31 gennaio 2012

Se non vogliamo nuovi disastri

Oltre che a mettere in sicurezza i conti dello stato tagliando pensioni servizi e stipendi , servirebbe anche preoccuparsi della sicurezza del territorio italiano.

Presadiretta, nella puntata di domenica scorsa, hanno mostrato il rapporto di Lega Ambiente 2011 "Ecosistema a rischio 2011":





Il 99% dei comuni liguri sono a rischio idrogeologico e, dunque, in condizioni di pioggia eccezionali (come quelle che saremo destinati a subire sempre di più nel futuro, visti i cambiamenti climatici) l'alluvione a Genova e alle Cinque Terre era prevedibile.
Tutto il resto sono chiacchiere da politici irresponsabili.

Il prezzo di questa politica irresponsabile che ha cementato i fiumi, che ha stravolto piani regolatori, condonati abusi edilizi, permesso la cementificazione del territorio è di 200 miliardi di euro in pochi anni per l'emergenza alluvioni.

Cosa serve fare allora?
Considerare il territorio un bene comune che dobbiamo salvaguardare per il futuro.
Prenderci cura dei fiumi, tenere puliti i margini, non costruire dighe o costruzioni sulla strada dei fiumi, che ne ostruiscano il percorso in caso di piena.



Basta costruzioni di villaggi e porticcioli sulla foce dei fiumi.
Riprendere a piantare alberi sulle colline e sulle montagne, affinché queste non si trasformino più in bombe ecologiche per il fango.

E riprendere a lavorare la terra.

Perchè come aveva detto Faber, dai diamanti (e dal cemento) non nasce niente, è dal letame che nascono i fiori.

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