24 aprile 2009

Ora e sempre resistenza


Grazie, signor presidente Napolitano, per le sue parole sulla Resistenza.

"L'importante è che ci si unisca quest'anno nella giornata del 25 aprile, per celebrarla in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo, per celebrare l'una o l'altra delle componenti della Resistenza": ad affermarlo è il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, davanti all'ossario dei partigiani caduti in Val Sangone, nell'ultima giornata della sua visita a Torino. Napolitano, visibilmente commosso, ha ricordato di aver sottolineato fin dal suo primo giorno al Quirinale il valore della Resistenza "con l'impegno di ricomporre in spirito di verità la storia della Nazione, della Repubblica per giungere finalmente a un comune sentire storico". Occorre celebrare il 25 aprile, ribadisce con forza, "senza svalutare e diffamare, come purtroppo è accaduto e ancora accade l'esperienza partigiana il cui contributo, piaccia o non piaccia, fu determinante per restituire dignità, indipendenza e libertà all'Italia".

Le sue parole sono un argine, al ritorno di fascismo nel paese.
Con situazione davvero paradossali.
Dal sindaco di Parigi che accusa Alemanno di fascismo.
Al sacristano di Vigevano che si fa riprendere con la svastica al braccio.
"Sono di estrema destra e fiero di esserlo - spiega - sono un seguace della Repubblica di Salò". Chissà cosa ne penserebbe Don Pietro Pappagallo?
Le parole del ministro La Russa, sui partigiani buoni e quelli cattivi.
La proposta di legge (1360) che mette sullo stesso piano i combattenti per la libertà e i repubblichini.
Il 25 aprile usato dal premier per l'ennesimo spot, la sua sfilata particolare con giornalisti al seguuito.

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