30 settembre 2011

Le notizie che gli altri nascondono

Ma quali saranno le notizie che da il TG1 di Augusto Minzolini e che invece gli altri telegiornali nascondono?
Le nuove mode dei vestitini per cani? L'ondata di caldo ad agosto ("mi raccomando, non state troppo al sole ...")? L'avvistamento degli Ufo? La moda del gelato? 

I consigli per evitare le puzzette del bebè?

Oppure attaccare i magistrati che lo stanno indagando?



In un intervista al giornale dice: 
 “Do troppe notizie e do quelle che gli altri nascondono”, dice. E spiega: “Come l’inchiesta sui presunti condizionamenti della camorra nelle primarie del Pd a Napoli, o quella su Penati a Milano o quella sul coinvolgimento di esponenti di sinistra a Bari”. Tutte a senso unico, fa notare la giornalista che lo intervista. “Ma noi diamo anche le altre, pure quelle sulle intercettazioni sulle nottate di Berlusconi. Non faccio sentire registrazioni scabrose, per rispetto del pubblico. E penso che interessi più sapere le notizie sulla camorra che quelle sulle mutande della D’Addario”. Sembra una scusa. “Assolutamente no. E in ogni caso io rivendico il diritto di vedere in maniera diversa la gerarchia delle notizie. Anzi di essere super partes in un mondo che pende tutto per una pars. Dato che l’informazione in Italia è quasi tutta orientata a sinistra, io offro un’altra visione, insomma completo il panorama dei media”. Come dire: un tg schierato? Macché, Minzolini nega: “Faccio un tg nazional popolare riadattato”.
Allora vuol dire che tutti gli italiani sono dei cretini perchè non lo hanno capito: gli ascolti sono in crollo e se esistesse una responsabilità economica per i danni prodotti all'azienda , sono soldi che dovrebbe cacciare lui (o meglio, i politici che lo hanno messo su quella poltrona).
Ricordiamolo: ogni punto di share è pubblicità in meno. Soldi pubblici che si perdono.


PS la notizia sul milione e passa di firme contro il porcellum, la darà o no?

Buon compleanno


L'augurio per il suo compleanno, glielo facciamo fare da  un imprenditore , uno di quelli che magari si erano illusi che lei fosse un liberale, capace di portare benessere e sviluppo per tutti gli italiani. 
Alfredo Letizia, costruttore edile, era uno di quelli che hanno protestato di fronte al ministro Matteoli: ieri sera era a Piazza Pulita.

Il noto servizio - la presentazione del libro a Milano



Che cosa è stato il Noto servizio, quel servizio composto da personale civile e militare che così viene chiamato nei verbali della polizia?
Che ruolo ha avuto nella storia del nostro paese (anche politicamente)?
Lo hanno raccontato ieri sera per la presentazione del libro “Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro” alla Feltrinelli di Milano, l'autore nonchè professore (e consulente per le procure) Aldo Giannuli, il politologo Giorgio Galli e il giornalista (nonchè conoscitore del mondo della criminalità organizzata) Piero Colaprico.

Nel suo intervento, Galli ne ha ricostruito la storia: Noto servizio o Anello (come lo ebbe a definire una volta Adalberto Titta parlando della riforma dei servizi "noi vecchi dobbiamo esserne l'anello") nato dal Sim del generale Roatta (ex capo di stato maggiore dell'esercito e responsabile della mancata protezione di Roma dopo l'8 settembre).
Come molti altri servizi dello stato, era nato in funzione anticomunista, in previsione di una ipotetica invasione dall'est, dal nord est così vicino ai comunisti di Tito.
Una struttura alle dipendenze della presidenza del Consiglio, senza organigramma e i cui membri prendevano uno stipendio direttamente dall'esecutivo (come una forma di pensione) che all'epoca (anni 60) si aggirava sul milione e mezzo di lire.
Un'invasione che non ci fu mai, come mai il PCI di Togliatti pensò di prendere il potere con le armi (almeno questa la linea ufficiale).

Nel corso della sua storia, il "Noto servizio" o Anello incrociò quella delle stragi negli anni '70, golpisti veri o presunti (il comandante Borghese ed Edgardo Sogno per il golpe dell'immacolata e per il Golpe bianco). 
In particolare sono tre gli episodi in cui è certo l'operato di questa struttura: la figa di Kappler dall'ospedale del Celio, il rapimento di Aldo Moro e quello dell'assessore Ciro Cirillo.
Nel libro sono documentati i legami col Mar di Fumagalli, i legami con le strutture di intelligence della borghesia industriale del nord (come quella dell'industriale Pirelli).

Aldo Giannuli, nella seconda parte della presentazione, ha spiegato bene in cosa consisteva la funzione "anticomunista" del servizio: la paura non era solo del golpe comunista. Faceva paura ad un certo establishment politico-industriale l'influenza del PCI e del sindacato nelle fabbriche, per le rivendicazioni che questi portavano avanti in termini di salari e diritti.

Cosa era il Noto Servizio: era una costola dei servizi militari, fuori dall'organigramma ufficiale, usata per i lavori sporchi che ufficialmente lo stato non poteva fare.
Come tenere i rapporti con i rapitori di Cirillo e la Camorra di Cutolo.
Come fare campagne stampa per screditare politici e forzare certi passaggi politici: la scissione del PSI nel 1966 (per favorire una politica di centrosinistra con la DC); la campagna scandalistica portata avanti dal Candido di Pisanò contro il segretario del Psi Mancini, nel 1972.
E poi c'è la storia del rapimento di Aldo Moro.
Fautore del compromesso storico, l'accesso del PCI al governo, unico candidato alla presidenza della Repubblica (dopo la brutta storia del rapimento del figlio del socialista De Martino l'anno precedente).

Una storia, quella del suo rapimento, la strage in via Fani (col killer che freddò la scorta con anche il colpo alla nuca), la detenzione e il memoriale, che ancora oggi è piena di buchi.
Una storia che ha anche legami con Milano (dove il Noto Servizio aveva sede): il memoriale di Moro fu trovato qui a Milano in via Montenevoso.
Memoriale che doveva essere, così diceva il comunicato delle Br, a tutti i militanti e che invece sparì.
Memoriale attorno a cui ci sono state troppe morti: Dalla Chiesa, Chicchiarelli, Galvaligi, Pecorelli ...
Memoriale che, come Moro, doveva sparire: perchè le Br potevano ricattare il potere, con quelle storie. Gli scandali della DC, gli accordi internazionali ambigui, le stragi di stato di cui sicuramente Moro (e Andreotti) sapeva.
Moro doveva morire, per il bene di quel potere politico. Perchè il PCI non avrebbe potuto appoggiare quel partito, se fossero uscite le rivelazioni.

I capi delle Br, i responsabili del massacro di via Fani, pagarono con quel prezzo la loro breve prigionia (e la fine del carcere dopo nemmeno 20 anni, per molti)?
C'è ancora molto da scoprire sulla nostra storia, e libri come questo, così dettagliati per il lavoro capillare fatto da Giannuli negli archivi e nelle carte, possono aiutare.

La scheda:
La sicurezza e l'ordine, in Italia, sono state spesso il frutto di trame oscure: i protagonisti politici della Prima Repubblica hanno salvaguardato il bene supremo dello Stato in continuità con il fascismo e sotto il controllo degli americani, affidandosi a una messe di personaggi senza scrupoli, una folla livida che ha agito nell'ombra, nel disprezzo della volontà popolare.
Questo libro fornisce un contributo importante nella difficile ricostruzione di una verità (combattuta, lacerata, incompleta) sulla storia politica e giudiziaria del nostro paese, rivelando l'esistenza di un servizio segreto clandestino nato negli anni della guerra e poi sopravvissuto, con varie trasformazioni, fino agli anni Ottanta.
Questo servizio ebbe come suo referente politico Giulio Andreotti, con la cui parabola politica si è intrecciato strettamente. È il Noto servizio, altrimenti conosciuto come "Anello", che ricorre nelle pagine più nere della storia d'Italia, dal golpe di Junio Valerio Borghese alle principali vicende della strategia della tensione, dalla strage di piazza Fontana a quella di piazza della Loggia, fino al caso Moro, del quale l'autore offre una lettura del tutto inedita, egualmente distante dalla dietrologia e dall'accettazione delle "verità di Stato".


