01 gennaio 2011

Il discorso di fine anno di Napolitano



Le parole usate nel discorso sono state lavoro e giovani e subito appresso, il distacco della politica dai problemi dei giovani.
Queste le sfide da affrontare, per cui serve un salto di qualità della politica, e delle qualità morali dei politici.

Non possiamo farci paralizzare dall'ansia per cui, con questa crisi, non ci sarà un progresso: ai giovani Napolitano dice che non si devono far fermare dall'ansia.
E' vero che non possiamo più crescere ai ritmi del passato: ma questo non significa rinunciare a nuovi traguardi, anche nella globalizzazione.

Dobbiamo guardare ai paesi emergenti che si riscattano, con la loro crescita economica: dobbiamo condividerne lo slancio, per un mondo più riconciliato con la pace e con uno sviluppo sostenibile.
Questo è un momento storico: siamo chiamati a far fronte al tema della pace e della sicurezza collettiva.
L' Italia perde terreno sullo sviluppo: dobbiamo dare risposta alle domande dei giovani, su Italia e Europa.
Molto dipenderà dalla capacità dell'unione di lavorare come vera unione di popoli, capaci di lavorare all'unisono, anche per superare la crisi, per una nuova fase di sviluppo.

Non illudiamoci sfuggire agli imperativi di sostenibilità, competitività e produttività del sistema paese.
I giovani hanno diritto a delle possibilità reali, nell'uguaglianza dei punti di partenza, secondo lo spirito della Costituzione.
Napolitano ha parlato anche del peso del debito pubblico, che non si può lasciare sulle generazioni future senza macchiarci di una colpa storica.

Serve controllare la spesa, il dovere del pagamento delle imposte a qualunque livello: questo deve essere oggetto di un confronto tra le forze politiche.
Per la riduzione del debito, serve una riforma fiscale e fare delle scelte significative.
Come la scelta se si devono tagliare i soldi per la cultura, l'università e la ricerca: su questo il presidente ha confermato che la legge di riforma dell'università, accoglierà nuove modifiche, che usciranno dal confronto come indicato dal senato.

Cosa fare nei prossimo anni? I giudizi sull'operato del governo non competono al capo dello stato.
Il presidente parla della strategia che deve valere per l'azione diretta dello stato, ma anche per i soggetti privati, a cui chiede la disponibilità per investire nella ricerca.

La produttività nel lavoro, disuguaglianze sociali, impoverimento dei ceti operai, la disoccupazione sono le fragilità del nostro sistema, nodi riconducibili a riforme mancate, andare oltre vecchie rendite
Queste portano a bassa crescita, disuguaglianze e disoccupazione, dove il tasso tra i giovani è del 24,5%.
Mali che devono diventare l'assillo della nazione: se non apriamo nuove opportunità sociali e di lavoro ai giovani, è in scacco la democrazia.

Non possiamo permetterci il lusso di discorsi rassicuranti, del quieto vivere, c'è troppo malessere tra i giovani. Ma possiamo risolvere questi problemi con le tradizioni, le risorse e le potenzialità, di cui siamo ricchi.

I 150 anni dell'Italia unita : le celebrazioni non sono un rito retorico, non possiamo pensare al futuro senza la coscienza del passato.
E' un percorso che parte dal 1861, in mezzo a momenti di sangue, grazie a dei giovani combattenti volontari che risposero all'appello di unità dell'Italia, patrimonio vivo da cui attingere.

Con questa energia siamo riusciti a liberarci dalla dittatura fascista, a portare avanti la ricostruzione dalle macerie della guerra, e ritrovarci attorno alla costituzione.

Il valore dello stato unitario è principio irrinunciabile in uno stato globale.
Sarà essenziale la legge del federalismo fiscale, rispettandi la coesione sociale, per sanare la ferita del divario nord e sud.

E' questo un impegno generalizzato: l'universo è più ampio dell'universo studentesco, agli studenti il presidente lancia l'invito di non ricorrere alla violenza, non cedere alla tentazione e di massimizzare lo sforzo dello studio.

Serve investire e scommettere sui giovani, dare loro opportunità: Napolitano lo ha scoperto in diversi incontri cui giovani. In Calabria, dopo le morti della ndrangheta, a Vicenza dopo l'alluvione, con gli studenti per la recente legge di riforma Gelmini.

Il presidente si è rivolto poi ai giovani militari che sono nelle zone di crisi: a loro ha espresso gratitudine e vicinanza.
Come anche ai giovani magistrati e giovani esponenti delle forze di polizia, per la lotta alla criminalità organizzata, mezzo con cui arrivare a un futuro degno del nostro patrimonio storico.

Tutti devono fare la loro parte, ogni cittadino: anche a Napoli. "Provo sofferenza, per Napoli", parole dette mostrando una certa commozione per le immagini della immondizia.

Infine l'augurio: "sento come proprio il travaglio di ogni sua parte, di ogni sua generazione, ad italiani e stranieri il mio augurio affettuoso."

A fine concerto per Capodanno alla Fenice di Venezia, il maestro Harding ha rivolto alla platea queste parole "ringraziamo l'Italia per il più gran regalo fatto al mondo, la sua cultura".
Cultura, lavoro, opportunità per i giovani (per il futuro del paese).
Non dimentichiamocele, queste parole, in questo 2011.

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