31 gennaio 2013

Il nome della Rosa, di Umberto Eco

Incipit:
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l’unico immodificabile evento di cui si possa asserire l’incontrovertibile verità.
Cosa dire di nuovo, su questo libro (romanzo storico, thriller, affresco di un'epoca), su cui tanto hanno già scritto o recensito?
Il nome della Rosa è uno di quei libri che ti aprono la mente, che ti portano a formulare così tante riflessioni su passato e presente, sul rapporto tra chiesa e potere e sul potere della chiesa, ma anche sui timori delle scoperte scientifiche, usare la paura come strumento per ammansire le masse .. si corre il rischio di perdercisi dentro, come capita ai due protagonisti della storia, nel labirinto della biblioteca.

Se non avete ancora finito il libro, non proseguite oltre, per non rovinare nulla del piacere della lettura.

La trama.
Il libro racconta di una serie di morti in una abbazia nell'Italia del XIV secolo: morti che coinvolgono frati che hanno a che fare con i libri, anzi con un libro in particolare. Un libro proibito, il libro secondo della poetica di Aristotele, per cui qualcuno, a distanza di secoli, è disposto pure ad uccidere.
Ad investigare su questa scia di cadaveri è chiamato il francescano Guglielmo da Baskerville, che assieme al novizio Adso da Melk, arrivati all'abbazia per prendere parte all'incontro tra alcuni delegati francescani (tra cui Michele da Cesena e Ubertino da Casale) e i delegati pontifici, per discutere della povertà della Chiesa e soprattutto, sulla regola di povertà dell'ordine di San Francesco. Regola che viene additata come “eretica” dai teologi del papa, anche perché in aperto contrasto con lo stile “pauperistico” della corte avignonese (siamo negli anni della cattività).

Per il suo passato da inquisitore, l'Abate chiede a Gugliemo di investigare sul primo morto (un miniatore trovato morto in circostanze strane sotto il torrione), senza fare troppo rumore una volta individuato il colpevole, perchè:
“Spesso infatti è indispensabile provare la colpa di uomini che dovrebbero eccellere per la loro santità, ma in modo da poter eliminare la causa del male senza che il colpevole venga additato al pubblico disprezzo. Se un pastore falla deve essere isolato dagli altri pastori, ma guai se le pecore cominciassero a diffidare dei pastori.”
Le morti, che inizialmente sembrano originate da gelosie all'interno del convento, portano tutte all'interno dello Scriptorium dove i monaci compiono il lavoro di copiatura dei testi che poi vengono custoditi gelosamente nella enorme biblioteca il cui accesso è interdetto a tutti. Anche a Guglielmo, Abbone (l'abate), proibisce l'ingresso alla biblioteca.
Laddove invece convergono tutti i sospetti: tutte i frati morti, infatti, avevano a che fare con i libri e di libri proibiti si mormora nello scriptorium. Che cos'è il “finis africae” di cui uno dei morti scrive su una pergamena? Come mai tutti i morti hanno le dita nere?
Ma è una storia di furti e vendette tra monaci di poca virtù!” esclamai dubbioso. “Intorno a un libro proibito, Adso, intorno a un libro proibito,” rispose Guglielmo.

Le indagini sono ostacolate anche dall'arrivo della delegazione pontificia, di cui fa parte anche Bernardo Gui, inquisitore come lo era Guglielmo, che per le morti nell'abbazia, segue la pista dell'eresia. Le morti (dopo il miniatore trovano la morte anche il traduttore del greco Venanzio e Berengario l'aiuto bibliotecario), trovano così una facile spiegazione col demonio, e vengono anche strumentalizzata per far fallire l'incontro e mettere in cattiva luce i principi dei frati minori.
I diversi piani di lettura: romanzo giallo, ma anche romanzo storico.
Questo è un libro dove si raccontano delle radici cristiane dell'Europa: in quell'Europa dove si scontravano i due grandi poteri. Quello del papato (durante la cattività avignonese) rappresentato da Giovanni XXII, e il potere imperiale di Ludovico il Bavaro.
Un Europa dove iniziavano a consolidarsi, fuori l'impero, i regni che sarebbero poi diventate le superpotenze mondiali nei secoli successivi.
L'Europa dove stava cambiando il ruolo delle città, che sottraevano prestigio, commerci, influenza alle abbazie:
Noi siamo qua, e laggiù nelle città si agisce… Una volta dalle nostre abbazie si governava il mondo. Oggi lo vedete, l’imperatore ci usa per inviare qui i suoi amici a incontrare i suoi nemici”
Ma siamo anche nell'Italia dove lo scontro tra papa e impero diventa soprattutto un gioco politico: un gioco che vede come pedine lo scontro, all'interno della Chiesa, tra il papa e l'ordine dei Francescani, sulla povertà della Chiesa stessa. Concetto su cui i frati minori basano il loro ordine: proprio per questo, i delegati del papa e quelli dell'ordine francescano si incontrano in questa abbazia, con l'Abate a fare da mediatore. Ruolo che è dovuto alla capacità dell'ordine benedettino di saper mediare con l'impero e con i vescovi delle città (che all'epoca avevano anche un forte potere temporale):
credo che gli abati ritenessero che un eccessivo potere del papa significasse un eccessivo potere dei vescovi e delle città, mentre l’ordine mio aveva conservato intatta la sua potenza nei secoli proprio in lotta col clero secolare e i mercanti cittadini, ponendosi come diretto mediatore tra il cielo e la terra
L'eresia dei semplici.
Ma ci sono altri interessi, più terreni, per questa posizione “politica” dell'impero, la sua vicinanza ai frati minoriti:
molti abati benedettini, per restituire dignità all’impero contro il governo delle città (vescovi e mercanti uniti) accettarono anche di proteggere i francescani spirituali, di cui non condividevano le idee, ma la cui presenza faceva loro comodo, in quanto offriva all’impero buoni sillogismi contro lo strapotere del papa.
Dunque, ci si chiedo durante l'incontro, è giusto che la Chiesa sia povera?
Lo scontro tra la chiesa di Avignone e il movimento dei francescani è uno scontro tra poteri, in cui questi ultimi devono difendersi dalle accuse di eresia:
le posizioni sulla povertà di Cristo e della chiesa sostenute dal capitolo di Perugia, sia pure con dovizia di argomenti teologici, sono le stesse sostenute in modo molto meno prudente e con un comportamento meno ortodosso da molti movimenti ereticali. Ci vuole poco a dimostrare che le posizioni di Michele da Cesena, fatte proprie dall’imperatore, sono le stesse di quelle di Ubertino e di Angelo Clareno.”
Negli anni precedenti, dalle istanze di povertà nate grazie a San Francesco e i suoi compagni, sono nati movimenti che hanno imposto la povertà col sangue e la violenza.
Guglielmo da Baskerville ricorre alla metafora del fiume, per spiegare al giovane Adso, la storia dei movimenti eretici:
Pensa a un fiume, denso e maestoso, che corre per miglia e miglia entro argini robusti, e tu sai dove sia il fiume, dove l’argine, dove la terra ferma. A un certo punto il fiume, per stanchezza, perché ha corso per troppo tempo e troppo spazio, perché si avvicina il mare, che annulla in sé tutti i fiumi, non sa più cosa sia. Diventa il proprio delta.”
Fraticelli, pseudo apostoli, dolciniani (in nome di Fra Dolcino, che guidò un movimento nel nord Italia al grido di “penitenziagite”): tanti nomi per indicare movimenti che si sono succeduti in periodi successivi , nati tutti dalla medesima istanza di riscatto da una vita di povertà, “Così ogni movimento eredita i figli degli altri”.
Ma, spiega Guglielmo, è la povertà che fa motore, da impulso, alla nascita di queste ribellioni, che mettevano in crisi sia l'autorità papale che anche quella del potere temporale:
la ribellione al potere si manifesta come richiamo alla povertà, e si ribellano al potere coloro che sono esclusi dal rapporto col danaro, e ogni richiamo alla povertà suscita tanta tensione e tanti dibattiti,”
[..]
Per secoli, mentre il papa e l’imperatore si dilaniavano nelle loro diatribe di potere, questi hanno continuato a vivere ai margini, essi i veri lebbrosi,
[..]
tutti costoro sono stati pronti ad ascoltare ogni predicazione che, richiamandosi alla parola di Cristo, mettesse sotto accusa il comportamento dei cani e dei pastori e promettesse che un giorno essi sarebbero stati puniti. Questo i potenti lo hanno sempre saputo. Riconoscere gli esclusi voleva dire ridurre i loro privilegi, e dunque gli esclusi che si riconoscevano come esclusi andavano bollati quali eretici,
L'eresia è conseguenza della povertà, non viceversa: “prima viene la condizione dei semplici, poi l’eresia.”
E dunque, è importante che l'ordine di San Francesco, una volta viste accettate le sue posizioni di povertà, si apra ai movimenti
solo se l’ordine assume su di sé l’ideale della povertà, si potranno riassorbire le sue diramazioni ereticali.”
Ma come in ogni rivoluzione, c'è qualcuno che è interessato a strumentalizzare questi fermenti, per fini personali.
Come l'imperatore che usa i semplici, e i francescani ora, per attaccare il papa.
Come i i signorotti locali, contro gli ebrei: è Ubertino a ricordare l'antisemitismo della Chiesa usato per attaccare i beni delle famiglie ebree
signori non volevano che i pastorelli mettessero a repentaglio i loro beni e fu una grande fortuna per loro che i capi dei pastorelli insinuassero l’idea che molte delle ricchezze stavano presso gli ebrei.”
Come per la disputa sulla povertà, anche dietro l'uso dei fraticelli c'è una questione di potere:
“Ma perché taluni li appoggiano?” - chiede Adso
“Perché servono al loro gioco, che di rado riguarda la fede, e più spesso la conquista del potere.”
La giustizia dell'inquisizione
Ad un certo punto della storia si parla della fretta e della giustizia, con due accezioni diverse. La fretta degli eretici, nel cercare il raggiungimento del loro ideale di purezza. Siamo nel mezzo del processo ad un frate che nel passato è stato a fianco di Fra Dolcino:
Cosa vi terrorizza di più nella purezza?”, chiede Adso. E Guglielino risponde: “La fretta.”
Ma a seguire, è Bernardo Gui, a parlare di fretta, riferendosi alla sua visione della giustizia.
La giustizia non è mossa dalla fretta, come credevano gli pseudo apostoli, e quella di Dio ha secoli a disposizione. Si proceda piano, e per gradi.”
La stessa discrepanza la nota Eco, nei commenti a fine libro.
In un mondo dove è forte il contrasto tra la ricchezza e l'opulenza (anche a tavola) dell'abbazia e la miseria dei famigli, dei contadini. Dove il mondo ecclesiastico si perde in inutili discussioni sulla povertà di Cristo, mentre fuori dalle mura della rocca (come dovesse difendere un castello signorile e non uomini di Chiesa) la povertà spinge la gente alla fame. Senza speranza di riscatto: anzi con la sola prospettiva della lotta. Ed ecco sorgere i falsi predicatori i quali, facendo leva sul desiderio di giustizia (inteso come una migliore distribuzione delle ricchezze), riunivano folle sempre più grandi diseredati.
La giustizia dei puristi che attorno a loro riunivano folle sempre più grandi diseredati. Folle che si trasformavano in razziatori, che, in una falsa orgia mistica, senza alcun controllo, vagavano per il paese come un'orda incontrollabile. E quella dell'inquisitore: la calma (ma sarebbe più giusto dire l'arroganza) di chi sa di essere uno strumento di mantenimento del potere più che un amministratore di giustizia. Un potere mantenuto con la paura, con gli strumenti della tortura, con i fuochi delle pire che bruciavano i corpi dei monaci eretici [ne avevo parlato qui].

