31 luglio 2011

Giuseppe D'Avanzo: il ricordo di Attilio Bolzoni

Dalla lotta alla mafia all'ultima pedalata i miei venticinque anni accanto a Peppe

Falcone non parlava molto con i giornalisti, ma quando lo conobbe rimase affascinato dal suo modo di lavorare. Giorgio Bocca, seduto con lui nell'aula bunker al processo Andreotti gli chiedeva: "Ma tu come le sai tutte queste cose?"

L'ultimo pezzo di strada che abbiamo fatto insieme è stato lungo venticinque anni. L'amico di una vita. Al giornale e fuori dal giornale. È cominciato tutto a Palermo tanto tempo fa e sarebbe ricominciato tutto un'altra volta a Palermo fra qualche settimana. .. su repubblica.it

Ottimismo

Un ministro della repubblica dice che si sente spiato, pedinato da un corpo dello stato da da lui formalmente dipende. Il ministro non avrebbe sporto denuncia per questo sentirsi spiato pedinato ..

.. nel frattempo …

Sempre quel ministro, per evitare di sentirsi spiato, pedinato etc .. si è trasferito in casa di un suo collaboratore (sotto indagine per l'inchiesta P4) che pagava metà affitto.

.. ma nel contempo ..

Un premier si sente minacciato dall'ex alleato libico cui aveva baciato la mano.

.. in quel momento …

Un segretario di partito che minaccia querele ai giornali che scrivono delle inchieste sulle tangenti rosse a Sesto (la macchina del fango). E le tangenti all'Enav? E le azioni della Milano Serravalle? E la storia dei furbetti del quartierino?

.. e poi ..


Ma per riconquistare il voto dei propri elettori, lo stesso partito (e i suoi dirigenti) pensano di presentarsi alle elezioni in Molise con un candidato del PDL (Paolo Frattura)

... contemporaneamente ...

Un ministro (sempre della stessa repubblica) che rompe e ricuce col presidente della Repubblica per 3 uffici a Monza (aperti, inaugurati e chiusi). E che si è dimenticato che i ticket sulla sanità li ha votati pure lui.

… ma anche, negli stessi giorni ..

A 8000 famiglie italiane il ministro dell'Economia chiede indietro i soldi del bonus bebè del 2005, minacciando azioni penali.

… ma grazie al cielo …

Il governo risfodera il processo lungo per mandare in fumo migliaia di processi penali , con cui salvare queste migliaia di famiglie (e poi dicono che B. non pensa agli italiani).

… a pochi chilometri di distanza ..

La manifestazione in Val di Susa contro la TAV Torino Lione si conclude senza incidenti: che sia la volta buona che si parla dell'inutilità dei costi, del rapporto costi/benefici?

La forma dell'acqua di Andrea Camilleri

L'incipit del romanzo .

Lume d'alba non filtrava nel cortiglio della «Splendor», la società che aveva in appalto la nettezza urbana di Vigàta, una nuvolaglia bassa e densa cummigliava completamente il cielo come se fosse stato tirato un telone grigio da cornicione a cornicione, foglia non si cataminava, il vento di scirocco tardava ad arrisbigliarsi dal suo sonno piombigno, già si faticava a scangiare parole.
[da wikiquote]

Il primo romanzo di Camilleri con Montalbano, è ambientato nella Sicilia del 1993, negli anni del crollo della Prima Repubblica e delle stragi di mafia.

E anche dei militari mandati dallo stato per alleggerire i compiti di controllo del territorio delle forze dell'ordine: "imberbi fiulani di leva" si erano ritrovati ad ansimare per il caldo in quel paese in cui si parlava una lingua sconosciuta fatta più di silenzi che di parole.

Disagio alleviato dalla libera imprenditoria mafiosa che in una ex area industriale aveva tirato su un bordello a cielo aperto. Proprio alla Mannara, chiamata così perchè una volta un pastore vi teneva le sue pecore, due due munnezzari ritrovano il cadavere di un potente uomo vigatese. L'ingegner Luparello. E i due, chiamano il l'avvocato del morto:

«L'avvocato Rizzo?»
«Sono io»
«Mi scusassi avvocato se la disturbo all'ora che è .. abbiamo trovato l'ingegner Luparello .. ci pare morto ..»
Ci fu una pausa, poi Rizzo parlò.
«E perchè lo vine e contare a me?»
Pino Stunò, tutto s'aspettava ,meno che quella risposta, gil parse stramma.
«Ma come?! Lei non è .. il suo migliore amico? ci è parso doveroso ..»
«Vi ringrazio. ma prima di tutto è necessario che facciate il dovere vostro. Buongiorno».
Saro era stato a sentire tutta la telefonata, con la guancia appoggiata quella di Pino. Si taliarono, perplessi. A Rizzo era come se gli avessero contato di avere trovato un tale catafero, di cui non sapevano il nome.
«E che minchia, era amico suo, no?» sbottò Saro.
«E che ne sappiamo? Capace che negli ultimi tempi si erano sciarriati» si consolò Pino.
«E ora che facciamo?»
«Andiamo a fare il dovere nostro, come dice l'avvocato» concluse Pino.
Si avviarono verso il paese, diretti al commissariato. Di andare ai carabinieri manco gli era passato nell'anticamera del cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva

pagina 16-17

Una morte naturale, quella del potente costruttore e anche segretario politico: grazie al fatto di essere rimasto in secondo piano negli anni passati, era riuscito a passare indenne scandali e inchieste giudiziarie (siamo negli anni di Mani Pulite) che avevano spazzato via i compagni di partito democratico e cristiano. Era riuscito a ricostruirsi un'immagine pulita dopo gli scandali presentandosi come alfiere del rinnovamento.

E' proprio questa scoperta del cadavere, in una discarica frequentata da “troie e garrusi di vario genere”, a non convincere il commissario Montalbano. A quella morte è stata data una forma infamante, come se si volesse infangare una volta per tutte l'immagine dell'uomo politico.

Perchè nonostante il riserbo delle forze dell'ordine e della stampa, le voci iniziano a girare.
Come racconta l'amico giornalista Zito, a Montalbano.

«Se tu vuoi fare scordare alla lesta uno scandalo, non devi fare altro che parlarne più che puoi, alla televisione, sui giornali. Dai e ridai, pesta e ripesta; dopo un poco la gente comincia a rompersi le palle: ma quanto la stanno facendo lunga! Ma perché non la finiscono. Tempo quindici giorni e quest'effetto di saturazione fa sì che nessuno voglia più sentir parlare di quello scandalo. Capito?».
«Credo di sì».
«Se invece metti tutto in silenzio, il silenzio comincia a parlare, moltiplica le voci incontrollate, non la finisce più di farle crescere..»” .

