04 ottobre 2009

Blu notte – l'ombra oscura della loggia P2

L'ombra oscura della loggia P2, del venerabile Licio Gelli, che recentemente ha festeggiato i 90 anni a casa.
Un'ombra che è comparsa in tanti, troppi dei misteri d'Italia, in cui anche Blu Notte nelle scorse puntate si è imbattuta.
Lucarelli ne ha ricostruito la storia: a partire dalla perquisizione da parte del nucleo della Guardia di Finanza, il 17 marzo 1981, ordinata dai giudici istruttori Gherado Colombo e Giuliano Turone. Nelle indagini sul crac Sindona e sul suo falso rapimento a New York, si erano imbattuti in questo imprenditore di Arezzo.

Da lì, partì tutto: la scoperta della lista degli appartenenti alla loggia P2. 3 ministri, 67 politici, 52 dirigenti nella macchina statale. 208 ufficiali e 18 magistrati. 27 giornalisti.
La crisi del governo Forlani, le smentite dei membri della lista (che minimizzano come il cavalier Berlusconi o che negano, come il segretario Longo).

Molti degli episodi raccontati sono già noti a quanti hanno avuto voglia di interessarsi alla nostra storia recente: ma fa comunque un certo effetto vederli messi tutti in fila, assieme.
Come la genesi di Licio Gelli: ex fascista di Pistoia nel 1942, poi con l'arrivo degli americani, il doppiogioco con i servizi americani di James Engelton (lo OSS, padre della Cia). I contatti con i carabinieri e i servizi italiani.

Contatti che gli evitarono processi e fastidi nell'Italia liberata post fascismo.
L'inizio della carriera politica, con un onorevole di area andreottiana.
Nel 1952, l'incontro con Andreotti all'inaugurazione della sua ditta di materassi a Frosinone. La rilevazione della Permaflex, nel 1967, ad Arezzo e la costruzione di Villa Wanda.
Tante persone dello Stato passarono da quella villa: il generale dei carabinieri Giovanbattista Palumbo, il generale del Sifar Allavena, il presidente della repubblica Saragat.

Secondo il giornalista missino Giorgio Pisanò, Gelli era “l'uomo che collega tutti”. Secondo Gustavo Raffi (del Grande Oriente d'Italia) “un personaggio inquietante, che non avrebbe mai dovuto entrare nella massoneria”.

Poi la sua scalata dentro la Massoneria: dentro la loggia coperta Propaganda (una loggia non territoriale, con le affiliazioni coperte fatte direttamente dal Gran Maestro).
Nel 1963, l'ingresso in Massoneria: viene accettato nonostante il passato fascista.
Nel 1967 viene promosso a Maestro e inserito dentro Propaganda 2.
Nel 1970 il Gran Maestro gli propose di riorganizzare la loggia P2: inizia l'affiliazione di magistrati, uomini dei servizi, delle forze armate. La P2 diventa una super loggia coperta. E segreta.
Gelli allarga suoi rapporti anche col sudamerica: affilia il generale Massera, generale golpista argentino, diventando consulente economico dell'Argentina. Dopo l'Argentina, anche l'Uruguay.

Gelli resiste alle pressioni del resto della Massoneria che teme la sua concentrazione di potere: viene promosso a Venerabile.
Nonostante ciò, la stampa e la magistratura si occuparono poco e troppo tardi della Loggia P2. Eppure le piste che portavano ad Arezzo erano tante: le inchieste sui Golpe, sulle bombe della strategia della tensione, sui servizi deviati, sugli scandali finanziari.

Il processo alla Loggia P2.
Dopo la scoperta della lista degli iscritti, il governo Spadolini propose lo scioglimento (7/81) della loggia e promulgò la legge 17 che proibiva le società coperte.
Il 31/10/81 il Gran Oriente espelle Gelli.
Il 12/5 la magistratura emana un mandato di cattura, ma Gelli è già Stato “esfiltrato” (come Giannettini?) in Svizzera.

Inizia tra Milano e Roma (il procuratore Domenico Sica e il procuratore Achille Gallucci) un conflitto di competenza per le indagini sulla Loggia P2, per l'omicidio di Mino Pecorelli (tessera 1750): la Cassazione infine sposta le carte Roma. E contestualmente alcune notizie di reato vengono archiviate.
La procura di Roma indaga Gelli solo per millantato credito e truffa: il 3/83 la corte assolve Gelli e i capigruppo della Loggia.

