04 febbraio 2010

Così parlava Pio La Torre

"Non solo abbiamo perso i voti, dopo il 1976, abbiamo perso gli iscritti e abbiamo presentato il volto di un partito in crisi [..] risulta evidente che il nostro partito non è riuscito a stare al passo con i profondi cambiamenti che avvenivano nella realtà economica e sociale dell'isola e negli orientamenti culturali della gente [..]. Abbiamo bisogno come l'aria dell'ingresso di nuove energie nelle file del partito e di altri che si affianchino a noi nelle forme più varie e originali."

Pace, lavoro e autonomia. Un partito rinnovato per la Sicilia
14 gennaio 1982, IX congresso regionale del PCI - relazione di Pio La Torre

Cosa intendeva Pio La Torre, ucciso dalla mafia il 30/4/1982? La spiegazione nelle motivazioni della sua morte. Chiedeva al suo partito di rinnovarsi e ripulirsi dai legami con la mafia, come prima di lui volevano fare Piersanti Matarella e Michele Reina per la Democrazia Cristiana.
Lo spiega nel suo libro "I pezzi mancanti" Salvo Palazzolo:

Appena arrivato in Sicilia, Pio La Torre scopre che alcune cooperative avrebbero pesanti infiltrazioni di mafia. Il segretario del Pci ha le idee chiare sul da farsi: chiede di espellere dal partito alcuni esponenti delle coop di Bagheria e Villabate.
Uno di loro, Nino Fontana, non è solo un compagno di provincia: fra il 4 aprile 1981 e il 18 febbraio 1982 è stato anche amministratore delegato di “Tele L’Ora spa”, la società che gestisce la televisione di denuncia che porta il nome del glorioso quotidiano del pomeriggio.

Quei sospetti di alleanze spregiudicate sono una delle tracce che il giudice istruttore Giovanni Falcone segue, per cercare di dare una ragione all’omicidio di La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. Questa pista insieme alle altre. Perché La Torre è l’uomo di tante denunce, è l’ispiratore della legge per il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi, è anche l’animatore del movimento per la pace.
I mafiosi e i loro complici possono avere molte ragioni per uccidere Pio La Torre. E un investigatore deve vagliarle tutte, le ragioni dei sicari e dei mandanti, alla ricerca di un movente preciso. Ma sulle denunce che riguardano i comunisti infedeli di Bagheria e Villabate, Falcone non riesce ad andare avanti. Qualcosa è stato sottratto con cura dall’archivio del Partito Comunista.

Sono passati anni ma ai partiti nati dal Partito Comunista, il PD e i vari partitini con la falce il martello, si chiede la stessa cosa. Ovvero un partito aperto che faccia scelte nette nei confronti della mafia.

Nessun commento: