28 febbraio 2013

Sono un uomo morto di Federico Monga e Rocco Varacalli

"Parla il pentito che ha svelato i segreti della ‘ndrangheta al Nord"

Rocco Varacalli è il pentito che ha raccontato della ndrangheta nel nord est, in particolare nel Piemonte e nella Liguria.
«Sono stato affiliato per dodici anni, dal novembre del 1994 al novembre del 2006, quando ho deciso di collaborare».
La sua testimonianza, dopo la decisione di collaborare con la giustizia (e non di pentirsi, come chiarisce a fine libro) nel 2006, è stata il fulcro dell'operazione Minotauro condotta dalla Dda della Procura di Torino, contro le ndrine in Piemonte "Il grande botto è avvenuto la notte dell’8 giugno 2011. Dopo cinque anni di indagini, i carabinieri hanno arrestato 150 persone".

Genesi di uno ndranghetista.
Per la sua natura familistica (tutti gli affiliati di una ndrina appartengono alle stesse famiglie), non è stato fin'ora facile per gli investigatori conoscere la struttura della ndrangheta dal suo interno: per il grado parentela è difficile che uno dei suoi membri si penta, mettendo in pericolo i familiari.
E' proprio questo che rende il racconto di Varacalli ancora più prezioso: un racconto che parte dalla sua gioventù nel paese di Natile, all'interno di una famiglia con una storia di ndrangheta alle spalle (i Pipicella, i genitori della madre).
Quali le caratteristiche che la ndrangheta cerca in un giovane?
"La ’ndrangheta inizia ad apprezzarti se nella tua famiglia nessuno ha mai sporto denunce e se, fin da ragazzino, ti tieni lontano dalle forze dell’ordine".

Il suo ingresso nel mondo dello spaccio avvenne, dopo il suo trasferimento a Torino, quasi per caso: nascose a casa sua della droga di un altro trafficante, in cambio di una cifra pari al suo stipendio di manovale di diversi mesi.
Il trafficante gli "disse che lavorare non serve a nulla quando in due o tre giorni ci si può mettere in tasca un sacco di soldi".
Tanti soldi per un lavoro facile: "Poche ore di fastidio, e il resto della giornata a mia completa disposizione. Potevo smettere di lavorare e passare la serata fra bar e ristoranti senza versare una goccia di sudore."

La ramificazione della ndrangheta al nord.
Nella seconda parte, Rocco Varacalli racconta di come si sono insediate le famiglie calabresi, dei rapporti tra le locali (gli insediamenti criminali) che si formano al nord e le cosche del sud (come la mamma di San Luca).
La struttura della ndrangheta al nord

Alcuni pretesti di lettura dal libro:
"La ’ndrangheta, quella vera, ti insegna che non bisogna fare rumore. Che non si deve dare nell’occhio. Quindi niente trucchi, tanto la droga la trovavo a fiumi".

"La ’ndrangheta ha una struttura molto articolata, ferrea, con ruoli, gradi, poteri ben precisi che si ottengono attraverso riti consolidati nel corso del tempo".

"Gli ’ndranghetisti fanno parte dell’«onorata società»: sono dunque uomini d’onore e si distinguono da tutti gli altri, che sono chiamati «contrasti» o «carduni»."

"La struttura organizzativa di base è la «locale». Per costituirla servono almeno 49 affiliati".

"La locale più importante, detta anche «mamma», è a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, dove si trova il santuario della Madonna di Polsi"

"Con il termine ’ndrina si intende la cosca, ovvero la famiglia di appartenenza del mafioso. Quella di capo ’ndrina o capofamiglia è una carica che generalmente si tramanda di padre in figlio."

"La «santa» o società maggiore è la vera e propria élite dell’organizzazione mafiosa, preclusa agli affiliati di grado inferiore. Ne fanno parte il «santista», il «vangelista»"

Questa struttura si è riproposta quasi uguale anche al nord: nell'hinterland milanese (come hanno raccontato Milosa e Barbacetto nel libro "Le mani sulla città"). Ma anche in Piemone e in Liguria:
"«L’organizzazione della ’ndrangheta a Torino replica in tutto quella della nostra terra madre. Ci sono le famiglie, le locali e il “crimine”, la cellula armata dell’organizzazione."
Come in Lombardia, anche in Piemonte si cercò di costruire una struttura chiamata "camera di controllo":
"Catalano aveva una dote superiore a quella di padrino e, com’è emerso dalle indagini, doveva diventare responsabile della nascente camera di controllo, una specie di cupola. «Una novità per l’organizzazione della ’ndrangheta, che è storicamente strutturata in linea orizzontale e non in modo verticistico. Invece negli ultimi anni si era spesso parlato di istituire una sorta di consiglio di amministrazione, sul modello della mafia siciliana, composto dai boss e dagli esponenti più importanti delle famiglie calabresi".
Cocaina e cemento.
Altro capitolo importante, il business delle costruzioni, cui con le cosche hanno potuto riciclare i guadagni del traffico di droga.
Spiega Varacalli:
«Grazie al suo potere fondato sulla corruzione e sul terrore, la ’ndrangheta ha riciclato decine di milioni di euro nei grandi cantieri del Nord. Le ditte calabresi hanno operato in tutti i business più importanti: la ferrovia ad alta velocità e la nuova autostrada tra Torino e Milano, le Olimpiadi invernali del 2006, il porto di Imperia, solo per citare gli affari più clamorosi.»
[..]
«i soldi sporchi si usano per pagare il materiale, i dipendenti e i macchinari, poi ci si fa pagare il lavoro con denaro pulito direttamente sul conto corrente. Basta poco e si perdono le tracce. E il gioco è fatto.»
Tutto questo succede nonostante i controlli (almeno sulla carta): "È nel labirinto dei subappalti e delle gare al massimo ribasso che s’insinua la criminalità organizzata".

In che modo la ndrangheta è riuscita ad entrare in questo settore:
"Il controllo capillare del territorio è fondamentale, così come i contatti con l’amministrazione pubblica: politici e tecnici collusi fanno vincere le gare di appalto a chi di dovere e poi chiudono tutti e due gli occhi quando si tratta di andare a spulciare"
Rocco Varacalli cita un episodio in particolare: l'inaugurazione del centro commerciale a Grugliasco, costruito coi soldi della criminalità e inaugurato tra gli altri anche da Silvio Berlusconi prima della discesa in campo:
«All’inaugurazione del centro commerciale Le Gru di Grugliasco, il 9 dicembre 1993, c’erano i carabinieri in alta uniforme, il sindaco Domenico Bernardi del Pds con la fascia tricolore, una sfilata di politici e persino il parroco con l’acqua santa. Silvio Berlusconi è arrivato in elicottero, accompagnato da Fedele Confalonieri.»
[..]
«Alle tangenti – sosteneva il Cavaliere – siamo estranei come mentalità, come sistema. Questo vale per me e per tutti i miei collaboratori. Le difficoltà con gli enti pubblici, siano Comuni, Regioni o Stato, nel campo delle concessioni, sono una realtà in tutto il paese. Dove ci sono i vincoli si annida la possibilità della corruzione. Noi abbiamo fatto tutto alla luce del sole.

Ad interessare alle famiglie c'è anche l'affare del TAV in Val di Susa (come anche le olimpiadi invernali a Torino negli anni precedenti), i cui "binari dovranno passare dalla ’ndrangheta":
"«Un altro suo grande business è stata la linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Milano, soprattutto nel settore del movimento terra.» La Tav fa gola alla ’ndrangheta moderna"
Su questo affare le cosche si sono mosse con rapidità:
"I tempi infiniti della Salerno-Reggio Calabria appartengono ormai al passato. E lungo il tragitto dove passerà il treno superveloce tra Torino e Lione le famiglie sono molto ben piazzate. «Pietro Pipicella, affiliato alla locale di Natile di Careri a Torino, ha lavorato nei cantieri della Tav.» Il tracciato, secondo il progetto, dovrebbe passare tra i comuni di Chiusa San Michele, Villardora e Sant’Ambrogio di Susa. Siamo a un tiro di schioppo da un locale dove avvenivano i riti della ’ndrangheta per il conferimento delle doti. Pochi chilometri più in là, a Rivoli, hanno comandato i fratelli Crea e Giorgio De Masi prima, Bruno Pollifroni e Gaetano Cortese poi. Uomini vicini alla ’ndrina dei Romeo di San Luca. Orbassano, altro centro che sarà interessato dalla Tav, è stato il regno di Giuseppe Catalano. Nella vicina Grugliasco risiedeva Francesco Tamburi, caposocietà della locale di Siderno a Torino"

L'aggancio con le amministrazioni pubbliche: appalti e voto di scambio
La ndrangheta non sarebbe arrivata dove è adesso (con i suoi miliardi) se non avesse trovato terreno fertile nelle amministrazioni locali e nei professionisti (avvocati, ingegneri, commercialisti):
«Per ripulire i soldi la ’ndrangheta non è in grado di fare da sola. Occorrono agganci con i politici e con i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, in particolare degli uffici tecnici. Ma per certe operazioni bisogna rivolgersi a persone che abbiano competenze specifiche e molto raffinate. A veri e propri professionisti della contabilità e dell’ingegneria societaria.»
L'inchiesta Minotauro ha svelato questi preoccupanti rapporti tra esponenti delle famiglie calabrasi, con politici locali:
"ha fatto emergere una scomoda verità ed è stata accolta dalla società civile sabauda e dalla sua classe dirigente come un fulmine a ciel sereno. Il mondo politico ha reagito chiudendosi a riccio: destra, sinistra e centro hanno commentato l’inchiesta con il solito, formale elogio della magistratura e delle forze di polizia."
Giancarlo Caselli, nella conferenza stampa dopo gli arresti ha dovuto ammettere:
«È stato pesante scoprire che nella nostra città ci siano imprenditori, politici e persone apparentemente normali disposte a trattare con le cosche della ’ndrangheta, la mafia oggi più pericolosa»
Pericolosa perché gente armata e capace di sparare e uccidere
"Abbiamo Torino in mano, noi! Se decidono di sparare a qualcuno devono prima rendere conto a noi."
Giacomo Lo Surdo, uomo di fiducia di Adolfo Crea, il capo a Torino del “crimine” (la cellula armata della ’ndrangheta), si vanta con la fidanzata del potere del suo gruppo di fuoco.

