01 febbraio 2011

La bella politica - i sindaci calabresi

La seconda parte della puntata di Presa diretta ha raccontato dei tanti sindaci in Calabria che svolgono il loro lavoro in mezzo ad intimidazioni, attentati, pressioni da parte dei cittadini e della politica.
Domenico Iannacone ha intervistato Peppino Vallone, sindaco di centrosinistra di Crotone, la cui auto è stata bruciata.
Carolina Girasole, sindaco del PD di Isola di Capo Rizzuto: un paese dove per anni i sindaci che si sono succeduti non si preoccupavano della riscossione dei tributi (oggi il 60% dei citttadini non li paga).
Un comune dove per anni i privati hanno pensato di poter costruire le case dove volevano, tanto nessuno le avrebbe abbattute.
Finchè non sono iniziati le prime demolizioni, che hanno attirato contro sindaco ed assessori le ire delle persone: perchè proprio a me, che ho fatto come tutti gli altri?
L'assessore all'urbanistica, Biondi, spiegava a Iannacone la difficoltà del suo lavoro: se non demolisco, vengo indagato per omissione di atti d'ufficio. Se però abbatti le case, le minacce, gli atti di intimidazione. "Lei starebbe qua in queste situazioni?".

Succede questo in Calabria: e succede anche che al sindaco che impone il rispetto della legge si imputi il fatto di voler bloccare l'economia del paese.
Un pò come capitava all'ufficio istruzione di Palermo all'epoca di Chinnici e Falcone.
A sentire i consiglieri di opposizione, del PDL, fotografati assieme al l'ex senatore Di Girolamo (condannato in primo grado ), il sindaco sbaglia perchè accusa tutto il paese di essere colluso, che si dovrebbe dare i beni confiscati ai figli dei boss adolescenti.
E che le foto assieme al boss Arena non significano niente: "per lo meno questa gente [gli ndranghetisti] pagano col carcere la loro scelta".

In Calabria in questi anni è cambiato il rapporto tra mafia e politica: oggi le inchieste hanno mostrato scoperto casi come quello del sindaco di Siderno, Figliomeni, affiliato alla ndrangheta col grado di santista.
La ngrangheta seleziona i consiglieri, i sindaci, da eleggere nelle giunte: come i tanti indagati dell'attuale giunta Scopelliti (l'ex sindaco di Reggio, oggi governatore, presente ad una festa assieme a Cosimo Alvaro). Se le inchieste della Dia (l'operazione Il crimine di questa estate) dovessero trovare conferma nei processi, sarebbe dimostrato che anche la ndrangheta si è data una struttura unitaria e verticistica.

Sono tanti gli imprenditori e i politici che dalle intercettazioni si scopre che hanno rapporti con i boss: un sindaco, un assessore amico, ti permettte di avere le autorizzazioni per i tuoi progetti, senza troppi controlli.
E se qualche magistrato arresta e sequesta persone e beni, come per i Comiso e il loro supermercato (e gli altri beni) a Siderno, si può sempre attacarli dicendo che con la loro pesca a strascico, danneggiano l'economia.

Piacerebbe che la politica di Roma, quella che oggi chiede il cambiamento, fosse più attenta a chi piazza nelle amministrazioni locali e che fosse pià vicina ai sindaci coraggiosi, in terra calabra.

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