Nonostante tutti i consigli alla prudenza e gli inviti ad archiviare il tutto, il commissario inizia una indagine portata avanti a colpi di intuizioni, incontri al chiaror di luna con l'amico Gegè (il tenutario della Mannara). Oltre a quel luogo così insolito, è anche un'altra cosa che insospettisce Montalbano: tutti gli indizi sembrano portarlo verso un colpevole ben preciso, Ingrid , moglie "svidisa" del figlio di un avversario politico di Luparello, il morto.

Ma Montalbano non è sbirro da accontentarsi alla forma che è stata data all'acqua, ovvero alle comode forme cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata.

"Che fai?" gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda.
Qual'e' la forma dell'acqua?".
"Ma l'acqua non ha forma!" dissi ridendo: "Piglia la forma che le viene data".

La forma dell'acqua è un romanzo in cui tutti i personaggi, Montalbano compreso, sono funzionali ad uno scopo preciso, la descrizione di un contesto: pur se ambientato in un luogo inventato, Camilleri racconta della mafia, pur senza mai mostrarla, della politica corrotta e capace solo di voltare gabbana.

Politica, industria, imprenditoria legate assieme da interessi contorti come gli alambicchi che spuntano dall'industria abbandonata alla Mannera, tirata su col “vento delle magnifiche sorti e progressive”.

Per trovare il filo che sbroglia questa matassa, Montalbano risolverà la matassa con un alto esercizio intellettuale, “aveva voluto agire come quel Dio di quart'ordine alla sua prima, e sperava, ultima esperienza, ci aveva indovinato in pieno”.

Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro sul sito Vigata.org

Technorati:

29 luglio 2011

Il bombardamento di Gorla

Stasera a La grande storia, nella puntata "ROma-BERlino-TOkio. Terrore dal cielo", si parlerà dei bombardamenti avvenuti negli anni della seconda guerra mondiale.
E anche del bombardamento di Gorla:

un quartiere alla periferia di Milano: è il 20 ottobre 1944, una squadriglia americana sbaglia rotta, non raggiunge l’obiettivo prefissato, ma cinicamente, e senza alcuno scrupolo, decide di liberarsi del carico. Una potentissima bomba colpisce un bersaglio a caso: una scuola elementare. Muoiono 184 bambini e 19 maestre.
Racconta piangendo uno dei pochi sopravvissuti alla strage, ancora traumatizzato dopo oltre sessant’anni da quell’evento: “Io di notte non riuscivo a dormire. Vedevo i morti, vedevo i morti che scendevano giù dal muro, pezzi di carne, il sangue che colava dappertutto. Ancora adesso, quando scendo in cantina, non riesco a andarci, perché quando mi si spegne la luce la devo accendere, perché mi vengono dei brividi tremendi, come se fossi ancora sepolto sotto quelle macerie.”

Politici italiani difendono Breivik (dicono di nio in Norvegia)


Il tabloid norvegese Dagbladet.no titola così (preso da wil): "Politici italiani difendono Breivik".

Il parallelo col 92

Su la7 ieri sera c'è stato un interessante faccia a faccia tra il giornalista Marco Travaglio e l'onorevole avvocato Paniz: "Politica Corrotta e Nazione Infetta?", tema della discussione, le recenti inchieste di Monza che coinvolgono il Partito Democratico, l'inchiesta sulla P4 che coinvolge l'onorevole Milanese e che arriva fino al ministro Tremonti.
Da una parte il cronista che racconta i fatti, cmoe emergono dagli interrogatori, dalle intercettazioni, dalle carte.
Dall'altra parte l'onorevole , ma forse più avvocato difensore che spiegava che dalle carte non emergono con chiarezza i risovolti penali, che certe affermazioni sono poi da provare, che certi fatti non significano niente. Che dietri certi favori non si nasconde nulla di penale ..

Come se da certe questioni, l'unica cosa che si debba chiarire, sia l'aspetta penale. E la resposabilità penale,come si ripete sempre, è personale. E in ogni caso, aspettimao fiduciosi la magistratura....
E le responsabilità politiche? Possibile che si debbano sempre aspettare i risultati dei processi (che non arrivano a volte, perchè subentrano prescrizioni, depenalizzazioni, sconti in appello, patteggiamenti)?

Interessante infine il paralleo tra quanto sta accadendo oggi e gli anni di Tangentopoli: come allora, ci sono meno soldi pubblici in giro.
Fino a che non c'era la crisi, gli imprenditori erano anche disposti a pagare la politica, in cambio di appalti, nomine, favori, regali in natura.
Oggi che di soldi non ne girano più, gli imprenditori non sono più disposti a pagare questa macchina che non da loro nulla e iniziano a parlare. Anche di fatti vecchi di anni, come per Penati.
Eh .. se gli imprenditori parlassero ..




28 luglio 2011

Abusivismo ministeriale

Ma la risposta di Bossi ai dubbi e le perplessità del colle sui ministeri al nord (i dubbi sulla costituzionalità del provedimento "non avente connotati di particolare rilievo istituzionale")
«I ministeri li abbiamo fatti e li lasciamo là», non ricorda un pò le risposte che danno solitamente chi costruisce le case abusivamente?
Oramai la casa è su ...

Cos'è questo, un caso di abusivismo ministeriale?

L'arte della guerra

Il rifinanziamento alla missione in Afghanistan è stato votato bipartisan: le poche voci discordanti sono state messe in silenzio.
Forse l'apertura degli uffici dei ministeri al nord (senza decreto) era parte dell'accordo.

Ma mentre noi andiamo avanti con la missione in Afghanistan, è in corso una trattativa tra il governo Karzai e i talebani.
Alla stessa maniera degli accordi politici in corso con Gheddafi alle nostre spalle.

Forse una riflessione sui risultati di 10 anni di democrazia esportata con le armi, si potrebbe anche fare.
C'è altra strada per contrastare i talebani? Quanti anni serviranno ancora per arrivare ad una situazione di pace e stabilità?

Ma forse è meglio cullarsi con la retorica della missione di pace e del morto.

D'altronde se «La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi», da una cattiva politica può nascere solo una cattiva guerra.
E non è un caso se dopo i 4000 soldati in Afghanistan, schieriamo i 2000 agenti in Val di Susa.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Ché quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe' li ladri de le Borse.

Fa' la ninna, cocco bello,
finché dura 'sto macello:
fa' la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So' cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe' quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

La ninna-nanna de la guerra [link]
Trilussa

Li du’ ggener’umani

Li du’ ggener’umani
(Giuseppe Gioachino Belli Roma 7/9/1791 – Roma 21/12/1863)

Noi, se sa, ar Monno semo ussciti fori
impastati de mmerda e dde monnezza.
Er merito, er decoro e la grannezza
sò ttutta marcanzia de li Siggnori.

