27 ottobre 2011

Il noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro – Aldo Giannuli

La clamorosa scoperta di un servizio segreto che riscrive la recente storia d'Italia.

Questa è la storia di un servizio informazioni che opera in Italia dalla fine della guerra e che è stato creato per volontà dell'ex capo del Sim generale Roatta.
Nota del confidente dellUfficio Affari Riservati Alberto Grisolia, del 4 aprile 1972.

Queste le prime parole di una lunga nota, dell'aprile 1972, scoperta per caso dal professore Aldo Giannuli, nel maggio del 1998, presso la direzione centrale della polizia di prevenzione (presso cui svolgeva il lavoro di consulente per la procura di Brescia).

Sono le prime righe di 4 cartelle che, per prime, iniziano a raccontare di un servizio informazioni di cui oggi si sa poco, il Noto Servizio. Le dichiarazioni di qualche componente (come Michele Ristuccia), le rivelazioni de relato (come quelle dell'ex pilota Adalberto Titta). Le interviste a persone che sanno molto della storia oscura del nostro paese: “C’era la mia P2, la Gladio di Cossiga e poi… c’era il Noto servizio”, Licio Gelli nell'intervista ad oggi.

Il lungo e ben documentatolibro di Giannuli è l'occasione per raccontare, attraverso le operazioni compiute da questo servizio informazioni, mai ufficializzato dal governo ma alle dipendenze della presidenza del Consiglio, gli ultimi 50 anni della storia italiana. La genesi della Repubblica: una genesi con qualche scheletro nell'armadio: come si può comprendere dal fatto che questo “Noto servizio” nasce dalle ceneri del Sim del generale Roatta (ritenuto responsabile della morte dei fratelli Rosselli).

Che cos'è questo Noto Servizio? Giannuli lo descrive mettendolo al centro del triangolo ai cui vertici ci sono i servizi americani, i servizi militari italiani (Sifar-Sid) e le grandi imprese. E già questo è un punto di vista totalmente inedito: mai prima d'ora avevamo sentito parlare dei servizi di intelligence delle grandi imprese (Fiat, Piaggio, Falck ..), presso cui confluirono gli ufficiali dei servizi salotini. Quale era la sua funzione, allora? Come molti degli altri servizi ufficiali, il NS aveva una funzione anticomunista, intesa non solo di contrasto all'azione di penetrazione del partito comunista dentro la macchina dello stato italiano (in previsione di un colpo di stato o di una invasione che poi non c'è mai stata).
Ma nella realtà, anche grazie al fatto che questo servizio era composto anche da civili (ne avrebbero fatto parte il giornalista senatore Pisanò, il presentatore Febo Conti, il prete francescano padre Zucca, il costruttore milanese Battaini e l'imprenditore Fulchignoni), venne usato per operazioni “sporche” che i servizi ufficiali non avrebbero potuto portare avanti.

Come le pressioni presso il partito socialista di Nenni, negli anni 60, affinché rompesse col partito comunista, per favorire un avvicinamento con la Democrazia Cristiana. Finanziamento al partito tramite il Sifar, tramite pubblicità alla Enit (Ente nazionale turismo, che aveva a capo un socialista).

Sodalizio, quello tra DC e Psi che portò al governo Moro del 1963, che venne interrotto anche dal “tintinnar di sciabole” dell'estate del 1963: il Piano Solo redatto dal generale De Lorenzo per conto del presidente Segni, in funzione anticomunista, l'accerchiamento del governo, stretto nella morsa della destra DC, di Confindustria e della Banca d'Italia.