Il link per ordinare il libro su ibs.
Il libro sul Noto Servizio di Stefania Limiti "L'anello della Repubblica".

29 settembre 2011

Licenziare i padreterni - la trasparenza della casta


Nel capitolo "Chi ci da i soldi? Fatti nostri" di "Licenziare i padreterni" Stella e Rizzo parlano della trasparenza dei politici nelle democrazie occidentali (non in Italia), come in Inghilterra. E' tutto online: regali, redditi, attività.
"E non funziona così soltanto nel Regno Unito. Ci sono norme simili anche in Germania. Per non parlare degli Stati Uniti e del Canada, paesi dove le reogle per evitare conflitti di interesse sono rigidissime. Il caso più clamoroso è quello di Henry Paulson, il segretario del Tesoro  americano chiamato a gestire la crisi finanziaria in cui, oltre alla Lehman Brothers, era coinvolta anche l'azienda della quale era stato il numero uno, cioè Goldman Sachs. Scocietà con la quale aveva rotto ogni contatto vendendo anche, come previsto dalla legge, un robusto pacchetto d'azioni. A un certo phnto, nell'estate del 2009, il New York Times gli cavò la pelle, denunciando che aveva contatti con il suo successore al comando della multinaizonale, Lloyd Blankfein. Cosa vietatissima. Vi chiederete: come aveva fatto il quotidianoa scoprire questi contatti? Esaminando a una ad una le telefonate partite dall'ufficio del ministro. In base al Freedom of Information Act, la legge sulla libertà di informazione, infatti, l'elenco di queste telefonate può essere richiesto e ottenuto non solo dai cronisti ma da ogni cittadino.
Ve lo immaginate una cosa del genere in Italia, dove la Camera nega ai giudici l'autorizzazione ad usare le intercettazioni del coordinatore del PDL Denis Verdini e dove i magistrati hanno dovuto chiedere il gentile permesso a Montecitorio per usare i tabulati telefonici di Marco Milanese? Ve lo immaginate se i nostri deputati e senatori fossero costretti a mettere on line in tempo reale i loro guadagni extra? Gli avvocati le parcelle milionarie che incassano e chi le paga, i consulenti i proventi delle consulenze, i medici gli onorari degli interventi .. E poi regali, viaggi, passaggi aerei ...
Immaginate soltanto se Silvio Berlusconi dovesse elencare sul web tutte le volte che ha dato un passaggio sui voi di Stato a Mariano Apicella o a tante gentili ospiti, come Sabina Began, Sara Tommasi o la famosa ballerina di flamenco fotografata all'aeroporto di Olbia mentre scendeva da un aereo militare. Fantascienza? In Inghilterra accadde nel 1997, volo per volo, passeggero per passeggero.Qui da noi no, impossibile. Qui i nostri rappresentanti sono tutelati da una nebbia impenetrabile,a dispetto anche delle poche regole che dovrebbero assicurare un minimo di trasparenza. Dei parlamentari italiani si può conoscere la denuncia dei redditi e la situazione patrimoniale: case, auto, azioni. Ma solo una volta all'anno, quando la dichiarazione fiscale viene presentata. E non su internet. Bisogna andare di persona in un ufficio delle Camere e consultare i libri in ordine alfabetico. Senza nemmeno la possibilità di fare fotocopie. I giornalisti delle agenzie, costretti a fare come un secolo fa con sil solo vantaggio di avere penne a sfera invece che la piuma e il calamaio, ci diventano pazzi ogni anno. [..] Con la rabbia di sapere che quel lavoraccio è dovuto a una scelta scientifica e maligna: vuoi la trasparenza? Te la faccio pagare carissima."
Licenziare i padreterni - pagine 104-107

Riassumendo: in America vige una legge rigida sul conflitto di interessi (altro che regalare le aziende ai figli e ai fratelli); è vietato cumulare più stipendi con un lavoro privato (se questo supera il valore delle indennità) e i dati patrimoniali sono online, trasparenti (esiste una legge sulle lobby). 

Se oltre a questo aggiungiamo che i nostri padreterni (eterni perchè non smettono mai la toga di parlamentare) godono di vitalizi su cui valgono sempre i diritti pregressi (cosa che non vale per i comuni mortali) e che non sono coperti dai contributi versati (per la sola regione Lazio, per 100 euro versati in contributi dai consiglieri, 1000 se ne vanno via in vitalizi pure comulabili). I costi di camera e senato che sono in perenne aumento (la camera per le spese correnti costa +41%, il senato per le spese correnti +41% dal 2001).
La bassa produttività (le commissioni che lavorano poche ore alla settimana, in senato ad es. per soli 78 giorni su 1243), i portaborse in nero, il clientelismo e i ricongiugimenti familiari (il caso Bondi, i  Fassino ..) , gli stipendi non in linea col resto del mondo (Obama prende 275000 euro, il suo team ristretto arriva a 118000 euro al massimo .. un dipendente del Senato può arrivare a 137000 di stipendio).

Gli sprechi, le inefficienze, le corruzioni (l'ultimo il caso del comune di Parma).
Le immunità che sono diventate a furia di abusarne delle vere e proprie impunità (che credibilità ha oggi l'Italia con un ministro sotto processo per mafia e il premier sotto processo per evasione, corruzione...). 

Ecco .. la domanda che mi faccio è: fino a quando?
Non si rendono conto, i nostri politici che quando vanno in televisione e parlano di liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli delle pensioni, non sono per nulla credibili?

Che qui non c'è in gioco solo la tenuta del governo. Qui è in gioco il futuro, lo stato.
Dal Fatto quotidiano del 28 settembre:

Ridurre la Casta? Ora il Senato dice no 
E prende tempo per bloccare tutto Palazzo Madama rimanda a novembre l'istituzione della Commissione che deve riformulare l'articolo 81 della Costituzione per il pareggio di bilancio e l’abolizione delle Province. Lega e Pdl si mettono di traverso, il Terzo Polo non partecipa al voto, l'Idv e il Pd protestano
La riduzione dei parlamentari? Non è urgente. L’istituzione di una Commissione speciale con il compito di elaborare testi di riforma costituzionale che prevedano, tra le altre cose, la riformulazione dell’articolo 81 della Costituzione ai fini del perseguimento del pareggio di bilancio e l’abolizione delle Province? Rimandata a novembre. A decidere, l’aula del Senato.
E così la Casta ha perso l’ennesima occasione per dimostrare di voler davvero diminuire i costi della politica. 
Ve lo ricordate o no, Calderoli, questa estate? Le province, i comuni, da accorpare. La riduzione dei parlamentari. Ecco. Rimandato, in attesa di una riforma costituzionale (come la vuole la Lega) e che nessuno voterà.
E settimana prossima (domani si va già in vacanza), si riprende a parlare di bavaglio.


La scheda sul sito di RCS.
Il link per ordinare il libro su ibs.

L'insegnamento di Parma


Cosa insegna la vicenda di Parma (con le dimissioni del sindaco Vignali)? Che le proteste di piazza (quelle che i benpensanti bollano come antipolitica) funzionano.
Se i parmensi aspettavano che la politica facesse pulizia, si sarebbero ritrovati in bancarotta.


Insegnamento da esportare: la gestione della cosa pubblica è cosa troppo importante da essere lasciata ad una classe politica che litiga persino sulla nomina del presidente di Bankitalia.
Che ritorna a parlare di bavaglio e di spostare il 25 aprile.

Tutta colpa di Tarantini?


Lavitola (l'imprenditore, editore, facilitatore) ha dato la sua versione dei fatti sull'inchiesta di Bari (e Napoli e Roma).
In un intervista un pò surreale, per la sua latitanza, nel corso di Bersaglio Mobile ha accettato di rispondere alle domande dei giornalisti collegati Marco Lillo e Marco Travaglio del Fatto, Carlo Bonini di Repubblica e Corrado Formigli de La7.



Da una parte le procure che sostengono prima l'estorsione nei confronti di B. (per non far emergere le telefonate su escort e affari), poi l'induzione alla falsa testimonianza nei confronti di Tarantini (che ribalta il ruolo di B. e Lavitola). E ora la versione dell'editore de l'Avanti.


Ho aiutato Tarantini per togliermelo di mezzo, perchè mi assillava. I 500000 euro erano soldi che io avrei anticipato per conto di Berlusconi, che voleva aiutare Gianpi per questa sua attività imprenditoriale all'estero. E i 20000 euro (le fotografie di cui si parla nelle telefonate con Marinella) erano un rimborso del presidente per i soldi prestati.


