23 settembre 2010

Il cobra di Frederick Forsyth

La lotta al narcotraffico e ai grossi cartelli colombiani, che producono ed esportano droga in tutto il mondo, è al centro di questo thriller che, come in altri romanzi di Forsyth, mescola personaggi e avvenimenti reali con altri frutto della fantasia ma funzionali alla storia.
Come il ragazzo che, morto per overdose a pagina 1 , convince il presidente degli Stati Uniti (dietro cui si vede Barack Obama) della necessità di distruggere, una volta per tutte, l'industria della droga.

E' possibile sconfiggere il potente cartello colombiano (nel romanzo il capo è un ricco possidente Don Diego Esteban)? Quali mezzi e quali persone sarebbe necessario impegnare? Quale la strategia migliore?

L'autore immagina che i vertici della Dea assegnino la valutazione di questa impresa ad un ex agente della Cia, il Cobra (Deveraux), che si avvale della collaborazione di un ex tunnel rat, Cal Dexter (entrambi già presenti ne Il Vendicatore, uscito nel 2003): sì, è possibile distruggere definitivamente il cartello, con un enorme sforzo logistico ed economico.
Serve avere
"carta bianca" per poter richiedere informazioni dalle principali agenzie di intelligence (americane ed europee) o comunque destinate al contrasto del traffico di droghe.
Sarà una guerra portata avanti con metodo non ortodossi e senza rispettare troppe le leggi internazionali: i trafficanti di droga devono essere equiparati ai terroristi, non ci devono essere troppi scrupoli nel dover premere un grilletto (contro una nave o contro un aereo), le cose devono essere tenute nascoste ("Tre persone possono tenere un segreto, se due di loro sono morte") ed è necessario il coinvolgimento delle polizie che in Europa si occupano di contrasto al traffico di droga.

Fermiamoci qui: un lettore accorto non può non porsi la domanda. "Ma veramente è in atto una guerra del genere ai trafficanti di droga"? E se anche la risposta è no, quanto è verosimile un piano del genere?
Se si volesse veramente farlo, si potrebbe distruggere questo cancro che affama i paesi del terzo mondo, arricchisce i peggiori criminali del mondo (anche la nostra 'ndrangheta viene spesso citata), uccide migliaia di persone ogni anno (peggio dell'11 settembre) e costa alle tasche del contribuente ogni anno miliardi di euro/dollari?

Si vede, scorrendo le pagine, che l'ex pilota della Raf, ha fatto bene suoi compiti per preparare il libro: molto verosimile il tratteggio dei criminali sudamericani (la ferocia, la gavetta, la sfrenata ricchezza per i guadagni dalla vendita della coca), le strade della droga nel mondo, il come e il dove viene fatta passare sotto occhi compiacenti di funzionari di dogana/portuali corrotti.
Soprattutto stupisce quanto vasto e ramificato sia il potere dei narcotrafficanti: nel libro si parla di 300 tonnellate all'anno solo verso l'Europa, con relativi guadagni stratosferici. Con questi soldi si può controllare un piccolo paese nella zona centroafricana, come la Guinea Conakry, usata come base di transito verso l'Europa. Si può comprare il silenzio non disinteressato di banche, con sportelli in paradisi fiscali, disposti a mettere sotto silenzio la propria coscienza per riciclare i guadagni del traffico e pagare qualche generosa bustarella.

Ma i soldi comprano anche l'anima dei tanti "peones", coinvolti dall'organizzazione: i piloti di aerei che trasportano la droga verso l'Africa o il Messico; i pescatori che fanno da tramite tra le grandi navi e la vie terrestri; i contadini colombiani che hanno come unico mezzo di sostentamento la coltivazione della coca ...

La nostra ndrangheta è spesso citata, nelle pagine del libro, indicata come uno dei maggiori clienti europei dei colombiani (assieme ai galiziani e alla mafia turca). Ma c'è un altro spunto che mi piacerebbe fosse approfondito: non so se sia vera o meno, la via della droga di cui si parla. Colombia, Atlantico, Africa (Guinea), il deserto africano e poi i porti della Libia e del Marocco.
Spesso queste strade si incrociano con le vie dei trafficanti di esseri umani, verso l'Europa.
Ma l'Italia non ha stipulato proprio con la Libia una convenzione per il controllo di queste vie?

Torniamo al racconto: la parte meno interessante è la guerra del Cobra (e dell'esercito che gli viene concesso dai governi USA ed inglese) contro i colombiani.
Molto più stimolante la parte conclusiva ("Il veleno"), quando l'azione nei cieli e nei mari lascia spazio all'analisi dei risultati. Dove si vede come gli insegnamenti della guerra fredda (insinuare nel nemico il dubbio dell'infiltrazione , inondarlo di false informazioni, creare un falso bersaglio) possano tornare ancora buoni.
Vi invito a leggerla con molta attenzione, l'ultima parte, perchè si arriva a conclusioni molto ciniche e amare: quale è il prezzo in termini di soldi e vite umane, che i governi occidentali sono disposti a pagare per far la guerra ai trafficanti?
Veramente oggi stiamo spendendo risorse per combattere un nemico usando una strategia che non funziona?

Ma forse sono tutte dietrologie inutili, godetevi la trama serrata del libro!

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