03 ottobre 2010

Uomini senza vento di Simone Perotti

C'è una balenottera che incrocia nel mar Tirreno: sulle sue traccie due navi, di cui non si conosce bene la proprietà (società modello scatole cinesi con sedi in paradisi fiscali o date a prestanome), che le danno la caccia, in spregio alle norme che regolano la pesca, che difendono le specie protette.
Ci sono gruppi di ambientalisti, alcuni legati a Greenpeace altri di associazioni con regole meno ortodosse che intendono impedire questa morte: impedire fisicamente andando all'assalto delle navi.
Chi c'è dietro le navi? Armatori con pochi scrupoli, ma anche la criminalità, che di certo non tende a rispettare le leggi del mare per il pescato, che ha bisogno di approdi sicuri nei porti (dove ci saranno meno controlli per le navi che non devono essere controllare e la sicureza che nessuno si impicci del carico).

La difesa di questa balena diviene simbolo della difesa di una natura libera, contro quella tecnologia che ha trasformato la pesca alle balene (e ai tonni , al pesce spada) una semplice operazione industriale, togliendo ogni rischio per la barca e tutto il sapore romantico della sfida tra l'uomo e il cetaceo ..

In mezzo a questa guerra, un uomo e una sua barca. Renato, manager che passa la sua vita a Milano, tra riunioni meeting incontri, per poi scappare appena possibile sul mare, dalla sua barca, Makaia. Magari per incontrarsi con i suoi amici di Ponza, Oreste e Antonio.
Renato è il classico uomo “nel mezzo del cammin di nostra vita”: non ha ancora l'età in cui rassegnarsi ad ogni cambiamento, ma nemmeno ha il coraggio di mollare tutto e andarsene a fare la vita che desidera.
Mollare il lavoro (tiene i rapporti della sua azienda con la stampa), Milano, gli aperitivi, l'affitto della sua casa, le relazioni fugaci con qualche donna e quelle (meno piacevoli) con la ex moglie.
Una telefonata da Ponza, da parte dell'amico Antonio, preoccupato per degli strani episodi sull'isola (un abuso edilizio cui dietro si nasconderebbe la criminalità organizzata, il mare che si macchia di nero, una nave strana ..), fa da miccia per il racconto: si ritrova anche lui immischiato nella caccia di frodo a questa balena, dovendo affrontare anche persone con pochi scrupoli.
"Che mi sta succedendo?
Ero venuto a Ponza a trovare i miei amici, e invece sto navigando verso la Corsica con una sconosciuta ricercata da mezza Marina militare, complice di qualche decina di reati, in mezzo a quello che sembra essere un vero casino di baleniere, trafficanti, speculatori, terroristi, perfino assassini.
Perché sono qui?"
La sconosciuta, che Renato stesso salva da un agguato, si chiama Sara (o dice di chiamarsi così) ed è una degli ambientalisti che seguono la scia della balena e delle due navi che le danno la caccia. Anziché lasciarla al suo destino, Renato una volta tanto mette la vela al vento e senza pensarci troppo si lascia convolgere (non senza tanti dubbi) in questa vicenda che diventa via via più pericolosa e intricata.

Perchè ci scappa un morto (un muratore che ha forse visto troppo), viene avvicinato da strani tipi in Corsica, rischia di essere incriminato per l'aiuto data alla ragazza. E tutto questo accade proprio dopo questo incontro: a volte accade, scrive l'autore nella sua copertina, che non ci sentiamo pronti …
“Cosa è successo, non saprei dirlo. Perchè siamo salpati, perchè siamo andati in Corsica, all'Elba? E perchè siamo qui? Il buonumore della sera e della birra mi abbandonano, ma i miei piedi mestano nel fango. Non sapere esattamente cosa fare, per quale impresa si è adatti, è una sensazione che non riesco a spiegare. La sensazione contro cui combatto da una vita intera. E' terribile quando un uomo non riesce più a spiegare quello che ha nel cuore.
Senza una rotta, i venti sono sempre sfavorevoli.”

Pagina 195

Renato, dopo l'incontro scontro con Sara, capisce che è arrivato il momento di cambiare: smettere di pensare e pianificare troppo e vivere un'emozione e fare una scelta di vita. Una di quelle che si tende a rimandare “perchè tanto c'è tempo”, “perchè manca il coraggio” ..
“Sto parlando di una balena in pericolo, di navi che frodano le leggi del Mediterraneo e se ne vanno in giro a piazzare spadare e ad arpionare cetacei, di malavita organizzata che gestisce tutto, compreso trasporto e vendita all'ingrosso. Non è la cooperativa di pesca che fa queste cose, è la mafia! La stessa mafia che copre i disastri ambientali, le tonnellate di barili di petrolio che finiscono in mare per "errore", ma con conseguenze che nessuno immagina. Sei mai stato in un tratto di mare dove hanno appena macellato una balena? L'acqua ribolle di pesci per la grande abbuffata. Se il fondale non è troppo profondo si vedono le ossa, e i predatori che le spostano mordendi i brandelli di carne rimasti ataccati. L'acqua rimane rossa per un giorno intero, Renato .. Una scena che fa vomitare ..
Quello che era un animale enorme, pacifico, armonioso, diventa un brodo viscido, un cimitero sommerso. Ma tu sei uno che di queste cose non si interessa, vero!? Tu fai il comunicatore, fai la conferenza stampa per il lancio del nuovo succo di frutta, della merendina dei cereali .. Chissà che cazzo devi comunicare! Non ti riguarda se quelli a cui devi fare bella figura sui giornali rubano, prevaricano, commerciano in armi, oppure semplicemente non pagano i contributi ai dipendenti, creano fondi neri, truffano. Tu la domanda 'è giusto?' non te la fai mai, perchè la risposta non è affar tuo ...”

pagine 148-149

Uomini senza vento mescola molti generi: il noir (con una insolita ambientazione marina), il romanzo di formazione, l'avventura .. Gli intermezzi di scontro-incontro tra il protagonista e Sara, le sue riflessioni in mezzo al mare danno l'impressione di appesantire la lettura e renderla meno scorrevole. Ma si tratta di un romanzo che piacerà agli appassionati del mare e della vela. Naturale prosecuzione del manuale sul “downshifting”, “Adesso Basta”, il libro è soprattutto indirizzato a quanti si riducono (per pigrizia, paura, timori nel cambiamento) a vivere senza vento.
Senza che il vento delle emozioni spazzi la loro vita e gonfi le vele della barca da cui scappare da una vita in cui si ha l'impressione di recitare un copione non voluto e che non ci appartiene.
“Tutta la vita a lavorare, dedicando dodici ore al denaro e nulla o quasi al resto. Mi sembra un po' squilibrato, o no? Mi sembra di essere nella bonaccia, sai quando la barca non avanza di un metro .. Un uomo senza senso”.

Non c'è sempre tempo per cambiare, ma, certo, nemmeno si deve per forza imbattere in una vicenda che mescola ambientalisti (disposti a usare le armi e usare metodi da guerriglia), trafficanti senza scrupoli e criminalità.
Ma “Uomini senza vento”, oltre a quanto abbiamo detto, racconta dell'amore dell'autore verso il mare: ovvero uno degli ultimi luoghi dove ancora provare quelle emozioni di paura e di sfida, che abbiamo dimenticato.

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