Tutto chiaro?
Vediamo.
Alla domanda di Bonini sul suo mestiere, Lavitola ha risposto parlando della sua attività di imprenditore nel settore ittico. Che gli ha permesso, smobilitando questa flotta , di avere quel capitale da dare poi a Tarantini per la sua impresa.
Faccio l'imprenditore all'estero perchè, dopo Tangentopoli, ho capito che non si può fare impresa laddove vuoi fare politica.


“Sono qui stasera per non irritare i magistrati e voglio dimostrare di non essere l’uomo nero né il faccendiere che mi dicono di essere. Voglio dimostrare chi sono, cosa faccio e perché risulto un personaggio scomodo. Sono determinato e non soffro di timori reverenziali nei confronti di nessuno, ecco perché sono inviso a molti collaboratori del premier. Sono un giornalista, facevo le riunioni di redazione al telefono. Mi prendete in giro dicendo che sono un filantropo? Non c’è nulla da scherzare. Ho aiutato i Tarantini perché me lo ha chiesto il presidente. Lo incontrai, parlammo di loro, dissi ‘perché non li aiutiamo’ e lui mi disse: ‘aiutali perché questi sono dei ragazzini’. Per quanto riguarda il fatto di essere un imprenditore ittico, è una sottolineatura strana, perché è il mio lavoro e basta”.


Alla domande di Travaglio ha dato una risposta parziale. Quando ha saputo dell'inchiesta, perchè non torna dai magistrati, quando è entrato in massoneria. E il senso delle sue telefonate.


Ci sarebbe una telefonata, che non è stata intercettata, che scagionerebbe tutti, dove si parla appunto dei 500000 euro per questa attività (in che ambito?) di Tarantini. Che fine ha fatto?
Anche dall'ordinanza del riesame, ha proseguito Lavitola, leggendo le frasi nel contesto, si comprende come si tratti di un panorama diverso da quello del ricatto.
"I Tarantini sono ragazzi viziati" - questa la sua opinione - Gianpi era pressante nelle sue telefonate, e aveva tre ossessioni: vedere B. in più occasioni, riuscire a far si che un imprenditore (Sottani) potesse ottenere un lavoro, avere soldi da B.
 “Tarantini è uno scapestrato e non un criminale, anche un po’ fesso. Lui e la moglie non avevano il senso della realtà, erano solo ragazzi sperperoni. Erano pressanti in maniera esasperante verso di me, aveva tre ossessioni: vedere il premier quanto più possibile, riuscire a far sì che un loro amico,Pino Settanni, potesse concretizzare l’ottenimento di un lavoro con una delle società collegate all’Eni e, terzo desiderio, la necessità di ottenere soldi per le loro esigenze più disparate. Io dicevo a Nicla Tarantini che questa storia finirà e che metterò il presidente con le spalle al muro per un solo motivo: perché a me non conveniva continuare a essere ossessionato da loro. In ginocchio? Era rivolta agli avvocati, ed è l’unica frase in 1200 atti che mi vede coinvolto nel discorso del patteggiamento”.

Cosa voleva dire, quando nelle telefonate riferendosi a B. si sente dire "metterlo in ginocchio"? Si riferiva al patteggiamento di Tarantini, per non far uscire le intercettazioni e proteggere il presidente dalle strumentalizzazioni.


Sempre dall'intervista, abbiamo scoperto che è stato massone apprendista, che conosce la famiglia Craxi. Che voleva entrare in politica, ma non gli è mai riuscito, anche per colpa dei vari collaboratori di B. 
Che ha anticipato contanti i 500000 euro, perchè B. non aveva disponibilità subito di quei soldi (almeno così ho capito io). Questo però colide con quanto si era capito dalle dichiarazioni di Ghedini, preoccupato dei soldi usciti da B. verso Tarantini (e non da Lavitola!).
Da dove avrebbe preso i soldi Berlusconi? 
Lavitola scagiona B.  e Ghedini?


Lavitola avrebbe conosciuto B. dopo Tangentopoli (nel 1994 o nel 1995), e sarebbe stato lui stesso a chiedere di aiutare quei due "ragazzini".
In ogni caso, "non so nulla di cose che possono fare i capelli a questi signori [i cortigiani di B.]", riferendosi ad un altra intercettazione in cui sembrava minacciare rivelazioni pericolose, se avesse parlato.

La scheda telefonica:

 “Io non ho fornito nessuna scheda telefonica peruviana, ho dato una scheda italiana al presidente Berlusconi, comprata da un mio collaboratore peruviano, per timore di essere intercettato; non per i contenuti illegali della telefonata, ma perché parlavo di considerazioni riservate”.


Lavitola non rientrerà in Italia: teme l'arresto, come successo ai Tarantini oggi (liberi dopo la sentenza del riesame).
A parte i 500000 euro dovrebbe chiarire diverse questioni: il suo ruolo negli appalti di Finmeccanica, con Raitrade, con le bonifiche Eni a Taranto. E i 3 milioni di euro passati dal finanziamento pubblico per l'Avanti che sarebbero finiti nella sua società.

Quale è il segreto del suo successo, chiede Marco Lillo, che ha chiesto dell'intercettazione in cui Nicla parla del rapporto di  con le escort?

 “Ci sono troppi omissis e bisogna contestualizzare le intercettazioni: le trascrizioni non sono attendibili perché parziali. Per la questione della figa, invece, qualcuno può pensare che a Berlusconi non piacciano le donne? Per quanto riguarda il Castello di Tor Crescenza, fui io a suggerire al presidente di affittarlo, visto che cercava un posto dove passare l’estate. Mi chiese di andare con lui e il mio parere sulla questione. Sulla vicenda delle navi, invece, bisogna finirla di dire cose inesatte: non ho regalato né fatto regalare nessuna nave. Era il frutto di un accordo bilaterale con l’Italia; Panama si impegnava nella lotta al narcotraffico in cambio di sei pattugliatori che stavano andando in disuso. Basta verificare: dai porti panamensi parte tantissima droga”.


Si è dimostrato una persona molto più intelligente di quanto voglia sembrare, Valter Lavitola: ha risposto sempre, con molta calma alle domande, senza mai scaldarsi. 
Molto furbo, forse, nel voler mantenere un profilo basso.
Ad una domanda non ha risposto: come ha saputo dell'inchiesta di Napoli?

28 settembre 2011

L'informazione Rai



Questa sera Enrico Mentana fa il suo esordio con la trasmissione "Bersaglio mobile", con l'intervista all'editore Walter Lavitola.
Domani, sempre su la La7 in prima serata, trova posto Corrado Formigli  con Piazza Pulita ("buon compleanno Silvio").



E allora mi chiedo: come mai la concorrenza rafforza la sua programmazione di approfondimento politico, mentre la Rai ha rinunciato ad Annozero (da cui se ne è andato Formigli), Vieni via con me e Parla con me?
Come mai su Rai 3 hanno spostato Linea Notte a tarda notte anzichè anticiparlo?
Come mai, in tempi di tagli e risparmi (che giustificano la cacciata della Dandini), la direttice Lei ha sfornato tutte queste nomine di direttori e condirettori in Rai (tanto che i consiglieri di opposizione parlano di marchettificio)?


«Altro che spartizione lottizzatoria! Ormai siamo di fronte ad un vero e proprio marchettificio, all'autolottizzazione di una maggioranza assecondata consapevolmente dal direttore generale che pur di sopravvivere è disposto a qualsiasi compromesso», così si erano espressi i consiglieri di amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten


Se la Rai perde ascolti, sono anche soldi nostri, che vengono sprecati.

La pacificazione

A Parma rubavano persino sulla mensa dei bambini.
Scendere in piazza a protestare è cosa da giustizialisti? Anche qui l'uso delle intercettazioni è una violazione della privacy?

L'inchiesta di Bari, con le 100000 intercettazioni, racconta cosa ha in mente il nostro presidente.
Non il paese, lo sviluppo, la crisi, il governo. La patonza.
Lui nel lettone, le girl riempite di regali e ospitate all'Olgettina, e gli italiani alle prese col precariato, i tagli alla scuola, le pensioni che si allontanano, il lavoro perso. E attorno, un giro di nomine, consulenze, regali, posti in televisione, editori di giornali oggi latitanti che accompagnano non si sa a che titolo ministri.
Anche qui, scendere in piazza è cosa da giustizialisti?
Troppe intercettazioni?
O forse era B. che telefonava troppo a Gianpi?