Sono gli anni del boom economico, ma anche delle proteste di piazza degli operai, per i rinnovi contrattuali: una lotta di classe che portò, come controreazione alla creazione del “Noto programma” di contrasto al governo Moro, alla predisposizione da parte dello Stato Maggiore dell'esercito dei nuclei di guerra psicologica (“Ufficio centrale per la guerra psicologica”, che avrebbe coordinato sotto la Presidenza del Consiglio dei gruppi militari e civili per azioni non ortodosse contro il pericolo comunista).
Sarà la preparazione ai convegni organizzati dalla Nato (il primo nel 1961) sempre contro i partiti comunisti europei, e successivamente, al convegno organizzato all'Hotel parco dei Principi, dall'organizzazione Pollio nel 1965. Convegno cui parteciparono agenti del Sid (Giannettini), esponenti della destra estrema (Delle Chiaie di Avanguardia Nazionale) e anche esponenti del NS (come Giorgio Pisanò). Convegno che è considerato la base della strategia della tensione.

Nel libro sono citati gli episodi stragistici degli anni '70: la strage di Piazza Fontana, le bomba sul treno Italicus, la strage di Piazza della Loggia. E i tentativi di golpe: il golpe Borghese (derubricato a golpe da operetta dai giudici di Roma) del dicembre 1970, il golpe “bianco” organizzato da Edgardo Sogno nel 1974. E poi, l'inchiesta sulla Rosa dei venti, la bomba alla Questura di Milano, lo scandalo Sifar, e i casi Calabresi (che prima di essere ucciso stava seguendo una pista sul traffico di armi che arrivava ad un certo Gianni Nardi, membro della Fenice e probabile esponente del NS).
Tutti episodi in cui l'autore evidenzia i legami tra destra estrema, criminalità organizzata, traffico di armi e persone legate al NS.

Nel libro si parla anche di un tentativo di colpo di Stato che sarebbe stato tentato (o almeno organizzato) dalle forze militari nel 1947, nei mesi in cui il governo De Gasperi aveva al suo interno anche i comunisti. E questo creava una certa diffidenza, per la DC, da parte dei militari: sono i mesi di Portella della Ginestra e della successiva uscita del PCI dall'esecutivo.

Ma l'operato di questo servizio “fluido” poteva agire anche per vie più sottili e subdole: la campagna stampa contro il segretario del PSI Mancini, portata avanti dal giornalista del Candido, il senatore Pisanò, con articoli che parlavano di tangenti all'Anas, in cui si usavano intercettazioni illegali.

Il caso Moro (e l'antefatto della fuga di Kappler).
Dopo anni in cui il NS era rimasto “in sonno” (per la nota di Grisolia del 1972, per le indagini della magistratura che piano piano si stavano avvicinando a questo servizio ..), questo rientra pienamente in scena col l'episodio della fuga del colonnello Kappler dall'ospedale del Celio, il 15 agosto del 1977.
Fuga favorita personalmente da Titta, che accompagnò il militare alla frontiera a Bolzano.
Per favorire un prestito della Germania all'Italia, si disse poi. Ma erano anche i mesi in cui si stava discutendo della riforma dei servizi e delle nuove nomine dei generali agli stati maggiori: uno dei candidati si suicidò in modo strano (il generale Anzà).
La parte più importante del libro riguarda però il rapimento di Aldo Moro e la trattativa (o non trattativa) per la sua liberazione.
Operazione in cui si vede ancora la mano del NS: per i contatti di Titta per infiltrare i brigatisti; per il tentativo di padre Zucca di aprire una trattativa privata a Milano.
Ma Giannuli ricorda anche un episodio poco noto avvenuto l'anno precedente: il rapimento da parte di una banda di ragazzotti del figlio del senatore De Martino (PSI): un modo per metterlo fuori gioco dalla corsa per il Quirinale (anche Moro era candidato alla presidenza della Repubblica)?