Se il monaco, finito sotto il potere dell'inquisitore, il giudizio è netto, la donna che con lui è stata trovata non è nemmeno degna di un processo. E' una strega:
Quanto alla ragazza, aggiunse, chi fosse era chiaro, e non valeva la pena di interrogarla quella notte. Altre prove l’avrebbero attesa prima di bruciarla come strega. E se strega era, non avrebbe facilmente parlato.”
La strega, una dei semplici che pagano per tutti, è proprio la ragazza senza nome, con cui Adso ha la sua prima e unica esperienza carnale, descritta nelle pagine del libro con queste parole prese dalla Bibbia:
Fontana da giardino, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo, mirra e aloe, io mangiavo il mio favo e il mio miele, bevevo il mio vino e il mio latte, chi era, chi era mai costei che si levava come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere vessillifere?
Il rapporto tra la Chiesa e la scienza.
All'interno della biblioteca, il sapere viene preservato nel tempo. Ma non è reso accessibile a tutti: sia per una visione che sosteneva come, al mondo, non ci fosse altre scoperte da fare. E' già tutto nelle scritture, e dunque tutto ciò che viene scoperto e che va oltre le parole dei sapienti, è da considerare eretico.
Guglielmo invece, citando anche l'amico Ruggero Bacone:
pensava che la nuova scienza della natura dovesse essere la nuova grande impresa dei dotti per coordinare i bisogni elementari che costituivano anche il coacervo disordinato, ma a suo modo vero e giusto, delle attese dei semplici.”
Le nuove scoperte scientifiche non sono una magia sovrannaturali, ma un modo per scoprire e conoscere la natura:
“Ma c’è una magia che è opera divina, là dove la scienza di Dio si manifesta attraverso la scienza dell’uomo, che serve a trasformare la natura, e uno dei cui fini è prolungare la vita stessa dell’uomo.”
Una biblioteca che protegge e nasconde la conoscenza è dunque un controsenso:
Questo luogo della sapienza interdetta è difeso da molti e sapientissimi ritrovati. La scienza usata per occultare anziché per illuminare. Non mi piace.”
Il libro proibito – la paura del riso