Non sono d'accordo con l'editoriale di Panebianco: la soluzione per pacificare il paese non è stoppare il potere della magistratura (già visto con la Forleo e con De Magistris col risultato che oggi in Lombardia e Calabria non si delinque di meno). O anche vietare "di intercettare, anche in modo indiretto, chi occupa cariche istituzionali".

Il problema non sono le 100000 intercettazioni (o il balletto del riesame): il problema sono i ministri sotto processo, i ministri che insultano e offendono, il premier sotto processo (e che si salva con le leggi ad personam e la prescrizione), il Parlamento che salva gli inquisiti (Cosentino e Milanese).
Gli sprechi del palazzo, e una politica che chiede sacrifici che non è credibile. Non basta che B. se ne vada. E' tutto il sistema da riformare.

Questa crisi

Il primo schema mostrato ieri sera a Ballarò riguardava le prossime scadenze sulle aste dei titoli italiani.
Ne abbiamo 5 a ottobre, a novembre e 4 a dicembre: dobbiamo rifinanziare 120 miliardi di euro in titoli di Stato.
Dove prendiamo i soldi? Dalle multe dei blogger per l'obbligo di rettifica?
Oppure ci pensarà papi, uno che ci tiene alle famiglie in difficoltà.

Domenica Presa diretta mostrava la povertà vera del sud (nonostante tutto, un pezzo di Italia): lavoro nero, stipendi a singhiozzo, desertificazione industriale.
Domenica prossima, Riccardo Iacona  e i suoi giornalisti si occuperanno dei precari. Gli schiavi moderni.

C'è la crisi: ma sicuramente ci starà pensando il governo, che oggi gode della stessa credibilità del sorriso che ieri sera La Russa rivolgeva alle battute di Crozza.

E poi c'è questo Alessio Rastani,broker a Londra , racconta alla BBC che dobbiamo dire addio a pensioni e stipendio:
"Quello che voglio dire alla gente è: preparatevi", avverte Rastani. "Nel giro di anno i vostri risparmi o la vostra pensione potrebbero essere spazzati via". Quindi una considerazione squisitamente politica: "Credere che i governi possano risolvere questa situazione è solo una speranza. I governi non comandano il mondo. Goldman Sachs comanda il mondo".

Ho capito tutto allora: godiamoci anche noi questo ultimo ballo sul Titanic ...

Il governo che salva se stesso

Si chiama pure Romano di cognome, il ministro dell'Agricoltura, sotto processo per concorso esterno in mafia (il primo ministro nella storia italiana).
Nonostante questo, nonostante sia stato eletto in Sicilia con l'UDC, oggi verrà probabilmente salvato dalla sfiducia dal partito della Lega.
Cioè dallo stesso partito del ministro degli interni che ogni volta snocciola cifre e dati su arresti e confische contro le mafie.

La fiducia a Romano è l'emblema dei veri obiettivi di questo governo: non governare per il paese, per tutti gli italiani.
Ma per continuare a portare avanti i propri interessi: il governo non deve cadere, altrimenti sarebbe peggio, perchè c'è la crisi. E chi lo dice? Nessuno ha la bacchetta magica, dice Tremonti.

Oggi , per l'ennesima volta, questa maggioranza si rivela per quello che è: l'insofferenza verso le intercettazioni che svelano il volto del potere, la difesa della casta anche nei confronti di elementi sotto processo, la difesa delle lobby, dei privilegi (le province che non si toccano, i tagli a vitalizi, finanziamenti ai partiti, auto blu) ..
E come al solito, oggi che la crisi ha acuito il divario tra paese reale  (quello a cui vengono chiesti sacrifici) e il paese del palazzo, ritornano i gattopardi.
Formigoni e Alemanno: "basta Minetti in lista ..". In che listino è stata eletta, la signorina?
E a Roma, chi ha fatto le nomine dei dirigenti Atac?

27 settembre 2011

Giudici, di Andrea Camilleri Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli


Tre storie per raccontare dal di dentro la vita del giudice. La sua solitudine, la tenacia, l'ostinazione e persino la sua ingenuità.
Dall'unificazione d'Italia di Camilleri ("Il giudice Surra"), agli anni di piombo di Lucarelli ("La bambina") per finire ai giorni nostri con De Cataldo ("Il triplo sogno del procuratore").

Il giudice Surra - di Andrea Camilleri

Il giudice Surra fu mandato, poco dopo l'unità d'Italia, a riformare il Tribunale di Montelusa  per prendere il posto dell'ex presidente Fallarino che non voleva riconoscere il Savoia.
E si dimostrerà giudice capace di tenere testa alla maffia (la fratellanza della maffia, non era ancora chiamata mafia). Ingenuità? Assenza di buon senso, quello che ti fa venir voglia di girare la testa dall'altra parte, di non metterti contro il più forte?
O, semplicemente, il senso della legge uguale per tutti, per fare gli interessi di tutti, senza guardare in faccia a nessuno?
“Non c’è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato a trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora d’incolpare un innocente. Il popolo è venuto a convenzione coi rei. Come accadono furti, escono dei mediatori a offrire transazioni per il recupero degli oggetti rubati. Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di una protezione impenetrabile, come lo Scarlata, giudice della Gran Corte Civile di Palermo, come il Siracusa, alto magistrato... Non è possibile indurre le guardie cittadine a perlustrare le strade; né di trovare testimoni per i reati commessi in pieno giorno. Al centro di tale stato di dissoluzione c’è una capitale col suo lusso e le sue pretensioni feudali in mezzo al secolo XIX, città nella quale vivono quarantamila proletari, la cui sussistenza dipende dal lusso e dal capriccio dei grandi. In questo ombelico della Sicilia si vendono gli uffici pubblici, si corrompe la giustizia, si fomenta l’ignoranza...”.
Dalla relazione di Pietro Ulloa, procuratore generale a Trapani nel 1838.

La bambina di Carlo Lucarelli
Estate 1980: tra l'abbattimento nei cielo di Ustica del DC9 e la strage alla stazione di Bologna. Il giudice istruttore Lorenzini che tutti chiamano La Bambina si trova alle prese con una inchiesta di bancarotta, con a fianco solo il suo agente di scorta. E si ritrova sola e clandestina, contro giudici corrotti, carabinieri che non sono carabinieri e servizi che usano la ragione di stato per nascondere loro malefatte. In piena guerra tra servizi, imparerà così il senso della giustizia: il potere dei senza potere, combattere i soprusi e quanti pensano di poter fare i propri affari alle spalle degli altri.

Il triplo sogno del procuratore di Giancarlo De Cataldo

Un giudice Ottavio Mandati della procura di Novere, sogna di trovarsi imputato in un processo istruito da un suo imputato: l'ex compagno di classe (già all'epoca capace solo di fare soprusi) e oggi sindaco Pierfiliberto Bonazzi Perdicò.
E' una vita che il procuratore cerca di fare un processo che condanni il sindaco per le sue malefatte: speculazioni edilizie, la sanità privata che controlla tramite prestanome, scempi ambientali ...
Ma ogni volta gli è andata male: alcune volte per modifiche legislative a processo in corso, in altre le sue richieste di rinvio a giudizio erano state respinte.
Ma il procuratore deve andare avanti: non per una forma di rivalsa o di ossessione nei confronti del sindaco che gode della simpatia dei suoi elettori (nonostante le specuazioni, la chiusura dell'ospedale pubblico per favorire le sue strutture), della stampa locale (Tafano Tafani .. nomen omen).
La solitudine del magistrato è semplicemente, ancora una volta, senso di giustizia.

PS: e se qualcuno ci vede un noto personaggio della politica nazionale che sfugge dai processi, problemi suoi.

Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro su Einaudi e il primo capitolo.
Technorati: , e

Il miracolo tedesco e il deserto di Napoli

La seconda parte di Presa diretta di domenica 25 settembre ("Il popolo") mostrava, in un confronto impietoso, quello che è stato fatto in Germania per riqualificare le aree industriali dismesse (come le miniere della Ruhr), per sollevare l'economia della Germania dell'est dopo l'unificazione, con il deserto industriale della città per eccellenza del sud italiano.
Napoli, la terza città d'Italia.

