14 dicembre 2012

Servizio pubblico - l'imbroglio

Confesso di aver avuto la tentazione di cambiare canale ieri sera: forse gli ospiti, forse il tema (la riridiscesa in campo del cavaliere). Mi sono visto metà puntata per spirito di servizio ... "pubblico".

Puntata che è iniziata con un invito di Santoro a Grillo, sulle note di rita Pavone ("e Pippo Pippo non lo sa .."): il conduttore intendeva criticare le ultime uscite del comico. Le epurazioni, le querele:
“Caro Beppe, non sei Gesù e non sei il Papa, non sei Garibaldi, ma neppure Briatore”.
Santoro si è comunque reso disponibile a mettere la sua firma, nel caso occorresse, per le liste del Movimento: “Io ci sarò”.
Nei tempi lunghi ci rivedremo tutti, nelle praterie dove riposeremo in pace - la conclusione dell'anteprima della puntata.

Puntata che verteva attorno alle future elezioni: quelle che, più passano i giorni, più mi sembrano "presunte elezioni". La fretta per chiudere la legislatura per dare la possibilità alle nuove liste di raccogliere meno firme (e che però costringe il parlamento a votare provvedimenti senza nemmeno leggerli, come quelli sulle tasse delle transazioni per le banche). Il fronte pro Monti in Europa, nelle banche e nei mercati finanziari.
Il voler concentrare tutte assieme le elezioni regionali e nazionali, senza sapere nemmeno chi voteremo: quali liste, quali persone (per risparmiare sui costi delle elezioni, dicono .. e icaccia F35?). Voteremo con una legge elettorale che è il vecchio porcellum che questo parlamento non ha voluto cambiare. E ricordiamoci anche della moral suasion del colle che ha portato alla bocciatura della Corte costituzionale per il referendum (sulla legge elettorale, a gennaio).

Elezioni in cui è entrato a gamba tesa anche Berlusconi, che ha parlato di "grande imbroglio", per lo spread.

E a parlare di grande imbroglio ieri sera in studio c'erano anche Di Pietro, Abete e Tremonti. Durante la trasmissione sono stati trasmessi anche spezzoni della presentazione-conferenza di Berlusconi (con Vespa) e di Grillo (ma alla CNBC).

Il problema è che ciascuno di questi, aveva la sua parte di verità: peccato che, sia B. sia Tremonti abbia nascosto la parte di verità più scomoda.

Vero che lo spread da solo non è indicatore della salute di una nazione. Ma quello guardano gli investitori: più è alto, meno siamo attraenti. Più paghiamo di interessi per i nostri titoli. La bufera dell'estate autunno del 2011, è costata (parole di Berlusconi) "solo" 4-5 miliardi.
Ma non dobbiamo dimenticarci che ai tempi di B. il parlamento era bloccato a discutere delle leggi ad personam per salvarlo dai processi.
La politica industriale di B. chi l'ha vista?

E di Tremonti, che non sopporto più quando da le sue lezioni, ricordiamoci che è stato il ministro dell'economia di Berlusconi per anni. Il superministro che ha tenuto a posto i conti. Il superministro che ha fatto i condoni e gli scudi.
Il superministro che rimproverava a Monti il non aver venduto nessun bene pubblico, quando ci ha fatto guadagnare con le sue cartolarizzazioni?

E a proposito delle ingerenze estere sulle prossime nostre elezioni: ma vogliamo parlare della lettera della BCE al governo Tremonti Berlusconi? Quella firmata da Draghi e Trichet ma scritta da mani italiane a Roma?
E le ingerenze estere per le elezioni in Grecia?

Tremonti ieri parlava di "fascismo bianco": ma le promesse all'europa (il pareggio di bilancio, la flessibilità, la riforma delle pensioni) chi le ha fatte?

Ha ragione Grillo quando dice che dobbiamo ridiscutere il debito, e gli interessi, allora?
Ma chi dovrebbe farlo? Il governo delle banche? O l'europa dove la BCE ha prestato soldi quasi "gratis" alle banche che a loro volta hanno investito in titoli e non nell'economia reale?

Sempre il super ministro Tremonti (il cui studio di commercialista aveva espresso parere favorevole all'operazione di Banca intesa per eludere il fisco) "in tre anni di governo Berlusconi non c'è stato uno sciopero generale .. non vorrei dire che i treni arrivavano in orario ..".

Ecco: è bastato un anno a noi italiani per dimenticarci in che mani eravamo?
Sono bastate le primarie del PD (di coalizione) per farci illudere che, con Bersani presidente le cose cambieranno?
Ieri, a iniezioni di montismo, Bersani ha cercato di rassicurare i mercati stranieri. Ma non gli italiani: l'articolo 18, riformato dalla Fornero non si cambia, tanto "è simbolico".
Vallo a dire agli operai della Fiom a Pomigliano. Praticamente parliamo  di un leader di centrodestra, sponsorizzato da un partito che si dice di centrosinistra.

Anche per Bersani, queste elezioni, potrebbero diventare un grande imbroglio. Se il fronte pro Monti dovesse dettare legge (per la sua ricandidatura), chi si oppone ai mercati?

L'intervento di Travaglio

L'intervista di Dell'Utri (il perseguitato).

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