Lo scontro tra Guglielmo e Jorge: Cristo aveva mai riso nella sua vita? Il riso, e il suo uso nella commedia, hanno un ruolo importante nella storia: cosa rende tanto terribile il riso e il fatto che Aristotele ne abbia parlato nel suo libro?
Definiremo dunque di quale tipo di azioni sia mimesi la commedia, quindi esamineremo i modi in cui la commedia suscita il riso, e questi modi sono i fatti e l’eloquio. Mostreremo come il ridicolo dei fatti nasca dalla assimilazione del migliore al peggiore e viceversa, dal sorprendere ingannando, dall’impossibile e dalla violazione delle leggi di natura,”
I passi del duello finale tra i due maestri di retorica, Jorge e Gugliemo, all'interno del Finis Africae, merita di essere citato:
No, certo. Il riso è la debolezza, la corruzione, l’insipidità della nostra carne. È il sollazzo per il contadino, la licenza per l’avvinazzato, anche la chiesa nella sua saggezza ha concesso il momento della festa, del carnevale, della fiera, questa polluzione diurna che scarica gli umori e trattiene da altri desideri e da altre ambizioni… Ma così il riso rimane cosa vile, difesa per i semplici, mistero dissacrato per la plebe.”
Il riso stesso mette in crisi la Chiesa, perché, come spiega Jorge
la chiesa può sopportare l’eresia dei semplici, i quali si condannano da soli, rovinati dalla loro ignoranza. La incolta dissennatezza di Dolcino e dei suoi pari non porrà mai in crisi l’ordine divino. Predicherà violenza e morirà di violenza, non lascerà traccia, si consumerà così come si consuma il carnevale,”
[..]
Ma la legge si impone attraverso la paura, il cui nome vero è timor di Dio. E da questo libro potrebbe partire la scintilla luciferina che appiccherebbe al mondo intero un nuovo incendio:
[..]
Da questo libro deriverebbe il pensiero che l’uomo può volere sulla terra (come suggeriva il tuo Bacone a proposito della magia naturale) l’abbondanza stessa del paese di Cuccagna. Ma è questo che non dobbiamo e non possiamo avere.
[..]
Non ci fa paura la bestemmia, perché anche nella maledizione di Dio riconosciamo l’immagine stranita dell’ira di Geova che maledice gli angeli ribelli. Non ci fa paura la violenza di chi uccide i pastori in nome di qualche fantasia di rinnovamento, perché è la stessa violenza dei principi che cercarono di distruggere il popolo di Israele.
[..]
Ma se un giorno – e non più come eccezione plebea, ma come ascesi del dotto, consegnata alla testimonianza indistruttibile della scrittura – si facesse accettabile, e apparisse nobile, e liberale, e non più meccanica, l’arte dell’irrisione, se un giorno qualcuno potesse dire (ed essere ascoltato): io rido dell’Incarnazione… allora non avremmo armi per arrestare quella bestemmia, perché essa chiamerebbe a raccolta le forze oscure della materia corporale, quelle che si affermano nel peto e nel rutto, e il rutto e il peto si arrogherebbero il diritto che è solo dello spirito, di spirare dove vuole!”
Eccoli dunque, i confini della Chiesa: sulla scienza e sulla possibilità di riscatto e sollievo del povero qui in terra. Senza la paura, crolla tutto il castello su cui si regge il potere sui semplici, sulla massa dei poveri, come gli agricoltori che portavano le messe dentro la ricca abbazia:
Ci sono dei confini al di là dei quali non è permesso andare. Dio ha voluto che su certe carte fosse scritto: hic sunt leones.”
“Dio ha creato anche i mostri. Anche te. E di tutto vuole che si parli.”
E Guglielmo commenta così con Adso:
Jorge temeva il secondo libro di Aristotele perché esso forse insegnava davvero a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi. Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, fare ridere la verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.”
Il paragone coi tempi moderni.
Azzardiamo un confronto coi tempi moderni? Il libro fu scritto nei 70, prendendo spunto da lavori di Eco degli anni precedenti. Anni di contestazione, di tensioni, da parte di movimenti staccatesi dai partiti di sinistra, per chiedere un rinnovamento dello stato, nelle università, nelle scuole, dentro la magistratura, nella polizia.
Gli eretici di fra Dolcino, staccatisi dal movimento di S Francesco, come gli “eretici” dei vari gruppi armati che insanguinarono gli anni '70?
Come i “compagni che sbagliano”, nati all'interno della critica al sistema e alle diseguaglianze che generano povertà e violenza, per diventare violenza essi stessi?

Ma si dovrebbe parlare anche dell'ostinazione (o meglio, l'ottusità) nel difendere l'abbazia dal nuovo, dai progressi della scienza, dalle nuove idee. Il chiudere le porte dell'abbazia da un mondo dove si parlare volgare e non latino.
Buona lettura!

Il link per ordinare il libro su ibs

La nutella è di sinistra


La nutella è di sinistra.
Mentre le creme per la bellezza sono di destra.

Le cene e gli aperitivi, bipartisan.

Si confermano le parole di Gaber. E così, nelle prossime settimane abbiamo altro polverone sul PD.

Credibilità sui mercati

L'Inps, nei suoi controlli scopre che che 6 aziende su 10 hanno delle irregolarità sul lavoro:
"Inps, Inail e ministero del lavoro hanno ispezionato 243.847 aziende nel 2012, scoprendo irregolarità nel 63% dei casi. Lo riporta il Rapporto sulla Vigilanza del ministero. I lavoratori irregolari nell’anno sono stati 295.246 (100.193 di questi completamente in nero). Sono stati recuperati 1,6 miliardi di contributi e premi evasi."
La repubblica fondata sul lavoro nero.

Nella classifica di RSF, sulla libertà di informazione, l'Italia recupera posizioni ma rimane al 57 esimo posto.



Anche coi tecnici, l'informazione deve essere un pò silenziata, come le ali estreme.

Mondo dell'informazione che ha le sue colpe, nel non aver raccontato o indagato a sufficienza sugli scandali del paese (con le eccezioni di poche trasmissioni e pochi giornali). Nel mondo della finanza ad esempio. Nel nostro paese, il ruolo del controllore è spesso scomodo 

E' stata la magistratura (e non Bankitalia o consob, o la politica) ad aver messo in luce la cattiva gestione di Mps. La banca che sarebbe stata gestita da una banda del 5%. Che succede se la banca non riesce a risollevarsi nei prossimi anni? Pagheremo noi la nazionalizzazione?

Come dicevano lorosignori? Meno stato, più mercato? E chi mette i soldi?

Sempre in borsa, dopo i crolli di Mps, esplode il caso Saipem: bruciati 4,5 miliardi, ma qualcuno dal crollo del titolo ci ha guadagnato.
Nei mesi passati era finita sotto indagine per una tangente (presunta) in Algeria. 
Nella puntata di Report dove si parlava dell'eni, un ex dirigente parlava di come le tangenti sono un "lubrificante" per certi affari internazionali.


E tutto questo succede mentre nel paese si discute su Mussolini, sui comunisti e dell'effetto sulle elezioni dell'acquisto di Balotelli ..

30 gennaio 2013

Geniali

La pubblicità della Ceres: "Prima si vota, poi si beve. Non come le altre volte".


A suo modo, geniale. Si sono dimenticati però che, oltre a quelli che votano bevendo, ci sono anche quelli che votano turandosi il naso.

Qui ci vuole una commissione

Quando in Italia si tira fuori l'argomento della commissione parlamentare, spesso è perché si sta speculando su un'inchiesta giudiziaria dai contorni confusi, strumentalizzandola per fini personali.
Come successo per Telekom Serbia e il dossier Mitrockhin.
Perché si dovrebbe fare una commissione sul caso Mps, e non, ad esempio, sulla trattativa stato mafia nel perdio 1992-1994?
Sugli scandali di Finmeccanica, sulla banca BPM usata come bancomat da politici del centrodestra, sullo scandalo derivati (che sono stati comprati anche dai comuni, come quello di Milano amministrato all'epoca dal candidato di Monti, Gabriele Albertini)...

In questo momento, sulla vicenda Mps (e sulla banda del 5%), è un tutto contro tutti.
Bankitalia non sapeva (e Consob?), dice Visco, la banca ci ha nascosto i documenti. O forse no.
Tremonti, ex ministro dell'Economia, attacca in commissione il suo vice Grilli.
Il PD dice di voler sbranare chi si permette di attaccarli sulla banca di Siena, ma ora temono una rimonta del centrodestra come nel 2006.
Monti che attacca il Pd, ma senza poter tirare troppo la corda perché se no comesi fa dopo il voto?
Berlusconi si compra un giocatore in campagna elettorale.
E infine la Lega che si concentra al nord, in Lombardia: col 75% delle tasse i treni potrebbero arrivare in orario.

Pensavo a loro, ai barbari sognanti di Maroni, quelli che non sapevano niente dei rimborsi in regione (che ora coinvolgono anche l'opposizione) o degli investimenti in Tanzania di Belsito.
Pensavo allo slogan sulle tasse che, questa mattina i tabelloni pubblicitari della mia stazione di Trenord riproponevano.
Chissà quanto sono costati questi tabelloni, che dovevano solo essere spazi informativi e che invece sono spazi pubblicitari (anche per pubblicità di partiti) ..