Pericolosa perché tramite il voto di scambio condizionano il risultato delle elezioni:
«La ’ndrangheta ha bisogno della politica e viceversa. Il rapporto è molto stretto in Calabria, dove la mafia controlla interi consigli comunali e ha sindaci tra i suoi affiliati. Ma anche al Nord il legame si sta conformando al modello dell’Aspromonte. Lo scambio è molto semplice: gli affiliati controllano pacchetti di voti, soprattutto tra i loro conterranei emigrati, e sono disposti a metterli sul piatto. Ovviamente, i politici restituiscono il favore distribuendo lavori pubblici, appalti e affari. Così gli ’ndranghetisti possono riciclare il denaro del traffico di droga, delle estorsioni e del gioco d’azzardo clandestino»
Condizionamento che non ha pregiudizi politici:
«I mammasantissima non fanno differenze tra destra, sinistra o centro. Non hanno alcuna tendenza politica, sono interessati solo a fare soldi e a ripulire il denaro. Ci sono capibastone in grado di controllare migliaia di voti. Alla vigilia delle elezioni i candidati sanno benissimo a quali porte bussare. In Piemonte il giochetto va avanti da quarant’anni, sia nei paesi più piccoli sia nel capoluogo.»
E che possono arrivare molto in alto, grazie alla "Santa":
«La ’ndrangheta ha rapporti pure con la massoneria, che cura i rapporti ad alto livello con parti deviate dello Stato nelle forze dell’ordine e nelle istituzioni. Il capo della locale di Natile, Salvatore Giugno, è iscritto alla massoneria ed è stato per dieci anni vicesindaco. Ha un figlio primario all’ospedale di Locri»
Anche le elezioni di Fassino a sindaco di Torino sono state toccate da questa inchiesta (sebbene Fassino non sia stato in alcun modo indagato).
"Diciamo a questi che conosciamo che facciamo votare Fassino."
Salvatore De Masi detto “Giorgio”, capo della ’ndrangheta a Rivoli, al telefono con il deputato Domenico Lucà del Pd che gli chiede appoggio per la candidatura di Fassino alla carica di sindaco di Torino, 21 febbraio 2011.

Dalla telefonata intercettata si capice che Lucà si preoccupa di contattare direttamente De Masi per chiedere il suo appoggio e verificare la possibilità di raccogliere voti per Fassino tra alcuni non precisati «amici». De Masi si mette subito «a disposizione».
"La trascrizione della telefonata, registrata il 21 febbraio 2011 dai carabinieri, rivela l’assiduità di rapporti tra Lucà e De Masi. «Io sto
sostenendo Fassino […]. Volevo chiederti se magari… Perché la partita è molto dura con Gariglio» dice Lucà. «Eh, vuoi una mano» replica De Masi, e poi promette: «Diciamo a questi che conosciamo che facciamo votare Fassino»".

Ma ci sono altri casi:
"lo dimostra la storia dell’onorevole Gaetano Porcino, iscritto fino al novembre del 2012 all’Italia dei valori, il partito che più di ogni altro ha fatto della lotta al malaffare la sua bandiera [..]
Porcino si è imbattuto almeno due volte in ’ndranghetisti di chiara fama. Gli incontri, sia chiaro, non prefigurano nessun reato"

Però, come scrive sconsolato il gip antimafia Giuseppe Gennari, «alla fine – sarà uno sfortunato caso – sono sempre gli stessi politici a frequentare i mafiosi».

Nel libro Varacalli parla di un incontro elettorale con l’imprenditore Nevio Coral, ex sindaco di Leinì, a caccia di voti per il figlio Ivano.

Per gli inquirenti, Coral: era perfettamente consapevole «dello spessore criminale dei suoi interlocutori». L’intreccio con la consorteria mafiosa è anche societario.

La vita da collaboratore.
Infine, la decisione della collaborazione con la giustizia, dopo che la stessa ndrangheta lo aveva abbandonato nelle mani di una banda di albanesi: che fine avevano fatto i valori della ndrangheta secondo cui ci si protegge sempre all'interno della stessa famiglia?

Era l'ottobre 2006:
“Mi chiamo Rocco Varacalli, da quindici anni sono affiliato alla ’ndrangheta, ho trafficato quintali di droga, posso svelare omicidi, estorsioni, traffici loschi con l’economia e la politica.”
Lettera con cui Rocco Varacalli manifesta al pm di Torino Roberto Sparagna la sua intenzione di collaborare con la giustizia, 17 ottobre 2006.

Dopo il pentimento l'abbandono della sua famiglia, della moglie e delle figlie. Le accuse e le minacce, anche sui giornali:
“Non siamo più la sua famiglia. Non è degno, come non lo è mai stato, di dire che fa parte di una famiglia unita, pulita e onesta come la nostra.”
Lettera di alcuni familiari di Rocco Varacalli pubblicata sul quotidiano “Calabria Ora” il 22 aprile 2010, dopo le sue rivelazioni al processo Stupor Mundi sul ruolo delle cosche calabresi nel traffico internazionale di droga.

Ma nonostante alcune altre traversie (come il coinvolgimento nell'omicidio di un pastore in Sardegna) , Rocco Varacalli è rimasto fermo nelle sue scelte: "So bene che posso essere ucciso da un momento all’altro. La ’ndrangheta non perdona. Ma questa è la strada che ho scelto."

Completano il libro due capitolo: il primo riassume la cronaca dell'inchiesta Minotauro del 2011-2012. Il secondo è un compendio sulla legge dei pentiti, per sfatare tutti i luoghi comuni a riguardo.

La scheda del libro su Chiarelettere.
Il link per ordinare il libro su ibs.

L'intervista a Rocco Varacalli durante la puntata di Presa diretta "Mafia al nord".

La resa dei conti

Chi se se lo sarebbe mai immaginato: il comico, il guitto, il fascista, il pericolo per la nazione che si permette di chiudere la porta in faccia (almeno sul discorso della fiducia ad un eventuale governo) al maggiore partito del paese.
Chi si sarebbe mai immaginato poi, che nel post elezioni, tornava alla ribalta l'altro comico (che deve pensare ora alle sue aziende e ai suoi processi) proponendo un governissimo che allunga la vita. E che invece il professore, il salvatore della patria, sarebbe invece sparito.

Quando si dice essere distanti dal paese .....
Per quanto mi riguarda, spero che ora tutti i partiti (o i movimenti come il M5S) mettano le carte sul tavolo: Grillo non da la fiducia a Bersani, anche un governo di minoranza può bastare.
Per approvare una legge sul conflitto di interessi, contro la corruzione, per mettere un freno ai costi della politica (non solo gli stipendi dei parlamentari, ma anche i costi di Camera e Senato ..).
Una legge elettorale migliore, una legge sui partiti (che devono diventare strutture definite per legge con un bilancio trasparente su cui vigila la Corte dei conti).

L'alternativa è il governissimo di larghe intese: spinto da B. ma anche dai centristi (l'intervista di Bonanni su l'Avvenire).

A parole nel centrosinitra sono tutti contrari a questo governissimo
. Da Bersani a D'Alema, che nell'intervista al corriere spiega la sua proposta:

Tornando all'assunzione di responsabilità, che cosa vuol dire?
«Significa innanzitutto far funzionare le istituzioni. Parliamoci chiaro: nessuno può avere interesse a precipitare il Paese verso nuove elezioni, che sarebbero un drammatico choc. Neanche il Movimento 5 Stelle, che ha ottenuto un successo e che ragionevolmente credo voglia dimostrare la capacità di generare cambiamenti positivi per l'Italia».

Ma Grillo all'apertura di Bersani ha risposto picche.
«È presto per valutare le posizioni che alla fine verranno prese. Mi pare di vedere una certa difficoltà e anche, inevitabilmente, una tendenza a fare tattica. Mi pare anche che questa posizione di Grillo incontri qualche perplessità nel suo stesso mondo. Vedremo...».

Quindi cosa propone?
«Voglio essere assolutamente chiaro: c'è qualcosa che non può esser fatto nel modo più assoluto e cioè offrire al Paese l'immagine di partiti che cominciano le trattative per un qualche governissimo. È tale il fastidio verso la politica e i suoi riti che una cosa del genere non potrebbe mai funzionare. Quando parlo di assunzione di responsabilità mi riferisco alla possibilità che ciascuno, mantenendo la propria autonomia, possa confrontarsi in Parlamento alla luce del sole. Il primo problema è il funzionamento delle istituzioni e ritengo che le forze politiche maggiori debbano essere tutte coinvolte. E che quindi al centrodestra e al Movimento 5 Stelle vadano le presidenze delle due assemblee parlamentari, ovviamente sulla base della proposta di personalità che siano adeguate a ruoli istituzionali di garanzia».