In Germania hanno fatto un vero e proprio miracolo, in pochi anni, senza sprecare inutilmente soldi pubblici: a Zollverein , le ex miniere sono state trasfrormate in musei visitati da milioni di persone, zone attrezzate per festival e incontri. Persino una pista da sci di 600 metri: dopo aver bonificato l'ambiente (sul serio, non come in Italia ), le aree si sono rivalutate e oggi qui trovano lavoro 20000 persone.
Tutti i partiti si sono trovati d'accordo sul cosa si doveva fare: evitare che la zona diventasse un cimitero industriale, inquinato e abbandonato al suo destino.
Un ex gasometro, anzichè essere abbattuto è stato trasformato in uno spazio espositivo, dove i privati pagano gli eventi: il tutto in un contesto pieno di piste ciclabili, corsi d'acqua, aree di svago.
A Duisburg, il porto merci è stato riqualificato trasformando i magazzini in palazzi di un quartiere residenziale. Qui le gru costruiscono case, edifici, per progetti che hanno un inizio e una fine.

Il porto di Napoli.
Vediamo cosa succede in Italia, a Napoli: qui il blocco di investimenti impedisce la dragatura del porto che permetterebbe l'attracco di navi più grosse. Significa che i container si spostano da un'altra parte. La stazione portuale, per spostare le merci via ferro, è ferma e i vagoni arruginiscono all'area aperta.
Servirebbero nuovi bacini, per permettere lo sviluppo della cantieristica navale (come quella della "Nuova meccanica navale").
Napoli sta perdendo terreno nel settore dei marittimi: la privatizzazione della Tirrenia sta causando forti tensioni sociali nei marittimo; a Torre del Greco Iacona raccoglieva la testimonianza di gente che ormai, passa più tempo a terra che imbarcata.
Il polo nautico, inaugurato da Bassolini anni fa, è ancora di la da venire. E avremo comunque un bacino senza cantiere

Se gli investimenti fossero stati fatti in tempo, forse ora con la crisi, avremmo reagito meglio.

L'unificazione della Germania.
La situazione delle due Germanie, dopo la caduta del muro, era equivalente a quella in Italia tra nord e sud: poche autostrade, pochi servizi, stipendi bassi, quartieri e palazzi a pezzi...
In 21 anni, dopo un investimento di 1300 milioni di euro, si può dire che le due germanie si sono unificate: sono state costruite 6600 km di strade e sono stati fatti 17 progetti per l'unità dei trasporti tedeschi. Il tutto grazie ad un patto di solidarietà tra le regioni dell'ovest e quelle dell'est: le prime hanno accettato di pagare più tasse per aiutare le regioni "povere" dell'est. In Germania il federalismo si fa così.
La stazione di Berlino è la più grande d'Europa, una bellissima struttura di acciaio e vetro.
A Lipsia è cambiato il paesaggio, con i nuovi quartieri, la gente che si sposta in bici. Nell'università c'è persino il parcheggio per le biciclette: qui la retta costa 290 euro l'anno, c'è daperttutto il collegamento wi fi, e una stanza per gli studenti costa 200 euro al mese.
Spazi per bambini gratis: un paradiso per gli studenti.

Ve lo immaginate in Italia? Posti letto pagati a nero, tram affollati, rette carissime, università per pochi, i baroni a pilotare concorsi e promozioni ..
Per unificare le due germanie si sono fatti investimenti (si parla di 1,3 bilioni di euro) per una cassa edilizia popolare, per la cassa malattia, sul welfare: sono stati fatti programmi supportati dal pubblico.

E il sud d'Italia? quanto l'Italia ha investito la sud? Oggi il sud è finanziato senza un programma, e sembra che questo sia fatto proprio per tenerlo sttosviluppato.
I fondi Fas sono stati usati per la cassa integrazione (per lo più dei lavoratori del nord), per le casse dei comuni di Roma e Catania, per la crisi, per l'Ici.
Solo in Sicilia sono stati usati per cercare di fare sviluppo: il problrma è che oggi servono soldi veri, perchè se si vuole portare il sud allo stesso livello del nord questo si può raggiungere solo con una maggiore spesa per investimenti.
Altrimenti, se il sud non cresce, è l'Italia che non cresce.
lo dicono gli economisti dello Svimez: il sud è a rischio desertificazione industriale e nord e sud sono legati allo stesso destino; il federalismo da solo non basta, serve una strategia complessiva, per il sud.

26 settembre 2011

La passione per il delitto - l'incontro con Massimo Carlotto



Apre la decima edizione de La passione per il delitto a Monticello Brianza,  l'intervista a Massimo Carlotto: a 10 anni dalla prima volta della Passione per il delitto, a 10 anni dalla prima volta di quella canagia di Giovanni Pellegrino.
L'autore, intervistato da Michele Tavola (assessore della prov. di Lecco),  ha raccontato del nuovo libro, del suo personaggio e del nordest, come è cambiato in questi anni.
Giorgio Pellegrini è il primo personaggio cattivo cattivo presentato nel panorama noir italiani.
Volevo raccontare come era peggiorato il nordest (dopo anni vissuto in Sardegna), e lui era il personaggio più adatto .. no, l'alligatore non era il personaggio giusto.
Nel racconto emerge come la nuova criminalità ha definito una serie di territori dove muoversi: quello della collusione con imprenditoria e politica.

L'assessore ha chiesto a Carlotto di parlare del suo stile, liscio e che tiene incollato alla lettura fino alla fine.
Io sono uno scrittore tardivo, ho fatto altro per anni - commentava l'autore. Scrivo molto, e poi inizio a limare finchè non si può togliere niente. E' una tecnica cui sono molto affezionato.
non sono posseduto dal demone della scrittura, nè sono uno che scrive per una improvvisa ispirazione. si parte da una idea e si arriva al romanzo con un lavoro di approfondimento.
La scrittura è un lavoro di fatica [pare che lal base di "Perdas de fogu" ci siano circa 2000 pagine di inchiesta]: comunque io non sono uno che scrive in pigiama o con le pantofole.

Scrittura e musica: l'alligatore ama il jazz e Pellegrini ama ascoltare musica. "Io frequento musicisti": con la musica posso resettare la mente e iniziare un lungo viaggio, che è il viaggio dietro ad un romanzo. Io ho bisogno di "pensare" ll romanzoe solo dopo inizio fisicamente a scrivere.
Il dramma è quando ti alzi la mattina, entusiasta per il lavoro che devi fare, e sai che devi scrivere di Pellegrini, una carogna.

Il rapporto col cinema? Il rapporto è buono, sono alla terza esperienza (dopo Il fuggiasco e Arrivederci amore.. ). Scrivo molto per l'estero: come la serie dell'alligatore per la tv in Scozia.
Ma è difficile che in Italia si veda qualcosa: l'Alligatore non è un personaggio da 20.40: come può uscire in tv un film in cui si dice che il partito di maggioranza è colluso con la criminalità?

Il successo del noir.
Il successo del noir è legato alla scomparsa del giornalismo di inchiesta. E il noir è anche questo, con altri mezzi.
Per scrivere "Perdas de fogu" con i Mama Sabot ho scritto 2000 pagine di inchiesta per arrivare alle 160 pagine del libro.
Nel giornalismo oggi non trovi la mafia cinese (forse perchè ci sono accordi commerciali?), la mafia kosovara e la criminalità italiana che influenza tanti settori dell'economia.

Per scrivere una storia, raccolgo il materiale per il libro. In questo [Alla fine ..] si parla della zona grigia, il terziario della criminalità, la zona dove la criminalità organizzata entra in contatto la società che produce. Se la corruzione è cresciuta al 119%, questo ha permesso alla criminalità di insediarsi nel territorio.
Le Nazioni Unite stimano l'ammontare del riciclaggio in 10000 miliardi di $: per fare questo serve che ci sia un rapporto tra crimine, imprese, banche e politica.

La vecchia criminalità riciclava col rischio di imprese (ammetteva che parte del denaro da pulire venisse perso): oggi si ricicla guadagnando, entrando negli appalti delle grandi opere, come il ponte sullo stretto.
La crisi è un grosso aiuto per la criminalità: perchè permette al crimine di avvicinare le imprese in difficiltà, rilevarle e svuotarle dall'interno.
A Padova è stata smembrata una struttura criminale che svuotava le imprese venete, che aveva a capo un certo Catapano, capo proprio dell'associazione antiracket, usata come copertura.
Questo libro, dunque, va a radiografare una società, quella del nordest, in un paese dove vige la negazione dell'informazione.