29 gennaio 2013

I misteri dell'Imu e della campagna elettorale

Un mese fa, alla conferenza stampa di fine anno, diceva che togliere l'Imu era anche suggestivo, ma "Dopo un anno dovremmo reintrodurla più pesante"
Ora, in campagna elettorale, già si parla di di una rimodulazione, di un abbassamento delle altre tasse. Di uno sgravio del salario di produttività (che vuol dire?) ... Misteri della campagna elettorale.

Dove si parla di tasse, di riforme, si minacciano manovre (se le elezioni dovessero andare in una certa maniera ..), detassare gli straordinari (quando l'obiettivo dovrebbe essere creare posti di lavoro). Si promettono altre opere pubbliche (sempre in campagna elettorale)...
Domenica Presa diretta parlava del business delle bonifiche: 3,4 miliardi spesi ogni anno (e anche male, come a La Maddalena o a Milano). Si dovrebbe bonificare il 5% del territorio nazionale: pulire l'Italia conviene - diceva Iacona - e sarebbe di impulso per un settore che crea occupazione.

Così come, sempre seguendo il servizio di Iacona, si scopre che si può produrre acciaio senza inquinare, come fanno a Linz.



Hai visto mai che interessi a qualcuno?

Ustica - la mezza giustizia

A Ustica fu un missile. A dirlo è la Cassazione, per il processo civile che costringe lo Stato a rimborsare alcune vittime. Chi ha sparato il missile? Dovrebbe dirlo la giustizia penale, che però, negli anni, ha assolto tutti i generali responsabili. Come si spiega questa doppia verità, o, meglio, una verità monca, su questo tragico episodio della nostra storia (81 morti, la più grave tragedia nei nostri cieli)?
Mistero. Il muro di gomma regge ancora.


28 gennaio 2013

Lo scandalo è quando finiscono i soldi

Sembra di essere tornati ai tempi di Tangentopoli.
Quando all'improvviso ci si accorse delle tangenti e si parlò di scandalo. Lo scandalo (e le tangenti) esisteva anche prima: solo che all'improvviso sono finiti i soldi ed allora tutto quello che prima era sistema (le tangenti ai partiti) diventò reato (lo era anche prima, ma nessuno denunciava e nessuno si scandalizzava).

Oggi, per la vicenda Mps (ma vale lo stesso per Finmeccanica, per il San Raffaele e gli altri scandali della sanità in Lombardia, per BPM e Ponzellini, lo scandalo dei finanziamenti ai gruppi nel Lazio e i rimborsi in Lombardia) vale lo stesso ragionamento: si chiama scandalo solo perché sono finiti i soldi. Prima, i finanziamenti a pioggia di Mps al territorio (finanziamenti decisi a livello politico) erano il sistema.

Visto che Monti è così bravo, perché non prosegue con la privatizzazione delle banche e le toglie dalle grinfie delle Fondazioni (gestite dal pubblico con nomine politiche, come a Siena)?
Magari le cose funzionerebbero meglio.
E così  noi diffidenti smetteremmo di criticare i salvataggi delle banche coi soldi  pubblici. Che saranno anche un prestito, ma sono sempre soldi sottratti a scuole ed ospedali.

Crozza e la lista Monti- ''Il più povero... di ItaliaSenzaB

Lavoro sporco - Presa diretta

A Taranto i bambini non possono andare a giocare nei parchi, per una ordinanza del sindaco. L'aria di Taranto fa ammalare le persone, è causa di tumori, uccide le persone.
A Taranto i pescatori sono diventati dei becchini: sono costretti a gettare via tutte le cozze che una volta allevavano. Anche il mare, come l'aria, è stato inquinato. E le polveri di ferro che si sono depositate sui fondali hanno avvelenato il frutto del loro lavoro.
A Taranto gli allevatori di pecore vedono i loro capi abbattuti: perché hanno mangiato e respirato cibo e aria inquinate. In un'aria che si estende per 20 km attorno alla città, non si può fare allevamento. E le persone si chiedono, le bestie le abbiamo ammazzate. E noi uomini?
A Taranto chi lavora nell'Ilva vorrebbe andarsene via: ma siccome non c'è alternativa, all'Ilva, che inquina aria, mare e terreno, sono costretti a rimanere in quell'inferno. Perché l'alternativa è restare senza lavoro. Meglio ammalarsi domani, e condannare anche i propri familiari alla malattia, o essere condannati oggi alla miseria?

Di Taranto e dell'Ilva si è occupata ieri Presa diretta, col servizio di Vincenzo Guerizio

A Taranto, ad uccidere, inquinare, distruggere un ecosistema è stata un'azienda privata, l'ilva,  che ha potuto quello che ha fatto anche grazie alla complicità di politici locali e nazionali, giornalisti, avvocati.
L'Ilva che in questi anni, come ha scritto nella sua ordinanza il gip Todisco, non ha mai rispettato gli impegni su bonifiche e messe in sicurezza degli impianti. L'Ilva che si preoccupava, tramite il suo uomo addetto alle relazioni esterne, di mantenere integra la sua immagine. A suon di donazioni, finanziamenti, articoli di giornali, perizie di esperti ambientali che non esistono (come quell'Angelo Battista inventato di sana pianta).
Che considevava come un reato di lesa maestà il fatto che funzionari della regione si permettessero di consigliare (non imporre) delle modifiche al ciclo di produzione.
Che ha minacciato di chiudere gli impianti e mandare tutti a casa se la magistratura non avesse sbloccato la produzione e l'acciaio sequestrato a novembre. Il profitto inanzitutto.
Si è pure scritto che la magistratura è colpevole, non l'azienda, perché con le sue azioni vuole bloccare l'impresa. Vuole bloccare l'industria italiana che ha bisogno di quell'acciaio.
Lo scontro tra magistratura e Ilva.

Come se fosse normale, in una democrazia, mettere su due diversi piani, in contrapposizione, salute e lavoro. Salute e profitto per le imprese.
E pensare che, come han mostrato le prime immagini in bianco e nero del servizio di Presa diretta, l'acciaieria a Taranto portava le premesse della rivoluzione industriale al sud. Che avrebbe dovuto portare benessere.

Taranto, assieme alle altre crisi industriali, sociali e ambientali, sarà la più grande sfida del prossimo governo.
Che oltre a salvare l'Ilva, dovranno anche preoccuparsi del resto del paese.

Potete rivedere l'intervista di Riccardo Iacona al ministro Clini, qui.


27 gennaio 2013

Giornata della memoria

Quel bambino potevamo essere noi. Ricordate.

‎"Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi."

Primo Levi, Se questo è un uomo.

La classe operaia non va in paradiso

Il film di Elio Petri terminava col sogno del protagonista (l'operaio stakanovista Lulù) di finire in paradiso dopo una vita di inferno.
Oggi l'inferno lo stanno vivendo gli operai e gli abitanti della città di Taranto, stretti in mezzo al dilemma ricattatorio, o lavoro o salute: di loro si occuperà la puntata di Presa diretta di questa sera "Lavoro sporco".

Taranto, la città dove l'Ilva, rilevata (a buon mercato) dai Riva durante le privatizzazioni degli ani 90, ha macinato utili in questi anni con l'acciaio. Ma ha anche inquinato la città: secondo le carte dei magistrati, le polveri che escono dai camini hanno causato tumori (quei due tumori in più che secondo il figlio del padrone sono una minchiata), che in questa città sono superiori alle medie.

A Taranto oggi abbiamo un esempio della mala politica, della mala gestione italiana. Uno spaccato in piccolo del paese: qui la Costituzione è solo qualcosa buona per spettacoli dei comici.
Qui nessuno ha visto e sentito niente per anni: sia in regione che a Roma. Sia nelle amministrazioni locali, nei sindacati, nei giornali. Silenzio comprato a buon prezzo. Il senatore del PD che rompeva le scatole nemmeno è stato candidato.
Le intercettazioni hanno raccontato il sistema di relazioni con cui i dirigenti dell'azienda difendevano l'immagine della stessa.