E poi?
«Poi il Parlamento, e questo appello è rivolto ovviamente a tutti, deve consentire che il governo possa funzionare ricevendo il voto di fiducia. Il modello siciliano adombrato da Grillo può essere una buona idea, ma c'è una differenza istituzionale: in Sicilia il presidente è eletto dal popolo, a livello nazionale il capo del governo, se non riceve la fiducia del Parlamento, non può governare. Quindi, il confronto caso per caso finisce prima di cominciare. Dunque, ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità, senza ammucchiate e senza pasticci. Non dico che bisogna eliminare in modo artificioso le differenze che restano profonde, ma per una volta si può tentare di farne un elemento di ricchezza e di confronto e non necessariamente di scontro pregiudiziale, che rischierebbe di paralizzare le istituzioni e produrrebbe un danno difficilmente rimediabile al Paese».

Quindi niente governissimo Pd-Pdl?
«Esatto. Sono d'accordo con Bersani. A questo punto, il sistema politico-democratico è chiamato a una prova cruciale: se è in grado o meno di fare le riforme che tante volte ha annunciato e che sin qui non è stato capace di fare. E il sistema politico-democratico comprende, oggi, anche Grillo che, a mio parere, non può chiamarsi fuori».

E allora?
«La nostra è una proposta di radicale cambiamento che dovrebbe interessare innanzitutto le forze che vogliono il cambiamento. Allora dobbiamo fare una legislatura costituente. Dobbiamo dimezzare il numero dei parlamentari, ridurre quello degli eletti, riformare radicalmente la struttura amministrativa del Paese, mettere mano ai costi della politica, combattere la corruzione, varare una seria legge sul conflitto di interessi. Poi io sono anche dell'opinione che occorra una nuova legge elettorale. In una situazione frammentata come quella italiana l'unica soluzione sarebbe il doppio turno alla francese».

Il punto è, come al solito: quando sono credibili ora queste persone?
E poi, come la mettiamo con i montiani nel PD? E Renzi, starà a guardare?

Rondolino sul Giornale  (di Berlusconi) scrive:

"Sarebbe bastato consentire di votare al secondo turno delle primarie a tutti coloro che lo avevano chiesto, anziché cacciarli dai gazebo a colpi di regolamento, e oggi l'Italia avrebbe un governo."
Col senno di poi si può scrivere tutto. Se Renzi avesse vinto le primarie il PD avrebbe preso i voti di qualcuno nel centrodestra, ma avrebbe perso molti voti a sinistra che sarebbero finiti a Grillo e a Ingroia.

Infine, l'allarme dei servizi: la relazione dei servizi parla di rischi per il paese a causa dell'antagonismo sociale (i no Tav), la criminalità, l'Expo, la sfiducia nelle istituzioni, Al Qaeda.
Ok, il pranzo è servito.

27 febbraio 2013

Sulla pelle di noi italiani


Capisco le ragioni di Grillo (mi avete messo alla porta fino ad ora, cosa volete adesso?).
E capisco quelle di Bersani (non ho nulla da perdere, ci provo con Grillo).

Ma la porta in faccia di Grillo non deve portare ad uno stallo del Parlamento. 
Senza fiducia, nessun governo è in carica.
Senza governo, che vita parlamentare ci aspetta?
Si possono approvare leggi senza un governo in carica?

Tutto questo scontro sta avvenendo sulla nostra pelle.

Il popolo sovrano

Ieri sera a Ballarò abbiamo potuto vederli in faccia i giovani eletti del M5S che finiranno alla Camera o al Senato: studenti, impiegati, professionisti. Per lo più giovani. Sicuramente inesperti di "regolamenti" politici ma non per questo (con buona pace di Scalfari) meno competenti di altri eletti con un pedegree politico più solido.
Chissà, forse in mano loro la cosa pubblica potrebbe funzionare meglio che non in mano a batman Fiorito, Scilipoti, Penati, Ciarrapico ..
Una cosa è certa: sono stati eletti dal popolo sovrano. E dunque deve essere dato loro lo stesso rispetto che diamo agli altri eletti.
Berlusconi non si rifaceva sempre all'essere eletto dal popolo, e dunque soltanto il popolo poteva giudicarlo (e non i magistrati, e non i giornalisti)?
Abbiamo sopportato per anni gli eletti di PD e PDL (e degli altri partiti), probabilmente possiamo anche sopportare la carica dei grillini.
Non mi ricordo titoli analoghi nel 2008, con l'elezione del Berlusconi IV.
Sempre che i grillini abbiano voglia di governare e non intendano rimanere sulla sponda del fiume a vedere passare il cadavere del nemico. Che poi, abbiamo visto, è il partito di centrosinistra.

Il M5S deve capire una cosa: che ora deve declinarsi nelle istituzioni. Non è un partito, Grillo non è un politico, eppure Grillo vuole andare a parlare con Napolitano per la formazione del governo.
Ma ti ha eletto qualcuno? E chi è il candidato premier, se c'è?
Non sono solo questioni di forma. E' democrazia anche questa.

Abbiamo un altro problema: il vuoto politico (per l'assenza di fatto di un governo in carica) durerà per quasi un mese. Di questo buco ne approfitteranno quelli che vogliono speculare un altro pò.
Hai voglia a dire che non dobbiamo farci condizionare dai mercati: ma se lo spread sale, salgono anche i tassi di interesse che dobbiamo garantire per i nostri BTP. Sono soldi nostri, che ci piaccia o meno. Soldi sottratti a ospedali, scuole, etc..

Il caso Lombardia: la protesta si è fermata sotto le sponde del Pò. Qui continueranno a governare PDL e Lega.
Pare che Ambrosoli abbia vinto solo nelle città: come a dire che esiste uno zoccolo dure di lumbard che, degli scandali, delle ruberie, della ndrangheta che condiziona i consiglieri, che entra nelle grandi opere lombarde, dei festini (o cene eleganti), della sanità in mano ai faccendieri, non gliene importa nulla.
Delle quote latte, di Belsito e della gestione dei conti della Lega (che tutti conoscevano, a detta di Belsito ..), della doppia contabilità, del cemento che sta ricoprendo la nostra regione per nuove autostrade mentre i treni regionali hanno i problemi che noi pendolari sperimentiamo tutti i giorni (vi ricordate il blocco di prima di Natale?).

Perché rubano tutti, a Roma. Noi, qui in Lombardia siamo altro, non c'entriamo. Non ne sappiamo nulla.
Il problema sono i clandestini, i rom, quelli che ti entrano in casa a rubare ...

26 febbraio 2013

I binari dovranno passare dalla ’ndrangheta - le parole del pentito Rocco Varacalli

Il racconto del pentito Rocco Varacalli sulla ndrangheta nel nord ovest, Piemonte e Liguria "Sono un uomo morto: Parla il pentito che ha svelato i segreti della 'ndrangheta al Nord (Chiarelettere editore)".
Le sue ramificazioni dentro le amministrazioni, il business della droga e le grandi opere.
Grandi opere come le olimpiadi invernali, l'altra velocità Torino Milan. E come il TAV (a proposito di quest'opera che s'ha da fare perché altrimenti rimaniamo tagliati fuori dall'Europa, mentre invece con le ultime elezioni ...).

La Tav fa gola alla ’ndrangheta moderna:

«Un altro suo grande business è stata la linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Milano, soprattutto nel settore del movimento terra.»
[..]
"I tempi infiniti della Salerno-Reggio Calabria appartengono ormai al passato. E lungo il tragitto dove passerà il treno superveloce tra Torino e Lione le famiglie sono molto ben piazzate. «Pietro Pipicella, affiliato alla locale di Natile di Careri a Torino, ha lavorato nei cantieri della Tav.» Il tracciato, secondo il progetto, dovrebbe passare tra i comuni di Chiusa San Michele, Villardora e Sant’Ambrogio di Susa. Siamo a un tiro di schioppo da un locale dove avvenivano i riti della ’ndrangheta per il conferimento delle doti. Pochi chilometri più in là, a Rivoli, hanno comandato i fratelli Crea e Giorgio De Masi prima, Bruno Pollifroni e Gaetano Cortese poi. Uomini vicini alla ’ndrina dei Romeo di San Luca. Orbassano, altro centro che sarà interessato dalla Tav, è stato il regno di Giuseppe Catalano. Nella vicina Grugliasco risiedeva Francesco Tamburi, caposocietà della locale di Siderno a Torino ..
I binari dovranno passare dalla ’ndrangheta."

