20 novembre 2011

La condanna del sangue di Maurizio De Giovanni


La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi.

L'incipit.
"Nessuno poteva saperlo, ma quel pomeriggio c’era stata l’ultima pioggia dell’inverno. La strada rifletteva il fioco chiarore delle lampade sospese, ferme nell’aria senza più vento. L’unica luce a quel punto della sera proveniva dal locale del barbiere. All’interno, un uomo lucidava l’ottone di uno specchio."Nell'ultima sera di inverno a Napoli del marzo 1931, mentre la città abbandona la stagione fredda per entrate nella primavera che riscalda l'anima e il sangue, alcune persone sono invece oppresse dai propri pensieri: il pizzaiolo Tonino Iodice alle prese coi debiti contratti per la nuova attività; la ricca Emma, innamorata di un altro uomo che costretta a vivere con un uomo che non ama; l'attore di teatro Attilio, che cerca il successo e i soldi per uscire dal grigiore; Filomena, vedova e con un figlio, costretta ad affrontare il peso della sua bellezza che suscita invidie tra le donne; la povera Rituccia, senza madre e costretta a convivere con l'orrore; Carmela la cartomante, coi problemi di reumatismi …
E anche il commissario Ricciardi, non riesce a prendere sonno: condannato a convivere con i morti
"Doveva camminare contro il vento, investito dal transitorio ultimo dolore dei morti che incontrava. Per poter fare il lavoro che la morte non aveva avuto il tempo di finire. O almeno provarci"
pagina 22

In questa sera, la morte bussa alla porta di Carmela Senise,nel quartiere popolare della Sanità: viene trovata in seguito dalla portinaia. L'assassino l'ha colpita selvaggiamente, per poi prenderla a calci.
Ricciardi, e il suo brigadiere Maione, intervengono sul posto per indagare: come in altri casi di omicidio, il commissario assiste al Fatto, la visione della morte, negli ultimi istanti prima che la vita venisse strappata via con violenza

"Non sentì la lacerazione del distacco. Sentì invece la malinconia. E una qualche oscena tenerezza, una vena di orgoglio. Il flebile sussurro, con un tono graffiato, della vecchia gola spezzata: " “O padreterno nun è mercante ca pava 'o sabato" "
pagina 73

Cosa vuol dire quel proverbio? Chi poteva odiare a quel punto la povera vecchia? Un movente lo scopre lo stesso Maione: oltre a leggere il futuro a persone ingenue desiderose di conoscere il destino, la Senise era pure una usuraia che prestava soldi

"Ma poteva anche immaginare la disperazione che la losca attività nascosta della vittima doveva aver portato in decine di famiglie. L'usura è vile, pensò Ricciardi: tra i delitti più tristi, perché prende la fiducia e la rivolta contro chi la dà. E succhia lavoro, speranze, aspettative: succhia via il futuro.
Sorrise al selciato della strada. Che ironia, la vecchia faceva due mestieri, con uno dava le speranze, con l'altro le toglieva. Con uno aveva vissuto, per l'altro era morta."
pagina 96

Seguendo la pista dei soldi prestati e dei clienti delle sue doti divinatorie, Ricciardi e Maione iniziano a interrogare tutte le persone coinvolte: scoprono un mondo di disperazione per i debiti, per l'amore, per la gelosia. In molti avrebbero avuto un movente per uccidere la vecchia e alcuni di questi, nelle ultime ore, le hanno fatto visita.
Pressato dall'alto per il raggiungimento di un risultato (nell'Italia fascista non è ammesso che ci siano delitti impuniti), Ricciardi saprà scoprire l'assassino, con un blitz, scoprendo il significato delle ultime parole “
O padreterno nun è mercante ca pava 'o sabato".

"Ricciardi aveva sempre pensato che la fame e l'amore, le perversioni di queste due passioni, fossero all'origine della maggior parte dei crimini. Ne sentiva la presenza, nell'aria, attorno ai morti che chiedevano giustizia e attorno all'odio dei vivi che restavano. Che cosa c'era - fame? o amore? - dietro i colpi terribili che avevano fatto scempio di Carmela Salise? O tutti e due?"
pagina 166
La condanna del sangue è un romanzo corale, che si muove attorno alla casa dell'usuraia, in cui un ruolo importante l'assumono le protagoniste femminili: la coraggiosa Filomena, che combatte contro le invidie e gli odii del quartiere, perché una donna così bella, così pensano gli altri, può essere solo una poco di buono. Emma, annoiata da un marito ricco assai più vecchio di lei, sposato senza amarlo veramente. Lucia Maione, ancora scossa per la morte del primo figlio Luca, decisa a tornare a vivere e riconquistare l’uomo che ama.
E anche Enrica, la dirimpettaia di casa Ricciardi, la donna di cui è innamorato, la donna che ogni sera contempla dalla finestra, condannato a non poterla amare mai (o forse no?):

"Ricciardi la guardava ricamare. Guardandola le parlava, le raccontava le sue angosce e lei lo aiutava a sciogliere il groviglio dei pensieri. Certo che era strano. Attraverso i vetri delle due finestre, seguiva i gesti lenti di cui si era innamorato, oltre un anno prima. Le sue movenze, la lettura, il suo ricamo. Lei. Pensava di non aver mai visto nulla di più bello al mondo, da quando era nato: il modo in cui la ragazza ricamava. Eppure non sarebbe stato capace di avvicinarla: l'uomo impassibile ai delitti più turpi era terrorizzato all'idea. Ci si era trovato di fronte per caso, alcuni mesi prima, al carrettino della verdura, e se l'era data a gambe in maniera indecorosa[..]. Se sapessi, amore mio. Se solo tu potessi immaginare".
Pagina 45

Ma soprattutto, La condanna del sangue è un romanzo delle passioni dell'uomo, della miseria e della fame e dell'amore, alla base, come dice sempre Ricciardi, di tutte le morti.

Il pdf del primo capitolo sul sito della Fandango.
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