19 marzo 2012

Col 4% dei consensi

Possiamo accettare che a decidere della nostra vita e del nostro futuro siano i partiti che oggi, bontà loro, stanno al 4% di consenso?
E' democrazia questa? Oppure è semplicemente una parvenza di democrazia che nasconde qualcos'altro?

Possibile che chi si oppone oggi alle decisioni della maggioranza (dei partiti, non degli italiani), come TAV, leggi contro la giustizia, il porcellum (che tutti vogliono modificare ma che non si cambia), contro la privatizzazione dei beni comuni debba essere trattato come un criminale (pur rimanendo che chi fa violenza per protestare, è criminale e basta)?

E i partiti che si sono presi i soldi pubblici per i rimborsi e che oggi dicono che tutti i bilanci sono taroccati, cosa sono?
E i partiti coinvolti negli scandali (destra, sinistra, centro) di cui parlano i giornali (fino a che potranno parlarne) che cosa sono?

Scrive ieri Scalfari su Repubblica
L'amministrazione sarà gestita a turno dai cittadini. Se è vero che lo Stato siamo noi, applichiamo questa affermazione radicalmente: sei mesi a rotazione di servizio volontario dietro le scrivanie dei ministeri, a tutti i livelli territoriali e gerarchici previo esame di apposite commissioni di controllo scelte anch'esse dal popolo sovrano.

Vi assicuro che non sto inventando nulla, semplicemente sto descrivendo la visione della società futura auspicata da alcuni veggenti che riscuotono un discreto consenso, specie tra i giovani, ma non soltanto. Il movimento Cinque stelle di Beppe Grillo è orientato più o meno in questa direzione; i movimenti favorevoli ai "beni comuni" anche; le varie "piazze pulite" pure, Sabina Guzzanti compresa. Il grande partito dei non votanti e degli indecisi condivide e sceglie l'indifferenza, i fatti propri e non quelli degli altri.
Ma anche la falange dei corrotti e dei corruttori, anche le lobby che pullulano.

Le mafie vere e proprie no, loro sono un'altra cosa, le affiliazioni e le iniziazioni sono una cosa seria, le regole e i codici mafiosi sono fatti rispettare a colpi di lupara.

I nemici però sono comuni: lo Stato, le istituzioni, la legalità. Istituzioni e Stato debbono essere occupati oppure smantellati. In realtà queste due operazioni procedono di pari passo; fino a tre mesi fa erano entrati nella fase decisiva. Ma poi, quasi all'improvviso, quella metà del Paese che aborre questo modo di pensare e di fare ha avuto un sussulto di resistenza ed è riuscita a invertire la tendenza.

Il processo è lungo e complicato, impone un grande senso di responsabilità, comporta sacrifici per tutti, può indurre in errori e in incidenti di percorso, ma l'obiettivo è di tale importanza da mobilitare tutti coloro che hanno in mente un altro destino per l'Italia e per l'Europa. Noi siamo con loro e speriamo di farcela.

Dire che i movimenti e le mafie hanno lo stesso nemico comune, cioè lo stato, è quantomeno semplicistico e riduttivo. Tanto è vero che le mafie hanno a favore le decisioni dei partiti sulle grandi opere e sulle privatizzazioni dei servizi.
E non tirerei nemmeno in ballo il senso di responsabilità: chi oggi si prende la responsabilità per l'eredita nucleare (i siti in dismissione ancora pericolosi)? Per i cantieri mai completati?
Chi si prende la responsabilità oggi, nel caso in cui il TAV Torino Lione dovesse sforare nei tempi e nei costi? Dovessero emergere problemi ambientali, oggi sottovalutati?

Oggi, a decidere è chi ha 4% di consensi. E che terminata l'esperienza dei tecnici (che hanno fatto per loro il lavoro "sporco", con tutto il rispetto per i tecnici) torneranno alla carica. Possiamo fidarci?

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