Cosa abbiamo imparato

Alcuni punti cardine dal dopo elezioni

- l'importanza della televisione e dunque di una legge sul conflitto di interesse e sulla necessità di tirare fuori dalla Rai i partiti
- si doveva votare un anno fa: ci saremmo risparmiati i tecnici, il ritorno del giaguaro, questa campagna elettorale, la possibiiltà di un ritorno alle urne
- che i sondaggi oramai non servono più a niente (se non a indirizzare le opinioni)
- B. e il PDL han perso più voti del PD: ma nonostante questo appaiono come vincitori: non ci credevano nemmeno loro. E' Bersani che ha perso elezioni che doveva vincere.
- finalmente dovremmo aver capito quanto sia sbagliata la rincorsa al centro: si diceva che l'alleato o lo sbocco naturale del Pd fosse Monti? Eccoli i risultati. Lo avremmo dovuto già capire dalle scorse amministrative.
- l'importanza dei talk show ma anche delle piazze: chi è andato a Taranto? In Sardegna? A Siena?
- gli impresentabili: a che serve cacciare gli impresentabili (che poi portano anche voti) se poi al governo si auto-candidano le solite facce (D'alema, Bindi ecc..)?

Detto questo, spero solo che in pochi mesi si cambi legge elettorale, si faccia un legge sul conflitto di interessi (ma non ci credo) e si ritorni al voto.


Con questo andamento dei mercati (che magari, chi se ne frega .. ma sono soldi nostri):

lo spread a +15%



la borsa a -4%


Abbiamo smacchiato il Partito democratico






Complimenti ai sondaggisti, ai politici da salotto, a quelli che dicevano piazze piene e urne vuote, a quelli che han dato Berlusconi per morto e che in questi mesi han concentrato il fuoco su Grillo e il M5S.
Oggi leggevo i giornali e mi veniva da ridere: Senato ingovernabile ... Urne choc ...
Perché è più ingovernabile ora il Senato, dopo il voto degli elettori? Solo perché ha penalizzato i grandi partiti? (PDL in rimonta, ma nel 2008 era al 37%).
Ma chi ha fatto questa legge elettorale? E chi ha promosso la moral suasion per affondare in Corte Costituzionale il referendum?
Complimenti anche al presidente e ai giornali di corte (che poi sono quelli che l'hanno anche difeso per le intercettazioni con Mancino).

Come al solito, non avevano capito niente: di quanto fosse forte il disgusto contro questa politici e contro questi i partiti.
Dovevamo smacchiare il giaguaro, liberare il paese da B.
E ora B e il PDL possono puntare tutto sul governissimo per continuare a dettare l'agenda politica del paese.
E Monti? Il professore era salito come tecnico super partes e che si credeva un politico. E' finito sotto il 10% e non sarà nemmeno buono per fare la stampella al PD (e nemmeno avrà posto al Quirinale).

Il M5S è stato premiato perché ha detto poche cose in modo chiaro: reddito di cittadinanza, No Tav (in Val di Susa han vinto per questo), no condannati in Parlamento e il limite dei due mandati. No al finanziamenti ai partiti e ai giornali.
Cosa aveva detto Fassino nel 2009? "Grillo, perché non ti fondi un partito?".
Detto fatto. Grillo ha detto questo cose da anni.
Mentre dall'altra parte si parlava di lavoro (ma non si tocca la riforma Fornero), di ambiente (ma tutti d'accordo con Tav e grandi opere), si parlava già del toto ministri.

Ora però, qualcuno dovrà pure mettersi a governare.
Cosa vogliono fare i grillini da grande?
Lo spread è salito oltre quota 300 e non possiamo rispondere chi se ne frega, visto che dobbiamo piazzare 70 miliardi di euro in BTP sui mercati.

Si arriverà ad un governo tecnico per mettere mano alla legge elettorale?
Il M5S collaborerà col PD per questa riforma?
Oppure rivederemo una collaborazione Monti, PD e PDL?

E veniamo al caso Lombardia: mi chiedo cosa debba fare uno per non essere eletto.
Gli scandali dei rimborsi, lo scandalo sanità, il crac del S Raffaele, la ndrangheta che elegge candidati in regione, gestisce le opere in regione, avvicina politici e impreditori (e nessuno denuncia) ... I diamanti in Tanzania, i conti della Lega, la scuola di Adro coi simboli di partito, il trota e l'igienista dentale nel listino bloccato, le mani di CL sulla sanità....

Eppure in Lombardia (come anche in Veneto) il PDL e la Lega tengono.
E questo per me rimane un mistero.

25 febbraio 2013

Effetto globalizzazione

Uno compra i libri su Amazon, e non nella libreria di quartiere, e scopre che alcuni servizi di sicurezza (nella sola Germania, in effetti) sono appaltati a dei nazistoidi con tanto di giubbetto nero, col compito di controllare i lavoratori immigrati (assunti con contratto a tempo determinato da una società interinale, e poi appaltati a Amazon).

Poi va a comprarsi i mobili in Ikea (magari non di domenica, percgé è un delirio), e legge che nelle polpette c'è la carne di Cavallo (trovata solo in Svezia, al momento).

Ma possiamo anche parlare della Apple: sarà figo avere un Iphone, citare Steve Jobs che è stato un grande innovatore. Ma i pezzi li assembla una azienda cinese dove la gente si ammazza non sopportando i ritmi imposti.

Chissà quante altre situazione analoghe a queste ci sono nel mondo, che riguardano i prodotti che compriano. E che dunque ci riguardano da vicino.
Sfruttamento sul lavoro, assenza di diritti, assenza (o scarsità) di controlli..
Possiamo dire che se il futuro del mondo è nella globalizzazione, non è un futuro roseo?

Presa diretta - la strage di donne

La puntata di ieri sera di Presa diretta è stata "Un viaggio per raccontare le tante storie delle donne uccise in Italia".

Ma non solo in Italia: cronaca di questi giorni, la morte della modella Reeva Steenkamp, uccisa dal compagno, l'atleta Oscar Pistorius, perché scambiata per un ladro.
Ma i giornali raccontano un'altra storia: parlano di gelosie, di una lite in casa prima dei colpi di pistola. Ma è corretto parlare di gelosia?
Reeva è morta per la sua bellezza, una bellezza che l'ha rendeva forse colpevole agli occhi del compagno. Un famoso atleta con la casa piena di armi.

Qui l'amore non c'entra nulla. E nemmeno la gelosia: qui parliamo di una visione distorta della donna, considerata come un oggetto che non può ribellarsi, che non può lasciare il proprio compagno, marito, fidanzato. Il proprio padrone.

Siamo noi maschi ad uccidere queste donne.
137 donne uccise nel 2011.
124 uccise nel 2012.

E il fondo antiviolenza, i cui soldi contribuiscono al numero 1522 per la denuncia dei casi, quest'anno è stato dimezzato.

Il viaggio di Presa diretta è stato quello che Iacona stesso ha raccontato nel bel libro "Se questi sono gli uomini".

Anche il libro, infatti, parte da Enna, dalla storia di Vanessa Scialfa: uccisa dal compagno Salvatore non per un raptus di gelosia.
Il fidanzato, che le aveva fatto perdere il posto di lavoro, che la seguiva nel bar, l'ha prima strangolata e poi, quando si è accorto che respirava ancora, l'ha soffocata con uno straccio intriso di ammoniaca.
Era lucido Salvatore, sapeva cosa stava facendo.
E alla fine si è sbarazzato del corpo che se fosse un sacco dell'immondizia.

Vanessa, dopo il fidanzamento, aveva perso i contatti con le amiche. Si era stata allontanata dalla famiglia, non aveva facebook, non poteva uscire di casa da sola.
E dopo Vanessa, Enza Anicito, a Paternò, Sabrina Blotti a Cervia
Rosa Trovato a Scicli

La strage di Trapani, nella famiglia Fiorentino (e le altre storie raccontate nel libro).

Tutti casi con dei tratti comuni: i vicini sapevano, sentivano le grida e vedevano queste donne coi segni della violenza.
Tutti hanno voltato la testa dall'altra parte, si sono fatti "i fatti loro".

Che cosa ne è stato delle denunce alle forze dell'ordine, cosa hanno fatto i servizi sociali in comune, cosa ha fatto la chiesa?
E, soprattutto, cosa ha intenzione di fare la politica?
Vogliamo continuare con questa strage, oppure investire nelle scuole, nei centri antiviolenza, dare fondi certi alle persone che curano le donne che hanno subito violenza?

24 febbraio 2013

Vi aspettiamo domani

Ok. 
Godetevela anche oggi. Con le vostre sparate sui magistrati.
Con le vostre promesse.
Dopo tutta questa campagna elettorale fatta di promesse, di tasse da tagliare, di giaguari, di cani e nipoti da esporre per l'elettore bue che deve essere rincuorato.

Ma da lunedì sera si cambia.
Basta scherzare.
Da lunedì sera si deve parlare di lavoro e disoccupazione.
Di violenza sulle donne e della anticultura maschilista.
Di conflitti di interesse (non solo quello di B.).
Di criminalità organizzata, di corruzione e di evasione fiscale.

Dei soldi sottratti a cultura e tutela del territorio che finiscono nei bidoni del cielo. Quei caccia F35 che nemmeno sappiamo quanto ci costeranno.
Un progetto a cui non possiamo rinunciare perché il nostro paese (parole del generale Di Paola)  "Con tutto il rispetto, non ci si può confrontare con il Costarica". Come se il livello di democrazia di un paese si misura con le sue capacità offensive. Di un caccia che deve stare lontano dai fulmini.

Da domani si fa sul serio. O non si farà proprio. Perché la Grecia (la miseria, i fascisti di alba dorata) non è così lontana.