A cosa stai lavorando?
A marzo 2012 uscirà il prossimo libro che non sarà ambientato in Italia. Questo perchè, chiudeva l'autore, è difficile che il nordest e l'Italia cambierà.
C'è voglia di raccontare qualcosa di diverso.

La manovra che non si può fare

Da dove prendiamo i soldi? Dalla criminalità, dall'evasione, dalla corruzione, dal lavoro nero, dalla mafia? O dai soliti noti? I America gli evasori se condannati finiscono veramente in galera. In Italia, a parte la farsa delle manette facili, si fanno i monumenti agli evasori. Ma è difficile beccarli, è difficile fare i processi, è difficile arrivare ad una condanna, per non parlare del finire in carcere (per la prescrizione).

Forse è il caso di ridiscutere della TAV in val Di susa (18 miliardi), del Ponte sullo stretto che non si farà, dei caccia F35 per una guerra che l'Italia ripudia, i voli di stato (con mignotta inclusa), i rimborsi elettorali ai partiti (1 miliardo ogni 5 anni), le province ...

Update: a proposito di norme per la crescita. Se quelle sopra sono le opzioni di una manovra che non si può fare, ecco la legge su cui invece il governo metterà la fiducia: la legge bavaglio, che limita le intercettazioni e inserisce l'obbligo di rettifica.

E per i giornalisti che non si adeguano? Una manica di botte ...
Update 2: e vogliamo parlare dell'ideona di Brunetta nell'ottica dello sviluppo del paese (non il suo, ovviamente)? Togliere i certicati antimafia.
A questo punto, tanto vale eliminarlo, il reato di mafia.

Presadiretta - il popolo

La crisi non colpisce tutti allo stesso modo ...  
Presadiretta, nel lungo servizio nei quartieri a Napoli ha mostrato cosa significhi vivere nella miseria, in Italia, oggi. Nell'Italia che siede ai tavoli del G20 e del G8, dove c'è gente che fa invece fatica a mettere qualcosa in tavola, a trovare un lavoro, che putroppo è un lavoro a nero dove vieni pagato quando capita.
Una situazione che la crisi in atto tenderà a peggiorare: perchè nonostante la manovra votata con la fiducia più di una settimana fa, i mercati continuano a bruciare miliardi e lo spread ad aumentare.
Sono interessi che lo stato è costretto a pagare sempre di più: ora è cresciuto al 6%. Se dovesse salire al 7%, diventerebbe difficile rifinanziare il debito: il 7% è il tasso della Grecia, quando ha chiesto un debito all'Europa.

Il popolo pagherà il prezzo più alto di questa crisi: pochi minuti prima Travaglio a Che tempo che fa faceva il suo monologo su una ipotesi di manovra.
Lotta alla corruzione, all'evasione, alla mafia, al capolarato e al lavoro nero: la manovra che non si può fare, perchè c'è un premier sotto processo per evasione e corruzione. E sulla mafia, basta dire che mercoledì prossimo la maggioranza chiederà di salvare un ministro sotto processo per concorso esterno in mafia.
Vietato tagliare le province, i costi (non necessari) della politica, le spesse militari e le missioni di guerra.

E allora ecco i tagli al welfare, alla scuola, agli enti locali, al comparto sicurezza.
Assieme a Gaetano di Vaio, Riccardo Iacona ha girato i bassi del quartiere Ponticelli. Per una volta le telecamere non hanno parlato dei secessionisti del nordest, ma di gente come Salvatore, da dieci anni nell'edilizia, sempre in nero.
In nero come Pasquale, che sono due mesi che non prende stipendio, o come Antonio, che si porta dietro pure il figlio di 17 anni.
Per prendere 30-40 euro dopo una giornata di lavoro passata a spostare macerie, mettere su mattoni, tirare su muri.

In queste famiglie mandare i figli a scuola è un lusso e infatti è alta l'evasione scolastica, le strade sono piene di ragazzini che invece dovrebbero stare sui banchi. Per prendersi un diploma che gli permetterebbe di trovare un lavoro migliore, magari con contributi e stipendio regolare.
Qui invece prendere un diploma è difficile anche perchè le famiglie dietro non stimolano i ragazzi a studiare, perchè a casa non ci sono libri (oltre che soldi).

Le strutture di aiuto per lo studio dei ragazzi, come quella di Antonella di Nocera, chiuderanno i battenti per i tagli al welfare: peccato perchè qui, dove i ragazzi sono seguiti 1 a 1, poi i risultati li danno.
Ma a Ponticelli si è fatto di peggio: si è chiusa la scuola più bella, comprese le struttre sportive.
E, parafrasando lo scrittore, dove si chiude una scuola si apre un carcere.

Ma anche la Camorra è in crisi, e non riesce più a ridistribuire i soldi nei quartieri più bassi: anche le famiglie dei carcerati vanno a ritirare i pacchi degli aiuti dall'Europa, come tutte le altre famiglie povere di Scampia.
Nei quartieri dove c'è la Camorra, c'è opvertà vera: eppure se qui lo Stato si presentasse qui con scuole e lavoro, ptrebbe dare un colpo mortale alla criminalità.

Lo scandalo della bonifica mancata di Bagnoli.
La chiusura degli stabilimenti dell'Italsider, che davano lavoro a 20000 persone più l'indotto, dovev a portare alla riqualificazione della zona,  per uso turistico. Oggi, passati 20 anni, c'è solo uno spazio vuoto: l'auditorium costruito per eventi culturali è fermo, come fermo è anche il centro benessere.
Non solo, il mare di Bagnoli è ancor inquinato da idrocarburi e pcb (ma la gente qui fa il bagno lo stesso): una barriera di massi alta 50 cm separa il mare dalla sabbia delle spiagge, che comunque riporta i segni degli inquinanti.
E pensare che l'IRI aveva costituito la Bagnoli Spa per la bonifica della zona, che ha avuto a disposizione 320 + 80 miliardi di lire: che fine hanno fatto questi soldi, si sono chiesti Iacona col giornalista Mazzotti del Roma?

Qui il turismo non può partire, e in ogni caso, il turismo da solo non può bastare per risollevare l'economia di Bagnoli e della Campania. Servono le industrie, servono stipendi veri, contributi. Eppure, sempre per la crisi e per la fuga delle imprese, succede il contrario: chiude la Irisbus ad Avellino, come chiude anche a Termini, giù in Sicilia, la Fiat.

Si poteva fare diversamente? Domenico Iannacone ha raccontato quanto è successo nella Ruhr, dopo la chiusura delle miniere. Il land e lo Stato hanno investito più di 300 milioni di euro per la riqualificazione ambientale e la bonifica del territorio.
Le miniere si sono trasformate in musei che oggi sono visitati da milioni di persone. Poco meno di quanti oggi vengono a visitare le case di Pompei. Quelle che crollano perchè non ci sono soldi per i lavori.

25 settembre 2011

Cosa è la democrazia , di Gherardo Colombo

10 minuti per spiegare cosa è la democrazia: partendo da un breve sketch di Gianni Gaber (dai il voto ad una persona che nn conosci cui deleghi il potere, e che quando lo incontro ti dice '' lei non sa chi sono io" ...), e dai primi tre articoli della Costituzione., l'ex magistrato Gherardo Colombo lo ha spiegato nel suo monologo ieri sera a Che tempo che fa (ospite per la presentazione del suo libro ultimo Democrazia).

Articolo 1 - L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Articolo 2 - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle forme sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Articolo 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

L'articolo 3 garantisce la pari dignità delle persone, tutte importanti in una Repubblica Democratica.
L'articolo 2 dice che la Repubblica riconosce i diritti inviolabili della persona. E che i doveri, dei cittadini, sono giustificati perchè servono a riconoscere i diritti delle persone.
L'articolo 1 parla della sovranità del popolo: sovranità esercitata rispettando tutte le persone, anche le minoranze. 
E' compito della Repubblica eliminare gli ostacoli che vincolano la libertà di espressione, il loro pieno sviluppo: ciascuno ha il diritto di trovarsi nelle stesse condizioni degli altri. Sia nella vita sociale, che economica che politica.
Una Repubblica è democratica fintanto che c'è quel lavorio delle persone che fanno sì che sia una repubblica democratica nel senso dei tre articoli spiegati sopra. Dunque nessuna abdicazione del potere, ma serve una partecipazione e un impegno quotidiano da parte dei cittadini. Partecipazione che può avvenire attraverso gli strumenti che la Costituzione garantisce: i progetti di legge popolare, i referendum, le petizioni alla Camera. La scelta dei loro rappresentanti al Parlamento.