Nel frattempo Gelli viene arrestato in Svizzera mentre in banca sta accedendo al Conto Protezione, di Silvano Larini, di cui Craxi era beneficiario.
Forse se si fosse indagato più a fondo sulla Loggia si sarebbe potuto arrivare a Tangentopoli con 10 anni di anticipo.
Secondo il procuratore Elisabetta Cesqui, che si oppose all'archiviazione dei reati, la loggia era assimilabile ad un servizio deviato istituzionalmente.

Nel 1987 dopo una fuga nel 1983, Gelli si costituisce: l'Italia chiede l'estradizione e viene messo ai domciliari.
Nel 1991 inizia il processo a Gelli.
Nel 1994 la Corte di Assise lo assolve “non cospirò contro lo Stato”. Il verdetto capovolse quello che aveva stabilito la Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia.
Nel 1996 anche la Corte di Appello assolse tutti. Poi scattò la prescrizione.
La verità giuridica, emersa dalle sentenze è che la Loggia P2 fu solo un comitato di affari, una loggia privata che non tramò contro lo Stato.

La commissione parlamentare di inchiesta.
Istituita nel 9/12/1981 fu presieduta da Tina Anselmi e lavorò per tre anni fino al 1985 a Palazzo Macuto.
Altre le conclusioni cui arrivò: fu una loggia che cercò di modificare la linea politica dello Stato.

In che modo? Cercando di influenzare la politica finanziaria ed economica, attraverso i tentativi di Golpe, attraverso la Strategia della Tensione.

Gli scandali finanziari.
Alla sede della Jole, oltre all'elenco degli iscritti, furono trovati dei fascicoli, tra cui anche uno col titolo “Scandalo Eni Petrol”. Fu una storia di tangenti in cambio di forniture di petrolio.
La P2 fu coinvolta anche nei casi dei crac di Michele Sindona e Roberto Calvi (tessera 1624).
Sindona prima e Calvi poi, tramite le rispettive banche riciclarono i soldi della mafia, spostarono nei paradisi fiscali i soldi dello Ior. Contribuirono ai finanziamenti dei golpe in Grecia, delle dittature militari sudamericane. Il tutto con l'aiuto della Loggia P2.
Nel 1992 Gelli fu condannato per il crac dell'Ambrosiano, pena confermata in Cassazione nel 1998.

I tentativi di Golpe.
Sono almeno tre (se escludiamo il piano Solo del generale De Lorenzo degli anni 60).
Il Golpe Borghese della notte dell'immacolata del 1970: esponenti neofascisti, dell'esercito e della ndrangheta avrebbero dovuto occupare il Viminale e dalla sede Rai proclamare il nuovo regime. Agli ordini di Junio Valerio Borghese. Gelli stesso avrebbe dovuto arrestare il presidente della Repubblica.

Nel 1984 il processo ai responsabili del Golpe (dentro cui molti erano iscritti alla P2) lo sminuì come “Golpe da operetta”.
Poi ci sono stati i tentativi golpistici della Rosa dei Venti nel 1973.
E infine il Golpe Bianco di Edgardo Sogno.

In tutti i casi non si trovarono mai le prove per condannare o per far emergere tutte le responsabilità, le connivenze.
Tutti i responsabili dei servizi erano iscritti alla Loggia P2. C'è da chiedersi allora se le indagini furono mai complete.
Il capitano Antonio Labruna (SID, anche lui P2) fu ad es. accusato di aver contraffatto dei nastri sull'inchiesta del Golpe, in cui compariva il nome di Gelli.

Le bombe della strategia della Tensione.
Piazza Fontana
del dicembre 1969. Nonostante nessuna sentenza metta nero su banco i nomi dei colpevoli, quella definitiva della Cassazione parla dei depistaggi da parte dei servizi: dei generali Vito Miceli, Miletti, Antonio Labruna del Sid e di Federico Umberto D'Amato dell'Ufficio Affari Riservati. Tutti P2.

Le bombe sui treni: come quella dell'l'Italicus del 1974.
La commissione parlamentare ritenne che di quegli attentati, Gelli fu l'ispiratore.

