12 dicembre 2011

Non dimenticare .. la strage di Piazza Fontana


(immagine presa dal sito del corriere)


Nel libro che Eugenio Occorsio hascritto sulla storia di suo padre Vittorio, una buona parte è dedicata all'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana. La bomba scoppiata nella Banca dell'Agricoltura il 12 dicembre 1969. Una strage senza colpevoli, ma con una matrice politica precisa, come ha sancito la Cassazione.
Responsabili i membri di Ordine Nuovo della cellula Veneta. Protetti dai servizi italiani (che permisero loro di esfiltrare all'estero, che depistarono le indagini), a loro volta coperti dai membri dei governi (democristiani) dell'epoca.


Nel libro, il figlio del giudice Vittorio Occorsio, ricostruisce il contesto storico (alzando lo sguardo sul piano internazionale) un cui è maturata la strage.

“Ma perchè ti sto parlando tanto di Piazza Fontana? Intanto perchè è un fatto epocale, un punto di svolta, ma soprattutto perchè mi sono messo in testa un'idea, che purtroppo è praticamente impossibile ricostruire processualmente. L'idea che tuo padre sia stato eliminato da Ordine Nuovo perchè aveva cominciato a capire, a ricollegare i tantissimi elementi che portano diretti dalla strage a via Mogadiscio: servizi segreti che depistano, d'accordo con gruppi di eversione nera a partire da Ordine Nuovo, e con parti non secondarie dello Stato. E chissà se anche con la complicità della Cia e degli americani. Questo del ruolo dei servizi segreti americani, terrorizzati dal progresso delle sinistre in Italia, è un tema di eterne controversie, e lo resterà probabilmente per sempre. Chiunque, a qualsiasi titolo, parla di terrorismo alla fine converge lì. Perfino Carlos, il terrorista internazionale al soldo dei palestinesi come di chiunque avesse bisogno di un killer, tornato d'attualità proprio nell'estate del 2011 per la riapertura del fascicolo sulla strage di Bologna del 1980 (un caso speculare; lì la verità processuale c'è ma non convince nessuno) aveva dichiarato la prima volta che era stato interrogato dai magistrati italiani, per rogatoria, a Parigi nel 2009: «Il guaio è che l'Italia è una semicolonia degli Stati Uniti, ragion per cui nel vostro paese non si possono risolvere tanti misteri .. L'Italia dal 1943 è metà pizzeria e metà bordello degli americani, per questo non si risolve nulla.. e lo stesso vale per la Germania, semicolonia americana dal 1945».

[..] E' stridenti ma non sembri irriguardoso l'accostamento, che è solo casuale, ,a anche dalla penna ben più nobile di Aldo Moro, in uno dei memoriali scritti in prigionia (e forse ritoccati dalle Brigate Rosse) erano uscite parole simili. Nel memoriale infatti Moro accusa della strategia della tensione mandanti «che si collocano fuori dall'Italia», e parla di «connivenze di organi dello Stato e della Democrazia Cristiana in alcuni suoi settori», sostenendo che che la «cosiddetta strategia della tensione ebbe finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l'Italia nei binari della normalità dopo le vicende del '68 e il cosiddetto autunno caldo ...»”.

pagina 101-102

E, infine, il perchè, di quella strage. Perchè quella bomba, in quel periodo storico. Cui prodest?

Perchè ti racconto tutto questo? Per dirti che magari tutti i depistaggi che emergeranno nei processi successivi, mio padre aveva cominciato ad intuire quale fosse il disegno terribile: un gruppo eversivo, imperniato su Ordine Nuovo che probabilmente ne costituiva il braccio esecutivo, ma emanazione di ben altri poteri, dai servizi deviati alla massoneria segreta, aveva interesse a destabilizzare il paese e a bloccarne il cammino di crescita civile. E si è servito degli anarchici per farlo, e sugli anarchici ha fatto cadere per intero la responsabilità. C'è chi dice che la tendenza a frenare il progresso civile di una nazione derivi dal fatto che le istituzioni, come dire infrastrutturali, dalla polizia agli apparati di sicurezza, militari e intelligence, erano rimasti sostanzialmente gli stessi, o perlomeno permeati dalla stessa mentalità, dei tempi del fascismo, e quindi anche dopo la transizione democratica – in fondo parliamo degli anni sessanta, meno di tre lustri dopo la fine della guerra – hanno continuato a gestire il loro potere in contrasto con quello nuovo, repubblicano e democratico. C'è anche chi sostiene che, iterando nella scala del «cui prodest», in un mondo che stava sempre più spaccandosi in due, con la guerra fredda (il muro di Berlino fu alzato nel 1961), una delle due superpotenze, gli Stati Uniti, aveva tutto il suo interesse a tenere fermo il suo controllo sull'Italia, paese strategicamente messo come un ponte tra l'Europa occidentale e orientale, evitando a qualsiasi costo che finisse «dall'altra parte». E per far ciò, per difendere i suoi interessi, non avrebbe lesinato mezzi e risorse, e se ci andavano di mezzo vite di italiani innocenti, potevano definirsi «danni collaterali» e per ciò trascurabili.”

Pagina 122-123



Come nel golpe del 1973 in Cile. Come il sostegno alla dittatura dei colonnelli in Grecia. Come il sostegno alle dittature di Peron e Videla in Argentina.


La strage di Piazza Fontana è il nostro 11 settembre. Nell'intestazione del libro, Eugenio Occorsio, mete questa frase di Tucidite:
«Guardare il passato per capire il presente e prevedere il futuro».



Guardare il passato e non dimenticare.


Su Repubblica trovate il link per l'archivio informatico dei documenti del processo, e il racconto - fumetto di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio.

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