La strage delle donne


Napoli: donna uccisa dal marito, sale a 6 numero omicidi nel 2013Napoli, 14 feb. (Adnkronos) - Morta dopo 3 giorni di agonia per le ferite provocatole dal marito, Vincenzo Carnevale, poi arrestato dai carabinieri, sale a 6 il numero delle persone uccise dall'inizio del 2013. Le ultime due vittime sono entrambe di sesso femminile. Prima di Giuseppina Di Fraia un'altra donna era stata uccisa a colpi di pistola dal figlio [Repubblica - Napoli].
Si riuscirà finalmente a fare qualcosa per fermare la strage delle donne: questa scia di sangue che uccide una donna ogni 3 giorni?
Donne uccise dal marito o dall'ex marito dopo una separazione. Dal fidanzato o dal convivente. Donne che diventano casi di cronaca, a delitto ancora caldo, per poi tramutarsi, finita l'indignazione, in freddi numeri di una statistica che interessa a pochi.

Eppure basterebbe poco: certo, un cambio di cultura che richiede un certo numero di anni. Una cultura che insegna ai futuri uomini il rispetto delle donne. Rispetto della loro indipendenza, rispetto delle loro scelte.
E la politica potrebbe fare molto, investendo nell'educazione scolastica. Dando fondi certi ai centri antiviolenza, affinché le donne maltrattate in casa non siano costrette a rimanere nella mani del loro (futuro) carnefice non sapendo dove andare.
Nel resto dell'Europa sono riusciti a ridurre i numeri di questa statistica che è una nostra vergogna. Quando ci impegneremo veramente anche in Italia?

Sono più di 100, le donne uccise nel 2012: Iacona e i suoi collaboratori hanno girato l'Italia per raccontare i loro casi, questa sera a Presa diretta “Strage di donne”.

Il sinossi della puntata:
In uno speciale viaggio durato due mesi Riccardo Iacona vi racconta da vicino le storie delle tante donne uccise nel nostro Paese, un numero che negli ultimi anni non accenna a diminuire.
E' dal 2006, infatti, che la statistica delle donne uccise nel nostro paese è in continuo aumento fino alle centodieci donne uccise nel 2012 , quasi una ogni tre giorni. Quasi tutte uccise dai mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati, cioè dalle persone che gli stavano più vicino, che conoscevano meglio, spesso dal padre dei loro figli. Di queste storie la cronaca ci racconta tutto, anche i dettagli più terribili, le trenta coltellate, gli ottanta colpi di mattarello, le botte prima dell’annientamento fisico. Ma la cronaca non mette mai queste storie l’una a fianco all’altra, le tratta come fossero storie singole, nate dentro un rapporto d’amore sbagliato, donne morte per passione, per possesso, per gelosia. E cosi questa cronaca uccide le donne una seconda volta, perché cancella del tutto quello che queste morti ci stanno gridando, ogni tre giorni , dai marciapiedi delle nostre citta’ : “LIBERTA’”,“INDIPENDENZA”, “AUTONOMIA”, ecco cosa ci gridano queste storie.
Tutte le donne vengono uccise infatti nel momento in cui vogliono riprendersi la vita in mano, lasciare l’uomo con cui stavano e riprendersi la libertà. Martiri per la libertà sono le tante donne uccise nel nostro Paese, nell’indifferenza generale, nella rimozione e nell’assenza di politiche attive volte ad arginare l’endemica violenza di cui le donne italiane sono oggetto e ridurre la statistica delle donne uccise ogni anno.
STRAGE DI DONNE è un racconto di Francesca Barzini, Giulia Bosetti, Sabrina Carreras e Riccardo Iacona

Il libro di Riccardo Iacona “Se questi sono gli uomini”, Chiarelettere editore.

PS: è giorno di elezioni. Protestate pure, indignatevi, votate chi volete (ma poi non fate gli ipocriti andandovi a nascondere). Ma andate a votare!

Cocaina – Carlotto, Carofiglio, De Cataldo.


Cocaina usata dagli operai del nordest di Carlotto per tirare avanti la giornata. Cocaina che diventa un veleno per chi, come il commissario della narcotici del racconto di Carofiglio, ha a che farci tutti i giorni, per mestiere. Infine, Cocaina come collante della globalizzazione della criminalità: una classe dirigente al di sopra delle leggi, di ndranghetisti di rispetto nel profondo nord e di narcotrafficanti feroci. Cocaina che mette assieme piccoli spacciatori e grandi criminali, che invischia come la tela del ragno anche quanti nelle forze dell'ordine dovrebbero combatterla.
Chissà, di questo passo un giorno ce la ritroveremo nel paniere dell'Istat ..

Il racconto di Massimo Carlotto, “La pista di Campagna”, è il racconto più “giallo” tra i tre: l'ispettore Campagna deve salvare la sua carriera sacrificando un amico, piccolo spacciatore che può portarlo ad incastrare un boss della droga più grande.
Batté un paio di bar prima di trovarlo. Pizzo sedeva ad un tavolino e riceveva i clienti che si erano fermati prima al balcone per un cappuccino e un cornetto. Campagna lo osservò mentre sparava cazzate con alcune lavoratrici in camice azzurro con lo stemma di una impresa di pulizie. Avevano svuotato cestino e pulito pavimenti tutta la notte e ora tornavano a casa a preparare la colazione per marito e figli: una riga di coca era proprio d'aiuto per tirare avanti.Pagina 23.
Ne “La velocità dell'angelo” di Gianrico Carofiglio, in un caffè in riva al mare di Bari, si incontrano uno scrittore in crisi di idee e una donna “misteriosa”, che svelerà pian piano all'uomo il suo passato. Un passato di dolore ma anche di riscatto.
- Non pensavi .. non temevi che qualcuno potesse..- Ero il capo della narcotici. Facevo parte dei buoni. Se qualcuno mi avesse chiesto come mai frequentavo una persona che era stata denunciata proprio dalla mia sezione, per detenzione di stupefacenti, ero pronta a dire che si trattava di una mia informatrice. Incontrarla, anche spesso, mi serviva per li mio lavoro. E siccome quello con gli informatori è un rapporto confidenziale – nessuno può obbligarti a riferire quello che ti dicono -, mi sentivo in una botte di ferro. In realtà ero come i bambini piccoli, quelli che si coprono gli occhi pensando che in questo modo nessuno riuscirà a vederli.Pagina 106
Infine “Ballo in polvere”, di Giancarlo De Cataldo, dove si parte dal lontano Perù, dove il cartello di Sinaloa coltiva la droga, per arrivare a Milano dove la stessa droga, dopo essere passata di mano dalla grandi criminalità calabrese ai piccoli spacciatori di città, finisce nelle tasche di persone per bene. Gente come l'Ingegnere: il padrone del cemento di Milano
L'Ingegnere aveva sessant'anni portati con la dedizione maniacale del salutista. L'Ingegnere era in realtà un geometra, ma quando sei l'uomo che inonda di cemento la periferia occidentale di Milano, quando sfami duemila famiglie e per te non esistono porte chiuse e assessori in riunione, beh, allora non hai bisogno di esibire una stupida laurea perché il tuo nome sia su tutte le bocche, la tua faccia su tutte le prime pagine, il tuo carisma in tutti i cuori.Pagina 134

La droga e anche il denaro, che non odora ma anzi, come la cocaina, da a chi lo possiede un'aura di potenza e intoccabilità. 
Contro questi trafficanti, ci sono persone come il capitano della Guardia di Finanza Anselmi per cui, invece, il denaro della coca inquina le coscienze e le mani di chi lo incrocia.
Certi superiori erano come l'Ingegnere. Vittime della metafisica del denaro. Ad un certo punto il denaro perde ogni collegamento con le sue origini. Diventa immateriale. Il Bene per eccellenza. E il bene non si discute, no?E invece il denaro è materia. Pura materia. Ha un'origine, uno sviluppo, un percorso e una destinazione. Proprio come la cocaina. Il capitano Anselmi voleva restituire al denaro la sua concretezza. C'è un denaro pulito e uno sporco. La metafisica è il grande agente inquinante. La metafisica che annulla i confini, cancella le differenze, annienta i contrari.
Il denaro sporco è un serpente velenoso. I serpenti si neutralizzano interrompendo il flusso del veleno. C'è un solo modo per farlo: bisogna schiacciargli la testa.Pagina 139
Il buono, il capitano Anselmi, il brutto, l'ingegnere con la faccia da imprenditore di successo e la passione per le escort e la droga. E infine, il cattivo: il boss della locale della ndrangheta, don Achille Patriarca. Uomo d'onore, ma anche uomo d'affari in contatto con finanzieri che hanno studiato alla Bocconi e capaci di far girare i soldi, ma anche con killer capaci di usare le armi quando serve. 
Da bravo uomo d'onore, Don Achille considerava terra di conquista, e i milanesi dei poveri deficienti. Bravi a far girare dei soldi, gran lavoratori, certo, ma profondamente ignoranti delle cose della vita. Ma forse si sbagliava. Brusagatti, per esempio, si era rivolto a lui con la stessa deferenza che avrebbe usato un qualunque suddito delle sue parti. Come se sapesse. E forse, forse sapeva. Sapeva e accettava, perchè ci trovava la sua convenienza. Forse tutta Milano sapeva. E tutta Milano accettava. Perché ci trovava la sua convenienza.Pagina 150
Un sistema criminale che si regge sull'ipocrisia sul consumo della droga (che tutti condannano a parole) e sul segreto di Pulcinella della mafia al nord. Una mafia che con la droga consolida il suo potere, poggiato sugli enormi profitti del suo smercio, anche nei locali della Milano da bere, sul poter condizionare il potere politico grazie ai suoi pacchetti di voti .
Ora tutti se la prendevano con la cocaina. Si era scatenata la politica. Quelli di destra accusavano la cultura di sinistra, notoriamente permissiva. Quelli di sinistra ribattevano che la cocaina, droga dell'efficienza e della velocità. Era roba di quegli altri.
Scaramucce, che lasciavano indifferente don Achille. Personalmente, non aveva mai messo piede in un seggio elettorale. Ma da anni pagava e manovrava soggetti di ogni schieramento, dando ordine ai suoi di votare secondo convenienza, una volta di qua, un'altra di là. La politica non gli interessava., e per dirla tutta, gli faceva anche schifo.
Il punto era un altro. Gli affari: L'unica cosa che conta a questo mondo. Perché gli affari procedano, occorre pace. Specialmente in una città come Milano: che si mostra come una bella donna vestita con ricercatezza, tutta alta moda e sguardi seduttivi, ma dentro di sé ha l'animo di una quieta casalinga. Milano che vuole fare, ma soprattutto vuole lasciar fare. Voltando, all'occorrenza, la testa dall'altra parte. Nella reciproca e comune convenienza.Ipocriti. Ci nuotano nella cocaina.Pagina 151.
Palazzinari, poliziotti di strada e finanzieri con un etica dentro, balordi di periferia e uomini d'onore. Ma a far girare gli affari criminali, serve anche un cervello finanziario. Gente studiata, gente che sa come nascondere i soldi dietro conti cifrati in paradisi fiscali. Il tutto per rendere la criminalità organizzata l'emblema del neoliberismo mondiale. Meno stato, più privato.
Raschillà aveva buon gusto. E non aveva badato a spese nell'arredare la sua tana. Poteva permetterselo, d'altronde. Lavorava per la sesta potenza economica mondiale. Una potenza che non conosceva né crisi, né contrazione degli affari, che non deve vedersela coi sindacati e con le compatibilità di bilancio, che assicura un costante ricambio dei vertici, che vede moltiplicare costantemente i propri profitti. Il crimine organizzato. La perfetta icona del liberismo.Pagina 169
La scheda sul sito di Einaudi e il link per leggere il primo capitolo.
Il link per ordinare il libro su ibs.    

