29 aprile 2011

Annozero, lo scippo









Forse è arrivato il momento di trovare una nuova strada per gli approfondimenti dell'attualità: se le norme della Rai (di cui ha anche parlato Santoro rispondendo a Grillo) ingabbiano le trasmissioni, imponendo ospiti quantomeno imbarazzanti, allora meglio dedicarsi ad altro.
I volentetosi carnefici della democrazia, li ha chiamati il comico.
Ieri sera ad Annozero si sarebbe dovuto parlare della salute del governo (inversamente proporzionale al tono di voce dell'onorevole Lupi), della guerra in Libia, e del referendum sul nucleare. Lo scippo (a norma di legge, però), ai cittadini italiani, sulla possibilità di esprimersi sul ritorno del nucleare.

Invece, abbiamo dovuto sorbirci il solito dibattito sul nero e sul bianco: dove uno dice che il nucleare è sicuro, buono, economico, e altri che ribattevano che è insicuro, che ci sono le scorie, che le aziende del nucleare sono quanto meno omertose nel comunicare i dati sugli incidenti.

Scuotevano la testa increduli, Bonelli e Di Pietro, di fronte alle parole dello sceriffo buono, Lupi (quello che tirava in ballo la passione politica, il rispetto dell'avversario) e il professor Battaglia.
Quello per cui il fotovoltaico è una colossale truffa, che il governo ha fatto bene a abrogare la legge in attesa di un'opinione pubblica più malleabile. Che a Chernobyl c'è stata un colossale mistificazione mediatica (zero morti) e a Fukushima l'incidente ha ucciso solo una persona.
Viene da dare ragione a Grillo, a sentire certe persone.

Grillo, piaccia o non piaccia per i suoi toni, ma è molto più credibile della maggior parte dei politici che sono passati nello studio di Santoro.
Lui che aveva anticipato il crac Parmalat, parlato del potere occulto delle banche italiane (che condizionano la politica dei comuni italiani), dei capitalisti italiani capaci solo di lavorare coi soldi pubblici.
Con le concessioni per le autostrade. Con le grandi opere, pagate col project financing.

C'è tutto un paese da rifare. E qui ci tocca sentire ancora che il governo è coeso, unito nel voto (grazie alle campagne acquisti), che sta lavorando bene. Che non si deve far votare gli italiani quando c'è un'onda di emotività.
Ma chi deve informare, gli italiani, sulla sicurezza del nucleare?
L'agenzia del nucleare, nominata dal governo?
Il ministero dell'ambiente, che ha appena tagliato gli incentivi alle rinnovabili?
Professori come questo Battaglia, che diceva che il fotovoltaico non va bene perchè la notte non c'è il sole?

Grazie al cielo, nella puntata, c'è stato il servizio di Corrado Formigli (prima sulle radiazioni attorno al deserto di Fukushima) sul deposito di Saruggia: in mezzo ad una zona di acqua, a rischio alluvioni, abbiamo un deposito col 85% delle scorie della passata stagione nucleare italiana.
Quella interrotta, come dice il trasformista, dall'ecologismo di sinistra (al referendum del 1987 hanno votato l'80% degli italiani).
Scorie di plutonio, che rimarrano pericolose per migliaia di anni.
Perchè non si risolvono prima i problemi che il nucleare ci ha lasciato, prima di pensare ad un nuovo piano, si chiedevano gli abitanti di quei paesi.

Bella domanda. A trovare un nuclearista convinto capace di rispondere, senza fare quelle figure ridicole.
In ogni caso, come ha ribadito bene Di Pietro, a giugno si vota, anche a costo di presentarci in comune con un foglietto in mano.
Contro questo nucleare, imposto contro la volontà delle persone.
Perchè il nucleare ancora oggi causa delle morti per tumore, non solo a Chernobyl e a Fukushima (nel futuro). Ma anche attorno alle centrali, pure in condizioni di funzionamento normali. Come spiega il rapporto Kikk, del governo tedesco (raccontato a Presa diretta).
Contro questa privatizzazione dell'acqua, che garantisce alle grandi aziende che la gestiranno, profitti garantiti per legge (altro che libro mercato).
Contro il legittimo impedimento, perchè la legge è uguale per tutti.
E speriamo che Napolitano non firmi il decreto omnibus: "arbitro è colui che fischia il fallo, sennò è spettatore", implorava Di Pietro al presidente della Repubblica.

- L'intervento di Travaglio, sulle giravolte del governo, nella questione libica.
- Le vignette di Vauro.

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