Fino a che non è intervenuta la magistratura a chiedere, ad imporre, l'applicazione delle leggi. E la magistratura all'improvviso è diventata il colpevole del crimine: i magistrati vogliono bloccare le imprese, vogliono mandare per strada chi lavora. Bisogna coniugare lavoro e salute, è la frase sentita più di frequente in questi mesi. Ma cosa vuol dire?
Come se salute e lavoro siano concetti difficilmente inconciliabili.
Il governo ha cercato di conciliare gli interessi dell'impresa, che aveva minacciato di chiudere se gli avessero bloccato gli impianti: la produzione continua, ma l'Ilva si deve impegnare a mettere in sicurezza gli impianti.
Si parla di 4 miliardi di euro, che però non si capisce da dove arriveranno.
E nel frattempo, nei quartieri di Taranto vicino l'acciaieria, la vita continua.
Sarebbe interessante sapere, dai candidati alle elezioni, cosa hanno intenzione di fare, per l'Ilva a Taranto.

La scheda della puntata

La prossima settimana vi portiamo a Taranto, all’Ilva , sapete che pochi giorni fa il Tribunale del riesame di quella città ha dichiarato incostituzionale il Decreto Salva Ilva
Rimane il fatto che adesso tutti aspettano la decisione della corte costituzionale e nel frattempo, nel frattempo dopo sette mesi siamo ancora lì , con 22mila posti di lavoro a rischio tra acciaieria e indotto, mentre la strada della messa in sicurezza e della bonifica dei territori inquinati non è ancora certa e chiara, anche dal punto di vista delle risorse, e a Taranto la gente si continua ad ammalare. La prossima settimana il Ministro Clini tornerà a Taranto, noi saremo con lui e poi verrà a dirci qui in studio a PresaDiretta che cosa sta succedendo.

La legge “salva Ilva”, quella che autorizzava l’acciaieria a continuare a lavorare nonostante i sequestri dei giudici, legge fortemente voluta dal governo Monti e dai ministri Passera e Clini, è per il tribunale del Riesame di Taranto incostituzionale. Sentenza questa di pochi giorni fa che riapre la guerra tra l’ILVA, il Governo e la Magistratura. E adesso tutti  sono ad aspettare cosa deciderà la Corte Costituzionale.

La fotografia a Taranto a tutt’oggi è questa: in forza dei provvedimenti della magistratura l’attività della più grande acciaieria d’Europa è ridotta, 2400 operai sono già in cassa integrazione e l’ILVA è pronta a mandare altre migliaia di operai a casa e a non pagare gli stipendi se non potrà tornare a produrre come prima.

A sette mesi dagli arresti dei proprietari, Emilio Riva e i suoi due figli e dei massimi dirigenti dell’ILVA per disastro ambientale, nonostante che il Governo abbia dato l’autorizzazione a riprendere a lavorare, la famosa AIA, non è ancora cominciata veramente  la messa in sicurezza dell’impianto e neanche la bonifica delle aree interne ed esterne alla fabbrica. Tutto è fermo per colpa di questa guerra. Ma quanto ha inquinato la grande acciaieria negli ultimi decenni, quanto esteso è l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e della terra? E quanto è pericoloso per la gente di Taranto continuare a vivere vicino alla grande acciaieria? Come mai, nonostante le tante inchieste della magistratura e le pressioni di comitati e opinione pubblica, i proprietari dell’ILVA hanno fatto cosi’ poco per ridurre il danno e diminuire l’inquinamento? E infine, la produzione di acciaio è inevitabilmente un lavoro sporco, inquinante, incompatibile con la vita di una città?

LAVOROSPORCO ricostruisce la storia più recente della grande acciaieria, l’avvelenamento di interi quartieri di Taranto, le complicità e le collusioni di chi ha nascosto in tutti questi anni i rischi e i danni provocati dai tanti inquinanti che uscivano dal grande impianto industriale, mai veramente rimesso in sicurezza.

PRESADIRETTA è andata anche a Linz, la seconda città più pulita dell’Austria e la prima per produzione industriale. C’è anche una grande acciaieria, che ha gli stessi anni di quella dell’ILVA. Eppure non inquina. La dimostrazione che  si può produrre l’acciaio senza inquinare.

In LAVOROSPORCO raccontiamo anche l’inquinamento del tratto di mare davanti al sito del G8  della Maddalena, in Sardegna, pieno di piombo, metalli pesanti e idrocarburi. A che punto è l’inchiesta della magistratura su questo ennesimo inquinamento? E la bonifica?

LAVORO SPORCO è un racconto di Liza Boschin, Vincenzo Guerrizio e Raffaella Pusceddu

26 gennaio 2013

Destra o sinistra

Se il centro sinistra è scosso dallo scandalo Mps (e una tangente per Antonveneta), anche a sinistra hanno i loro problemi.
Formigoni nuovamente indagato per soldi presi da don Verzè:
 Non più solo per la Maugeri, ma anche per il San Raffaele: il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, sinora inquisito nel filone sulla Fondazione pavese, è adesso indagato assieme al mediatore Pierangelo Daccò per l'ipotesi di corruzione anche in rapporto ai consistenti finanziamenti pubblici erogati negli anni dal Pirellone all'ospedale San Raffaele nella vecchia gestione, l'istituto fondato da don Verzé e guidato sino al suicidio il 18 luglio 2011 dal vicepresidente Mario Cal.
Mazzetta presunta al comune di Roma, per un appalto sugli autobus: 
Scuote i piani alti del Campidoglio l'inchiesta del pm romano Paolo Ielo su una commessa da 20 milioni di euro del 2009 per l'acquisto di 40 bus da parte di Roma Metropolitane, società del Comune di Roma. Appalto che sarebbe stato subordinato, secondo la procura, ad una maxi tangente da 600 mila euro realizzato tramite il meccanismo delle sovrafatturazioni. I mezzi, mai entrati in circolazione, sono destinati al corridoio della mobilità Laurentina.
E' per questo che Monti (che candida nella sua lista un ex amministratore della banca) parla di destra e sinistra come qualcosa del passato, da superare?
D'altronde, proprio la banca Mps, negli anni ha avuto rapporti sia a sinistra che a destra.
E dunque può parlare di una alleanza col PD (dopo le ali tagliate, con lui presidente) ma anche col PDL (senza il "tappo" di B.).
Monti che, in quanto ex Goldman Sachs, ha poco da accusare su banche e derivati. E anche sulla commistione tra banche e politica, visto che Montezemolo è dentro in Unicredit:

Ed è proprio Unicredit, la banca che fu amministrata da Alessandro Profumo, cacciato a suo tempo dai soci e prontamente ricollocato al Monte dei Paschi di Siena, guida la classifica delle banche maggiormente espostecoi derivati per un valore di 118 miliardi di euro, seguita a distanza dal Monte dei Paschi, con una esposizione di 18,3 miliardi.Invece di approntare difese d'ufficio interessate sulla Banca d'Italia, che non ha vigilato secondo le carte ed i documenti ispettivi, che già sono al vaglio delle Procure della Repubblica per lo scandalo dei derivati tossici del Monte dei Paschi di Siena, sia il Presidente Monti che altre altissime istituzioni, farebbero bene a leggere i documenti che provano l'omessa vigilanza di Consob e di Lamberto Cardia, occupato a garantire dorate consulenze al figlio (sui bilanci del MPS palesemente falsi) e di Bankitalia, i cui massimi responsabili sono Mario Draghi, Anna Maria Tarantola, Fabrizio Saccomanni. [Elio Lanutti]

25 gennaio 2013

Almeno questo primato è nostro

Gli impresentabili nelle liste, destra, sinistra e centro (che poi ora, nemmeno esistono più, a sentire Grillo e Monti).
Trasparency che ci mette in fondo alla lista per i problemi di corruzione.
Il Pil in picchiata, la disoccupazione giovanile ..

