sera a Matrix". Bene.

Perchè Iovene metteva sotto il naso le sentenze della Corte Costituzionale, della corte di Giustizia europea, del Tar, che stabilivano l'incostizionalità della Mammì nell'articolo 15 (sentenza del 1994), l'incostituzionalità del regime transitorio stabilito dalla Mammì.
Tutte leggi fatte con un bel margine di discrezionalità, una scappatoia interpretativa (il digitale che si sarebbe dovuto sviluppare, il congruo sviluppo ..).

Poi c'è stato il bando delle frequenze del 99, la vittoria di Europa 7 di Di Stefano ("un favore politico" commentava Confalonieri).E poi .. che sfortuna, cade il governo D'Alema che stava proprio per mettere fine alla vicenda.
Subentra poi Gasparri che partorisce (lui o altri) la Gasparri 1 e 2.Il 23/12/2003, prima dello spegnimento di Rete 4, il presidente Berlusconi firma un decreto per Berlusconi.Via i tetti anttrust della Mammì.
Nelle nuove soglie rientrano anche i canali del digitale che avrebbe dovuto andare in onda entro il 2006.

Se in Italia destra e (parte) della sinistra sono contente, non così in Europa, che fa partire una sanzione contro l'Italia.

Gentiloni poteva agire per decreto, durante il governo Prodi 2, oppure disapplicare la legge Gasparri contraria alla normativa europea sulla pluralità dell'informazione.
Poi il governo Prodi cadde, e il nuovo ministro, Romani, ha risolto la vertenza con Europa 7 dando una frequenza della Rai.
Peccato che non basti a coprire l'80% del territorio.
Spiegava il legale di europa 7, Alessandro Pace "Rete 4, dal punto di vista del diritto comunitario, è illegittima".

Cornuta e mazziata: il consiglio di stato ha pure stabilito un misero risarcimento per Di Stefano, con una sentenza copia e incolla da quella degli avvocati Mediaset.
Riassumendo i fatti, l'Italia rimane l'unico paese dove il presidente del Consiglio è direttamente imparentato con il proprietario di un monopolio televisivo. E il conflitto di interessi è destinato a rimanere lì dov'è.Alla faccia del pluralismo, del liberismo, dell'informazione.

Sarà un caso, ma sul sito non è ancora disponibile la versione online della puntata ...
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