24 settembre 2013

E ora paghiamo il conto



Occorre "Mantenere l'italianità di Alitalia": diceva così Silvio Berlusconi il 13 marzo 2008 apprestandosi a diventare nuovamente premier.
Sappiamo oggi quanto ci è costato caro credere alle favole: i conti li ha fatti Rizzo sul corriere

"Su questo giornale, Antonella Baccaro ha calcolato che il presunto salvataggio dell'Alitalia ci sia già costato 3,2 miliardi. Senza considerare il mancato incasso per la vendita, la liquidazione della vecchia compagnia, i maggiori oneri per gli utenti causati dal monopolio triennale sulla tratta Milano-Roma, gli scioperi del personale... E la bolletta per i contribuenti sarebbe stata ancora più salata se l'amministratore delegato d'Invitalia Domenico Arcuri e l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non avessero resistito alle pressioni di Palazzo Chigi che voleva far intervenire accanto ai «patrioti» la società pubblica. Ma anche senza quel supplemento, s'è arrivati a una cifra non troppo lontana dai 5 miliardi. Somma ben superiore, va ricordato, al gettito Imu per la prima casa".
Sono i soldi dell'IMU, e più dei soldi prestati a MPS e che forse non rivedremo più indietro.
Eppure ancora oggi, ci si scanna, apparentemente, su IMU e IVA. Spiccioli di fronte alla spesa pubblica investitia nelle missioni militari  all'estero (1 miliardo in un anno, che verrà rifinanziato dalla larga intesa PD e PDL entro il 30 settembre).
Dai soldi sprecati per le grandi opere, come ci ha raccontato ieri sera Iacona e come ci raccontano le cronace giudiziarie.

Oggi noi italiani paghiamo il conto per aver creduto a questa classe dirigente, italiana: oggi Alitalia potrebbe finire completamente in mani francesi, con gli inevitabili rischi di nuovi esuberi.

Coloro che hanno spolpato Telecom, ora la vendono agli spagnoli:

"Via all'aumento di capitale di Telco
Gli spagnoli pronti a salire al 70% della holding che detiene il 22,4% dell'ex monopolista delle tlc: i diritti di voto però restano al 46,2%. I proventi dell'operazione da 324 milioni di euro a 1,09 euro ad azione serviranno a rimborsare i debiti in scadenza della controllante".

Non hanno nulla da dire D'Alema e soci, per la prima privatizzazione di Telecom a Colaninno?
E Berlusconi, per la seconda svendita a Tronchetti?
Anche Finmeccanica rischia lo spezzatino, per la volontà della nuova dirigenza di concentrarsi sulla parte di difesa: partner stranieri entreranno nell'azionariato delle aziende di trasporti ed energia (sotto il controllo della Cassa depositi e prestiti). Faranno investimenti in Italia? O forse faranno solo shopping?

Nel settore agroalimentare gli stranieri hanno conquistato i marchi più famosi: Carapelli, Scotti, Fiorucci, ma anche Gancia e Star. E ancora Galbani, Locatelli, Invernizzi e Eridania.

Questo è il frutto di cattive politiche economiche e imprenditoriali del passato. Una politica più interessata alle poltrone e ai propri interessi che alla difesa di industrie e posti di lavoro. Una politica invadente e incapace, che si è occupata (male) e ha occupato tutti i posti possibili.
Un capitalismo di relazioni e amicizie, in cui banche, politica e imprenditori giocavano coi soldi nostri.

E ora paghiamo e pagheremo il conto.

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