11 dicembre 2011

Non dimenticare, non odiare di Eugenio Occorsio


Non dimenticare, non odiare. Storia di mio padre e di tuo nonno.

Il processo per diffamazione contro Scalfari e Jannuzzi, giornalisti de l'Espresso, per i loro articolisul “Piano Solo”, querelati dal generale de Lorenzo. I dossier del Sifar, “la farfalle”, come venivano chiamate. La strage di piazza Fontana, la prima istruttoria sui responsabili del primo episodio della strategia della tensione.
L'inchiesta su Ordine Nuovo, e sui suoi legami con la massoneria da una parte, i servizi dall'altra.
L'inchiesta sui rapimenti: i marsigliesi e i loro contatti con mafia e massoneria deviata. La loggia P2 di Licio Gelli che iniziava a intravedersi dietro tutti questi episodi ....


A mettere assieme le inchieste e i casi su cui si occupò come procuratore della Repubblica Vittorio Occorsio, c'è da rimanere senza parole.
Curando queste inchieste, aveva messo in luce proprio quell'intreccio tra poteri criminali che ritorna spesso dietro quei misteri d'Italia: le stragi senza colpevole, i delitti eccellenti, gli scandali politici. Un intreccio che vedeva assieme servizi deviati (o meglio, al servizio dei poteri criminali, non della Democrazia di certo), logge coperte (come la loggia P2 di
Licio Gelli, che Occorsio interrogò nei giorni prima di essere ucciso), eversione nera (che era riuscita ad infiltrarsi dentro i circoli anarchici, che vennero infatti incolpati per primi, con una pista ben confezionata, per la bomba di Milano del 1969) e criminalità varia.
Cosa avrebbe potuto scoprire, nel suo lavoro, Vittorio Occorsio, se solo avesse potuto lavorare serenamente, senza subire, come altri magistrati, depistaggi (la falsa pista su Pietro Valpreda e il circolo anarchici XXII marzo) da parte dei servizi (come per esempio Guido Giannettini l'agente Z) dell'Ufficio Affari Riservati . Se solo non fosse stato ucciso quella mattina del 10 luglio del 1976, in via Mogadiscio, dal comandante nero, di Ordine Nuovo, Luigi Concutelli.
Ordine Nuovo, la creatura politica creata nel 1956 da Pino Rauti, fuoriuscito dal MSI (per rientrarvi nel 1969 per mettersi sotto l'ombrello parlamentare). 
Struttura politica che Occorsio stesso mise fuori legge facendone condannare i responsabili (poi assolti in appello al grido di “eia eia alalà”), convincendo il ministro Taviani che sussistevano i requisiti della legge Scelba del 1953.

Proprio la liberazione di Concutelli, scarcerato per motivi di salute nel 2011, ha portato alla scrittura di questo libro: in occasione della giornata della memoria, il nipote del giudice, Vittorio come il nonno si lasciò scappare di fronte ai giornalisti, un commento inopportuno su Concutelli, un “pena di morte” di troppo.
Ecco allora la necessità, da parte del padre, Eugenio, giornalista di Repubblica, di spiegare al nipote Vittorio chi fosse il nonno Vittorio.
Un magistrato scrupoloso, che non prendeva nessuna decisione per partito preso e pregiudizio: per comprendere meglio la natura di Ordine Nuovo si mise a leggere gli aberranti libri sulla purezza della razza di Julius Evola. Prima di rinviare a giudizio Valpreda, per la strage di Piazza Fontana si lesse tutte le segnalazioni sul circolo anarchico fornitegli dalla polizia giudiziaria e dai servizi.
Anche se poi si scoprì che era una pista costruita ad arte, Occorsio per primo intuì che si doveva indagare sui neofascisti infiltrati tra gli anarchici. Gente come
Mario Merlino, camerata anarchico, finito anche lui rinviato a giudizio. Anche lui di di una struttura neofascista come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie. Pista che portò all'incriminazione di Franco Freda e Giovanni Ventura, assolti alla fine (con sentenza passata in giudicato dall'accusa di essere responsabili della strage). 
Questo sebbenela Cassazione nel 2005 (con una sentenza che dovrebbe portare ad un nuovo processo), per il processo nato a Milano dalle indagini del giudice Salvini, ha stabilito che natura fascista della bomba.