Il popolo


Il popolo è sovrano, dice qualche deputato rampante della Lega. Eppure, se sei povero, come nella Campania di ci mostrerà stasera Riccardo Iacona a Presadiretta, l'unica cosa su cui puoi regnare è la tua miseria.
Se ti trovi senza lavoro, senza casa, senza servizi, a dover fare un lavoro saltuario pagato male e pure in nero, non sei sovrano di nulla. Non cittadino, ma suddito, anzi servo.
Eppure in Germania con i soldi pubblici sono riusciti a sviluppare le aree depresse del paese, quelle dell'ex Germania est. E in Italia? Se Cristo si è fermato ad Eboli, i soldi dello stato italiano si sono fermati ben prima.
La crisi non colpisce tutti allo stesso modo ...

La scheda della puntata:
In Campania si sono persi 300mila posti di lavoro in pochi anni, a Napoli e provincia il numero degli operai è calato del 48%.
In questa puntata di PRESADIRETTA le tribolazioni di un popolo senza lavoro come conseguenza di questo drastico processo di deindustrializzazione che ha colpito la terza città di Italia e tutta la sua provincia.

Padri e figli lavorano a nero nell’edilizia, nell’industria, nelle botteghe artigiane, nei bar e negli esercizi commerciali: dieci ore per 20,30, 40 euro; niente contributi previdenziali, assicurazione contro gli infortuni, busta paga, assegni familiari. Per centinaia di migliaia di persone il sommerso è l’unica forma di accesso al lavoro.

L’impoverimento è tangibile tanto che 700mila persone in Campania vivono grazie ai pacchi alimentari dell’Unione Europea. Molte famiglie rinunciano a mandare i figli a scuola perché non hanno i soldi per le tasse scolastiche e per i libri. In alcune zone 50 per cento degli studenti lasciano gli studi dopo la terza media, prima di aver compiuto il ciclo dell’obbligo.

Negli stessi quartieri dove vive il popolo è anche insediata la Camorra, ma persino la Camorra è in crisi, e non distribuisce più alla bassa manovalanza dell’organizzazione i proventi del traffico di droga. Migliaia di famiglie dei detenuti del crimine organizzato non ricevono più i sussidi che la Camorra garantiva alle famiglie dei propri affiliati finiti in carcere.

Sono passati vent’anni dalla chiusura del grande stabilimento siderurgico di Bagnoli: da allora nel Sud e a Napoli e non è stata fatta alcuna programmazione economica né gli investimenti necessari a costruire nuovi posti di lavoro, quelli veri, con busta paga e contributi.

Salvare Napoli significherebbe salvare l’Italia e se il Sud è in crisi trascina nello stesso destino, l’intero Paese. Lo hanno capito bene i tedeschi. PRESADIRETTA infatti è andata a vedere come la Germania è riuscita in venti anni a diminuire drasticamente il gap produttivo tra l’ex Germania dell’Est e quella dell’Ovest. La ricetta è una sola : investimenti, un fiume di soldi ben spesi che sono arrivati nella ex DDR. Se oggi la Germania è il paese europeo che ha resistito meglio alla crisi è proprio grazie a questa politica di sostegno del loro “SUD”.

IL POPOLO è un racconto di Riccardo Iacona, Gaetano Di Vaio, e Domenico Iannacone.
Da quanto tempo sentite parlare della Salerno Reggio Calabria? Da quanto tempo sentite questo governo parlare di piano per il sud? Da quanto tempo sentite Tremonti parlare del suo progetto della Banca per il sud?Da quanto tempo non si riesce a risolvere la questione dei lavoratori di Termini Imerese, che la Fiat lascerà a casa a dicembre (dopo mesi di cassa integrazione a spese nostre)?
Da quanto tempo l'emergenza mafia e criminalità organizzata  non è più nell'agenda della politica? Settimana prossima il Parlamento sarà chiamato a votare sulla fiducia ad un ministro (Saverio Romano) sotto processo per associazione mafiosa. Da quanto tempo si dice che la vera vocazione del sud è il turismo eppure si permette sempre lo scempio dei territori, l'abusivismo, lo sversamento dei rifiuti (pene ridicole, controlli ridicoli) che distrugge l'ambiente?
Il popolo è sovrano?


Le mani sulla città di Gianni Barbacetto e Davide Milosa


Le mani sulla città. I boss della 'ndrangheta vivono tra noi e controllano Milano

"QUESTA, PURTROPPO, È UNA STORIA VERA.
COME DISSE UNO 'NDRANGHETISTA:
'NOI ABBIAMO IL PASSATO,
IL PRESENTE E IL FUTURO'."
Giuseppe Spina, colonnello dei carabinieri

E' veramente impressionate la mole di episodi di cronaca, intercettazioni, atti di inchieste, rapporti di polizia giudiziaria tratti dalle inchieste  (“Operazione infinito”, “Ciaramella”, “Wall Street”, “Nord Sud” ..), i racconti dei (pochi) pentiti sugli affari della 'ndrangheta, che questo libro mette uno in fila all'altro.
Si parla della penetrazione mafiosa nel territorio lombardo, e in particolar modo nel milanese: ristorazione, business del divertimento, bar, locali, movimentazione terra, spaccio, estorsione, prestiti ad usura, scommesse, slot machine …
Non c'è settore, in cui giri denaro, in cui non ci siano le mani delle ndrine della ndragheta, le famiglie della Camorra e di Cosa Nostra.
Ma la cosa ancora più impressionante, di questo tumore in stato avanzato nel nostro territorio, è che questo avviene in un silenzio impressionante.
Silenzio che viene interrotto solo nei momenti di clamore per un'operazione di polizia e magistratura che porta a numerosi arresti, come nell'estate passata con i cento e passa arrestati.
Uno dei quali, addirittura nel mio comune: il capo della locale di Giussano, Antonino Belnome, il killer del boss scissionista Carmine Novella.
Il boss che voleva sganciare la Lombardia dal controllo della madre Calabria.

Cene elettorali in cui politici lombardi siedono allo stesso tavolo con imprenditori legate a cosche: persone in giacca e cravatta bel lontani dallo stereotipo del mafioso in coppola, che si sono ben inseriti negli happy hour meneghino.
Come la coppia Iorio e Madaffari, in affari con la società Kreiamo (considerata il braccio finanziario del clan Papalia-Barbaro, originario di Platì, in Calabria, ma operativo a Buccinasco) con l'assessore PDL Ponzoni. Cresciuto a Desio, comune recentemente caduto dopo le vicende di cronaca.
Come Francesco Lampada, sposato con Maria Valle: due cognomi che contano nelle dinastie ndranghetiste. Chi sono questi due? Si tratta di “imprenditori calabresi considerati il braccio finanziario a Milano della cosca Condello”.
Continua l'articolo di Barbacetto e Milosa “Le ndrine in lista“Giulio Lampada, il fratello delegato a tenere i rapporti con la politica, è un grande amico di Armando Vagliati . [consigliere comunale di Forza Italia dal 1997, membro della segreteria cittadina del partito] I due vanno spesso a cena con le rispettive mogli e più volte Lampada cita “l’Armando” nelle sue telefonate (intercettate). “Eravamo alla festa insieme ad Armando! Tutti i consiglieri comunali, provinciali, regionali. C’era pure il presidente del Parlamento europeo Mario Mauro. Eravamo nel tavolo io, lui”. E ancora: “Siamo accreditati, c’è la fiducia, capisci cosa voglio dire. Perché lui sa che sputazza non ne ho fatto mai e si butta a capofitto. Dice: vuoi questo, facciamo quello che cazzo ti interessa”. “Lui” è Vagliati. “L’attività investigativa”, si legge nei rapporti dei carabinieri, “permetteva di accertare che Armando Vagliati costituiva l’elemento di riferimento dei Lampada con il comune, per la risoluzione delle diverse problematiche di ordine amministrativo”.

