03 dicembre 2012

La vecchia disciplina di partito

Alla fine, rispetto alla voglia di non votare affatto al secondo turno (dopo quanto letto sul caso Ilva), ha prevalso la disciplina di partito.
Turandomi un pò il naso, sono andato a votare alle primarie.
Sapendo che ora, passata la festa, rimangono tutti i dubbi: che gradi di libertà avrà il PD? Sarà a capo di una coalizione a sovranità limitata (magari per la presenza di Monti come super ministro)? Come si regolerà con Casini e l'UDC? E col partito di Montezemolo?

Quello che sappiamo è che dall'altra parte scenderà in campo sempre lui (col refrain dei comunisti).
Che questa agenda, quella dei "senza di noi il paese dove sarebbe finito", non sta curando il malato, ci sta impoverendo e sta aumentando la forbice tra ricchi e poveri.
Tutte le tutele che stiamo perdendo, articolo 18, contratto nazionale, sanità pubblica, non le recupereremo più.
I sacrifici per la crisi, che potrebbero essere pure inutili, li sta pagando sempre la parte debole del paese.
Che non è vero che la luce si vede in fondo al tunnel, a metà 2013 .. passata la nottata, ci sarà ancora una nottata: se non si arersta la recessione, se non si creano posti di lavoro, se si tagliano stipendi (con la promessa di aumentarli in base alla produttività), l'economia andrà in una spirale negativa.

Certo, non dobbiamo dimenticarci di chi c'era prima (e per questo, è bastato vedersi la puntata di report di ieri).
Ma nemmeno possiamo dimenticarci che, se c'è la crisi, se c'è bisogno di soldi, maledetti e sbuti, si potevano prendere anche da una riduzione delle spese militari e delle missioni. Dai concessionari delle slot machine.
Dal Vaticano, per l'IMU e per l'8 per mille da rivalutare.
Dalle spese della politica, su cui non si è agito in modo retroattivo toccando i privilegi in essere.
Così come dentro la macchina della burocrazia di stato, gli stipendi dei supermanager delle società pubbliche, delle authority ...
Per non dire che su corruzione ed evasione (anche quella delle banche) si poteva fare qualcosa di più.

Magari qualcuno pensa che alle prossime elezioni a vincere e prevalere sarà ancora una volta la ragione di stato, pardon la ragione dei mercati e la paura del baratro.

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