A su’ Eccellenza, a ssu’ Maestà, a ssu’ Artezza
fumi, patacche, titoli e sprennori;
e a nnoantri artiggiani e sservitori
er bastone, l’imbasto e la capezza.

Cristo creò le case e li palazzi
p’er prencipe, er marchese e ’r cavajjere,
e la terra pe nnoi facce de cazzi.

E cquanno morze in crosce, ebbe er penziere
de sparge, bbontà ssua, fra ttanti strazzi,
pe cquelli er zangue e ppe nnoantri er ziere.

(il testo lo trovate anche qui)

Sempre a proposito di cittadini e sudditi, di io so io e voi nun siete .. , di casta e di gente costretta a fare sacrifici e subire tagli.
E non mi tirate fuori il qualunquismo e l'antipolitica, se no, come avrebbe detto il Belli, ve ce manno tutti !

Chissà se siamo in tempo

Le associazioni di impresa, confindustria, sindacati, banche, cooperative lanciano il loro grido di allarme sullo stato del paese:
le parti sociali sollecitano il governo perchè è
«necessario un patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali; serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione».

Ora sì che verranno ascoltati: finchè a dare l'allarme erano i cassintegrati, gli allevatori sardi, gli allevatori lombardi che han portato i maiali a Piazza Affari, i ricercatori delle università, i precari nella scuola, era cosa da niente.

E chi raccoglierà questo allarme?
Il comitato etico del PD?
I probiviri del PDL? O il comitato delle regole?
O forse anche il terzo polo di Rutelli o il partito dei responsabili.

Scrivono le "parti sociali" che per evitare che la situazione «divenga insostenibile» «occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori».

Non riusciamo a tenere in Italia la Fiat, non siamo riusciti a salvare Alitalia (che verrà svenduta ad Air France), ogni giorno nascono inchieste che riguardano aziende di stato (o che fanno appalti con lo stato) in cui siedono nominati dalla politica, che usano soldi pubblici per i propri interessi.
E questi parlano di discontinuità?

Il prossimo ministro della giustizia è quello che nel passato aveva chiesto la reintroduzione dell'immunità parlamentare (per Previti), e che ha esordito dicendo "E' finito il tempo dello scontro. Troviamo insieme una via d'uscita per superare la crisi della giustizia. "
E infatti al senato si vota sul processo lungo.

Siamo ancora in tempo per salvare il paese?

27 luglio 2011

Una borsa ci seppellirà

C'è qualcuno che crede ancora nella borsa, nel liberismo (in Italia, nel paese dei conflitti di interesse) e nel libero mercato? L'articolo sulle borse alternative, Dark Pools, da cui sarebbero partiti gli attacchi speculativi di questi giorni.

Si chiamano Turquoise, RiverCross, CrossStream, Baikal. Nomi che evocano mari trasparenti, laghi profondi e puliti, fiumi alpini da attraversare. In realtà sono quanto di più oscuro abbiano prodotto i mercati finanziari negli ultimi anni. Tanto che, in gergo, sono indicati come “dark pools” (pozze, piscine scure): borse alternative dove si possono negoziare grandi quantitativi di azioni senza che nessuno riesca a vedere i prezzi intermedi della contrattazione (Leggi l’articolo di Matteo Cavallito). Si vede solo il prezzo finale, quando i giochi sono fatti.

Le dark pools hanno cominciato a proliferare in Europa dal 2007, dopo l’approvazione della normativa europea sui mercati finanziari Mifid che abolisce l’obbligo di concentrazione delle negoziazioni nei mercati regolamentati ed introduce nuovi sistemi di scambio. I cosiddetti Alternative Trading Systems o ATS (il nome ufficiale delle dark pools), che dovrebbero garantire la “best execution”, l’esecuzione delle negoziazioni alle migliori condizioni possibili per i clienti. Uno dei principi cardine della Mifid.

In pratica, se prima ci si rivolgeva a una banca per comprare 20mila azioni di Eni, la banca le poteva negoziare solo ai prezzi stabiliti dalla Borsa Italiana. Ora lo può fare anche passando per una borsa alternativa, che offre la possibilità di spuntare prezzi migliori. “Le dark pools hanno aumentato la concorrenza e l’efficienza delle operazioni finanziarie”, ha dichiarato recentemente la banca d’investimenti Goldman Sachs. “Ne hanno tratto vantaggio in particolare i piccoli investitori. Oggi comprare e vendere azioni costa meno, soprattutto per loro”. Tutto bene allora?

Non proprio. Anche perché le borse alternative possono facilitare la manipolazione dei prezzi e la speculazione. Lontano da occhi indiscreti. Uno dei primi a lanciare l’allarme è stato il finanziere americano Thomas Caldwell. “La proliferazione delle nuove borse private aumenta il rischio che i prezzi siano manipolati”, ha dichiarato Caldwell al Reuters Exchanges and Trading Summit già nel 2008. “Le banche che comprano e vendono azioni nelle dark pools possono avere informazioni privilegiate sui prezzi. Se non saranno regolamentate, la frammentazione dei mercati e l’internalizzazione degli scambi potranno diventare gli ingredienti di un nuovo grande scandalo finanziario”.

Gli sprechi e i tagli

La vicenda di Milano, il buco di bilancio in eredità e la nuova giunta che aumenta i biglietti dell'ATM per fare cassa, ci racconta diverse cose: che gli sprechi della politica (anche nelle amministrazioni locali) e le cattive amministrazioni anche nelle controllate alla fine le paghiamo sempre noi.

Due volte, magari: prima non usufruendo di servizi migliori, con i rincari dei costi dei servizi. Secondo che non ci si può fidare delle amministrazioni: a Milano, con le consulenze d'oro, a Parma col sindaco assediato dagli indignatos. Nel Lazio con la Polverini che viaggia in elicottero a spese nostre poi taglia i posti negli ospedali.

E alla fine, come in altre situazioni, tocca a chi arriva dopo, sistemare i conti: come la giunta Pisapia a Milano, che si becca pure gli insulti per gli aumenti.
Certo, in pochi informavano i cittadini dei benefit dei dirigenti ATM: oggi su repubblica di Milano, Oriana Liso fa un bel quadro.
Elio Catania group Ceo guadagna 366000 euro l'anni, coi benefit arriva a 450000. Nel cda di Telecom e Intesa Sanpaolo e con una pensione inps di 12000 euro.
L'ATM paga al suo autista il posto auto vicino al suo garage, affinchè sia disponibile a qualunque ora.
Casa gratis per i dirigenti e i consulenti per i primi due anni.
Auto gratis per i consiglieri (come Francesco Tofoni, uno dei probiviri del Pdl).
I doppi incarichi nel cda: Giuseppe Frattini (consulente per Mm), Dario Cassinelli (ad di Postecom), Tofoni dirigente di Atm servizi.

