09 settembre 2013

Catene

Quando sento parlare di catene, mi viene sempre in mente lo sceneggiato andato in onda anni fa, la storia di Kunta Kinte e degli altri schiavi di colore predati dalle coste africane in America.

Mi chiedo, quando sento parlare un politico di catene, se ha mai visto lo sceneggiato (una volta si chiamavano così).
Se sa che esistono altri italiani che vivono costretti a delle catene nemmeno troppo virtuali.
Perché è vero quello che dice Letta, al Forum Ambrosetti, di fronte a banchieri e politici che non solo non hanno saputo capire la crisi, ma spesso ne erano anche causa.
Dobbiamo liberare questo paese dalle catene che lo bloccano: ma di altre catene si doveva parlare. Perché citare solo quelli che dicono no, per esempio. No alle grandi opere, no alle spese militari, no ai cambiamenti della Costituzione aggirando in modo truffaldino le regole stesse.

Se questo governo facesse una legge seria contro la corruzione, con l'introduzione del reato di autoriciclaggio, io direi di si.
Se introducesse un sistema tributario che facesse pagare le tasse in modo proporzionale al reddito e ai beni, sarei felice.
Se si facesse una seria lotta all'evasione, anziché proclami buoni solo a contentare la gente, saremmo tutti grati al governo e al parlamento. E potremmo parlare dei conflitti di interesse, delle spese per ricerca e cultura, della difesa del nostro patrimonio artistico ..

Invece ieri abbiamo sentito il solito elenco di cose fatte, una piccola autocelebrazione di se stessi, mettendo in secondo piano gli aspetti poco gradevoli.
Davvero c'è da essere contenti di aver messo soldi nella cassa integrazione?
O di aver tolto l'IMU? Che verrà sostituita non si sa bene come?
Dobbiamo celebrare l'ennessimo condono, questa volta ai concessionari dei giochi online?

E poi, il caos politico.
L'Italia è il paese della perenne campagna elettorale.
Non sarà che questo è colpa di una classe politica mediocre, capace di pensare solo al suo particulare e non ai tempi lunghi?
Responsabile del caos politico è proprio il suo partito alleato, quel PDL guidato da uno che ha frodato il fisco e che ora pretende agibilità.
Uno che ha fatto causa allo stato per una sentenza di condanna.
Ecco, quanto possiamo pagarla ancora questa stabilità? Quale è la linea rossa da non oltrepassare?
Quanti rospi dobbiamo ancora ingoiare?

Le catene avvolgono ancora il paese. E non è con un presidenzialismo dei mediocri, o dei peggiori, che si spezzeranno.
Questa settimana i bambini di Taranto riprenderanno ad andare a scuola. E a respirare l'aria di Taranto, inquinata dagli impianti dell'Ilva. Meglio occuparsi dei grillini e della loro sceneggiata sui tetti di Montecitorio.

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