06 novembre 2011

Il delitto pasolini, di Gianluca Maconi


Il mondo non mi vuole più e non lo sa.

Il fumetto-racconto di Gianluca Maconi racconta dell'ultima giornata di Pier Paolo Pasolini prima di essere ucciso a Ostia nella notte tra il 1 e il 2 novembre 1975.
L'intervista con Furio Colombo sul suo essere contro il sistema, la cena con Ninetto Davoli in cui si parlò della gente semplice, sul significato della purezza. E poi, l'incontro con Giuseppe Pelosi, il pestaggio brutale sul lungomare.
La fuga di questi dal luogo del delitto, le indagini frettolose, la contro-inchiesta di alcuni giornalisti come la Fallaci, il processo in cui fu la difesa a fare una sua istruttoria per far emergere il fatto che necessariamente dovevano esserci più aggressori e che, molto probabilmente, era stato un agguato premeditato. 


In questo racconto, il punto più alto è rappresentato dall'intervista a Furio Colombo, intervista che parte da una domanda: senza editoria, cinema, organizzazione, strumenti di questo sistema che combatti, non resteresti senza messi espressivi?


Questa la risposta del poeta:
Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Un stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano allo stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra di Borsa uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso una spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. perché lo voglio? perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio diritto-virtù. Sono un assassino e sono buono. […] Una educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l'arena de''avere tutto a tutti i costi. In questa arena siamo tutti spinti come una cupa armata in cui qualcuno ha i cannoni e qualcuno le spranghe. Allora una prima divisione, classica, è 'stare con i deboli'. Ma io dice che, in un certo senso tutti sono deboli, perché tutti sono vittime. E tutti sono colpevoli, perché tutti sono pronti al gioco del massacro. Pur di avere. L'educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere.

Allora fammi tornare alla domanda iniziale. Tu, magicamente abolisci tutto. Ma tu vivi di libri, e hai bisogno di intelligenze che leggono. Dunque, consumatori educati del prodotto intellettuale. Tu fai del cinema e hai bisogno non solo di grandi platee disponibili (infatti hai in genere molto successo popolare, cioè sei 'consumato' avidamente dal tuo pubblico) ma anche di una grande macchina tecnica, organizzativa, industriale, che sta in mezzo. Se togli tutto questo, con una specie di magico monachesimo di tipo paleocattolico e neo cinese, cosa ti resta?
A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire. Ci sono cento modi di raccontare le storie, di ascoltare le lingue, di riprodurre i dialetti, di fare il teatro dei burattini. Agli altri resta molto di più. Possono tenermi testa, colti come me o ignoranti come me. Il mondo diventa grande, tutto diventa nostro e non dobbiamo usare né la Borsa, né il consiglio di amministrazione, né la spranga, per depredarci.


Pier Paolo Pasolini, Siamo tutti in pericolo, intervista di Furio Colombo realizzata il 1 novembre 1975


Ci rimane questo del poeta: se ancora non sappiamo il chi e il perché della sua morte, abbiamo tutta la sua opera, i suoi film, i suoi articoli e le sue poesie.
Opere che raccontano del suo essere controcorrente, scomodo, capace di guardare lontano e laddove nessuno aveva ancora guardato. Capace di criticare questa cultura del consumismo e dell'omologazione. Per cui tutti uguali, tutti affamati, tutti innocenti, tutti colpevoli, perché pronti a colpire.
E si capisce del perché del sottotitolo: il mondo non mi vuole e del senso del suo gesto, sacrificarsi per saziare questo mondo affamato.



La scheda del libro sul sito Becco Giallo e la pagina dedicata alla vita di Pasolini.
Il blog dell'autore, Ekidna Kitchen.
Il link per ordinare il libro su ibs.
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