Per non parlare del fatto che l'azienda è stata in prima linea per la campagna elettorale della Moratti:

Per mesi, infatti, l’azienda è stata in prima linea nella campagna elettorale di Letizia Moratti, con tessere gratuite inviate ai milanesi, o con il capo della divisione Marketing e comunicazione Marco Pavanello (che ha anche una poltrona nel cda di Atm servizi) prestato come spin doctor alla Moratti (pur restando in servizio presso Atm). Stipendio pagato da Atm per fare da consulente alla Moratti anche per Roberto Poletti, giornalista assunto come consulente per 160mila euro l’anno. Un contratto che dopo le elezioni non è stato più rinnovato.

Se il comune ha tagliato le auto agli assessori, forse si potrebbero tagliare le auto anche ai dirigenti delle controllate?

26 luglio 2011

Vogliamo sapere

Due giorni dopo il grande incendio alla stazione Tiburtina (snodo nevralgico della TAV ..), ancora non sono note le cause.
Il ministro Matteoli parla di commissione d'inchiesta, che in Italia di solito passa per un modo per insabbiare le colpe .
Forse la notizia dell'incendio non merita più le prime pagine (almeno dei quotidiani online).
E invece noi cittadini e per di più anche pendolari vogliamo sapere: quanto è sicuro viaggiare sui nostri treni?
Come vengono spesi i soldi?
Dall'articolo di Daniele Martini sul Fatto "La Supersecurity (inutile) delle nostre Ferrovie " sulla security delle FS
A settembre di un anno fa Il Fatto dedicò un’inchiesta proprio a questa struttura ferroviaria rivelando che gli 007 erano circa 500, uno ogni 160 dipendenti, agli ordini dell’ex capitano della Guardia di Finanza Franco Fiumara, un militare appartenente a quel gruppo di finanzieri che avevano organizzato la security già ai tempi di Lorenzo Necci, come Raffaele Ferrara, ora capo dei Monopoli di Stato, o Mauro Floriani, il “signor Mussolini”, marito della deputata Pdl Alessandra Mussolini. In una lettera al giornale le Fs precisarono che erano “poco più di 300 gli addetti alla Protezione aziendale”, cifra comunque 3 volte superiore a quella della security dell’era pre Moretti.

Secondo la lettera, quegli 007 avevano ottenuto significativi successi nella repressione dei furti di rame ridotti da 413 tonnellate a 126 all’anno, cioè proprio in quel fenomeno oggi indicato a caldo dai dirigenti Fs come causa dell’incendio della Tiburtina. Alcuni mesi dopo, a febbraio, l’agenzia specializzata in temi ferroviari, Ferpress, informava, però, che i furti di rame nel 2010 in realtà erano stati pari a 631 tonnellate e in media sui 16 mila chilometri di binari si erano verificati 3 furti al giorno. A fine maggio di quest’anno un altro take informava che a quella data nel 2011 i furti erano già stati 544. Possibile che tra quei 300 della security nessuno fosse incaricato di sorvegliare su Tiburtina?

7 giorni e 14 ore alla fine del mondo


Il washigton post ha messo il countdown per la fine del mondo: 7 giorni, 14 ore e qualche spiccio, per il default degli Stati Uniti.

Obama è messo alle strette dai repubblicani, che controllano il Congresso, e che non accettano la proposta di aumentare le tasse ai più ricchi (per ridurre il debito), ma vogliono solo altri tagli allo stato sociale. Si lavora in questi giorni per trovare un compromesso che eviti un aumento delle tasse e un terremoto sui mercati.

Anche questo è, per i repubblicani, un modo di far politica: sfruttare le difficoltà del governo per presentarsi come salvatori della patria alle prossime elezioni.
Chi si ricorda più delle guerre preventive (che han fatto crescere le spese militari dunque il debito) di Bush jr? Del piano salva banche con i soldi pubblici?

18 mesi di carcere


Un immigrato, non in regola (clandestino, in condizione di reato ) se viene preso si fa 18 mesi di carcere nei CIE.
Quale reato, in Italia, prevede questa carcerazione preventiva, senza nemmeno un processo?

I CIE poi, sono strutture dove i giornalisti non possono entrare, per nascondere le reali condizioni di questi centri di identificazione.
Possibile che non esista altra soluzione alla questione dei flussi migratori?

Ma potremmo anche parlare dei campi rom che, in estrema sintesi, la destra sposta da una parte all'altra con gli sgomberi (perchè gli sgomberi fanno numero per le campagne elettorali), mentre la sinistra li lascia crescere.

Anche in altri paesi la questione immigrati esiste e non ha ancora soluzione, ma almeno lì si discute.

Viene da pensare che, come per i rifiuti, faccia comodo mantenere senza soluzione questa questione.

PS: la foto è delle quattro immagini diffuse da Fortress Europa sul pestaggio di una giovane tunisina al Cie di Ponte Galeria

25 luglio 2011

La malattia del paese


D'Alema a Telese (sulla questione morale) “Quelli che erano nella sua posizione, quando io facevo questo gesto si ritrovavano sanguinanti a terra” e continua : "voi del fatto siete tecnicamente fascisti". Bossi al giornalista del corriere all'inaugurazione farsa dei ministeri a Monza: Bossi, che indossava un paio di occhiali scuri a protezione degli occhi dopo l'operazione di cataratta, al suo arrivo si è rivolto scherzosamente al fotografo del Corriere della sera:
"Mi fanno male un po' gli occhi ma vedo tutti, anche il Corriere della sera. Avete preso la strada sbagliata, siete andati un po' a sinistra e ci rompete le palle. Ti vedo - ha aggiunto scherzando - guarda che mi fanno male gli occhi ma non il pugno..." Polverini e Rositano (consigliere Rai) al giornalista del Fatto che chiedeva conto del volo in elicottero alla sagra del peperoncino “Vada via, cretino, altrimenti la prendo a schiaffi. Non ha capito? Le do uno schiaffo”. Ecco, di fronte a tutto ciò, ai tagli che questi signori poi attuano su sanità scuola welfare (ma non ai loro benefit), il giornalista Panebianco del corriere così scrive : "L'anti-politica è la malattia infantile della democrazia e l'Italia, con la sua salute perennemente cagionevole, è assai portata alle ricadute. Ma c'è ancora qualche margine per lasciare i paladini dell'antipolitica a bocca asciutta." Capito: il problema è l'antipolitica di chi dice basta (come a Napoli, appunto) siamo noi che ce la prendiamo come Cipputi con l'ombrello. Dai non facciamo arrabbiare i lorosignori : l'ombrello, più in fondo per favore!
Ah, a proposito, l'immagine è quella del menù del senato (via Gilioli).