Oggi, se ci dovesse essere un nuovo processo, con queste prove, probabilmente Freda e Ventura sarebbero condannati:

La Cassazione giudica, «i tragici fatti del 12 dicembre 1969» non come frutto di una scheggia impazzita ma come frutto di una precisa manovra operativa «iscritta in un programma eversivo ben sedimentato, ancorché di oscura genesi, contorni e dimensioni». Insomma, la strategia della tensione ha finalmente nomi e cognomi, pur in questo paradosso per cui non c'è nessuno condannato per la strage.

Pagina 117

Ma la legge e la giustizia hanno stabilito altro, e la vendetta non è un sentimento che deve ispirare il lavoro di un magistrato. Quello l'insegnamento lasciato al figlio Eugenio, che per scrivere questo libro si è documentato su tutte le carte scritte dal padre per i processi di cui si è occupato.
Non odio verso le persone di cui di doveva occupare: ma semplicemente l'ostinazione di dover cercare la verità, senza guardare in faccia nessuno (l'azione penale è obbligatoria, ripeteva): non si fece alcun riguardo infatti, di indagare sulle trame oscure del Sifar delgenerale de Lorenzo, per il tentativo di golpe dell'estate del 1964.
Quanti altri magistrati, o uomini appartenenti alle Istituzioni avrebbero agito così, senza farsi prendere dalla tentazione di guardare dall'altra parte?
Un magistrato che, diversamente dalla concezione distorta di “avvocato dell'accusa”, sa anche ravvedersi dei suoi errori e rimettere la condanna, come nell'episodio del processo a Scalfari e Jannuzzi.
Un magistrato che non si accontenta della soluzione più semplice, o dell'aver trovato il responsabile di un delitto: Occorsio stava istruendo il processo contro i mandanti dietro Ordine Nuovo (che dopo lo scioglimento si era ricostituito in Ordine Nero), stava indagando sul ruolo delle logge deviate (la P2 “il tentativo più grave di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale italiano”), sui loro rapporti con la criminalità e i legami con i servizi.
La raffica di via Mogadiscio mise fine a questo lavoro. E lasciò anche molti dubbi: condannato all'ergastolo nel 1978 Concutelli, rimane da chiarire chi fossero gli eventuali mandanti mandanti, le persone che l'hanno aiutato o, forse, indirizzato.
Dubbi e domande che non possiamo dimenticare: questo anche l'altro insegnamento che Vittorio Occorsio, attraverso le pagine scritte dal figlio, lascia: ricordare la storia, non dimenticare, mantenere “vivo il desiderio di verità di giustizia e di equilibrio”. 
Anche questo serve, per un augurio di un'Italia migliore, lontana da questa Italia di bassezze e furbetti: quella in cui il figlio Eugenio,augura di vivere al nipote.

Finirà quest'epoca di bassezze, di furbetti, di evasori non soltanto di tasse ma di qualsiasi valore morale? Io, malgrado tutto, non solo spero, ma penso di sì. In qualche nicchia della società continueranno sempre ad annidarsi faccendieri e portaborse, disonesti ed egoisti, privi di qualsiasi cultura e di qualsiasi civismo. Ma la maggioranza delle persone per bene tornerà a farsi sentire, e con essa tornerà l'attenzione meticolosa alla storia del nostro paese, la precisa ricostruzione di fatti tanto importanti, il desiderio di verità, di giustizia, di equilibrio. Non so quanto tempo ci vorrà, ma io so che tornerà. E in questa Italia, così diversa e così migliore di quella in cui ho vissuto io, tu auguro di vivere.”

La prefazione di Eugenio Scalfari (dove racconta del processo che lo vide condannato nonostante la richiesta di assoluzione di Occorsio stesso), la potete leggere qui.

La scheda del libro sul sito di Baldini e Castoldi.
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