L’assessore uscente
Giovanni Terzi, della lista “Milano al centro” (pro-Moratti), partecipa al bar Magenta a un aperitivo con Francesco Piccolo, il luogotenente del boss della ’ndrangheta Pepè Flachi. Spiega Piccolo: “Deve parlare per le votazioni… Sta aiutando a tutti, poi ti spiego… È utile anche per noi!”.

L’uomo che dice “Speriamo che muoia come un cane” è
Marco Clemente, candidato nella lista Pdl, molto vicino a Ignazio La Russa. È un nuovo acquisto della politica: finora ha fatto l’imprenditore, è socio di maggioranza della discoteca milanese Lime light. Ha contatti ravvicinati con gli uomini della ’ndrangheta: il 17 febbraio 2008 viene intercettato all’interno della discoteca Babylon, mentre parla con Giuseppe Amato, in seguito arrestato per associazione mafiosa con l’accusa di essere il luogotenente del boss Pepè Flachi per la riscossione del pizzo nei locali notturni. [..]
Il deputato Ignazio La Russa”, si legge nella prima informativa, “attraverso un suo diretto familiare e tale Clemente, socio di una nota discoteca, avrebbe fatto contattare Salvatore Barbaro al quale i due avrebbero chiesto un intervento della sua famiglia su tutta la comunità calabrese presente in provincia di Milano, al fine di far votare alle prossime consultazioni elettorali la lista del Pdl (…). Salvatore Barbaro si sarebbe impegnato attivamente (…) garantendo che i voti sarebbero andati sicuramente alla lista”.
Tutto questo succede a Milano, in Lombardia, mentre la politica (ex) di maggioranza discute dell'emergenza rom, dei clandestini da cacciare, il terrorismo islamico e il terrore delle moschee, fino alle Br nelle procure. Del carcere per i piccoli spacciatori, senza però voler colpire i grandi trafficanti.
Forse, leggendo di queste amicizie riportate prima, non sorprende il silenzio su criminalità organizzata, l'ostinazione nel voler affossare la commissione antimafia a Milano, il ripetere continuo del mantra
“A Milano, la mafia non esiste”. L'ha detto il prefetto, l'ex sindaco e il presidente di Regione. Ma, molti anni prima le stesse parole erano in bocca al sindaco socialista Pillitteri, quello della Milano da bere, che presa dal timore del brigatismo rosso non si accorgeva delle morti per eroina quotidiane. L'eroina, importata in regione dalla ndrangheta calabrese negli anni 80, da boss come Rocco Papalia, anche lui organizzatore di cene elettorali per il partito socialista.

Perchè la mafia, la camorra, le ndrine, si sono radicate in Lombardia da decenni: siamo ormai ben lontani dagli anni in cui
Joe Adonis scendeva in piazza Duomo, dalla generazione dei boss Luciano Liggio, Gaetano Fidanzati e Tony Carollo (portavoce dei corleonesi). Ormai, siamo alla terza generazione: il gruppo Papalia – Barbaro padroni della movimentazione terra a Buccinasco. I Morabito, che si erano impiantati nell'Ortomercato, usato come base per il traffico della droga.Salvatore Strangio, che piano piano si era impossessato della ditta di costruzione di Ivano Perego, nel lecchese. Francesco Barbaro a Corsico. E il clan Trovato nel lecchese.

E il silenzio di parte della politica, si accompagna al silenzio degli imprenditori nelle mani della criminalità: emblematico il caso del costruttore
Maurizio Luraghi, la faccia pulita di Salvatore Barbaro. Come ha ripetuto anche il pm Ilda Boccassini, nessuno corre a denunciare le estorsioni, le minacce, i camion bruciati, le telefonate minacciose: in questo territorio, ed è brutto dirlo, le mafie han trovato un humus ideale.
Eppure non siamo nella Sicilia della Piovra.


I capitoli del libro.

La politica secondo i boss.

  • La nuova capitale della ndrangheta.
  • Affari d'oro a Milano e dintorni.
“Tu devi votare Ignazio e Fidanza. Non facciamo cagate, quello sarà il nostro futuro“. Michele Iannuzzi, consigliere comunale del PdL a Trezzano, parla chiaro al telefono in un’intercettazione pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano. L’inchiesta è quella della Direzione Investigativa Antimafia che ha portato al suo arresto e a quello di Alfredo Iorio, imprenditore lombardo considerato un lobbysta della ‘Ndrangheta. Il quale ha già raccontato di aver pagato una serie di cene elettorali in cui era presente anche Silvio Berlusconi. [Link ]

"Ci sono 13 politici lombardi che hanno ricevuto i voti della 'ndrangheta."
Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, pag 13.
"Qui i calabresi sono la spina dorsale del Pdl. Farei la campagna elettorale con la pistola in bocca."
Carlo Antonio Chiriaco, direttore sanitario Asl Pavia, arrestato nel luglio 2010 per associazione mafiosa, pag 64,70.

Sangue terra e cemento.

  • Barbaro-Papalia: i padroni di Milano.
  • Il volto pulito della 'ndrangheta.
  • Vecchi e nuovi sindaci.
"Ma ti rendi conto? Abbiamo fatto una città! A Milano lavoriamo noi."
Maurizio Luraghi, imprenditore edile in affari con i boss, condannato per associazione mafiosa, pag 121.

La città della coca.

  • 'Ndrangheta e coca.
  • Traffici internazionali.
  • Grandi alleanze.
  • Quelli di Duisburg.
La capitale del riciclaggio.
  • Un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
  • Il clan Onorato e i suoi bravi ragazzi.
  • Insider trading mafioso.
  • Da Provenzano ai casalesi.
"Questa è gente che cultura ne ha poca. Però ci sanno fare. Li ho portati a due incontri importanti con due grosse banche italiane e li hanno scioccati."
Giuseppe Melzi, avvocato, ha difeso i risparmiatori truffati dal crac di Michele Sindona. Arrestato per riciclaggio nel febbraio 2008. È definito "consulente giuridico-finanziario della cosca", pag 216.

All'ombra dell'Ortomercato.
  • Cent'anni di storia.
  • Il regno dei Morabito.
Grandi affari e opere.
  • 'Ndrangheta ad alta velocità.
  • Con i Paparo non si sgarra.
"Esiste un tessuto della nostra imprenditoria che ha interesse a fare affari con le organizzazioni criminali. Vi è un degrado culturale nel quale le organizzazioni criminali si buttano a pesce. Continua a non esserci la folla di imprenditori davanti alla mia porta, nonostante non si fermino i danneggiamenti, gli atti di intimidazione, gli incendi... Non è solo per paura che gli imprenditori non denunciano."
Ilda Boccassini, procuratore aggiunto a Milano, pag 150.
"Nicola Padulano è un operaio siciliano e un gran lavoratore. Fa il sindacalista. Nel 2005 lavora per la cooperativa Ytaca. L'impresa gestisce il carico, lo scarico, il trasporto e lo stoccaggio delle merci. Il suo committente è la Sma, uno dei marchi più noti della grande distribuzione alimentare. La Ytaca è di proprietà del boss Marcello Paparo. Padulano raccoglie le proteste degli operai e organizza qualche sciopero. Il dirigente della Sma contatta Paparo: 'Eh, ma guardi che questo inizia a crearci dei problemi'. Il boss manda un'ambasciata a Padulano facendogli sapere che se si dimette otterrà un corposo extra... Poco dopo due uomini aspettano Nicola sotto la sua abitazione. 'Padulano!' gridano. Lo massacrano di botte. Il fatto è riportato nel mattinale della Questura. Nessun giornalista lo ritiene rilevante: così a Milano un'aggressione in puro stile mafioso passa per l'ennesima volta sotto silenzio." (pag 329-331)

Epopea 'ndrangheta.

  • Il clan Papalia.
  • Il clan Trovato e Flachi.
Leggetelo, questo libro. Ora, non si può più far finta di non vedere.
Come non potranno più far finta di niente le associazioni di categoria, come quella dei costruttori, dei gestori di locali, i commercialisti, le banche e i bancari. Perchè non fanno come in Sicilia dove la Confindustria locale espelle le imprese che pagano il pizzo alla mafia?

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Intervento di Dario Fo alla presentazione del libro "Le mani sulla città"