11 ottobre 2010

Presadiretta fratelliditalia


Ve lo immaginate un ministro della merkel che si alza e dice “sono porci i berlinesi”? No, non me lo immagino: anche perchè la Merkel stesse provvederebbe subito al suo siluramento. Se in Italia ciò non accade, e la presunta tregua tra Roma ladrona e Padania viene sancita da un maccherone al sugo (il patto della pajata), indica quanto sia traballante la nozione di patria in Italia.
Il viaggio sulle note di Mameli di Alessandro Sortino parte dalla parata del 2 giugno passato: poer un Berlusconi sorridente in tribuna, nessun ministro leghista. Tutti a Varese, come Maroni, ad ascoltare “la gatta”. Polemiche per la sua assenza, signor ministro? “Un polverone inutile, non ho mai partecipato alla parata”, risponde Maroni.
Ma quanto conoscono la seconda parte dell'inno di Mameli, quella dove dice
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Non la conoscono i passanti, non la conoscono i militari in parata, e figuriamoci se la conoscono i politici. Eppure quelle parole sono quanto mai attuali: infatti, in quel di Varese, è un altro inno quello che si ascolta: il Va pensiero della Lega. Alla domanda se far suonare o meno l'inno, l'eurodeputato italiano Matteo Salvini risponde “da un punto di vista legale .. ma il mio inno è o mia bela madunina ..”.
Ancora più esplicita la risposta alla domanda: “Da dove viene lei?” “Da Milano”.

La Lega sta portando avanti una battaglia a colpi di simboli: il suo obiettivo è quello di arrivare ad un federalismo secessionistico. A noi i soldi nostri e gli altri che si arrangino. Basta sentire uno dei comizi: “o l'Italia sta assieme col federalismo, oppure Lombardia e Padania dovranno andare avanti da soli”.
E pensare che proprio da Bergamo sono partiti 485 dei 1089 garibaldini; proprio qui a Bergamo si ritrova periodicamente la banda di garibaldini, in cui figura anche un discendente di quei mille. E proprio lui, però, che si ritrova in tasca una carta d'identità (tarocca) padana, con firma del ministro Calderoli.

Il sindaco di Caravaggio (paese pieno di simboli risorgimentali, ma dove oggi governa la Lega col 65% dei voti) è esplicito: “oggi non sarebbe più successo [la spedizione dei mille]: Garibaldi oggi non sarebbe più un eroe. Bossi è un eroe dal punto di vista politico, perchè ha cambiato la mentalità dei partiti italiani”.
Bossi l'eroe del federalismo? Quello dei fucili, dei porci, del ce-labbiamo-duro?
Il Garibaldi all'incontrario, riunisce i suoi fedeli a Pontida, ogni anno: al grido di secessione, secessione, un ministro di Roma, parla al suo popolo, che chiede “Padania Libera”. Libera da cosa? Dall'Italia, in nome della cui costituzione i ministri han giurato?
Per il momento, spiega Bossi ai giornalisti, la via al federalismo è pacifica, ma i fucili son sempre lì. E d'altronde con la depenalizzazione del reato di banda armata (ma solo se per fini politici), i fedelissimi della guardia padana possono stare tranquilli.
“Noi siamo anti-italiani” .. “padroni a casa nostra” .. Un signore distinto addirittura stravolgeva la storia: si sentiva più appartenente all'impero austroungarico, come tutti i friulani. E gli italiani che han combattuto gli austriaci? Le cinque giornate? Il Carso? Tutto dimenticato.

I giovani padani, poi si ritrovano davanti padre Lonardon, priore di Pontida, che da loro una bella lezione di storia: a partire dal giuramento di Pontida, quello dei comuni contro il Barbarossa. Obiettivo era tenersi i soldi e non darli all'imperatore. Alberto Da Giussano? Mica voleva l'unità d'Italia.
E il risorgimento, priore? Il Risorgimento è pieno di idealità, di valori astratti. Avete capito, commentava ironico Sortino: i bergamaschi con la camicia rossa erano solo idealisti. Mica come Bossi, vero eroe, emulo di Alberto, molto più concreto.
Torniamo al raduno, tra un “Roma ladrona la lega non perdona” (e Brancher? E Fiorani? E la cricca per le grandi opere? E la tangentopoli leghista?) e un “padania libera” si scopre che all'articolo 1 dello statuto padano c'è proprio scritto che l'obiettivo è il riconoscimento della nazione padana:
“ha per finalità il conseguimentodell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.”
Lo sapranno a Roma o no? Oppure pensano che è solo folklore?

Il professor Crali è un altro sostenitore dell'indipendenza padana: “Roma è finita”. Se dovesse arrivare una nuova crisi dell'euro, ci potrebbero essere delle ripercussioni sulla divisione del paese. Il nord cercherà di rimanere agganciato all'euro tedesco: il richiamo giuridico all'unità andrà in secondo piano, rispetto all'elemento identitario.

Ad acuire le distanze nel paese, contribuisce pure la crisi, che colpisce anche le fabbriche del nord. A prescindere da quello che dicono e pensano nei comizi i leghisti.
Alla Maflow, l'azienda in bancarotta, è stata occupata dagli operai. Operai del sud, che si sono visti la partita assieme tifando Italia.
La preoccupazione è per l'acquirente polacco: anche loro dovranno mettersi a competere con l'operaio dell'est?
Qui c'è paura, per una nuova ondata di miseria, perchè questo è quello che potrebbe accadere senza lavoro. I lavoratori, diceva una delegata, dovrebbero riunirsi, anziché dividersi, se non vogliono subire i ricatti dei “padroni” come a Pomigliano.
Ma la concorrenza c'è anche tra regione e regione: la Mangiarotti sposterà tutto in Friuli. Dove ha maggiore convenienza.

