20 luglio 2009

Quel vuoto in via D'Amelio

Non c'erano esponenti delle istituzioni in via D'amelio. Ne di destra nè di sinistra.Pochi anche i palermitani, in via D'Amelio: solo i parenti delle vittime, ed esponenti delle varie associazioni antimafia. Quelle, per intenderci, che non vanno in video sui TG.
E' stato difficile perfino convincere le famiglie del palazzo dove morì il giudice Borsellino e la sua scorta, ad appendere delle lenzuola bianche.

Significa tante cose. Che la presunta lotta alla mafia, è solo una questione di facciata.
Se le persone, di fronte alla scelta tra lo stato e l'antistato, hanno preferito guardare dall'altra parte, vuol dire che la mafia ha vinto. O quantomeno, che può dormire sonni tranquilli.
Che l'accordo, o il papello, non è stato rigettato dalle istituzioni.
Che la lotta alla mafia, sia come contrasto o resistenza civile, sia come azione giudiziaria, è stata portata avanti da una minoranza coraggiosa, sempre più isolata. Di eroi.

E maledetto è il paese che ha bisogno di eroi.

E significa tante altre brutte cose. Se mettiamo assieme le idee di un partito del sud, separato dal resto dello stato. Idee che giravano anche nel 1993, quando il paese ha rischiato di diventare uno stato in mano alle narcomafie.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sento costretta a dissentire quello che scrivi, come smentisco quello che hanno scritto la maggior parte dei giornali. E lo faccio perchè il 19 luglio in Via D'Amelio io c'ero.
Punto primo: esponenti delle istituzioni di Stato in Via D'Amelio non c'erano perchè non sarebbero state le benvenute se solo avessero provato a varcare quella strada. E questo era uno dei principali obiettivi che c'eravamo posti.
Punto secondo: durante la manifestazione i palermitani non sono mancati, anche nel corteo verso piazza Magione (basta vedere i video che troverai su youtube) "magari ci sono degli indifferenti, ma chi e’ rimasto ad abitare qui (Via D'Amelio), dopo avere avuta distrutta la casa, ha dato un segno. E vive questa realta’ ogni giorno (Rita Borsellino).
Punto terzo: oltre ai parenti delle vittime ed esponenti delle associazioni antimafia, erano presenti il procuratore Sergio Lari, Gioacchino Genchi, politici impegnati nell'antimafia e come me centinaia di semplici cittadini venuti da ogni parte d'Italia e sui TG anche se per poco ci siamo andati a finire con le nostre agende rosse strette nella mano.
Punto quarto: sicuramente tanti magistrati e giudici nel loro impegno, sono stati abbandonati e tenuti in solitudine, ma da chi? Se fossi stato in Via D'Amelio o alla facoltà di Giurisprudenza forse avresti potuto vedere i procuratori di Caltanissetta e Palermo, accerchiati da una moltitudine di persone che li sostengono e continueranno a sostenerli ogni giorno. In quanto cittadina italiana resistente, non mi sento un eroina per questo e neppure coraggiosa, rivendico solamente il mio diritto di verità e giustizia, il mio diritto di vedere fuori la mafia dallo Stato, il mio diritto di vivere libera dalla mafia, in qualsiasi sua forma.
Ed è un diritto di tutti, non solo dei palermitani.

Per avere una visione più completa del 19 luglio di quest'anno, ti invito a leggere l'articolo che ho scritto sul mio blog (http://onoratasocieta.wordpress.com/2009/07/22/via-damelio-17-anni-dopo-quello-che-non-dicono/)

Concetta Cice, Pavia

alduccio ha detto...

Mi dispiace aver dato un messaggio erroneo e fuorviante che può aver ferito o disturbato quanti, come voi, sentono propria la battaglia alla mafia.

Il vuoto cui mi riferivo era quello delle istituzioni.
E in merito alla scarsa presenza di palermitani, è una notizia che ho ripreso dalla Radio e dai giornali.
Meglio così.

Infine, non posso che dare anche io il mio supporto a magistrati, poliziotti, e tanti che che nella società civile non si rassegnano a guardare dall'altra parte,a convivere con questo tumore che prosciuga e devasta la Sicilia e tutta l'Italia.
Grazie.