Ma c'è un primato che è tutto nostro: leggo oggi dal blog di Mantellini (che riprende un articolo di Internazionale)



In una infografica alcune statistiche di Youporn con Milano in cima al mondo.

Dall'articolo su Internazionale:

Nelle classifiche del 2012 del sito di video porno, l’Italia è al quarto posto per visitatori, dopo Stati Uniti, Germania e Francia, ma le due città italiane guidano la top ten mondiale, davanti a Parigi, Londra e Berlino. New York è all’ottavo posto. 

 

Servizio pubblico - impresentabili

La copertina di Santoro.

Che cos'è di destra e cosa è di sinistra, si chiedeva Gaber, facendo una colta ironia su un certo qualunquismo che cerca di annegare in un unico brodo idee di destra e di sinistra.
Con questo esordio è iniziata la scorsa puntata di Servizio pubblico, che si è poi concentrata sullo sccandalo Mps e le sue ripercussioni politiche. Col confronto tra Ingroia e le deputate Comi e Carfagna del Pdl.

“Nel porcellum sta morendo i bipolarismo” cui speravamo di approdare 20 anni fa: bipolarismo oggi ucciso da Grillo, secondo cui le idee non sono di destra o di sinistra, e che vorrebbe portare al governo una casaliga come Lenin.
E Monti, che pensa che nessun governo è possibile senza i tecnici illuminati dal suo spirito santo.
Infine Berlusconi che, come nel passato dice votatemi e poi penserò io a risolvere i problemi.
In mezzo Bersani che sta fermo e che è convinto di prendere il 51%. Per poi aprire a Monti.
Con la fine del bipolarismo si sta aprendo il fossato che divide chi protesta contro le tasse, l'Europa e una elite di dirigenti.

Non siamo a Weimar ma poco ci manca.
Infine, Santoro si è rivolto a Scalfari, sempre per la puntata passata con Berlusconi.
Santoro e B. come Totò e Peppino. che poi, nel film Tototruffa 62, sono totò e Nino Taranto.



Le interviste temerarie di Bertazzoni.



Lo scandalo Mps e le ripercussioni sulle prossime elezioni.
Sette anni dopo lo scandalo dei furbetti del quartierino, che coinvolse tutti i partiti, destra e sinistra, un altra storia di cattiva gestione di una banca irrompe nella campagna elettorale. La vicenda Mps, e dell'ex Ad Mussari rischia di avere un certo peso.

Grillo ieri era a Siena da dove ha tuonato contro tutti, da Ingroia al PD: "noi andiamo oltre sinistra o destra", dice il comico, perché le idee non sono di sinistra o destra.
Come se la difesa della scuola pubblica, della sanità per tutti, della difesa di chi non ha potere fossero concetti non più validi.
Un comico dovrebbe rimanere comico.

Della vicenda Mps hanno parlato gli ospiti in studio.
Ingroia ha puntato il dito sui controlli che in Italia non funzionano sulla finanza e sui 4 miilardi che il governo Monti ha dato al Monte Paschi di Siena, nel pieno della crisi (sono i soldi dell'Imu). La politica segue gli interessi bancari, e non gli interessi dei cittadini.

Lara Comi, invece, auspicava una unione bancaria piena, in Europa, anche se questo prevederà meno poteri per la Banca d'Italia.
La banca che, come la BCE, non ha vigilato sulla banca di Siena.

Dragoni e lo scandalo derivati in Mps


Le liste di Ingroia.
Un nodo che Ingroia dovrà sciogliere è quello delle sue liste: una delle critiche che gli sono state rivolte in studio dall'ex ministro Carfagna riguardava proprio queste.
La società civile che farebbe da foglia di fico ai maggiorenti dei partiti che stanno dietro "Rivoluzione civile".
Di Pietro, Diliberto, Ferrero.
Colpa del porcellum, vero, ma il messaggio del PDL (e anche di Grillo) è che Ingroia faccia da foglia di fico e che voglia così nascondere gli scandali di Di Pietro.

Ieri Lara Comi, ha tirato poi fuori un presunto scandalo per il candidato in Calabria, Roberto Soffritti.
"Vedendo le liste della Calabria sono rimasta sorpresa per la presenza di Roberto Soffritti. Quando è stato sindaco di Ferrara ha fatto fallire la Coopcostruttori, legato a costruttori siciliani e criminalità mafiosa".
Ma è stato lo stesso Ingroia a bollare le accuse come “chiacchiere di paese” sull’ex sindaco: “Sfido chiunque a dimostrare che ci sono candidati non puliti, da magistrato sono abituato a ragionare su elementi concreti”, ha replicato l’ex pm.

Questo è un antipasto di quanto ci dobbiamo aspettare per le prossime settimane.
Ed è anche per questo che Ingroia dovrebbe fare un minimo di autocritica sulla sua scelta di candidarsi alle elezioni, dopo aver accettato l'incarico (ben pagato) delle Nazioni Unite in Guatemala.



Perché questi argomenti saranno armi di campagna elettorale: la passione del centrosinistra per le le banche (che nasconde gli scandali di BPM, dei casi Cosentino, degli impresentabili nel PDL e dei processi di B.), le liste di Ingroia, il suo ingresso in politica.

L'intervento di Travaglio: mal comune mezzo guadio

24 gennaio 2013

Le belle e la bestia

Stasera a Servizio Pubblico "Impresentabili", gli ospiti sono Ingroia da una parte, e le pidielline Lara Comi e Mara Carfagna dall'altra.
Non vorrei essere troppo cattivo ma è la riedizione de "Le belle e la bestia?"

Sotto, l'intervento di Grillo sulla guerra in Mali

Pillola blu o pillola rossa?



Il crollo del titolo di Mps, dopo la notizia sul derivato Alexandria, delle dimissioni di Mussari. La banca non rischia, chi ha comprato i titoli, chi ci lavora dentro un pò di più. Che cosa ha fatto Banca d'Italia? Cosa può dirci il governo su questo punto? E il PD (che ha beneficiato di 600000 euro e passa da Mussari)?
«Mps ci ha nascosto documenti». Anche in questo caso, la banca ha agito all'insaputa dei controllori?
Il rischio cassa integrazione all'Ilva di Taranto: l'azienda dice, o mi fate vendere l'acciaio (che la procura ritiene prova del reato di inquinamento), o non ho soldi per bonificare. Ma il decreto Salva Ilva non chiedeva proprio quello all'azienda? Senza citare l'acciaio sequestrato.
Ricatto. A proposito, se l'ex ad della banca senese ha finanziato Ds-Pd, va detto che anche Riva ha finanziato  il PDL. Per par condicio.

Rischio esodati anche per la fusione Unipol Fonsai: 2200 esuberi a seguito dalla fusione. Anche qui, chi doveva controllare cosa ha fatto?

Alitalia nuovamente a rischio, dopo 5 anni dalla privatizzazione. Il liquidatore Fantozzi ha chiesto 9 milioni di euro per la liquidazione del suo lavoro. E 32 milioni per consulenze. E l'azienda ancora non decolla (il pareggio non è stato raggiunto).

Alle prossime elezioni noi italiani dovremo scegilere tra la pillola blu o la pillola rossa, come il protagonista di Matrix.
Cioè se continare a vivere nel mondo delle promesse politiche, o uscire dal sogno che ci viene raccontato, e cercare di vedere veramente che razza di paese è il nostro.
I comunisti non esistono più.
Come nemmeno i salvatori della patria.
I problemi non nascono dall'articolo 18, dai sindacati (anzi da certi sindacati ali estreme), dai diritti dei lavoratori (anche i diritti dei parlamentari sono cosa vecchia, ma nessuno dei riformisti si sogna di toglierli).

