06 aprile 2011

Il mondo ci guarda

Tutte le telecamere (fuori dall'aula) dei giornalisti saranno puntate sull'aula dove si svolgerà il processo per prostituzione minorile a Milano.
A prescindere da quello che pensa il parlamento italiano, sia gli i cittadini italiani che i cittadini degli altri paesi han compreso quello che sta succedendo.
Un governo che non si lascia giudicare, nemmeno su questi reati che nulla hanno di funzionale alla politica.
Chissà, forse ci racconteranno ancora che i capitali dall'estero fuggono per colpa della cattiva produttività degli operai italiani.

Che vergogna. Il paese del bunga bunga, dove chi si oppone allo sconcio, è pure accusato di moralismo.

Aggiornamenti: alla fine è stata una toccata e fuga, processo rinviato al 31 maggio. E, come c'era da aspettarsi, Ruby non si è costituita parte civile.

Montatura di montatore (di Marco Travaglio su Il fatto)

Cicchitto: “Gravissima violazione della legge, intercettazioni indebite, strumentalizzazione della giustizia per fini politici”. Quagliariello: “Trascrizioni in assoluto spregio delle leggi e della Costituzione”. E via delirando. Figurarsi se i giureconsulti da riporto non s’inventavano qualche nuova balla alla vigilia del processo Ruby che leva il sonno al Cainano perché non è ancora riuscito a escogitare una legge che lo fulmini. Il pretesto gliel’ha scodellato su un piatto d’argento il Corriere della Sera che, accanto allo scoop su tre telefonate fra altrettante Papi-girls e B., pubblica un commento dal titolo “Le conversazioni che non dovevano essere trascritte”.

Che cos’è accaduto? Fra le 20 mila pagine dei 20 faldoni di atti depositati dalla Procura di Milano agli onorevoli difensori di B., il Corriere ha scovato tre foglietti esplosivi: quelli, appunto, che raccolgono i brogliacci di polizia giudiziaria con le trascrizioni di tre telefonate della Minetti, della Polanco e della Skorkina, intercettate mentre parlano con B. (e pare ce ne sia qualcun altro). Il Corriere le pubblica e fa benissimo: il contenuto è molto interessante, dal punto di vista sia giudiziario sia politico.

Fin dal 1° agosto 2010, quattro mesi prima di essere indagato e tre settimane dopo il primo interrogatorio di Ruby, B. già sapeva che c’era un’inchiesta che poteva riguardarlo e si attivava per rastrellare testimonianze sul fatto che la minorenne si fosse spacciata per maggiorenne. Prometteva soldi, anzi “benzina” a una ragazza rimasta a secco, tramite il solito Spinelli; un posto in Parlamento alla Minetti; e contratti in Mediaset alla Polanco. Ma soprattutto a convocare le testimoni per le indagini difensive, non era lo studio Ghedini, bensì la segretaria del premier, che già che c’era suggeriva pure la versione da fornire all’onorevole avvocato (“costruire e verbalizzare la normalità delle serate del presidente B.”). Un caso da manuale di inquinamento probatorio e di subornazione del teste, roba da arresto in flagrante. Invece, sorprendentemente, la Procura ha deciso (almeno per ora) di chiudere un occhio sulle anomalie delle indagini difensive e sulle manovre di B. per costruire testimoni ad personam.

[..]
Ma, anche se avesse deciso di distruggerli
[i brogliacci delle telefonate], avrebbe dovuto depositarli ai difensori di B. e degli altri intercettati, a garanzia dei loro diritti (vedi mai che, nelle telefonate, ci fossero elementi utili alla difesa). E così è stato fatto. Nessun abuso, nessuna violazione di legge, anzi un doveroso scrupolo garantista che non porterà alcun vantaggio all’accusa (le intercettazioni, non essendo passate per la Camera, sono inutilizzabili almeno contro B.). Infatti per Rosa Santanchè “la Procura ha commesso un reato grave con subdoli intenti politici”. E per Olindo Sallusti, detto il Fotocopia, “la Boccassini ha commesso un reato e dev’essere processata”. La prova migliore che è tutto regolare.

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