23 febbraio 2013

Una certa allergia

Non c'è niente da fare .. da certe parti hanno proprio una certa allergia per le regole e la magistratura.
Che entrerebbe a gamba tesa prima delle elezioni (non dopo, con comodo .. noblesse oblige)!


A proposito, domani andate a votare, neh! Non fate mica i bamba.

22 febbraio 2013

Ricapitolando di Marco Travaglio

A due giorni dalle elezioni, si vanno chiarendo anche gli ultimi trascurabili dubbi sulle alleanze e i programmi delle principali forze in campo. Berlusconi, avendo annunciato il sorpasso del Pdl sul Pd, conta di tornare premier dopo aver detto che non farà più il premier, ma il ministro dell’Economia. Intende allearsi “con il Pd per cambiare la Costituzione”, proseguendo la proficua collaborazione già avviata nella Bicamerale e al Monte dei Pascoli. Ma solo quando avrà smaltito la sbornia che vuole prendersi se, come prevede, il Trio Sciagura (Monti-Fini-Casini) con cui è alleato da un anno e mezzo non entrerà in Parlamento. Intanto s’è già ubriacato per lo scandalo che ha colpito l’odiato Giannino, dimessosi perché non laureato (Nicole Minetti invece è laureata, e anche Sara Tommasi, e pare persino Alfano). Nel primo consiglio dei ministri restituirà l’Imu da lui stesso votata ed elogiata ai proprietari di prima casa in contanti, in comode buste ritirabili presso l’ufficio del ragionier Spinelli in via dell’Olgettina a Milano. Dopodiché, se resterà tempo, dichiarerà guerra alla Germania. Sosterrà il governo Berlusconi anche la Nuova Lega di Bobo Maroni, che aveva giurato “mai più con Berlusconi” e annunciato che il suo candidato premier era Alfano, oppure Tre-monti che a Berlusconi non rivolge la parola da un anno e mezzo. Monti, dal canto suo, prevede che resterà a Palazzo Chigi, forte della maggioranza assoluta che i sondaggi, affidati al Mago Otelma, sembrano tributargli sia alla Camera sia al Senato. Infatti, nei giorni pari, esclude di allearsi sia con Berlusconi (“statista”, anzi “cialtrone”) sia col Pd (“nato nel 1921”, cioè comunista). Però nei giorni dispari non esclude la “grande coalizione” con Berlusconi se si libera di Berlusconi e/o col centrosinistra se si libera di Vendola (o se Vendola smette di essere Vendola e diventa Ichino) e anche di Bersani perché la Merkel non lo vuole (lei smentisce, ma lui conferma: la Merkel non vuole Bersani, ma non lo sa ancora).

Casini, o il suo ologramma, annuncia sul Corriere che una delle prime mosse del governo Monti sarà l’abolizione delle Province: infatti Monti candida in Veneto il leader del movimento “Salviamo la Provincia di Bolzano”, che resterà dunque l’unica provincia d’Italia. Fini: non pervenuto. Poi c’è Beppe Grillo, che prega di non vincere le elezioni perché altrimenti non saprebbe chi mandare a Palazzo Chigi ed è terrorizzato perché rischia di vincerle per davvero, suo malgrado. Ingroia invece spera di superare il quorum e di intavolare una trattativa con Grillo, che però non tratta, oppure con Bersani, che però non gli parla proprio perché Napolitano non vuole, a causa delle sue indagini sulla trattativa. Infine il centrosinistra, formato da Pd, Sel e – secondo alcuni radar particolarmente sensibili – anche Socialisti, Moderati e Centro Democratico (così chiamato per distinguerlo dal Centro Totalitario). Qui, per fortuna, regna la limpidezza più cristallina da tempo immemorabile. Il Pd, anche se dovesse avere la maggioranza al Senato, farà comunque un governo con Monti, ma per cambiare le politiche del governo Monti che il Pd ha votato fino all’altroieri. Vendola s’è impegnato per iscritto a governare col Pd e col Centro di Monti, ma si dice incompatibile col Centro di Monti e dunque annuncia che col Centro di Monti non governerà. Il roccioso governo così coerentemente formato s’impegna a varare nel primo consiglio dei ministri la legge sul conflitto d’interessi che né il centrosinistra in cinque legislature, né Monti in un anno e mezzo, hanno mai varato per pura sbadataggine. Inoltre, siccome Grillo è “un fascista del web”, “populista”, “antipolitico”, “come Berlusconi”, “eterodiretto” da forze oscure e “un pericolo per la democrazia”, bisogna dialogare con Grillo perché è “un interlocutore prezioso”.

Tutto chiaro?

Lolito - incipit

Lolito, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. mio peccato, anima mia. Lo-li-to: la punta della lingua fa tre passetti lungo la vulva per battere, al terzo, sul clito. Lo. Li.To.
Ero Lo, semplicemente Lo al mattino, ritto nel mio metro e settantuno con un calzino solo. Ero Silvio in famiglia. Ero Silvio ! Silvio! Nelle piazze. Ero il presidente del Consiglio sulla linea punteggiata dei documenti. Ma tra le gambe di lei fui sempre Lolito.

Lolito - Daniele Luttazzi, incipit.
Il tombeur de fammes adolescente, gli studi a Parigi, la laurea a Milano, le donne. La parodia di Luttazzi in questo romanzo dove protagonista è un ex presidente del Consiglio.

21 febbraio 2013

Scherzi a parte

L'appello delle donne del pdl.

Per decidere domenica

L'università di Siena e le balle di B. [da Nonleggerlo]
In questa campagna elettorale Silvio Berlusconi l'ha ripetuto continuamente, ad ogni intervista, e le interviste sono state più di un centinaio: "Ho mantenuto tutti gli impegni presi, lo dice persino l'Università di Siena, che non è di certo nostra amica: l'80% del contratto con gli italiani è stato rispettato". A volte l'85%, a volte il 100%, a seconda della percentuale che gli veniva in mente.

Grazie a "La Zanzara" di Radio 24, ecco finalmente la versione della famosa "Università di Siena".

    "Sì, ho votato Pdl diverse volte ma questo non c'entra niente. Berlusconi dice delle inesattezze, delle balle. Non è vero che l'80 per cento del suo programma è stato realizzato. Noi prendiamo in considerazione solo i disegni di legge presentati, non quelli che vengono approvati". Lo dice Maurizio Cotta, professore di Scienza Politica all'Università di Siena, e autore degli studi citati spesso dal Cavaliere in questi giorni. "Il nostro gruppo di lavoro - dice Cotta - ha preso in esame il programma del 2001 e ha verificato che sono state presentate iniziative del governo corrispondenti all'80 per cento del programma. Dunque è sbagliato dire che sono "realizzazioni", sono solo "iniziative". Il Cavaliere non può spacciare il nostro studio come sta facendo. Sono affermazioni, come si dice, ballistiche". "Abbiamo analizzato - continua il professore - anche l'ultimo governo Berlusconi, quello del 2008, e su 125 promesse ne ha presentate in Parlamento solo il 42 per cento".