Un lunedì come un altro

Pensavamo che il voto del referendum, le fratture in seno alla maggioranza, la bastosta alle elezioni amministrative, gli scandali e gli sprechi della macchina politica che le persone non riescono più a sopportare avessero portato consiglio alla maggioranza.

Invece, si torna a parlare di processo lungo e prescrizione breve, come se fosse un lunedì come un altro.
D'altronde, dall'altra parte non se la passano bene, con le tangenti nella Stalingrado d'Italia che han portato all'inchiesta su Penati.
Segno dei tempi che cambiano: le ex aree degli operai della Falck e della Marelli trasformate in case di lusso.
E il PCI che si è trasformato negli anni, nel partito dei banchieri, delle poltrone, degli immobiliaristi ..

Per fortuna che c'è l'ex sindaco Letizia Moratti "Avverto un disagio profondo: non so più se la mia idea di politica, di una politica eticamente fondata, corrisponda ancora alla politica che pare aver smarrito il significato vero di servizio ai cittadini".

Quando faceva lei lo spoil system per piazzare le sue persone in comune, allora non provava disagio.

E poi facciamo l'alta velocità

Ancora non si conoscevano le cause dell'incendio a Tiburtina (che sta causando tanti problemi per chi viaggia in treno) che già si parlava di dolo, in relazione alle proteste dei No Tav.
Ogni pretesto è buono per buttarla in politica per attaccare chi manifesta contro l'opera in Val di susa (dove ieri si poteva assistere a penne nere contro penne nere).

E se invece fosse semplicemente colpa dell'incuria dell'uomo? Verrebbe fuori che mentre si spinge per le grandi opere, non siamo capaci di gestire le piccole, quotidiane opere di manutenzione.

24 luglio 2011

I nazisti di casa nostra


"Sono sempre loro" il titolo de Il giornale con cui commentava la strage di Oslo: la bomba e gli spari contro i giovnai laburisti.

E invece era un norvegese, estremista di destra e anti islamico.
Ma, invece che chiedere scusa ai lettori, sempre al Giornale, vanno avanti sulla loro strada: neonazi e islamici sono la stessa cosa.

Magdi Cristiano Allam:

Ammettiamolo: in un primo tempo quando la pista islamica sembrava avvalorata, tutti ci senti­vamo come rincuorati, probabil­mente perché condividiamo la consapevolezza che questo gene­re di odiosi crimini contro l’umani­tà appartiene quasi naturalmente a dei fanatici votati a imporre con la forza ovunque nel mondo la sot­tomissione ad Allah e la devozione a Maometto.

Come a dire, i criminali vengono sempre da fuori e sono islamici. E ancora:

La verità è che sia il terrorismo islamico sia quello neonazista, si fondano sulla supremazia della razza o della religione, nel caso di Anders Behrin Breivik indicata co­me «cristiana»,si equivalgono nel­la loro divisione faziosa dell’uma­nità dove loro, detentori di una veri­tà assoluta che deve essere impo­sta con la forza, condividono sia il principio che chi non la pensa co­me loro non ha diritto di esistere sia la pratica della violenza per la re­alizzazione dei loro obiettivi.

Per arrivare poi alla conclusione: è tutta colpa del multiculturalismo

La Norvegia, al pari della Svezia, Gran Bretagna, Olanda e Germa­nia, predica e pratica l’ideologia del multiculturalismo, concepen­do che l’accoglienza degli immi­grati e più in generale il rapporto con il mondo della globalizzazio­ne debbano portare a un cambia­mento radicale della nostra civiltà, fino a vergognarci delle nostre radi­ci giudaico- cristiane, a negare i va­lori non negoziabili, a tradire la no­stra identità cristiana, ad antepor­r­e l’amore per il prossimo alla salva­guardia dei legittimi interessi na­zionali della popolazione autocto­na, al punto da elargire a piene ma­ni agli stranieri diritti e libertà sen­za chiedere loro l’ottemperanza dei doveri e il rispetto delle regole.

Chissà se Cristiano Allam ha mai sentito parlare di un certo Gesù che diceva "A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra" e anche " Avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito"

The show must go on



Lo spettacolo deve andare avanti, a prescindere dal gradimento che riscuote nel pubblico. Uno spettacolo a soli fini elettorali. Nonostante la crescente insofferenza di noi italiani verso la casta (i voli con elicottero per la sagra del peperoncino), nonostante l'arresto di Alfonso Papa, nonostante l'inchiesta su Milanese, nonostante la P4, nonostante il processo Ruby, il processo per MEdiatrade ..

Propaganda. Come altrimenti spiegare l'inaugurazione dei 3 uffici distaccati dei ministeri (inutili) , a Palazzo Reale a Monza? Dietro la targhetta, il nulla (o quasi).
Ho letto che persino il mobilio non è brianzolo.

E tutte le riforme costituzionali che stanno sfornando a 20 mesi da fine legislatura? Giustizia, senato federale ..

Come pure i messaggi inviati agli elettori: esiste una sola Lega, il capo sono io .. il governo è coeso .. Eppure B. non era presente ieri a Monza, ma sarà presente nei prossimo giorni all'ennesima inaugurazione a Calcio della Bre-Be-Mi.

E sì, forse questi pensano veramente che se un'impresa ha un problema (con le tasse, con i certificati, con i sindacati.. ) può rivolgersi all'ufficio decentrato della Semplificazione.

Infine, come risponderà il PD e Bersani (alle prese con l'inchiesta su Penati a Sesto) alla proposta di Fini su un ipotetico governo Maroni? Ci vuole ben altro che questo trasformismo per uscire dalla "cappa" ...



Il capo dei capi di Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo

L'ascesa al potere del contadino di Corleone: dalla casa di rua della Piana, fino al covo nel residence in via Bernini 54 a Palermo.

Totò Riina, il capo dei capi: la sua storia meritava di essere raccontata, spiegano nella premessa i due giornalisti Bolzoni e D'Avanzo. Dagli anni della guerra mondiale, quando si ritrovò capofamiglia per la morte del padre nel 1943, fino alla cattura a Palermo, da parte degli uomini del capitano Ultimo, il 15 gennaio 1993.
"Chi siete? Chi vi manda?
"Ci mandano falcone e borsellino."

Con una postfazione, nell'edizione uscita nel 2010, che racconta dei figli di Totò, Giovanni e Salvo, entrambi finiti in carcere per mafia e dei nuovi equilibri dentro Cosa Nostra. Dobbiamo aspettarci una nuova guerra per stabilire chi prenderà il posto di Provenzano (arrestato nel 2006), l'arrivo degli scappati dall'america (gli Inzerillo) cambierà il peso delle famiglie in Sicilia? Cosa ha in mente Matteo Messina Denaro?