Rosy Mauro, sindacalista della Lega, urlava durante un comizio contro lo spostamento di un'azienda della indesit dal bergamasco al sud. Grazie agli incentivi della Roma ladrona di cui anche la Lega fa parte. “dove sono i sindacati?” si chiedeva “ci siamo noi della lega a difenderli”. Ancora la devo vedere un'azienda salvata dalla Lega. Quando la Insse era in lotta, a Milano, c'erano solo le telecamere di Presadiretta. Ma gridare slogan ad un comizio non costa nulla. Perchè davanti ai cancello della Indesit ci sono i sindacalisti della Fiom.
Che devono confrontarsi con i leghisti in giacca col fazzoletto verde nel taschino.
Lo stesso governo che predica la libertà imprenditoriale, da incentivi, incoerentemente poi pretende di fare queste battaglie territoriali?
È un duro lavoro: alla fine i delegati Fiom devono quasi seguire le idee leghisti contro gli incentivi al sud.

La crisi e i tagli ai comuni spaccano il paese.
Alla protesta di questa estate a Roma, da parte dei sindaci, pochi erano quelli leghisti in piazza. E ci si buttava addosso accuse da una parte all'altra: “le quote latte sono pagate con i soldi del sud”, “che fine han fatto i contributi dati alle regioni del meridione”?.

Questo è indice di quanto è profonda la divisione nel paese, non c'è più l'idea di un destino comune. E anche il pallone da calcio è uno strumento per dividere.
Non solo la nazionale di calcio: c'è anche la nazionale di calcio padana, di Renzo Bossi.
Sortino ha seguito i campionati mondiali di calcio, delle nazioni non riconosciute.
Anche lui, alla domanda “da dove viene?” “Milano, padania”.

La nazionale padana ha prima battuto la squadra del regno delle 2 sicilie (i borboni), poi in finale la nazionale occitana. A seguire l'impresa, anche l'assessore della regione (dello stato italiano) Lombardia, Monica Rizzi, per cui questa partita andrebbe giocata ogni 2 giugno, per sancire la pace tra i popoli.
Ma quale pace? Di quali popoli parla? Con che soldi è scesa? Di che cosa si deve liberare la padania? Dall'Italia?

Lo stato nel sud.
Anche al sud, la crisi ha colpito duro. Sortino ha mostrato lo stato delle Asl campane, piene di debiti e di assunti: la sanità campana è la più grande azienda, altro che Pomigliano. Solo la Asl di Salerno costa 12000 assunti. E i soldi della regione sono bloccati dalle banche.
Dipendenti senza stipendio e anche fornitori senza stipendio. Le serrate dei farmacisti e le proteste dei dipendenti. Il sistema clientelare ha portato ad un surplus di medici e oggi, per i tagli che la giunta Caldoro dovrà mettere in atto (per i 9 miliardi di debiti), si rischia una guerra civile.
I fondi per le regioni del sud sono stati utilizzati per la cassa integrazione in deroga, soprattutto per gli operai del nord.

Arriveremo ad uno scontro secessionista tra il partito del sud e il partito della Lega?

La ricostruzione in Abruzzo.
Per finire, le telecamere di Presadiretta sono tornate in Abruzzo, per vedere a che punto sta la ricostruzione. E la situazione è che non ci sono i soldi e dunque nei 57 centri storici dei comuni colpiti dal sisma le cose sono così come le ha lasciate il terremoto. Gli albergatori (che hanno ospitato i senza tetto) stanno ancora aspettando i soldi e si avvicina un nuovo inverno.
Che fine farà l'Aquila?
Come chiudere, il pezzo? Viva l'Italia.

Ultim'ora: non solo il calcio non ci unisce, come non ci unisce (da qualche anno) nemmeno la politica e le morti di mafia (la manifestazione in ricordo di Borsellino delle agende rosse, separata da quella dei giovani di destra). Anche i lutti (e le relative celebrazioni): tre consiglierei leghisti di Belluno si oppongono all'esposizione del tricolore per il funerale dei 4 alpini morti.
«La bandiera italiana? - afferma il capogruppo del Carroccio in consiglio comunale Silvano Serafini - è nel cassetto, ben ripiegata. E lì resterà, finché non torneranno gli ideali originali, che sono stati "usurpati"». Serafini non accoglierà l’invito, «perché attende il federalismo». E poi ci sono motivazioni storiche.
«Garibaldi - continua Serafini - una volta sbarcato a Marsala, avrebbe fatto bene a prendersi una sbronza colossale con il vino liquoroso di quelle parti, per poi tornare indietro. E invece è andato avanti, tirandosi dietro dei mafiosi per attraversare lo stretto (di Messina) ».
Serafini è convinto che la Storia del Risorgimento sia stata scritta male, anche a danno del Sud: per questo i partigiani borbonici sono passati per una banda di briganti. Insomma, la bandiera è simbolo di sopraffazione e garanzia di iniquità.
Per il responsabile provinciale enti locali della Lega Nord di Belluno Jacopo Savasta, la ragione del n alla bandiera è invece di ordine fiscale. «Al funerale ci vado - spiega Savasta - anche se ci sono le bandiere. Ma di mio non la espongo, perché sono separatista. Massimo rispetto per i morti in guerra, per carità; sono fiero di essere italiano quando penso a questi eroi che combattono anche per noi; e rispetto i simboli e non sono fra quelli che brucerebbero il tricolore; ma sono entrato nella Lega perché c’è un’ingiustizia economica e fiscale di fondo, che colpisce il Nord e che pure quella bandiera in qualche modo rappresenta ».

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