La Bomba alla stazione di Bologna: 2 agosto 1980.
Anche qui si para di depistaggi da parte dei servizi. Il generale Santovito (tessera 1630), il suo vice Musumeci, il colonnello Belmonte, il faccendiere Francesco Pazienza (altro uomo potente dei servizi) furono condannati assieme a Licio Gelli stesso.

L'omicidio di Mino Pecorelli: prima di morire stava scrivendo sul rapimento Moro e su Giulio Andreotti.

Il rapimento di Aldo Moro.
Quale fu il ruolo della P2? Tutti i vertici del Comitato tecnico sul caso Moro erano iscritti alla P2.
Come erano iscritti alla P2 i vertici dei servizi: il generale Santovito del Sismi e il generale Grassini del Sisde. L'ammiraglio Torrisi, capo di Stato Maggiore della Difesa. E il comandante generale della Guardia di Finanza, Orazio Giannini.
Cosa è successo in via Fani? E' stato fatto tutto il possibile per liberarlo?

Scandali finanziari.
Tentativi di Golpe, magari solo annunciati.
Le bombe per condizionare l'asse politico del paese.
Dietro tutti questi fatti compare il nome di Gelli e della P2. E si inizia a capire meglio quale fosse allora la sua funzione.

Il piano di rinascita democratico.
Questo documento di programma politico fu trovato nella valigia della figlia di Gelli.
Parla di un progetto mediatico, politico, finanziario, istituzionale: parla di infiltrare i sindacati, i partiti, il giornalismo. Aprire al mercato televisivo privato. Mettere gli uomini giusti nella finanza. E soprattutto, propone una riforma presidenziale dello Stato. Più poteri al premier, che controlla praticamente tutto: dalla magistratura, al Parlamento, all'informazione. Svuotato il parlamento, i sindacati, l'informazione libera e la finanza.

Come si vede, sono riforme o proposte già in parte attuate o di cui oggi si discute.
Nel documento Gelli scrive: sono sufficienti 30 o 40 miliardi per permettere a uomini di buona volontà di prendere il controllo del sistema.

Il caso Rizzoli.
Interessante rileggere oggi (dopo la scalata fallita di Ricucci al Corriere) la vicenda di Angelo Rizzoli al corriere.
Rizzoli volle espandersi anche nel settore dei giornali e cercò quindi di comprare il Corriere della Sera: le banche (in mano alla P2 negarono i fondi) e gli si presentarono allora Gelli e Ortolani assieme a Roberto Calvi.
Angelo Rizzoli coi soldi della P2 entra nel Corriere. Il direttore rimane Ottone, ma cambia il genere di infomazione fatta sul giornale.
Cambia poi anche il direttore, che diventa Franco Di Bella (anche lui P2).
Il 5/10/80 compare un'intervista di Maurizio Costanzo (1819) a Licio Gelli.
Compaiono degli editoriali a firma Silvio Berlusconi (1816).
Ad Enzo Biagi viene detto di non scrivere del golpe in Argentina, mentre è lì in servizio per i mondiali del 78.
Solo col crac dell'Ambrosiano, la P2 esce dal giornale.

A sentire Gelli, la P2 fu solo un comitato di affari: uomini che si incontravano per fare solo il bene del paese. Gelli inoltre si dice fiero di tutto ciò che ha fatto (anche dei depistaggi? Anche dei crac finanziari?).
Eppure la domanda rimane: cosa fu veramente la Loggia P2?
Scrive la Commissione Anselmi che la Loggia fu impiegata per i peggiori crimini di questo paese. Che fu usata come camera di compensazione tra interessi diversi, come punto di incontro per una mediazione politica. Per influenzarla e condizionarla: tramite ricatti, soldi e peggio.

Fu solo Gelli? La metafora usata dalla Anselmi, per descrivere i vertici è la famosa “piramide rovesciata”.
In cima i poteri forti, i gruppi internazionali (facenti riferimento all'oltranzismo atlantico). Come punto di raccordo, lui, Gelli. Sotto la base.

Mettere in fila i fatti, gli avvenimenti, le morti aiuta a capire. E a non dimenticare. Oggi, siamo immuni ad una nuova loggia segreta?

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