Il libro racconta della carriera criminale dentro Cosa Nostra di Riina che, dai campi attorno a Corleone dove lavorava col padre, è arrivato a comandare tutta Cosa Nostra: una carriera nel segno del terrore, della violenza e delle tragedie.

Totò il corto, Totò il viddano (come erano chiamati in modo sprezzante i mafiosi che venivano dalle province dell'interno, dai mafiosi palermitani): Totò la serpe che cresciuto nella banda di Luciano Liggio, sapeva già dove voleva arrivare. A comandare su tutti, senza nessuna commissione o cupola da convocare.

Il capo dei capi mette uno dietro l'altro le vittime della sua brama di potere, la scia di sangue: dal sindacalista Placido Rizzotto, ucciso e fatto sparire nella foiba di Rocca Busambra, al dottor Michele Navarra, ucciso per prenderne il posto nel 1958.

Ucciso assieme ai mafiosi della sua banda, con la stessa assenza di pietà, come avrebbe poi più tardi fatto con gli Inzerillo, i Bontade, i Badalamenti nella seconda guerra di mafia. Sterminati finchè non ne sarebbe rimasto vivo nessuno.

In mezzo una scalata al potere fatta a piccoli passi, mettendo zizzania tra le famiglie, facendo il "tragediatore", ovvero rivelando ad uno complotti inesistenti orditi da altri, per mettere una famiglia contro l'altra. Altro che uomini d'onore, altro che rispetto: spesso Riina non faceva conoscere all'esterno della sua famiglia nemmeno gli uomini d'onore che combinava.

Riina istituì, una volta arrivato in cima alla cupola, un regno di terrore: non solo sterminò tutti i nemici, ma la stessa sorte toccava anche a chiunque si permetteva di disobbedire ad un suo ordine. O cercava di crearsi un suo spazio: non era più tempo per la vecchia mafia dove i capi si parlavano tra loro per trovare un accordo. Ora tutto era nelle mani di una persona sola: per gli altri era pronta una corda, e una vasca di acido con cui far sparire il corpo.

Nel libro un aspetto che viene ripetuto più volte riguarda la differenza tra i corleonesi e le altre famiglie: Cosa Nostra è una cosa, i corleonesi un'altra. Riina si fidava di poche persone : Luciano Liggio, Binnu Provenzano, Calogero Bagarella (fratello di sua moglie Ninetta) e poi Leoluca Bagarella. Un vincolo consolidato anche da legami matrimoniali: Bagarella fifanzato della sorella di Totò, quest'ultimo fidanzato della sorella di Calogero. Come un clan, come una tribù. Vito Ciancimino, il figlio del barbiere di Corleone, importante esponente della DC siciliana: uomo del sacco di Palermo (assieme a Lima, al ministro Gioia, al costruttore Vassallo) nelle mani dei corleonesi.

Ma "Il capo dei capi" racconta di tanti altri personaggi attorno ai boss: come Ninetta Bagarella, la "maestrina della mafia", la donna innamorata del suo Totò, che gli diede 4 figli registrati tutti regolarmente all'Asl. Mario Francese, il giornalista che da prima seguì la crescita di questo gruppo criminale così anomalo. Il commissario Mangano, arrivato a Corleone con la corriera per arrestare i responsabili dell'omicidio di Placido Rizzotto.
Mario Vitale, il primo pentito della mafia: pentito in senso proprio, lui che era cresciuto in un contesto mafioso fatto di omicidi, estorsioni, violenza.

I mafiosi della vecchia mafia, tutti spazzati via dall'orda dei barbari coi "peri incritati": Peppe di Cristina, Giuseppe Calderone, Michele Greco, il doppiogiochista, Tano Badalamenti, Totò Inzerillo, Stefano Bontade e il boss dei due mondi Tommaso Buscetta. Quello che con le sue rivelazioni permise ai giudici del pool di Palermo e al magistrato Giovanni Falcone, di vedere da dentro cosa era Cosa Nostra, quali le sue leggi, quale la sua struttura.

Dall'altra parte della barricata, giudici, poliziotti, carabinieri, giornalisti: Pietro Scaglione, Cesare Terranova, Gaetano Costa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici. Carlo Alberto Dalla Chiesa, Emanuele Basile, Giuseppe Russo, Ninni Cassarà, Roberto Antochia, Calogero Zucchetto, Boris Giuliano.

Il giornalista del Giornale di Sicilia Mario Francese, che aveva intuito fin da subito la pericolosità e le ambizioni di questi criminali che sapevano nascondersi bene da contadini.

La scia di omicidi politici: Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Michele Reina, Pio La torre, Salvo Lima ....

Mai la mafia, prima di allora aveva aperto una sfida di questo genere con lo stato : con lo stato si tratta, non si spara .. dicevano i mafiosi vecchio stampo. Non così la pensava Riina, Il corto diceva ai suoi uomini : "alle volte quando il dito ti fa male e meglio tagliare tutto il braccio".

Una scia si sangue che, come pensava anche Buscetta, faceva intravedere l'ombra di qualcos'altro dietro i corleonesi.

L'ombra di un'entità, di un potere superiore nello stato che usò Cosa Nostra, una forza fuori dallo stato, per i propri interessi politici.

Dell'esistenza di questo Quarto Livello non c'è ancora la prova: esiste solo una cartolina che Vito Ciancimino si sarebbe mandato, con la lista di nomi di importanti uomini dei servizi, ministri della Repubblica, che avrebbero avuto rapporti con la mafia. Ma a prescindere da questo, troppe domande nascono dalle pagine del libro: chi ha protetto la latitanza per tanti anni ad un personaggio di questa ferocia? Come è stato possibile che per anni tutti i grossi processi per mafia (spostati da Palermo per legittima suspicione) siano finiti nel nulla? Il processo di Bari del 1969. Il processo dei 114 a Catanzaro per la strage di Ciaculli.

Come mai si sono dovute aspettare le morti eclatanti dell'onorevole Pio La Torre e del prefetto Dalla Chiesa per arrivare ad una legislazione antimafia efficace, come la legge Rognoni La Torre sulla confisca dei beni, e il 416 bis (che istituiva finalmente il reato di mafia)?
Come mai si è dovuto arrivare al maxi processo di Palermo istruito dal pool di Antonino Caponnetto nel 1986, per avere le prime condanne all'ergastolo per reati di mafia?
Come mai lo stato si è dimostrato così inefficiente (per non dire altro) negli anni in cui a Palermo si abbattevano villini liberty per costruire casermoni, negli anni in cui si trafficava e raffinava eroina (e che rese le famiglie ricchissime in pochi anni), negli anni della prima e della seconda guerra di mafia (un migliaio di morti e più tra il 1981 e il 1983)?

