23 dicembre 2012

Chiare, dolci, fresce, acque


Il promo della puntata di stasera:

Hai una schifezza da smaltire? Scaricala in acqua, l'acqua la diluisce, l'acqua la porta lontano, l'acqua non lascia impronte. Allora che problema c'è? Il problema c'è, lo vediamo domenica alle 21.30 su Rai3.

Chiare, fresche, dolci, acque ..
Si parla di acqua stasera: non quella del rubinetto, che deve essere pulita, buona e possibilmente pubblica. Stasera si parla delle acque dei fiumi e dei laghi: quelle acque dove, una volta ci si faceva anche il bagno e che ora sono diventate la via più semplice, per certe industrie e certi imprenditori senza troppi scrupoli, per ripulirsi di scorie e rifiuti.
È quello che è successo con le acque del nostro fiume, qui in Brianza: il Lambro. Se chiedi alle persone anziane, oggi, ti dicono che una volta ci si faceva il bagno, si pescava in quelle acque.

Stesse acque dove, nel febbraio 2010, dalla raffineria “La lombarda petroli” mani ignote  svuotarono del petrolio, causando un danno ambientale (in un fiume già inquinato da decenni) senza precedenti.

Sempre sulle sponde del Lambro, in una zona a rischio esondazione, Paolo Berlusconi voleva costruire Monza 2. Con tanto di cambio, ad personam, del Piano regolatore (l'ex ministro Romani) e di una legge regionale (la giunta Formigoni) che ha reso non più esondabile la zona di Monza e che impedisce solo a Monza di cambiare il proprio piano regolatore.

In che condizioni sono, oggi, le nostre acque?



L'anteprima su Report Time:

Nel 2005, 6000 capi di bestiame vengono abbattuti nella Valle del fiume Sacco, alle porte di Roma, per un inquinamento da betasaclorocicloesano, sversato nel fiume dal vicino stabilimento chimico di Colleferro.Due anni dopo, nel 2007, in Abruzzo viene scoperta a Bussi sul Tirino, proprio alla confluenza del fiume Pescara, quella che subito viene definita la più grande discarica di rifiuti tossici in Italia. Anche qui è coinvolta una fabbrica chimica.Queste sono solo due delle storie emblematiche che segnano la storia di fiumi e di bacini idrici in Italia: due dei 57 Sin, Siti di Interesse Nazionali, la cui emergenza ha visto la nomina di un Commissario straordinario.Tutto ciò che produciamo e consumiamo, attraverso uno scarico o dilavato dalla pioggia, finisce prima o poi in un torrente, in un fiume in un lago o in una falda: scarti industriali, solventi, lubrificanti, pesticidi agricoli, ma anche molecole come i ritardanti di fiamma contenuti nelle nostre plastiche di computer, imbottiture di divani e cruscotti di automobili. A dispetto pure dei nostri depuratori che tanto filtrano, ma nulla possono contro molecole e isomeri.Sembra acqua passata, ma il ciclo dell’acqua è infinito e prima o poi quello che finisce nei fiumi, nei mari e nelle falde, torna di nuovo. Quello che non torna mai, invece, sono le responsabilità di chi ha inquinato.
La puntata si intitola: "ACQUA PASSATA"
di Piero Riccardi
Siamo uno dei Paesi al mondo più ricchi d'acqua dolce. Sul nostro territorio ci sono ghiacciai, fiumi, laghi, sorgenti, falde acquifere copiosissime, dighe e bacini idrici, e a vederla scorrere l'acqua sembra sempre limpida a pura. C'è chi vuole privatizzarne la distribuzione, anche contro il volere popolare, con la scusa di migliorarne anche la qualità. E' così? Quello che è certo e che dopo cinquant'anni di industria chimica, e di carenza di leggi specifiche, molte delle nostre riserve d'acqua, sono ridotte a ricettacolo di scorie tossiche.
Uno potrebbe pensare è "acqua passata", perché il ciclo dell'acqua è infinito e che prima o poi quello che finisce nei fiumi, nei mari e nelle falde, torna di nuovo purificato, ma è così? E soprattutto in che condizioni torna? Quelle che non tornano mai invece, sono le responsabilità di chi ha inquinato e di chi doveva controllare e non l'ha fatto. Report nel corso della sua inchiesta, curata da Piero Riccardi, farà i nomi di coloro che sono tra i responsabili. E si scopre che ce ne è qualcuno eccellente.
E inoltre: Come va a finire? "LA DIVINA PROVVIDENZA" di Alberto Nerazzini
Dopo «La divina provvidenza» e «San Marcus», le nostre inchieste dedicate al San Raffaele, torniamo a occuparci del grande ospedale privato milanese, salvato da un concordato preventivo e dal Gruppo San Donato di Giuseppe Rotelli. Il primo imprenditore della sanità privata italiana, che per il San Raffaele ha sborsato 405 milioni di euro e si è accollato 300 milioni di debiti, s'instaura a maggio e a luglio annuncia il licenziamento di centinaia di lavoratori. Cerchiamo di capire come intende rilanciare l'ospedale e approfondiamo la struttura finanziaria del suo gruppo imprenditoriale. E poi qual è il futuro dell'università del San Raffaele? Che fine ha fatto Fondazione Marcus Vitruvius che voleva finanziarla con un miliardo di dollari?
Per la rubrica C'è chi dice no: "MISTER WIRELESS" di Giuliano Marrucci
Che la rete ormai sia un bene di prima necessità è un dato di fatto, ed è un dato di fatto anche che servirebbe di più a quelle popolazioni che vivono nei luoghi più sperduti e isolati. Ma visto che portare le strutture di una rete è un costo, va a finire che le compagnie non investono se non c'è un business di ritorno. Ecco perché è importante il lavoro di Trinchero e del suo laboratorio del Politecnico di Torino, che di mestiere portano la rete, con una manciata di euro, laddove agli altri non verrebbe neppure in mente.

Nessun commento: