02 luglio 2013

Confine di stato

Ci sta un prete, don 500 euro, che avrebbe dato soldi ad un agente dei servizi segreti per riportare in Italia 20 milioni su un conto di un broker.
Quel prete era legato allo IOR, l'istituto di opere che è sempre stato oggetto di attenzione da parte della magistratura per la sua opacità, per essere stato collettore di soldi di provenienza dubbia. Pensi allo IOR e ti viene in mente Marcinkus, Calvi, Sindona, la mafia.

Qualche settimana fa uscì la notizia di un funzionario del servizio segreto civile che aveva rubato soldi di un fondo del ministero dell'Interno.
Soldi poi investiti in Svizzera. Al prefetto si contesta anche l'aver favorito alcuni clan della Camorra.

Un ex capo degli stessi servizi civili, gli stessi della notizia di prima, è oggi a processo, a Palermo, nell'ambito della trattativa stato mafia. Accanto a mafiosi ed ex uomini dello stato. Era già stato processato e poi assolto per la mancata perquisizione del covo di Riina.

Qualche giorno fa, il presidente della Repubblica ha ricevuto nelle sue stanze un ex presidente del consiglio appena condannato per prostituzione minorile e concussione.
Un altro ex presidente del Consiglio ci ha lasciato, pochi mesi fa: era stato condannato per i suoi rapporti con la mafia, condanna poi finita in prescrizione.

Giusto un anno fa, le prime pagine dei giornali erano piene della notizia delle telefonate tra un ex ministro e il Quirinale: al centro sempre la presunta trattativa, i timori dell'ex ministro di finire a processo e di trovarsi faccia a faccia con altri testimoni di quei mesi in cui la mafia militare aveva dichiarato guerra allo stato. Per fare poi la pace.

Quale è il confine tra stato e anti stato?
Seguendo l'inchiesta durata tanti anni sulla trattativa, sul rapporto mafia e politica, questa diventa una domanda a cui è difficile dare una risposta.
Provenzano che, poco prima di diventare un teste del processo che "non s'ha da fare", quando lasciava intendere di voler dire qualcosa, subisce un prolasso fisico importante, forse viene picchiato in cella. E ora Riina, che lancia segnali su mafia e stato, sulla mano dei servizi, sul fatto che è stato lo stato a cercarlo, nel 1992. Io dice, "sono andreottiano da sempre".

A chi sta lanciando i segnali? Lo stato può essere messo sotto ricatto da un boss come Riina?
Ma abbiamo veramente la volontà di cercarlo questo confine tra stato e mafia?

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