Ci sono ancora troppe cose da chiarire. Anche se adesso i due vecchi boss sono in carcere. Ora è tempo per un'altra mafia, meno rumorosa, meno “viddana” nell'aspetto: una mafia capace di entrare nell'economia reale, di entrare in prima persona nella politica e nelle amministrazioni locali.

Il link per ordinare il libro su ibs

Technorati: e

22 luglio 2011

Da che pulpito ...

Vi ricordate l'uscita dell'onorevole Stracquadanio sugli statali che dalle 2 del pomeriggio sono a casa per smanettare su internet?
Ecco, anche se lo sapevmao già, l'inchiesta su l'Espresso ci permette di ribattere "da che pulpito ..".

L'incontro è al bar La Caffettiera, martedì mattina, davanti a Montecitorio. Difficile ottenere un appuntamento di lunedì. «Noi siamo a Roma da martedì al giovedì sera», spiega. «Ma in questa legislatura pare che stiamo facendo peggio che mai: spesso lavoriamo due giorni a settimana, e il mercoledì già torniamo a casa. Nel 2010 e nel 2011 l'aula non è mai stata convocata di venerdì. Le sembra possibile?».

Anche in commissione l'assenteismo è da record. «Su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola. Io credo che lo stipendio che prendiamo sia giusto, ma a condizione che l'impegno sia reale. Se il mio studio fosse aperto quanto la Camera, avrei davvero pochi clienti».

E i doppi incarichi?
Sempre l'Espresso, da Nespoli a Mazzoni. Le doppie poltrone occupate dai soliti noti.
Infine, la chicca: il battibecco Cicchitto - Brambilla: (a proposito di assenteismo)

Alle undici del mattino una furia rossa sale gli scalini del gruppo Pdl alla Camera. E' MVB, il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla.

I tacchi picchiettano fino allo scranno del capogruppo Fabrizio Cicchitto. «Mi sono rotta le palle», la sentono sbraitare. «Mi hanno mandato un sms ieri per dirmi di stare presente alla votazione! Un altro sms mi è arrivato ora, mentre ero qui, in aula. E' una vergogna, io non mi faccio trattare così dai tuoi funzionari!».

Fabrizio Cicchitto, una vita nella politica da quando era giovane capo dei socialisti nella corrente lombardiana, prova a pazientare: «Guarda, l'sms arriva a tutti i deputati...».

Ma quella, il ministro, niente: «Io non mi faccio trattare come una scolaretta!».

Allora Cicchitto decide che la pazienza è finita: «E invece proprio a te è necessario mandarli. Hai il record dell'astensionismo qua dentro!».

La ministra furiosa se ne va. E Cicchitto sibila: «Ho dovuto contare fino a dieci per non buttarla giù dalle scale. Con quei tacchi sarebbe stato un disastro».

Siamo sicuri che il problema sia lo scontro magistratura - politica (o i pm deviati, come li chiama Libero)? La pubblicazione delle intercettazioni? L'esposizione mediatica (?) dei pm?

Il Partenone in garanzia

L'Unione Europea sforna un piano Marshall per salvare la Grecia, ossia per salvare tutti i paesi che hanno in pancia i titoli greci.
Paghiamo noi, per il debito greco e per tutte le speculazioni che sono state fatte sulla crisi del paese ellenico.

Mi fa na certa impressione la richiesta della Finlandia di prendere il Partenone in garanzia: quando e se dovesse capitare all'Italia, cosa diamo in garanzia?
Il Colosseo? La Fontana di Trevi (come Totò)?


Ma cos'è questo scontro politica magistratura?

Non ho compreso bene il il senso delle parole del presidente della repubblica , nel discorso ai giovani magistrati.
Sulle intercettazioni da "usare solo ne assolutamente indispensabili".
E sull'esposizione mediatica dei magistrati «La spettacolarizzazione piuttosto che il concentrarsi nel silenzioso impegno quotidiano rischia di spingere la professione del giudice al centro di polemiche personali e di conflitti istituzionali».

Non capisco, dunque.
L'uso delle intercettazioni è regolato dal codice penale, dalle leggi. Leggi che il magistrato deve applicare. Oppure nei casi dei colletti bianchi non sono indispensabili?
E sulla spettacolarizzazione, a cosa si riferisce? Non ricordo un'intervista di Woodcock in questi giorni (se parliamo della P4) o della Boccassini (se parliamo del caso Ruby) .
L'esposizione mediatica è forse la pubblicazione delle intercettazioni?

Irrilevanti solo perchè non hanno dentro rilievo penale?

Senza quella pubblicazione chi informa allora il cittadino contribuente che il premier sta telefonando all'AGCOM per chiudere una trasmissione sgradita?
Chi informa il cittadino del clima velenoso nel governo, delle telefonate con un faccendiere ex P2 per discutere di nomine, poltrone e giornalisti da licenziare?

Di questo scontro tra magistratura e politica non vedo traccia, se non nelle parole degli indagati stessi, forse non le persone più super partes.
Scrive Padellaro oggi sul Fatto:
ci permettiamo di porre alcune domande che hanno il solo scopo di non incorrere in errate interpretazioni e meno che mai intendono tirare, come si dice, per la giacchetta l’inquilino del Colle. La frase riportata pone l’accento sulle “condotte” dei magistrati, quasi fossero essi i maggiori responsabili dell’“intollerabile, sterile scontro” con la politica. È così? E quanto alle condotte della politica da evitare (le più disdicevoli quali la corruzione e l’associazione per delinquere oggetto delle indagini in questione) saranno affrontate in un intervento successivo del Quirinale? Tra le “condotte” da evitare ce ne sono di riscontrabili negli atti delleprocurerelativiaisuccitaticasi Papa, Tedesco, Penati? Oppure quello del capo dello Stato è un monito che solo casualmente si lega con la stretta attualità giudiziaria? Infine, quando Napolitano chiede ai magistrati “di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività” come tutto ciò può conciliarsi con l’articolo 101 della Costituzione secondo cui i giudicisono soggetti soltanto alla legge e con l’articolo 112 sull’obbligo dell’azione penale dei pm? E dove di ansie e aspettative non v’è menzione alcuna?

21 luglio 2011

L'ombra dell'entità (dietro la mattanza dei corleonesi)

Dal libro di Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo, le riflessioni del più famoso pentito di mafia Tommaso Buscetta, sulla mattanza dei corleonesi di Riina contro i palermitani: i Bontade, gli Inzerillo, i Badalamenti.