23 gennaio 2013

Larghe intese?

Nel PDL le liste degli improponibili (amici, parenti, testimoni, ex dipendenti, condannati).
La Lega che compra la lista civetta con la messa in lista della moglie di Diego Volpe Pasini nel Fiuli (articolo di Davide Vecchi su Il fatto "Maroni a Pasini: se mi dai il simbolo candido tua moglie").
Il professore che bacchetta a destra e sinistra: l'Italia si salva? Lo sapremo dopo le elezioni (cioè solo se mi votate, a prescindere da quello che dice il FT). Su Berlusconi "Se vince lui è il disastro". E anche su Vendola e Camusso "Non ho la fantasia di Bersani di poter immaginare un'attività di governo con loro". Che è come se noi rinfacciassimo a Monti di riuscire a governare con Bilderberg, Bocconi, Trilateral e Goldman Sachs, dopo aver giurato sulla Costituzione.

La fantasia manca anche a noi Italiani: ieri sera a Ballarà Floris chiedeva all'ex giornalista Sechi se nelle loro liste ci fossero operai.
"Abbiamo gente che lavora", la risposta in politichese.

Per il resto, Grillo che attacca Ingroia, Albertini che attacca Vendola. Per fortuna che tutti parlano di larghe intese.
Per il momento, pare di capire che sono tutti d'accordo sulla riduzione dei parlamentari.
Come a dire, tagliamo le ali, tagliamo i parlamentari, tagliamo i partiti. Cosa rimane?

Quanto sono distanti dai cittadini, questi candidati. Il problema degli esodati, la Fiat, la ndrangheta e le altre organizzazioni criminali ...

Ma c'è una banca differente?

Per fortuna che le nostre banche erano solide.
E che c'è l'ABI che controlla (e la Consob). Da ieri senza presidente dopo le dimissioni di Mussari, che era AD di MPS fino al 2011.
E che questo governo, ma anche il precedente, era amico delle banche.
E che le banche si sono prese centinaia di miliardi dalla BCE, miliardi dallo stato (3,9 miliardi, come l'IMU sulla prima casa) che garantirà anche per i bond emessi dalle banche.
Della situazione in MPS, la banca di sinistra, del suo buco di bilancio, del suo modo di comprare consenso, dell'aquisizione a perdere di Antonveneta, ne ha parlato prima Report e poi alcuni articoli de Il fatto (sul derivato Alexandria).

E dopo Intesa, Unicredit, BPM anche MPS. Imbottite di titoli di stato e dunque impossibilitate a fallire. Le nazionalizziamo (in parte lo stiamo facend già per i soldi pubblici che forse non verrano restituiti)? Non è che il pubblico sia meglio, vedo scandali nel Lazio e i recenti in Lombardia?


Giorgio Meletti su Il fatto, la storia dei rapporti tra politica e banca:
LA STORIA non è quella del glorioso Rinascimento, ma quella, più modesta, degli anni d'oro di Mussari, l'avvocato calabrese naturalizzato senese, che spendendo sapientemente la notizia mai ufficiale dell'alto patrocinio di Massimo D'Alema, scala prima la Fondazione, poi prende direttamente le redini della banca, sempre legatissimo al segretario locale del Pd e poi sindaco di Siena Franco Ceccuzzi. Lubrifica il suo potere finanziando personalmente, per 673 mila euro in dieci anni, i Ds e poi il Pd, generosità consentita dal lauto stipendio che non risente della crisi. La madre di tutte le follie è l'acquisizione dell'Antonveneta per 10 miliardi contro un valore patrimoniale di poco superiore a 2 miliardi. La magistratura, ma anche la Banca d'Italia e Profumo, indagano. Per questo lasciare il passo a Profumo non è bastato. I panni si stringono addosso al sistema Siena, la banca va sempre peggio, e la Fondazione peggio che peggio. Non ci sono più soldi per il Palio, e la magistratura indaga anche sulla Mens Sana, squadra di basket che a spese del Monte domina da anni la scena. La città sta ormai perdendo tutto, e quando appare chiaro che la piccola casta senese ha distrutto in cinque anni una ricchezza costruita in cinque secoli, si va, come suol dirsi, ai materassi: tutti contro tutti.    CECCUZZI sgambetta sul filo di lana la famiglia Monaci: Alberto, potentissimo ex dc senese, è oggi presidente del Consiglio regionale toscano, in quota Pd-Margherita. Suo fratello Alfredo, da sempre inserito nel sistema Monte, punta alla presidenza della Fondazione, al posto dello stanco Gabriello Mancini, altro uomo di Monaci. Ma il povero Alfredo rimane fuori anche dal consiglio della Fondazione. I monaciani tolgono la fiducia a Ceccuzzi, che deve dimettersi da sindaco. Alfredo, dopo aver cercato di contrapporsi a Ceccuzzi nelle primarie Pd per le elezioni del nuovo sindaco, si sistema con un posto nella lista Monti, come rappresentante della società civile, quella senza macchia. Si scannano dentro il Pd, ma, a quanto pare, il disastro è tale da intaccare anche la tradizionale coesione massonica. Loggia contro loggia, la partita si gioca tutta sull'attesa delle mosse della procura di Siena, costretta suo malgrado a darla vinta a questa o a quella fazione.    Di fronte a questo spettacolo, Profumo ha tagliato corto: ha raccolto tutte le carte imbarazzanti e le ha spedite alla Procura. Tanto a Siena nessuno è più amico di nessuno.

22 gennaio 2013

Parole di piombo

"Vendola che firma il referendum per ritornare all'articolo 18 degli anni di piombo - attacca l'ex sindaco di Milano - oppure firma un altro referendum per portare indietro gli orologi a prima della riforma pensionistica ed è pure contrario alla Tav finanziata dall'Unione europea, quella parte lì è massimalista ideologica". [Albertini su Vendola]
Lo statuto dei lavoratori è del 1970.
Prima dello statuto, non c'erano norme organiche a difesa dei lavoratori.
Il percorso che portò alla sua approvazione nasce negli anni 60 con i governi di centrosinistra, DC e PSI, con l'approvazione di norme come il divieto del licenziamento per causa di matrimonio o l'accesso delle donne ai pubblici uffici e alle professioni.

Non si capisce come mai, chi cerca di abrogarlo (lo statuto) o depotenziarlo sia uno che guarda avanti, mentre invece chi cerca di difenderlo è uno che guarda agli anni di piombo.
Degli anni 70 sono anche la legge sul divorzio, la riforma della polizia e l'istituzione del sistema sanitario. Anche questi sono da togliere?
Tra l'altro, come anche ha ricordato Vendola: "Chi ha scritto lo Statuto dei lavoratori è stato obiettivo delle Br" e anche che "Il principale antagonista delle Br era la Cgil".


Si stanno avvelenando queste elezioni.

Presa diretta Irresponsabili – il complotto a Reggio

Esiste un altro complotto, dopo quello denunciato da Berlusconi per la caduta del suo governo: anche se più in piccolo, anche a Reggio Calabria c'è stato un complotto contro la giunta Scopelliti, ora governatore della Calabria (Presa diretta - Gli irresponsabili). Negli anni passati sindaco della città, sciolta l'anno scorso per mafia e con un buco contabile di 180 ml, sancito dalla Corte dei conti.

Responsabilità della sua giunta? No: il sindaco ha dato la colpa alla sua dirigente che aveva delega ai bilanci. OrsolaFallara. Che si suicidò due anni fa, dopo che lo scandalo scoppiò sui giornali e che l'allora sindaco le tolse la fiducia.

