05 giugno 2013

Cronaca di un suicidio - la presentazione a Milano






Assieme a due giornalisti, Gianni Barbacetto e Maurizio Bono, Gianni Biondillo ha presentato ieri sera alla Feltrinelli di Milano il suo libro "Cronaca di un suicidio", un racconto che usa il pretesto del giallo e dell'investigazione per raccontare di un paese in crisi.
E anche della storia di un uomo, benestante, sceneggiatore per la TV, che per una cartella di Equitalia sprofonda all'improvviso nella crisi.
Pur avendo un lavoro importante, per colpa di stipendi non pagati e di tasse non versate.
I due giormalisti, sotto controllo rigoroso di Biondillo, sono riusciti a dire della storia senza svelare tutto ..

Avevo proprio bisogno di scriverlo questo libro, dopo un anno difficile, anche per motivi personali - ha esordito l'autore - un libro che è servito per "espettorare" tutta la tristezza, la cupezza che avevo dentro.
Una storia, quella del signor Tolusso, che riguarda uno dei tanti cittadini che hanno avuto a che fare (come Barbacetto e Biondillo stessi) con Equitalia, il suo modo burocratico di imporsi ad un cittadino che, specie se onesto, si sente trattato quasi come un criminale.

Barbacetto ha espresso tutta la sua invidia per l'autore: "che bello questi autori che possono inventarsi le cose e raccontare storie vere", senza incappare in nessuna querela!

La crisi che emerge dalle pagine del libro è quella che stiamo vivendo in questi anni difficili: questa è la prima generazione - ha ricordato il giornalista - che sa che i propri figli staranno peggio, che ha la consapevolezza che tutti possiamo cadere (anche se abbiamo un lavoro più o meno regolare): "tutti possiamo cadere e non c'è più nessuna rete sotto che ci fa rimbalzare".
Alla fine il senso della storia, per chi ha già letto il libro, è la sconfitta dell'onesta, che è un messaggio senza speranza.

Dal pubblico sono arrivate alcune domande: la mia, su che fine ha fatto Lanza.
E l'autore ha rassicurato: tornerà e potrebbe addirittura avere un libro tutto per se.
Altre domande più intelligenti hanno riguardato il rapporto tra questo paese e la cultura e cosa pensa l'autore quando scrive: ovvero, pensi al lettore finale o a te stesso.
Barbacetto, alla domanda sulla cultura, si è anche infervorato: siamo un paese vecchio che sta morendo.
Senza una politica che sappia pensare, dare delle risposte, concentrarsi sui settori della nostra industria ancora da salvare.
Pensano, i nostri politici, a rifare le fondamenta del paese, la nostra Costituzione. Mentre il problema è che viviamo in una case dove piove dentro. Basterebbe rifare il tetto, la metafora del giornalista del Fatto Quotidiano.

Biondillo ha invece spiegato il suo rapporto col libro e le storie: non mi piace scrivere (ma io non ci credo), me ne starei tutto il giorno a leggere.
Quando uno scrive non pensa né al lettore né a se stesso: non si conosce ancora quello che si andrà a scrivere.

E c'è poi un'altra cosa, che Gianni ha voluto aggiungere: il rapporto coi lettori i quali, spesso, spiegano all'autore stesso cosa ha voluto scrivere.
Un rapporto di "risonanza", come le corde degli strumenti che se pizzicate, ne fanno vibrare altre.
Ed è un qualcosa che si è registrato anche ieri sera, per l'affetto che tutte le persone presenti che ha fine presentazione lo hanno circondato per chiedergli l'autografo.
Come quello fatto a me "Ad Aldo, che prende appunti!"



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