05 marzo 2010

La fine di Why Not - la giustizia calabrese

L'intervista de Il fatto (3 marzo 2010) di Antonio Massari, a Luigi De Magistris, che commentava l'ultima sentenza sulla ex inchiesta Why Not.

Luigi De Magistris, cifre e nomi sono chiari: “W hy Not”, la sua inchiesta, è crollata.
Lei come commenta?

Prima di commentare, è necessaria una premessa. Non si può chiedere conto, proprio a me, del risultato di quest'inchiesta.

Perché?

Perché si tratta di un'inchiesta che mi è stata sottratta, in maniera illegittima, nel 2007. Non l'ho potuta proseguire. È come se lei chiedesse conto a un architetto, che ha progettato un palazzo ma non ha avuto la possibilità di costruirlo, delle crepe che si sono formate sui muri.

E comunque: le “fo n d a m e n t a ” erano solide se Saladino è stato condannato. Sulla sottrazione dell'inchiesta, e sulla sua successiva conduzione, è intervenuta la Procura di Salerno, che ha sostenuto la correttezza del mio operato e ha iscritto, nel registro degli indagati, parecchi magistrati che hanno condotto “Why Not” dopo di me.

Non c'è un politico di rilievo che sia stato condannato. È scomparso il “sistema”.

Io ho subìto lo “scippo” dell'inchiesta. Alcuni magistrati, poi, hanno lavorato per ridimensionarla.
Altri hanno lavorato per portarla avanti, penso ai pm Pierpaolo Bruni ed Eugenio Facciolla. Bene, ora mi chiedo: Saladino agiva forse a titolo personale? L’abuso d'ufficio l'ha realizzato da solo?

Non c'è un solo reato di corruzione. È un altro fatto.

In Calabria la legge non è uguale per tutti. C'è un numero vergognosamente basso di condanne per corruzione.
I fatti sono due: o in Calabria non c'è corruzione, e quindi è la regione più pulita d'italia, oppure la questione morale investe la magistratura almeno quanto la politica. Non tutta la magistratura, ovviamente, perché è necessario distinguere.

Tra “gli atti di interesse invest i g a t i vo ” in “Why Not” spunta il “r i fe r i m e n t o ” a un imprenditore, Maurizio Mottola di Amato, del quale Saladino aveva i numeri di telefono in rubrica. Mottola è il marito del giudice Mellace [Gup Catanzaro].
È così?

Sì. Ma non voglio commentare. Voglio ricordare, però, che altri magistrati, indagati dalla Procura di Salerno, per reati gravi, nella successiva conduzione di “Why Not”, sono ancora al loro posto. Mi riferisco a Murone, per esempio, o a Dolcino Favi.
È questa la magistratura che avrebbe dovuto portare avanti “Why Not”? Voglio essere chiaro: secondo me non si possono fare processi a Catanzaro.

Perché?

Non è possibile che, al di là di “Why Not”, i politici siano sempre assolti. Altrimenti dobbiamo ammetterlo: se c'è un esempio
di politica pulita e corretta, in questo paese, è la politica calabrese.

Ieri il presidente Loiero, dopo l'assoluzione, ha dichiarato che lei, “grazie a questa inchiesta, è divenuto un protagonista politico della vita del paese”.

Loiero sa bene che, nel registro degli indagati, in “Why Not” non l'ho iscritto io ma la procura, dopo che l'inchiesta mi
era stata tolta. In secondo luogo, se oggi sono un politico, è perché di fatto sono stato allontanato dalla magistratura. E proprio da quella magistratura, prona e ossequiosa, che tanto piace alla politica.
Piuttosto: mi pare che sia stata improvvisamente risolta la questione m o ra l e . . .

In che senso?

Se identifichiamo la questione morale con il casellario giudiziario, se non la colleghiamo al modo di gestire l'amministrazione della cosa pubblica, l'abbiamo risolta con estrema facilità. Non mi pare che sia il caso.

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