Tutta colpa del dirigente del comune, che fu pagata 750000 euro per aver rappresentato il comune in una vertenza tributaria (come fosse una consulente esterna).
E i buchi di bilancio? L'aumento della spesa corrente? I bilanci truccati? I lavori iniziati e non terminati perché all'improvviso sono mancati i soldi per pagarli?
Gli scarichi delle fogne a mare (per il depuratore che non funziona) rovinano l'immagine di città turistica.
Ma il governatore, anche di fronte a Iacona ha ripetuto, ha sbagliato solo la Fallara e la nostra è stata una esperienza di governo straordinaria.
Toccherà ora al processo capire cosa è successo nel comune di Reggio. Sciolto per mafia.

Il tuttomio, di Andrea Camilleri

L'incipit (che potere leggere qui):

Giulio la sveglia sfiorandole appena un orecchio con le labbra e le sussurra:
«Ari, ti saluto, devo andare.»
Ha sentito, ha capito, ma non è in condizione di rispondere.
[...]

Trattiene un poco il respiro per continuare a immaginarsi morta dentro la bara del sonno. Ma è un tentativo inutile, è stata irrevocabilmente richiamata in vita.
E quindi deve fare le cose che fanno i vivi.
Inspira profondamente, si riempie i polmoni dell’odore notturno di se stessa che il lenzuolo ha trattenuto.
Deve avere sudato molto per il caldo e lei ama il suo sudore.
Ha scoperto di avere due tipi di sudore, ognuno dei quali ha un odore diverso.
Il sudore dovuto al caldo odora di colonia d’erbe e ha un colore verde smeraldino, quello dovuto all’amore ha invece un odore forte di muschio e un colore verde scuro.
Solleva un braccio sino a che l’ascella viene a trovarsi all’altezza del naso, lo lascia così per un poco, respirandosi.
Ora è tornata a essere compiutamente viva.
Sente il cuore che pulsa forte e ritmico – FUNF FUNF FUNF – e risuona dentro alle sue orecchie come la caldaia di una locomotiva in sosta.
Piega e raddrizza ripetutamente le dita del piede sinistro.
«Ciao, piede, come stai?»
Fa lo stesso con l’altro.
«E tu?»
Ora una mano scende a carezzare il polpaccio sinistro.
«Ciao, polpaccio.»
Da adolescente aveva la fissazione che i suoi polpacci fossero troppo grossi, come quelli di quasi tutte le contadine delle sue parti, e ogni volta, appena sveglia, passava almeno una mezzoretta a lisciarseli nella speranza di riuscire ad affusolarli.
E prima aveva patito la paura che le venissero tette troppo grandi. Di nascosto da nonna se le fasciava strette strette con un fazzolettone che a momenti non le riusciva più di respirare. Per strada camminava con le spalle curve nel tentativo di farle sporgere di meno.
A convincerla che aveva delle gambe splendide e delle tette da antologia era stato il professore di filosofia, al terzo liceo, quello col nome buffo, Adelchi, che spesso interrompeva la ripetizione e la faceva mettere nuda davanti allo specchio.
Quando Elena bussa discretamente alla porta, lei è riuscita a dare il buongiorno al suo corpo fino alla gola.
«Entra.»
«Dormito bene, signora?»
Non risponde.
Parlare senza prima avere bevuto il caffè le è praticamente impossibile. Già rispondere a Giulio è stata una fatica improba.
Elena poggia il vassoio con la tazzina sul comodino.
«Le apro di più la finestra?»
«No.»
«Le preparo il bagno?»
«Sì.»
Appena Elena è uscita, riprende la cerimonia dei saluti.
«Ciao, mento.»
Quando finisce di salutarsi anche i capelli, si tira su a mezzo, sistema meglio i due cuscini dietro la schiena, prende la tazzina di caffè amaro, se la porta alle labbra.
Dopo si accende la prima sigaretta della giornata.
Aspira lentamente, distanziando una boccata dall’altra e trattenendo dentro di sé il fumo il più a lungo possibile.
«Il bagno è pronto, signora.»
Spegne la sigaretta, scende dal letto, attraversa lo spogliatoio, entra nel bagno che ha tutte le luci accese.
Si leva la corta camicia da notte trasparente, si guarda nello specchio grande quanto mezza parete.
Niente male, proprio niente male per una che ha compiuto 33 anni quattro giorni prima.
Flette i muscoli delle gambe, fa delle mezze torsioni, piega ripetutamente il busto avanti e indietro, ma non sta facendo ginnastica, non l’ha mai fatta, è una sorta di controllo generale del suo corpo.
È soddisfatta, si sente snodata, flessuosa, sciolta, un meccanismo di precisione ben costruito e ben tenuto, pronto a mettersi in moto appena lei lo chiede.
Va a sedersi sulla tazza. Tutte le sue funzioni si attivano alla perfezione.
Canticchia.
In vita sua, non ha mai saputo tenere a memoria il motivo di una canzone.
E dire che ha passato notti intere a ballare, ascoltando e riascoltando la stessa musica.
Conosce un solo motivo, lo sentì una volta alla radio, poteva avere una dozzina d’anni o poco meno, non se l’è mai più scordato, ed è quello che sempre canticchia a bassa voce quand’è sola, è un suo segreto, lo cucina in tutte le salse, anche in salsa jazz, tanto si presta benissimo, le parole fanno pressappoco così:

Dies irae, dies illa,
solvet saeclum in favilla...

Poi va a infilarsi dentro alla Jacuzzi. Vi si allunga con un sospiro di felicità.

Il mito di Teseo e Arianna, dove però è Arianna a condurre l'eroe dentro il suo labirinto.
E dove dentro questo labirinto vive un mostro pericoloso come il Minotauro.
Il libro di Faulkner, “Santuario” ma anche “l'Amante di lady Chatterley”.
Le cronache di questi anni: la scandalosa vicenda dei coniugi Casati Stampa, e anche un episodio accaduto a Roma, citato da Camilleri in questi anni.
Ma un racconto come questo non può non ricordare altri racconti: quelli di Simenon dove lo scrittore belga andava ad esplorare dentro l'anima dei personaggi dall'apparenza comune. Persone che celavano un mondo nascosto fatto di erotismo, pazzie, fuga dal reale.
“La camera azzurra” e “I complici”.

Abbandonato temporaneamente il filone di Montalbano (e delle altre storie di Sicilia), ne “Il tutto mio” Andrea Camilleri racconta dello “strano” rapporto di coppia tra Giulio e Arianna. Marito e moglie, con molte libertà: a causa dell'impotenza di lui (per un incidente), Arianna si concede (per non più di due volte) ad un estraneo che essi stessi scelgono.
Man mano che la storia va avanti nel presente, con l'incontro della coppia con Mario, giovane studente, con lievi flash back si ripercorre il passato di Arianna.
Un'infanzia di abbandoni, violenze e fughe.
Le relazioni passate.
Il suo rifugio da piccola, una grotta dove nascondersi dal mondo.

Ma anche oggi, Arianna ha un suo luogo nascosto, che nemmeno Giulio conosce: in solaio, dietro un passaggio stretto, c'è il “tuttomio”, un luogo segreto dove Arianna incontra e parla con la sua amica Stefania. Quello che hanno messo in piedi è un gioco torbido e pericoloso che ad un certo punto si incrina per a causa dei capricci di Mario, il ragazzo conosciuto sulla spiaggia di Canneto dove i due , complice il gestore dello stabilimento, hanno una sorta di pied-à-terre in cui consumare i rapporti con gli uomini scelti.
Un gioco che finirà male, dentro il “tuttomio” di Arianna. Dove, contrariamente alla leggenda, è il mostro, frutto della pazzia della protagonista, che ucciderà il giovane.

La scheda del libro sul sito di Mondadori; qui potete scaricare il pdf con le prime pagine.
Il link per ordinare il libro su ibs.
Il sito di Vigata.