La corruzione in Lombardia (la regione dell'eccellenza) secondo la Corte dei conti:

"Nel corso del 2012 l’azione della Procura ha riscontrato una serie sconcertante di fenomeni corruttivi e concussivi nella pubblica amministrazione”. E’ quanto si legge in uno dei passaggi della relazione del procuratore regionale della corte dei conti della Lombardia Antonio Caruso, scritta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Finmeccanica: Monti difende il suo ministro dell'Economia
"E' in corso un'inchiesta - dice Monti - ed è importante che vada fino in fondo senza interferenze da parte del sistema politico". "Per quanto riguarda il coinvolgimento del ministro Grilli - precisa - ha fornito a me, da tempo, e anche pubblicamente, tutti i chiarimenti sulla vicenda per cui ricorre il suo nome. Chiarimenti che mi bastano e sono sufficienti".
E attacca la sinistra "ideologica"

“D’altra parte – dice ancora Monti – se vince la sinistra l’Italia penserà di aver fatto qualcosa che va in favore dei deboli, ma quella cultura in diverse componenti della coalizione mi fa temere che l’ideologia prevarrebbe sulla concretezza dei provvedimenti che servono”.
Per cui i principi della sinistra sono ideologici (come il famigerato articolo 18), quelli dei neoliberisti sono riforme (per il bene del paese)?
Meno 3 giorni al voto ..

Un professore piccolo piccolo




C'era una volta un professore in loden che fu chiamato dalla presidenza della Repubblica a salvare il paese.
Il professore sobrio che girava per le strade di Roma col suo trolley e che nel discorso iniziale alle camere aveva promesso rigore ed equità.

Dopo poco più di un anno, cosa ne è rimasto di quel professore?
L'anno di governo tecnico l'hanno trasformato in un politico come altri.
Per le promesse sulle tasse, sugli slogan da campagna elettorale ("i vecchi partiti non sono in grado di fare le riforme"), per le immagini da consegnare ai media (il cane, le foto coi nipoti). E anche per certi colpi bassi agli avversari politici che in questo anno ne hanno appoggiato la politica (come Bersani). Le ali estreme da tagliare, da silenziare.
E, infine, le parole messe in bocca ai leader (conservatori) europei ("perchè ha ridatoc redibilità all'italia").

Come l'ultima gaffe sulla Merkel:

Mario Monti a caccia di consensi prova a usare Angela Merkel come arma elettorale tentando di rastrellare voti sfruttando la sua credibilità all’estero. E sposta la sua invettiva dal Cavaliere ai suoi elettori perché “se gli italiani votano ancora Berlusconi, il problema non è lui ma siamo noi italiani”. Un attacco volto a pescare nel bacino degli indecisi e dei delusi del Pdl, visto che negli ultimi sondaggi la sua lista oscillava tra il 9 e 10%. Ospite dell’Adnkronos, a tre giorni dalle elezioni accusa il leader del centrodestra di fare un uso illegale dei sondaggi e smonta la tesi che sostiene l’accordo post voto tra democratici e Scelta civica, “un’affermazione falsa e illegale”.
Poi chiama in causa la cancelliera tedesca, che aveva tirato la volata al Professore in occasione del Consiglio europeo, e ne interpreta le speranze. Lei, dice, “teme l’affermarsi di partiti di sinistra” nell’anno delle elezioni in Germania e crede “che non abbia nessuna voglia di vedere arrivare il Pd al governo”. Una posizione smentita dal portavoce della cancelliera che in serata su twitter puntualizza: “Non si espressa sulle elezioni italiane e non lo ha fatto neanche in passato”.




A proposito di credibilità in europa, ecco cosa scrive Wolfgang Munchau sul FT (ripostato sempre da Il fatto)

IMMAGINATE se doveste scegliere fra-questi quattro candidati - dice allo Spiegel On Line Wolfgang Munchau, il cattivissimo columnist del Financial Times che non perde occasione per criticare Mario Monti – un clown, un miliardario condannato in primo grado per evasione fiscale, un politico di apparatchick di sinistra che non capisce nulla di economia, e un professore di economia conservatore che non capisce niente di politica”. Per questo, secondo Munchau, queste sono “elezioni fra le più interessanti in Europa da decenni, perché si deciderà il futuro dell’euro”. “Il clown è Beppe Grillo”, scrive l’analista. Mario Monti, l’anti-Berlusconi, nel trasformarsi in politico ha fatto un “calcolo sbagliato” perché “non ha alcuna esperienza con le campagne politiche e neppure con l’organizzazione di una campagna elettorale”. L’Italia rischia “una instabilità politica e una crisi economica duratura” che potrebbero mettere a rischio la sua permanenza nell’euro.
Bella domanda: chi scegliere tra quello che si fa i condoni per se e per i suoi elettori, il professore con un modello economico in testa buono solo sulla carta (ma impraticabile in realtà), un comico che però è più credibile dei politici e un politico che, è vero, viene dalla sinistra.
Ma frequenta anche i meeting di Cl, è sostenitore del TAV e di altre grandi opere.

20 febbraio 2013

Il debito dei DS

L'inizio dell'articolo di Stefanio Feltri per Il fatto, sul debito dei Ds: una bomba che potrebbe scoppiare subito dopo le elezioni.
LA BOMBA DEL DEBITO DS ESPLODERÀ DOPO LE ELEZIONI
LE BANCHE VOGLIONO 200 MILIONI DI EURO MAI PAGATI SU CUI C’È LA GARANZIA DELLO STATO, PALAZZO CHIGI PRONTO AL CONTENZIOSO
di Stefano Feltri
Tra i primi compiti del nuovo governo ci sarà quello di gestire la bomba dei 200 milioni di debiti lasciati dagli ex Ds che potrebbero essere pagati dallo Stato. E chissà se Pier Luigi Bersani, nel caso diventasse premier, si spenderà per evitare il salasso ai contribuenti o invece favorirà la soluzione tombale del peccato originale del Partito democratico, cioè l'aver lasciato alle sue spalle una montagna di debiti verso le banche dovuti alla componente Ds di cui il segretario faceva parte.

Breve riepilogo di quanto rivelato dal Fatto domenica scorsa. Quando è nato il Pd, il tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, ha trasferito lo sterminato patrimonio immobiliare del partito a “fondazioni” locali, lontano dal Pd e dai creditori. A garanzia dei debiti non c'erano quindi più case e palazzi, ma solo una fideiussione dello Stato sui finanziamenti che, tra interessi e mora, sono arrivati quasi a 200 milioni. Se le banche non riusciranno a far annullare le donazioni degli immobili, come chiedono in tribunale a Roma, toccherà al contribuente ripianare la montagna debitoria lasciata dai Democratici di sinistra.

E' troppo tardi



Alla fine, se ne sono accorti anche loro ed iniziano ad avere paura.
Monti: "Non snobbare le piazze di Grillo. Bersani? Può governare bene"
Bersani: "Faremo scouting per vedere chi ci segue".
Berlusconi: "Nel nostro primo Consiglio dei ministri, oltre alla cancellazione dell’Imu, delibereremo, come risarcimento per un’imposizione sbagliata e ingiusta dello Stato, anche la restituzione dell’Imu sulla prima casa, pagata dagli italiani nel 2012".

E' troppo tardi cercare di recuperare voti con condoni e tasse da restituire (coi risparmi della spesa pubblica che, con Berlusconi è sempre stata in crescita). Con la maggioranza allargata, come propone Monti, basta che non ci sia la CGIL.
Domenica prossima, se gli indecisi dovessero andare a votare, voteranno per protesta. Anche per il M5S: non è detto che tutte le persone che riempiono la piazze poi andranno a votarle. Ma di certo, possiamo aspettarci delle sorprese rispetto ai sondaggi.
Non è necessariamente una cosa negativa il boom del M5S: in Parlamento serve gente nuova.
L'importante è che Grillo decida, o comico o politico.


A proposito: una strada per trovare dei soldi (da usare per abbassare le tasse sul lavoro) la suggerisce Sergio Rizzo

Il record italiano dell'azzardo 
Giocate online per 15 miliardi. Abbiamo il 22 per cento del mercato globale ma dal comparto il Fisco incassa solo lo 0,6%
[..] nel 2012 i nostri connazionali hanno speso 15 miliardi e 406 milioni. Una cifra colossale, che fa impallidire perfino la somma pure enorme investita dai francesi: 9 miliardi 408 milioni. E gli inglesi, inventori delle scommesse? Si sono fermati a 3 miliardi appena, a poca distanza dagli spagnoli: 2 miliardi 354 milioni. «È un settore economico in cui il nostro Paese fa da traino al resto d'Europa», esultano gli autori dello studio, sottolineando come il fatturato del gioco d'azzardo abbia surclassato in un solo anno quello di 12 miliardi dei viaggi online, e proceda spedito nel 2013 verso i 18 miliardi.§ Ma è un record mondiale che fa venire letteralmente i brividi. Perché è difficile non mettere tale primato in relazione con l'impoverimento degli italiani. Fra il 2001 e il 2011 il Prodotto interno lordo pro capite a prezzi costanti, considerando cioè anche l'inflazione, è diminuito in Italia del 3,8%. In valore, 946 euro. Nell'area dell'euro è stato il peggiore risultato in assoluto. Solo in un altro Paese la ricchezza reale prodotta da ciascuno è calata: il Portogallo, dove però è scesa dello 0,9 per cento. La Germania ha messo a segno un +12,3%. La Francia e la Spagna, +4,7. L'Austria, +13,1. Perfino la Grecia, nell'arco di quegli undici anni, ha visto crescere la ricchezza individuale dell'8%. E dopo l'impoverimento materiale, come non cogliere in quel record dei biscazzieri online anche un segno di impoverimento culturale? Lo dicono chiaramente anche i dati sull'aumento degli abbandoni scolastici e la diminuzione delle iscrizioni all'università, in un'Italia che ha metà dei laureati rispetto alla media europea.