"La mattanza di Palermo non si spiega solo con la ferocia dei Corleonesi ... I Corleonesi sono sempre stati delle iene che hnno consumato gli altri come hanno consumato se stessi .. Ma questa ferocia non c'era prima .. assolutamente .. neanche da parte loro. Sono cose, quelle che stanno accadendo a Palermo, che vanno oltre il problema mafioso .. oltre Cosa Nostra .. oltre Totò Riina. Io ci vedo un'altra mano, l'ombra di un'Entità.. dietro accanto, sopra o sotto, da qualche parte, c'è quella stessa entità che si mosse per salvare Aldo Moro ..."

"Io ero carcerato, allora .. Bontade mi mandò a dire di avvicinare dei brigatisti per vedere se si poteva fare qualcosa .. Stefano insisteva e Pippo Calò resisteva. Gli amici politici di Stefano volevano Moro libero, gli amici politici di Calò lo volevano morto .. A un certo punto, Calò glielo disse pure: 'Stefano , non lo capisci che uomini politici di primo piano del tuo partito non vogliono salvare la testa a quello!'.

"Lì cominciano le cose strane, in quell'anno lì .. e continuano l'anno dopo. L'anno dopo, io ero ancora carcerato a Cuneo. Stefano mi mandò l'ambasciata di parlare con i terroristi. Se si ammazzava il generale Dalla Chiesa in qualsiasi posto d'Italia, i terroristi avrebbero accettato di rivendicare l'omicidio? E di fare il volantino? Questo dovevo chiedere. Io circuii un brigatista che era con me, uno importante perchè aveva partecipato al sequestro Moro. E gli dissi .. logicamente non facendo affermazioni, nello stile mafioso: 'Sarebbe bello uccidere il generale Dalla Chiesa perchè a voi da disturbo. Ma se qualcuno lo ammazzasse, il generale Dalla Chiesa, voi lo rivendicate?'
Quello mi rispose : 'Noi lo rivendichiamo solo se uno di noi partecipa'."

"Io mandai l'ambasciata indietro e il generale Dalla Chiesa rimase vivo .. Già, ma che interesse aveva Cosa Nostra a uccidere Dalla Chiesa, che aveva incarcerato solo terroristi e non aveva disturbato la mafia? Mah, Cosa Nostra non poteva avere nessun interesse. L'interesse era solo dell'Entità.. della stessa Entità che sempre in quell'anno, il 1979, chiese a Nino Salvo se si poteva uccidere a Roma un giornalista, un tale mino Pecorelli, che dava fastidio. Quello poi morì sparato e nessuno mi leva dalla testa che la morte di Pecorelli e la scannata di Dalla Chiesa sono la stessa cosa .. ".

"Pure Tano Badalamenti me lo disse: 'Pecorelli e Dalla Chiesa vanno a braccetto'. Tutti quegli anni furono un mischiarsi strano .. Era appena morto Percorelli, era appena morto quell'avvocato a Milano, come si chiamava? quello che stava addosso a Sindona .. Ambrosoli .. Qualcuno aveva chiesto di uccidere Dalla Chiesa e appare Sindona in Sicilia".

"Io penso: questo lo scannano, con tutti i soldi che ha fatto perdere a Cosa Nostra. E invece no .. Quando chiedo a Stefano Bontade che cosa è venuto a fare, quello mi risponde: 'E' venuto a dirci che lui voleva il separatismo e chiedeva una mano per il golpe ..'".
"Gli chiedo, a Bontade: 'E voi che avete risposto?'".
"Mi dice: 'Quello è pazzo, lo abbiamo preso a calci in culo ..'".
"Non glielo dissi, ma pensai: 'Minchia, e per prenderlo a calci in culo cinquanta giorni ci hanno messo?'".

"Stefano non mi raccontava sempre tutto .. diceva quello che voleva lui.. una cosa è la regola di dire la verità se si parla di Cosa Nostra, altra se si chiacchiera degli affari di famiglia .. Si vede che Sindona era un affare di famiglia. Io me lo posso immaginare quello che è successo al villino dei suoceri di Rosario Spatola, con una bella luce di settembre, all'ombra, nel giardino ...
Quelli, gli Inzerillo, gli Spatola, i Gambino, Stefano, stanno tutti attorno al banchiere .. e il banchiere parla parla .. Sa che, se non li convince, è un cadavere. Sa che, per tornarsene in America, o gli da i soldi, o gli da qualcos'altro. E visto che i soldi se li era persi, gli deve aver dato qualcos'altro... E che gli poteva dare in cambio uno come quello? I suoi segreti, gli poteva dare.".

"Ecco perchè se lo tengono a Palermo cinquanta giorni .. Altro che golpe, altro che calci in culo .. Quelli, Stefano, Totuccio, don Saro, se lo sono spolpati ben bene e quando non aveva più nulla da dire lo hanno rimandato in America. E nelle loro mani è rimasto un bel cofano di ricatti .."

"Povero Stefano mio, a un certo punto i segreti di Sindona sono diventati piume in confronto ai suoi".
"Già, Sindona era uno che la sapeva lunga sulle Entità politiche di Roma e se poi, tra quelle, c'era anche l'entità che gli aveva chiesto di far sparire Pecorelli e Dalla Chiesa, quell'entità era nelle mani di Stefano .. Chi lo sa che ha combinato Stefano? Mica mi stranizzo se, a un certo momento, dopo avere fatto favori ha cominciato anche a chiederne .. magari dicendo e non dicendo, con uno stile mafioso .. E quell'Entità ha capito che era completamente nelle sue mani, che non poteva dire di no, nemmeno se pensava di dire di no perchè Stefano sapeva di quelle cose, ormai lo prendeva e lo shiacciava come uno scarafaggio".

"Stefano deve aver creduto di avere tutto in mano e invece eccoci qua .. l'Entità si deve essere organizzata e, perchè, no, magari con quel fango di Calò .. Come se avesse cambiato parrocchia .. Ha fatto capire a Calò, ai suoi amici di Corleone, a Ciancimino, a Salvino Lima, ai Salvo, che era sì amico di Stefano, ma poteva essere amico anche di altri.. e che se Stefano avesse fatto una brutta fine .. si poteva essere ancora più amici, si poteva essere una cosa sola. E quelli lo stanno accontentando alla maniera Corleonese, scannando, dopo Stefano, tutti i bontade e, dopo Totuccio, tutti gli Inzerillo e i Di Maggio .. Testimoni, i corleonesi, non ne lasciano mai. L'entità può starne sicura."

Il capo dei capi, pagine 167-170.
Lo Stefano di cui parla Buscetta e Stefano Bontade, l'entità di cui all'inizio non fa il nome, nemmeno con Falcone, è Giulio Andreotti.

Technorati: Attilio Bolzoni , Giuseppe D'Avanzo

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