16 novembre 2010

Vieni via con me - Montalbano contro Saviano

La seconda puntata (di Vieni via con me) forse ha risentito del problema di venire dopo una prima molto esplosiva: d'altronde la Rai stessa che decide con un gesto di autolesionismo di mettere il commissario Montalbano contro lo scrittore Saviano, ci ha messo del suo.
E pensare che una volta Montalbano e il suo essere meridionale piacevano poco ...

Come avrano reagito i veriti Rai al monologo sulla ndrangheta: dalla leggenda dei tre cavalieri, alle mani su Milano.
E la Lega? Punta sul vivo, per la sua politica degli spot contro la criminalità, quando poi si tura bene il naso per non sentire la puzza dei capitali mafiosi che arrivano al nord.
Lo scrittore Saviano, ha indossati i panni del professor Saviano e ci ha fatto una bella lezione sulla vita degli ndranghetisti, o meglio, sulla non vita: costretti a vivere dentro bunker segreti, e a decidere da lì dentro le sorti dell'economia del nord, dei traffici di droga (ieri ne hanno sequestrato per 250 milioni), del controllo del territorio al sud.
Il rito di iniziazione, quando si passa da contrasti onorati, a picciotti: un rito vecchio di centinaia d'anni, eppure ancora usato. Questo il paradosso di una struttura che si conosce ancora troppo poco, troppo sottovalutata.
Il giuramento tra "fratelli di sangue", le divisioni in crimine, locali, ndrine.
La società minore (sgarrista, camorrista..) e la segreta e ancora poco norta società maggiore (santista, vangelo..).

Non sono storie lontane, su cui riderci troppo sopra: sarebbe un errore pensare che stiamo parlando di riti vodoo, di sperduti popoli primitivi.
Di primitivo c'è ben poco, quando si parla di gente che ha legami con la finanza, col grande narcotraffico mondiale, con la politica.

Come nella ricca Lombardia, e a Milano, capitale degli investimenti criminali. Politica, sanità, affari e appalti: S Giulia, TAV MI-BG, nuovo tribunale....
L'inchiesta di questa estate portata avanti dai magistrati Bocassini e Pignatone ha ricostruito gli scenari dietro l'omicidio dello scissionista Domenico Novella, il suo omicidio a S. Vittore Olona, gli incontri al circolo Falcone Borsellino. Il ruolo di mediatore dell'avvocato Pino Neri.
I contatti con dirigenti della Asl di Pavia e con esponenti della Lega.

La stessa Lega che riconosce come padre ideologico quel Miglio (cui addirittura si dedicano scuole con tanto di ministri), che intendeva costituzionalizzare le mafie al sud.
Ha ricordato Saviano come combattere non sia solo una questione di sbirri e magistrati, ma anche una questione di garantire i diritti costituzionali, che non devono essere elargiti come favori: "sarà la parte sana dei calabresi che bloccherà la ndrangheta".
Altro che scudi fiscali e processo breve.
Gia parlarne di queste cose, vuol dire tanto: perchè significa che ora in tanti sanno cosa vuol dire essere ndranghestisti e fin dove arriva il loro potere. Non è solo Platì e Africo.

Alla fine del monologo, Saviano ha citato una bella frase di Tolstoj che riporto:
"come non si puo' asciugare l'acqua con l'acqua, non si puo' spegnere il fuoco con il fuoco, cosi' non si puo' distruggere il male con il male". Per eliminare il male occorre una forza di segno contrario: l'amore. Se si aggiunge violenza a violenza, la somma totale della violenza non puo' che crescere."

Segnalazioni:
Il ministro non l'ha presa bene:

Maroni ha parlato di accuse infamanti e non ha gradito in particolare il racconto fatto dal giornalista di approcci della criminalità organizzata con un consigliere regionale leghista. «Chiedo risposta - ha spiegato il ministro - anche a nome dei milioni di leghisti che si sono sentiti indignati dalle insinuazioni gravissime di Saviano e quindi auspico che mi venga concesso lo stesso palcoscenico per replicare ad accuse così infamanti che devono essere smentite».

E anche il presidente leghista Boni:
«Non esistono atti giudiziari che convalidano il "teorema Saviano" - sottolinea Boni - pertanto ho attivato gli uffici del Consiglio regionale affinchè acquisiscano dalla Rai la registrazione della puntata di ieri, verificando alla lettera che cosa è stato detto e quali tipi di accuse sono state rivolte alle istituzioni lombarde, che comunque meritano rispetto».

PS: anche prima del maxi processo si diceva la stessa cosa della mafia in Sicilia. Giusto per la cronaca.

Questa invece, l'inchiesta de l'Espresso.

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