19 febbraio 2013

Il patto del giudice, di Mimmo Gangemi

Leggendo i libri di Gangemi (da "Il giudice meschino" a "La signora di Ellis Island" per arrivare a questo "Il patto del giudice") si riesce a capire che aria si respira, come si vive e cosa si pensa in terra di Calabria, molto meglio che non leggendo dei saggi di storia e criminalità.
Come ragionano i capibastone, quale è la percezione tra le persone della ndrangheta, il rapporto con la politica e con la magistratura (per cui ad. esempio, non si uccidono i magistrati, ma gli si può fare paura).

Oggi della ndrangheta se ne parla finalmente sui giornali, dopo che le inchieste delle procure del sud e del nord, ma nessuna inchiesta è capace di raccontarla dal di dentro.
Come fa questo romanzo, ambientato in una città della piana di Gioia Tauro, che parte dalla rivolta degli africani a Rosarno, contro le dure condizioni di lavoro, contro il capolarato, dopo gli spari contro alcuni braccianti da parte di ragazzi del paese.

Dopo la rivolta dei neri, è il turno della vendetta della popolazione di cui ne pagano il prezzo tre africani colpiti a morte dalle spranghe. Erano tre "caporali" che si arricchivano alle spalle dei braccianti:  gente che aveva vissuto per "anni assieme ai bianchi, a combinarci affari – e, da caporale, a fornire i lavoranti, trattenendo per sé cinque euro dei venticinque di paga".

Vengono uccisi brutalmente e nascosti sotto terra.

E' questo il primo caso di cui si deve occupare Alberto Lenzi, magistrato che è donnaiolo e ritenuto anche un pò indisciplinato (soprattutto agli occhi del capo): l'altro, ben più importante, parte da una lettera anonima che avvisa la procura di un carico di droga in arrivo al porto.
Lenzi deve tenere d'occhio il container con la droga, una partita di 200 kg, per arrivare ai pesci grossi dietro questo commercio.
Ma qualcosa va storto: qualcuno nel porto riesce a rubare la droga prendendosi beffa della guardia dei carabinieri e anche del magistrato.

Chi è la talpa dei trafficanti?

Può essere solo "qualcuno che sapeva s’era approfittato della notte, e di qualche complicità, e aveva sottratto il carico. Ma non un qualcuno qualunque, un qualcuno con palle tali da non crearsi preoccupazione dei Pinnuto".
Poco giorni dopo, Vittorio Spanti, un funzionario della dogana, viene trovato ucciso dentro una casupola in un terreno "a disposizione" della cosa dei Cortara, ma di proprietà del "cavaliere Filippo Cianci Faraone più di trent’anni prima si era guadagnato il soprannome Minchia, perché con la minchia ragionava".

Il funzionario è stato prima torturato per bene:

«Gli hanno mozzato le dita uno a uno, per farlo parlare. Dopo, gliele hanno infilate in bocca. Lo capisci cosa significa, sì?» «Spiegano che è morto perché s’era coinvolto in un furto e perché aveva rivelato segreti. Usanze antiche. Ogni tanto le mettono in atto per dare a intendere che sono quelli di un tempo, onorata società che pondera e non ’ndrangheta. S’illudono che così mantengono il rispetto che avevano i loro vecchi.»
Forse è l'indizio di una nuova guerra tra cosche, perché Spanti potrebbe essere stato ucciso perché ritenuto colpevole di aver rivelato della droga (di proprietà della famiglia dei Pinnuto) alla cosca avversaria dei Cortara: quella morte «È un messaggio ai Cortara, li informano che sanno che sono stati loro. Glielo hanno servito là apposta.»

Controllare il porto, di Gioria Tauro, significa controllare il traffico di droga, di rifiuti (anche radioattivi), di armi.
Le indagini di Lenzi, che in questo momento sta vivendo un momento difficile per come sta andando avanti il rapporto con Marina, il maresciallo dei carabinieri con cui ha una relazione, non approdano a nulla.
Fino all'incontro col veccio boss don Mico Rota (conosciuto nella precedente indagine "Il giudice meschino"): col suo modo di fare, che mischia storie vere con racconti inventati, racconti del passato usati come metafore per intepretare fatti dell'oggi, riesce a mettere Lenzi su una buona pista.

Per esempio parlandogli della parabola dei due carichi:
«Parabola significa che al porto ci hanno aiutato a trovare il carico piccolo per distrarci da quello grosso, nascosto in un container diverso. Questo intendevate? Dopo, altri ci hanno fatto fessi sottraendo il carico piccolo. Fessi due volte, quindi. Eh, Rota?» tirò le somme Lenzi, senza sganciare don Mico, per non perdersi le reazioni.
Le parole di don Mico Rota gli permettono di ritrovare i cadaveri dei tre neri, uccisi mesi prima dopo la rivolta: su questi cadaveri poi, la scientifica ritrova del DNA che inchioda uno dei Cortara, il capo di una delle dei due famiglie in guerra.

Che interessi ci sono dietro queste rivelazioni del boss? Perché anzichè pentirsi, usa queste parole che dicono e non dicono e che accusano altre famiglie?
Cosa si aspetta in cambio il vecchio capobastone, finito ai domiciliari nonostante diverse condanne sulle spalle?
Lo si arriva a scoprire solo alla fine. Quando Lenzi, sia per le rivelazioni del boss, sia grazie al suo fiuto, riesce a sbrogliare la matassa, sia per il furto della droga che per le morti dei tre immigrati.
E non importa se, a pagare per questi omicidi non saranno i veri responsabili, ma comunque dei criminali che in cella male non stanno: Lenzi dovrà accontentarsi di una giustizia "ingiusta".

La vera verità, il giudice Lenzi la può solo confidare all'amico Lucio, il proprietario del fondo finito in mano alla ndrangheta:

«Non la senti pure tu un’aria più pulita?» riprese Alberto.
«È finita in carcere gente che doveva nascere e morire in carcere. I morti non è che meritassero medaglie al valore... I sette africani non vale la pena cercarli, a parte che non saprei da che parte cominciare, ho solo due nomi e chissà dove sono scappati. E conviene più zi’ Cicco in carcere che loro. Qui, fine della storia. Giustizia è fatta.»
[..]
«Hai presente quella signora con la spada nella mano destra e una bilancia nella sinistra, tenuta alta e con i due piatti in perfetta orizzontale? Quella un po’ ignuda? Quella che fa le cose giuste? Be’, per una volta ho deciso di indossare i suoi abiti. E mi pare che mi stanno a pennello.» «È anche bendata, quella signora.» «No, bendata è la Fortuna, non la Giustizia.»

Finale amaro, che forse vuole dirci che con la sola giustizia "cieca", non si riuscirà mai a sconfiggere la ndrangheta?

Come ho scritto all'inizio, questo romanzo va oltre la facciata, quando parla della criminalità organizzata.
L'autore spiega infatti, come una certa antimafia di facciata (che non faccia nomi dei colpevoli e della famiglie) sia di comodo anche alla ndrangheta:

"Mimì capiva che in politica era sacrosanto, pure una buona tattica, prendersela con la ’ndrangheta – tutti se la prendevano con la ’ndrangheta, anche gli ’ndranghetisti camuffati da integerrimi, anche chi era a paga degli ’ndranghetisti. Nulla da obiettare, ci mancava. Però con la ’ndrangheta in generale, seguendo una linea di principio, senza sbilanciarsi nei dettagli. Nomi, no. Invece, Fasolo poco c’era mancato che piazzasse sul tavolo le loro carte d’identità. Fesso. Quale bisogno c’era? Dov’era la notizia? Cani e porci sapevano ch’era la famiglia Rota a dirigere la matassa in città."
E anche la scoperta, non vera, della struttura verticistica della ndrangheta:
«Hanno deciso per la tesi della piramide e del capocrimine? E non se la rimangiano più. Conviene a giudici, politici, uomini d’affari, giornalisti. Aumentano in carriera, in moneta, in nominata. E non gliene fotte che alla gente di qui, che vede e che sa, scappa da ridere,
Una struttura criminale che nel romanzo ha il volto (e la puzza) di pecorai con le tasche piene di soldi, ma sempre pecorai:
"Mimì non si scompose. Mai gli era piaciuto quell’uomo. Era un sanguinario, rimasto pecoraio nella testa. I soldi non gli avevano scalfito la scorza. E faceva impressione, da schivarlo con gli occhi, basso e tracagnotto, il naso a ingombrargli la faccia, sguardo malevolo, la barba di tre giorni, ispida e bianca, la pelle che alla minima smorfia si grinzava in mille rughe sottili, la coppola di velluto girata di traverso e da cui spuntavano capelli riccioluti, la camicia senza il colletto. Puzzava di capra – o le capre puzzavano di lui, ché il suo spasso preferito era portarne al pascolo una diecina, nonostante la ricchezza accumulata con il traffico di cocaina."
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La scheda del libro sul sito di Garzanti