28 luglio 2011

Chissà se siamo in tempo

Le associazioni di impresa, confindustria, sindacati, banche, cooperative lanciano il loro grido di allarme sullo stato del paese:
le parti sociali sollecitano il governo perchè è
«necessario un patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali; serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione».

Ora sì che verranno ascoltati: finchè a dare l'allarme erano i cassintegrati, gli allevatori sardi, gli allevatori lombardi che han portato i maiali a Piazza Affari, i ricercatori delle università, i precari nella scuola, era cosa da niente.

E chi raccoglierà questo allarme?
Il comitato etico del PD?
I probiviri del PDL? O il comitato delle regole?
O forse anche il terzo polo di Rutelli o il partito dei responsabili.

Scrivono le "parti sociali" che per evitare che la situazione «divenga insostenibile» «occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori».

Non riusciamo a tenere in Italia la Fiat, non siamo riusciti a salvare Alitalia (che verrà svenduta ad Air France), ogni giorno nascono inchieste che riguardano aziende di stato (o che fanno appalti con lo stato) in cui siedono nominati dalla politica, che usano soldi pubblici per i propri interessi.
E questi parlano di discontinuità?

Il prossimo ministro della giustizia è quello che nel passato aveva chiesto la reintroduzione dell'immunità parlamentare (per Previti), e che ha esordito dicendo "E' finito il tempo dello scontro. Troviamo insieme una via d'uscita per superare la crisi della giustizia. "
E infatti al senato si vota sul processo lungo.

Siamo ancora in tempo per salvare il paese?

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