25 giugno 2013

Sulla condanna




Peggio del condannato, la schiera dei collaboratori .
Quelli che se non ci fosse stato lui non sarebbero nessuno.
E, peggio ancora, quelli che tirano fuori il clima di pacificazione per fare le riforme che il paese sta aspettando (che la condanna di ieri ha voluto bloccare).
Come se non avessimo visto quello che quest'uomo e il suo partito azienda hanno combinato in questi anni.
Quelli che ancora mettono sullo stesso piano le ragioni dei pm  (il rispetto della legge uguale per tutti) e quelle del'accusato (che si è difeso dal processo, invocando leggi ad personam, usando tutti gli strumenti per spostare il processo).
Quelli che, volutamente, mischiano i piani giudiziari e politici, sostenendo la tesi che questa condanna avendo riflessi sul governo, è una intromissione nella politica (quale condanna ad un politico non lo sarebbe allora? Evitiamo di processare i politici allora?).

Scrive Battista:

Dopo la sentenza a sette anni di Berlusconi (solo un anno meno di Misseri ad Avetrana e uno più di Scattone e Ferraro condannati come gli assassini di Marta Russo, si twitta sui social network), come si può immaginare che le tensioni tra il Pdl e il Pd non siano destinate ad incattivirsi? Occorrerà molto spirito ascetico per non farsi trascinare nel gorgo di una polemica che rischia di diventare autodistruttiva nell'ambito di una strana e mal sopportata coabitazione di maggioranza. A rigor di forma, una sentenza di primo grado non si carica di conseguenze pratiche per chi è condannato.
La condanna a 7 anni deriva dall'inasprimento delle pene, fatto dallo stesso governo B. nel 2009 (come riporta Wil).
E poi, pacificazione significa impunità?

Infine, il PD. Che dovrà starsene zitto, visto che con Berlusconi governa. E non da oggi.

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