14 novembre 2011

La difficile pacificazione

Posso apprezzare lo sforzo di Casini per una pacificazione del paese nella politica, per uno sforzo comune nel dover uscire da questa situazione difficile.

Peccato che a me venga difficile trovare un modo di pacificarmi con chi attacca l'articolo 3 della costituzione (la legge uguae per tutti). Con chi mortifica l'articolo 1 (il lavoro, fondamento della Repubblica) o gli altri articoli sul diritto allo studio, al welfare, alla sanità.

Per non parlare dell'articolo 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.” Forse è stato abrogato?

Nella costituzione sta scritto “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”, articolo 53. Perchè allora non si può fare questa patrimoniale?
Perchè allora le tasse le devono pagare solo i lavoratori dipendenti?

Posso pacificarmi con un ex premier che si fa leggi ad personam, sotto processo per evasione prostituzione minorile, ineleggibile perchè concessionario di beni pubblici e in perenne conflitto di interessi ? La guerra alle istituzioni non l'hanno iniziata gli antiberlusconiani.

Questa pacificazione, utile per fare le riforme e le leggi necessarie al paese (costi della politica, caccia all'evasione, tutela ambiente, riforma pensioni, revisione ammortizzatori sociali e revisioni dei contratti di inserimento nel mondo del lavoro ..) si deve basare su un fattore comune che è la nostra Costituzione.

Calpestata troppe volte in questi anni, da chi governava: ora, che è caduto il caimano, il problema diventano quelli che hanno festeggiato sotto i palazzi del potere sabato sera (una festa amara, scrive Gomez)? Ma scherziamo?

Dove erano i Cazzullo, i Battista, i De Bortoli in questi anni (leggetevi l'editoriale di Travaglio "
Niente festa siam cazzulli" che è rioprtato qui)? Troppo facile fare i giornalisti in questa maniera.

Cazzullo vorrebbe che i cittadini comuni umiliati da 17 anni di regime si imbalsamassero nel mutismo e nella rassegnazione, come se non fosse accaduto niente: B. “non è stato battuto da un voto elettorale” (prendete nota: voto elettorale, acqua bagnata, ghiaccio freddo), ma solo dalla “crisi internazionale e dalla propria inadeguatezza a farvi fronte”, ergo non sta bene festeggiare. Pare brutto. E siccome B. “in 17 anni ha sempre avuto un vasto consenso nel Paese”, chi non l’ha mai votato e l’ha sempre subìto deve starsene zitto per “rispetto dei sentimenti e delle opinioni di chi in Berlusconi ha creduto”. Cioè di chi per 17 anni ci ha dato dei comunisti, coglioni, terroristi, mandanti morali. Il noto cuor di leone, autore di memorabili interviste-scendiletto ai gerarchi del regime, chiude il sermone con una lezione di temerarietà: “Non occorre grande coraggio per andare a urlare sotto casa di B.”. In effetti occorre molto più coraggio per scrivere certe scempiaggini. Ps. In serata anche Minzolingua e Polito el Drito tuonano contro la festa in piazza. Appunto.

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