23 maggio 2009

Eroi di Stato : Giovanni Falcone


“Fortunato il paese che non ha bisogni di eroi”.
Bertold Brecht

E noi, parafrasando Brecht, non siamo un paese fortunato. Sfortunati e senza memoria. E' il caso, allora, di ricordare i nostri eroi. Tanto vituperati da vivi, tanto celebrati da morti.
Sono convinto che, molte delle persone che partecipano commosse alle celebrazioni (Moro, Falcone, Borsellino, D'Antona), siano lì solo per verificare che siano veramente morte.

Leggetevi il libro di Giommaria Monti "Falcone e Borsellino. La calunnia il tradimento e la tragedia".

Iniziamo da Giovanni Falcone. Ucciso dalla mafia con 500 kg di tritolo a Capaci.
".. ti ricordi u carruzzere vicinu unni aspittai ddocu, ddocu a Capaci unni ci fici l’attentatuni, avia l’officina " è la frase intercettata dalla squadra della Dia che si mise sulle tracce dei killer, che portò ad una svolta delle indagini.

Da quella gli investigatori si resero conto che le persone che stanno pedinando sono effettivamente coinvolte nella strage.
Nino Gioè e Gioacchino La Barbera. Che portarono poi a Brusca e a Totò Riina.

La mafia dei corleonesi, che con Falcone aveva un conto aperto. Un conto aperto quando decise che la mafia andava combattuta, senza compromessi, accordi.

Ricordiamolo con due celebri frasi:
"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere."

"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine."

Verrà un giorno in cui diremo "c'era una volta la mafia".
Technorati: Giovanni Falcone

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