Forse si voleva mettere fuori gioco lo stesso Moro, in favore di un altro candidato (Andreotti?), screditandone l'immagine. Di certo, come ha raccontato lo stesso Steve Pieczenik nelle sue memorie, l'obiettivo del comitato strategico non fu la liberazione dell'ostaggio, anche mettendo in piedi una falsa trattativa coi rapitori per prendere tempo.
No, Moro andava screditato e non poteva uscire vivo da questa vicenda: non perchè stesse rivelando informazioni sulla sicurezza nazionali alle Br, ma perchè stava parlando molto probabilmente stava raccontando degli scheletri dell'armadio del suo partito (la strategia della tensione, Piazza Fontana, lo scandalo Sifar, le tangenti con la Libia per il petrolio, i vari scandali di cui si accennava sui giornali). Questo poteva mettere in pericolo gli equilibri politici nel paese sia per la DC, sia per il partito comunista che si apprestava a sostenere un governo di solidarietà nazionale.

Inutile raccontare dei falsi comunicati (il numero 7 che parlava ), del covo di via Gradoli, della stranezza dell'agguato in via Fani dove una sola arma sparò 49 dei 91 colpi, degli allarmi lanciati ma non raccolti (un detenuto nel carcere di Matera), dello strano omicidio (esecuzione) di Fausto e Iaio, che abitavano a Milano vicino al covo di via Montenevoso (e che stavano seguendo una pista sul traffico di droga nel quartiere che portava a Cichellero, del NS) .. tutti episodi raccontati anche da Imposimato e Provvisionato in “Doveva morire”.

Giannuli si concentra sull'importanza del memoriale e degli altri scritti di Moro: ad un certo punto sembra che ci siano stati due ostaggi. Il primo era Moro, che una volta liberato sarebbe diventato una mina vagante per il suo partito. E il suo memoriale.
Il fatto che il primo sia morto e che il secondo, a differenza di quanto scrivevano nei loro comunicati le stesse Br, non è mai stato reso pubblico (se non dopo la scoperta del covo in via Montenevoso, ma era una versione parziale), la dice lunga su quanto ancora ci sia da capire su questo snodo della storia italiana recente.
Forse il loro silenzio è stato pagato con una sorta di amnistia “de facto” (molti degli ex, sono oggi in semilibertà o liberi)? Chiunque si sia avvicinato al memoriale (e alla trattativa tra stato e criminalità), ha fatto una brutta fine: Dalla Chiesa, Pecorelli, Chicchiarelli, Bontade, Franco Giuseppucci (Er Negro della Banda della Magliana), Antonio Varisco ...

Le domande di Giannuli alle ex Br.
Il libro si conclude con le 18 domande a Mario Moretti a agli ex altri dirigenti delle Br:
In una di queste, l'autore chiede quando e perchè le Br scelsero poi di non rendere pubblici i manoscritti originali. Perchè non furono usati la versione ufficiale, per smentire la notizia del ritrovamento parziale, pubblicando quanto era in loro possesso?

Infine, una lunga considerazione sulla classe dirigente italiana, che proprio sull'assenza di memoria storica e sulla sua opacità basa il proprio potere: personaggi come Giulio Andreotti: «Il Noto servizio - scrive Giannuli - fu uno degli strumenti della sua azione politica».
Finchè in Italia succederà questo, dobbiamo aspettarci altri servizi occulti, nascosti tra le pieghe dello stato, dei servizi ufficiali, delle forze di polizie e della grande imprenditoria.

Forse il Noto Servizio, più che una vera a propria organizzazione, fu solo una funzione esterna del Servizio militare, una sorta di ombra inseparabile dal corpo che la proiettava. E se in futuro saltasse fuori una Aise parallela o una SuperAisi, la cosa non ci stupirebbe affatto.” pagina 384

Il blog dell'autore Aldo Giannuli, l'indice dei capitoli.

Il capitolo “Il colpo del gobbo” (mancavano 4 mesi, diceva Gelli, per concludere il disegno ...)
La scheda sul sito di Marco Tropea editore.
Il libro di Stefania Limiti "L'Anello della repubblica".
La presentazione del libro alla Feltrinelli di Milano.
Il link per ordinare il link su internetbookshop.
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