17 ottobre 2010

La società dei Ivan il terribile

Ho una serie di timori.
Il primo è di ritrovarmi, un giorno, in uno dei tanti talk show televisivi o grandi fratelli, quell'Ivan il terribile che ha dato prova delle sue capacità in prima serata a Marassi.

Il secondo timore riguarda l'assuefazione alla violenza. Se tutto è violenza, per i TG, le trasmissioni di approfondimento, parlano solo di quello, allora questa violenza diventa "normale".
Normale andare in stazione e prendere un pugno da una persona con cui si è litigato "ma lei al suo paese non la fa la fila", come capitato a Maricica.
Normale picchiare a testate una donna che ti aveva ripreso perchè pisciavi su un aiuola, a Pescara.
Normale essere pestati a sangue per aver investito un cane, come successo al tassista milanese.
Normale essere pestati a morte da un marito sceso in strada dopo aver litigato con la moglie (è successo questa estate a Milano, a Emlou Aresu).

La nostra società non è diventata più violenza: semmai, sono violenti e volgari i cattivi esempi che scendono dall'alto.
Cattivi esempi che inducono a non rispettare la legge, a fare i furbi a discapito degli altri, a trovare la strada più semplice.

E allora l'altro, quello contro cui andiamo a sbattere per caso un giorno, doverso da noi, perchè non appartenente al nostro clan, è un nostro nemico. Non è una persona cui tributiamo la dignità di essere come noi.
Abbiamo smembrato il fare comune, il sentirsi parte di un unica società, abbiamo separato ricchi con poveri, relegando in quartieri di periferia la "feccia" della società e questi sono i risultati.

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