09 luglio 2010

Ti prendiamo in parola

Secondo il presidente del Consiglio, se non passa la manovra si va tutti a casa. Piacerebbe prenderlo sul serio, questa volta, dopo una settimana passata a discutere di refusi, tagli, scissioni all'interno della maggioranza (che ovviamente poi non ci sono state), e delle dimissioni del ministro del nulla (quello che non conosceva persino le deleghe).

E' il paese che dovrebbe mandare tutte queste persone a casa.
I consumi al minino. I giovani senza lavoro. Gli stipendi più bassi.
Da una parte un paese con la paura del futuro, dall'altra un gruppo di anziani che campa alle loro spalle.
Le uniche ricette che si sentono ripetere sono il solito cemento (come si può conciliare lo scempio del paesaggio con la vocazione turistica non lo so), i condoni, le immunità da estendere (perchè non bisogna dimenticarsi del perchè queste persone, a cominciare da Berlusconi e Dell'Utri sono scese in politica).

L'altro cavaliere che per troppi anni è stato al centro della politica italiana diceva che gli italiani vanno governati col bastone e con la carota.
Oggi è finita perfino la carota: sono finite perfino le promesse.
Non solo per una crisi fino a l'altro ieri negata. Dietro questo scempio 'è un disegno di disgregazione nazionale. Come finirà lo scontro tra regioni e governo?
Oggi solo il bastone: contro gli aquilani, contro chi protesta per strada.
Certo la Panda rimane italiana,a Pomigliano.
Ma non è un investimento strategico. Si passa dalle Alfa, ad una utilitaria, con il solito motore a scoppio.

Da una parte i tagli alle regioni, dall'altra l'emendamento anti-mesiano (o salva Mondadori), la mancata messa a gara delle frequenze del digitale (una perdita stimata di 4 miliardi)

In questo ganglio di poteri forti, poteri criminali e potere politico, spuntano anche vecchie conoscenze del passato: come il faccendiere Carboni, arrestato in una inchiesta in cui si parla di pressioni per il lodo Alfano, l'eolico.
C'è una riflessione, sul blog di Gilioli, che fa riflettere:

Carboni, risulta dalle intercettazioni, non solo voleva mettere le mani sull’eolico, ma si era riunito a casa di Denis Verdini in compagnia di Marcello Dell’Utri.

Obiettivo del vertice: avvicinare i giudici della Corte costituzionale e ottenere un voto favorevole al lodo Alfano. In cambio, avrebbero ottenuto la garanzia della candidatura del sottosegretario Nicola Cosentino accusato di camorra alla presidenza della regione Campania.

C’era anche un altro sottosegretario, Giacomo Caliendo, il vice di Alfano, l’uomo che oggi rappresenta il governo in commissione Giustizia della Camera dove si discute di intercettazioni e in commissione Affari costituzionali al Senato dove si dibatte di Lodo Alfano bis. (…)

L’ultimo degli arrestati è un oscuro ex assessore socialista, tal Arcangelo Martino. La memoria si mette in movimento e ti chiedi dove hai già sentito questo nome. Poi ti viene in mente: un’intervista al “Corriere” di un anno fa. In cui Martino rivelava di essere stato lui il tramite tra Berlusconi Benedetto Elio Letizia, il papà di Noemi: «Andavo a trovare Craxi al Raphael e in quell’occasione presentai Letizia a Berlusconi».

Se quello che sostengono i giudici è vero quella strana intervista, subito smentita da Bobo Craxi, oggi prende una luce diversa. Qualcosa di simile a un avvertimento.

E c’è qualcuno che ancora non ha capito a cosa serve la legge sulle intercettazioni. E il lodo Alfano costituzionalizzato.

(dal blog di Marco Damilano)

Una nuova P2 dietro il PDL?


Nessun commento: