04 marzo 2012

Fermiamo l'ideologia ad alta velocità



Concordo con quanto detto ieri sera da Gramellini: è ora che la vicenda della TAV in Val di Susa torni ad essere materia per tecnici (veri) e non più una questione ideologica.
Prima che succeda il peggio (come l'escalation delle manifestazioni e dei blocchi di questi giorni fanno pensare, con le aggressioni ai giornalisti e gli agenti costretti a turni faticosi per controllare i manifestanti).

Non può essere più una questione di solo ordine pubblico.
Se il governo e i Si TAV credono nella bontà dell'opera, si confrontino con numeri certi, non con previsioni cui nessuno crede più (vi ricordate quello che aveva promesso i poliziotti di quartiere, la fine dei lavori della Salerno Reggio Calabria ..?).

Alcuni articoli: l'Economist scettico sull'alta velocità

I treni ad alta velocità raramente conseguono i vasti benefici economici che i suoi promotori prevedono. Il governo inglese – l’ultimo ad essere ingannato da questa visione della modernità – dovrebbe ripensarci. In questo momento ovunque si parla di alta velocità. Sei paesi hanno investito grosse somme nei treni “pallottola”: Giappone, Francia, Germania, Spagna, e, più recentemente, l’Italia e la Cina. Australia, Portogallo e Indonesia stanno considerando nuove linee. E il governo britannico sta valutando piani per 32 miliardi di sterline (52 miliardi di dollari) per collegare Londra al nord dell’Inghilterra.
Leggi tutto: http://www.greenstyle.it/alta-velocita-leconomist-si-schiera-con-i-no-tav-5128.html#ixzz1o8mKMcDK


L'articolo sul Fatto Quotidiano di Ferruccio Sansa e Giorgio Meletti, in cui si confrontano sull'opera due esperti contrari all’opera (Marco Ponti, docente di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano, e Sandro Plano, ingegnere e presidente della Comunità montana della Val di Susa e Val Sangone) con quelli di due sostenitori dell’investimento (Paolo Foietta, direttore dell’area territorio e trasporti della Provincia di Torino e Oliviero Baccelli, docente di Economia dei Trasporti all’Università Bocconi di Milano).

Il TAV non è nè un dogma nè un'ideologia, semplicemente un'opera pubblica, che segue una certa idea di sviluppo.
Non è possibile leggere tutto e il contrario di tutto.
I francesi spingono per l'opera (che hanno già fatto) come scrive la Stampa, non è vero, i francesi hanno messo tutto da parte, come titola oggi la prima pagina de Il fatto.

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